La stagione di Gaia Realini non è sicuramente iniziata nel migliore dei modi vista la frattura al gomito di qualche giorno che l’ha costretta a fermarsi. Per la scalatrice della Lidl-Trek si tratta di uno stop nella rincorsa agli obiettivi stagionali. Un rallentamento che però non spaventa visto che siamo a gennaio. Un infortunio che deve lasciare lontani eventuali allarmismi ma che comunque è da non sottovalutare. In un post sui social Realini ha scritto: “Qualche giorno fa sono caduta in allenamento, una piccola frattura al gomito che sicuramente non ci voleva… La stagione non è ancora iniziata e il meglio deve ancora venire”.
Per capire cosa comporta una frattura al gomito e come si gestisce siamo andati da Maurizio Radi, fisioterapista e responsabile del Fisioradi Medical Center.
«Il gomito – ci spiega subito – è un’articolazione tra omero, ulna e radio, e in base alla frattura viene impostato un percorso terapeutico riabilitativo mirato. Nel caso di Realini bisogna capire che tipo di frattura ha avuto».
Sui suoi canali social Realini ha scritto che ha riportato una piccola frattura al gomito destro, non scomposta.
Se ci si trova davanti a una frattura composta il gomito viene immobilizzato con un tutore. Si preferisce quest’ultimo al gesso perché permette di avere una gestione migliore della riabilitazione. Infatti inizialmente l’articolazione viene immobilizzata a novanta gradi. Poi dopo una settimana o una decina di giorni può essere parzialmente sbloccata a quarantacinque o sessanta gradi e si può iniziare la riabilitazione.
Non bloccare subito il gomito cosa comporta?
Il tutore è da considerare al pari di un gesso, per questo bisogna parlare bene con l’atleta e spiegare che comunque c’è da fare attenzione. Tuttavia questo metodo permette di iniziare al più presto con le terapie che servono per ridurre la rigidità che altrimenti si creerebbe con il gesso.
Di quali terapie parliamo?
La prima che si può fare grazie all’uso del tutore è la magneto terapia che stimola la creazione del callo osseo. Può essere associata alla fisioterapia strumentale, tipo tecar o laser, per ridurre infiammazione e gonfiore. Si può anche iniziare un’elettrostimolazione per tenere attivi i muscoli e i tendini.
Il gomito quindi non è una frattura complessa?
In realtà sì perché ci sono diverse ossa che compongono questa articolazione, a seconda di quella che riporta la frattura si deve agire in una determinata maniera. La prima cosa da fare è andare da un ortopedico specialista che è in grado di definire quale trattamento adoperare. Una radiografia è il primo passo per avere una corretta diagnosi, in alcuni casi serve completamento diagnostico tramite RMN o TAC.
Per un ciclista quanto è invasivo come infortunio?
Non molto se si considera che il gomito non è la prima articolazione di carico in questo sport. Chiaramente con l’immobilizzazione c’è una perdita del tono muscolare ma non è così importante come se avvenisse sugli arti inferiori. In bici l’utilizzo del gomito è molto limitato.
Nonostante le mani siano uno dei punti di contatto con la bici e quindi di sostegno del peso?
Le braccia sostengono il peso del busto ma questo si divide tra mano, polso, gomito e spalla. Se una di queste parti viene meno a causa di un infortunio le altre vanno a compensare. Anche se il recupero a livello dell’articolazione del gomito non dovesse essere totale questo non andrebbe a intaccare la guida della bici. Poi va detto che su un infortunio come quello della Realini il recupero totale è praticamente certo.
Dopo quanto tempo si può tornare in bici?
Grazie ai rulli quasi subito. Una settimana si deve stare fermi però poi con accortezza si può già tornare a pedalare. Il ritorno su strada dipende dagli obiettivi e da quanto si vuole aspettare, ma una volta recuperato almeno il 50 per cento della mobilità del gomito si può guidare serenamente la bici.