MONTEGROTTO TERME – Il progetto “Gravel in the Land of Venice” prosegue con il tour organizzato assieme a Slow Flow: il “Veneto Waterways Experience” prevedeva tre giorni di pedalata tra i sentieri gravel del Veneto ed i segreti in essi nascosti. Al primo giorno la partenza è avvenuta a Montegrotto Terme e dopo una breve pedalata ci ha accolto Villa dei Vescovi. Su questa parte dei Colli Euganei, le ville si susseguono, appoggiate su irti pendii, verdi balconi dai quali si affacciano queste magnifiche opere d’arte.
Villa dei Vescovi
La sua bellezza inizialmente spiazza il visitatore che non si aspetta di trovare dietro un remoto angolo, accanto ad una stradina, uno spettacolo del genere. Villa dei Vescovi è parte del patrimonio del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). La struttura è del 1500, anche se la prima costruzione risale al 1077, si trattava della chiesa di San Martino, poi spostata nel corso dei secoli.
L’impianto della villa e la sua costruzione sono opera del volere di Francesco Pisani, figlio della famiglia Pisani dal Banco. L’intento era quello di costruire un rifugio dalla vita da Vescovo, nel quale coltivare le sue passioni: tra le principali c’erano lo studio della storia greca e romana. La struttura di Villa dei Vescovi è infatti pensata come quella di una domus romana, con un impianto centrale quadrato. Si tratta di un unico blocco che sorge dalla collina a dominare il paesaggio circostante.
Museo del Vino
La pedalata gravel tra i vari sentieri prosegue sulla ciclabile dei Colli Euganei, circondati da distese di campi coltivati che terminano in prossimità delle prime montagne. Si arriva a Vo’ Euganeo, dove è possibile immergersi nella storia geologica locale, dalla quale è nata poi la coltivazione della vite. La formazione dei colli euganei avviene tra i 43 ed i 33 milioni di anni fa. Attraverso un’attività sub-vulcanica che porta alla nascita di “coni” e “cupole” di rocce: riolite, trachite e latite.
Lo studio della geologia è alla base dell’attività di coltivazione della vite, la quale occupa 2.500 dei quasi 19.000 ettari del Parco Regionale dei Colli Euganei. Ci accoglie Andrea Gianesini, segretario del Consorzio Vini.
«Uno dei ragionamenti fatti quando è nato il Museo del Vino – racconta – è stato capire che impronta dargli. Abbiamo voluto spiegare la viticoltura dei Colli partendo dalla storia che parte fin dall’antichità. La collaborazione con il territorio è importante, per questo abbiamo aperto anche alle visite delle scuole, di tutti i tipi. A partire dai bambini delle scuole elementari fino ad arrivare agli studenti di agraria, i quali si immergono maggiormente nel discorso tecnico».
Le vie d’acqua
Il nostro percorso ciclabile ci conduce fino a Este, per poi arrivare a Monselice dove scorre il canale Bisatto. Nome dato dagli abitanti a causa della sua forma che ricorda un’anguilla: bisatto in dialetto padovano. Navigando su queste calme acque, le quali una volta erano la principale via di comunicazione e di commercio, si arriva fino alla diga della Conca. Si tratta della seconda più alta d’Europa, che collega il Bisatto con il fiume Bacchiglione. Dopo pochi minuti di navigazione, nel paese di Battaglia Terme, ci fermiamo al Museo della Navigazione.
«Territorio di grande attività portuale – racconta Maurizio Uliana, presidente dell’Associazione TVB (Traditional Venetian Boats) – quindi, navigazione, e l’imbarcazione principale è il Burcio. Come tutte le barche da laguna o canale, ha il fondo piatto, non essendoci le profondità per navigare con altre imbarcazioni. La prua sale dal fondo, questo stratagemma serviva ai barcari per caricare la stiva. Infatti le imbarcazioni venivano girate per la prua ed avvicinate alla riva per imbarcare la merce».
«Su questo tipo di barche – conclude Uliana, che gestisce il museo per conto del comune di Battaglia Terme – la vita dei barcari era piena, difatti viene definito come il “mestiere dei mille mestieri”. Veniva coinvolta anche la famiglia, chiaramente, ed ogni membro era in grado di fare tutto: moglie e marito erano intercambiabili. Nel tempo il mestiere è venuto meno a causa del progresso tecnologico, ed i barcari sono andati a lavorare in fabbrica. Il Museo della Navigazione nasce da qui, dai ricordi del vissuto dei figli di queste famiglie».