Partecipare al Giro d’Italia è il sogno di tutti i corridori, ma lo è anche degli appassionati che pedalano. Forse capita a qualcuno di tanto in tanto di sognare di stare in sella alla bici per le strade della Corsa Rosa, magari come gregario di un grande campione. E se dicessi che questo è in parte possibile?
Ho partecipato infatti alla seconda tappa del Giro-E (Barcellona Pozzo di Gotto-Messina), percorrendo gli ultimi 60 chilometri della tappa di giornata del Giro d’Italia. Ho fatto parte del team Enit, una delle 15 squadre dell’edizione 2022, ma completamente femminile, capitanata dalla triathleta Alessandra Fior (compagna di Davide Cassani, ex ct della nazionale di ciclismo). E’ stato importante far subito gruppo, conoscerci, scherzare, essere amiche.
L’edizione 2022, causa la partenza dall’Ungheria, è composta da 18 tappe, per una distanza complessiva di 1.033,1 chilometri, 24.780 metri di dislivello e 57,39 chilometri medi giornalieri.
La squadra dell’Enit è composta unicamente da ragazze La squadra Enit è capitanata dalla triatleta Alessandra Fior, che presenta il team Saluto di gruppo alla partenza: ogni giorno il Giro-E aggrega corridori diversi per le 15 squadre in gara
La squadra dell’Enit è composta unicamente da ragazze La squadra Enit è capitanata dalla triatleta Alessandra Fior, che presenta il team Saluto di gruppo alla partenza: ogni giorno il Giro-E aggrega corridori diversi per le 15 squadre in gara
Prima di prendere il via con Alessandra abbiamo pianificato la strategia di squadra. Durante la tappa avremmo dovuto affrontare tre prove in cui bisognava mantenere una determinata velocità (diversa per ogni squadra), in modo da prendere punti per portare a casa una delle maglie del Giro e, nel finale, il capitano di ogni squadra sarebbe andato a fare lo sprint. Dovevamo, pertanto, rimanere compatte, aiutarci l’una con l’altra ed essere il più precise possibili.
Fra mare e tifosi
Le nostre bici, delle Olmo elettriche nere e rosa, nonostante fossero molto pesanti erano abbastanza scorrevoli e comode. Appena raggiunta la velocità di 25 km/h la batteria si staccava, secondo regolamento, e bisognava pedalare con la sola forza delle gambe. In una tappa come questa, completamente pianeggiante, si superavano abbondantemente i 30 km/h e bisognava, quindi, affidarsi principalmente alle proprie forze.
Lungo il percorso, il mare siciliano e i bei paesaggi illuminati dal sole rendevano il tutto ancor più piacevole. In gruppo si respirava un bel clima, tutti cercavano di aiutare gli altri e si era pronti a ridere e scherzare. Sul ciglio della strada i tifosi, che aspettavano il passaggio dei professionisti del Giro d’Italia, ti incitavano e incoraggiavano riuscendo, così, a darti una vera e propria spinta verso il traguardo.
Le strade di Nibali
Mentre mi avvicinavo a Messina, pensavo che quelle erano le strade su cui Nibali si allenava e che dopo un paio d’ore sarebbe passato anche lui, per l’ultima volta come professionista. Se ero in sella a quella bici, nel percorso del Giro d’Italia, è proprio grazie a lui e alla passione che fin da quando ero una bambina mi ha trasmesso, portandomi ad avvicinarmi sempre più al ciclismo sia come appassionata che come sportiva. Se avessi saputo che all’arrivo avrebbe annunciato il suo ritiro a fine stagione, probabilmente, avrei vissuto quelle strade con un po’ di malinconia.
Pedalata assistita
Gli ultimi chilometri sono stati un po’ più duri. Avevo aiutato più volte alcune mie compagne a rientrare in gruppo, staccandomi e spingendo per poi rientrare con loro. A un certo punto, dietro una curva, mi sono ritrovata davanti ad una piccola salita e, allora, ho deciso di attivare la batteria.
E’ stata una sensazione molto particolare. Ho come sentito, inizialmente, una vera e propria spinta che mi ha subito permesso di raggiungere il limite massimo di velocità e di superarlo. Sicuramente in salita l’assistenza del motore agevola molto e toglie gran parte della fatica, permettendo di affrontare il tratto con un’elevata velocità.
Infine si taglia il traguardo di Messina, un paio d’ore prima l’arrivo di Demare Giada Gambino è collaboratrice di bici.PRO e a sua volta gareggia nel triathlon
Infine si taglia il traguardo di Messina, un paio d’ore prima l’arrivo di Demare Giada Gambino è collaboratrice di bici.PRO e a sua volta gareggia nel triathlon
Al traguardo
Arrivata all’ultimo chilometro, Simona, una ragazza del mio team, mi ha affiancata e mi ha detto: «Siamo arrivate, godiamoci gli ultimi metri». E spinte dalle ali della folla, come se fossimo delle vere cicliste del Giro d’Italia, abbiamo attraversato il traguardo con il sorriso e un po’ di stanchezza nelle gambe.