REGGIO EMILIA – Covid, protagonista in questo giorno di riposo al Giro d’Italia. La notizia di Remco Evenepoel (foto Wout Beel in apertura), arrivata ieri sera dopo le 22,30, ha sconquassato la corsa rosa e dato un pugno forte al ciclismo. Dopo quello con Pogacar alla Liegi, perdiamo un altro duello. Si chiude il sipario dunque per Evenepoel. Il lupetto in rosa resta da solo sul bus della squadra belga.
Ma oltre la delusione, e se vogliamo anche la rabbia, questo discorso va approfondito. E noi lo abbiamo fatto con il dottor Emilio Magni, medico in forza all’Astana Qazaqstan. Di fronte a queste situazioni si alza un vespaio. Un vespaio le cui tante tesi spesso non si basano su fondamenta solide. E per questo diventano polemiche da bar.
E’ vero: il Giro perde parecchio. C’è delusione. E’ stato il sentimento comune che in questa giornata abbiamo saggiato nei vari hotel visitati, su tutti quello della Soudal-Quick Step chiaramente, e non si può che prenderne atto. Però si può cercare di capire meglio come stanno le cose. Perché c’è un Covid per tutti e un Covid per gli atleti.
Dottor Magni, il Covid ancora gira a quanto pare…
Sì, gira nel nostro mondo e anche in quello delle persone normali. La situazione pertanto è da monitorare con attenzione pur sapendo che la pandemia, almeno in termini numerici, si è esaurita e la sintomatologia ora è abbastanza controllabile.
E allora perché si fermano i corridori?
Perché la tutela della salute dei ragazzi resta primaria e prendere delle precauzioni è una cosa doverosa da parte nostra.
Lei con Ciccone, ha saggiato per primo gli effetti del rientro post Covid. Un rientro forse un po’ troppo veloce, ma all’epoca non si sapeva molto…
Esatto all’epoca era una situazione nuova che ci trovò tutti impreparati, anche noi medici. Mi ricordo di Ciccone, era l’estate del 2020, quindi all’inizio del Covid e lui ebbe dei problemi di salute abbastanza importanti. Poi, nel mondo agonistico pur nel rispetto dei parametri clinici, si cerca sempre di non perdere tempo, di velocizzare il tutto. Poi però ci siamo dovuti scontrare con le conseguenze che il Covid ha apportato sul piano della performance. Un prezzo alto è stato pagato… da tanti ragazzi.
E questo è il quid più grande: il prezzo e la performance. Stiamo vivendo il caso di Evenepoel. Nei due giorni prima del ritiro non era al top, anche se sostanzialmente stava bene, ma lo si ferma perché poi non si hanno certezze sulla salute. E’ così?
In alcuni casi si tratta anche di un eccesso di prudenza, però, come dicono i medici: meglio eccedere che non essere poi in difetto. Per quanto riguarda la tutela della salute del ragazzo, anche se non conosco eventuali sintomi, resta sempre il discorso di un contatto virale e i casi del passato ci hanno dimostrato che le localizzazioni virali poi possono colpire anche organi vitali importanti che a loro volta possono dare conseguenze anche gravi. Come miocarditi, problemi cardiorespiratori…
Voi avete in casa l’esempio di Garofoli…
La miocardite inizialmente spaventava veramente. Poi per fortuna i dati hanno ridimensionato un po’ questo problema. Ho parlato con tanti colleghi che fanno la risonanza miocardica, l’unico vero esame che riesce a individuare eventuali focolai di infiammazione miocardica, e anche loro hanno detto che effettivamente questo pericolo esiste, ma non è numericamente importante. Tuttavia anche di fronte a un caso devi prendere le precauzioni. Se poi non ti va bene?
Il tifoso, e anche noi, ci poniamo delle domande. Perché Remco si ferma e Aysuo invece termina la Vuelta da positivo al Covid?
Cosa dire: sono anche dei regolamenti interni. Magari in quella squadra ci sono protocolli stabiliti da tempo nel caso in cui si verifichi qualche positività al virus e vengono prese determinate decisioni. Da un punto di vista medico però questo aspetto interessa poco e in tal senso capisco benissimo i colleghi della Soudal-Quick Step che hanno preso la difficile decisione di mandarlo a casa. Io avrei fatto la stessa cosa.
Perché allora gli sport, tipo il calcio, non fanno tamponi o comunque non hanno più positivi al Covid?
Sono due realtà completamente diverse.
Quando dice due realtà, intende anche due sforzi differenti?
Sì, due sforzi, ma anche due mondi differenti, con due approcci diversi anche a livello di cultura, di provvedimenti da prendere. Io non ho esperienza nel calcio e non ci voglio mettere bocca, ma so quel che succede nel ciclismo. E credo che nel nostro mondo ci si stia muovendo bene. Certo, dispiace perdere una maglia rosa. Dispiace per i colleghi, per il corridore, per lo spettacolo. Mandare a casa una maglia rosa, che tra l’altro ha vinto la tappa il giorno stesso, sembra un ossimoro, una cosa contraria a sé stessa. Però se faccio un discorso esclusivamente medico sposo, come ripeto, la decisone dei colleghi belgi.
Cosa può portare dunque il Covid in un ragazzo, un atleta intendiamo, anche se non ha grossi sintomi?
Lo spauracchio principale è questa localizzazione miocardica del virus. Poi, ma è un ambito meno importante per me – medico – che devo salvaguardare la saluta del corridore, c’è sempre una riduzione della performance. Viene meno il recupero tra uno sforzo e l’altro, sia tra una tappa e la successiva, ma anche all’interno della stessa giornata.
In casa Soudal-Quick Step ci hanno detto che uno dei motivi che ha spinto i dottori a fare il tampone a Remco ieri sera sia stato il fatto che non sia riuscito ad esprimere i suoi valori durante la crono. Visto che anche il giorno prima a Fossombrone aveva scricchiolato, hanno fatto due più due…
Tanti ragazzi, anche nostri, che hanno preso il Covid, pur stando bene hanno riferito per mesi e mesi che dopo un paio di sforzi intensi, come succede durante una corsa, hanno faticato veramente tanto fino all’arrivo. Non riuscivano a recuperare sul momento e a tornare sui loro livelli nel lungo periodo.
Il Covid, o comunque i suoi strascichi, sono anche il motivo per cui i corridori si ammalano più spesso?
Sì, ma facciamo chiarezza. Per quanto riguarda il discorso dell’influenza nella sua forma classica, il fatto di essere stati un paio d’anni con le mascherine ha ridotto notevolmente i casi, perché il virus trovava questa barriera che negli anni precedenti non c’era. In più chi ha avuto il Covid sicuramente ha un’alterazione del patrimonio immunocompetente. Quindi si può anche pensare che i successivi problemi di salute si possano imputare ad un deficit immunitario conseguente al Covid.
E’ possibile standardizzare e quindi ipotizzare un recupero? Oppure ogni soggetto ha sue tempistiche?
Difficile da dire. Per il momento stiamo ancora raccogliendo i dati. Nel nostro piccolo, nella nostra squadra, abbiamo notato che è un discorso soggettivo. Per dire, c’è chi addirittura sul piano della prestazione, e non della salute sia chiaro, ha perso un anno. E chi invece dopo un paio di mesi già aveva di nuovo ottime sensazioni ed esprimeva oggettivamente delle prestazioni decorose.
Quindi se Evenepoel fra una settimana dovesse stare bene, potrebbe puntare al Tour de France?
Tra una settimana non lo so, ma se i sintomi non sono forti, non mi sentirei di escluderlo. Poi starà al suo staff medico valutarlo di settimana in settimana.