La scorsa settimana Tom Pidcock ha avuto un incidente: è stato investito da un’auto. Il fenomeno inglese era in allenamento sui Pirenei. Da quel che si è capito una vettura lo ha colpito da dietro e Tom è rovinato a terra fratturandosi la clavicola. Vedendo la foto di come era ridotta la sua Pinarello si può quasi dire che gli sia “andata bene”. La Ineos-Grenadiers ha reso la cosa pubblica quando Tom era addirittura già stato operato.
Tutto ciò sconvolge l’avvicinamento ai Giochi di Tokyo2020 del talento di Leeds. E non solo nelle tempistiche (poco male che abbia saltato il Tour de Suisse), ma anche dal punto di vista psicologico. Come potrà affrontare salti, discese tecniche e rock garden sapendo di avere una clavicola in quelle condizioni?


L’esperienza di Pontoni
Ne abbiamo parlato con Daniele Pontoni che di offroad e di clavicole rotte se ne intende. Tom correrà con il “tarlo” nella testa?
«L’approccio – dice il tecnico friulano – cambia. Riporto il mio esempio. Ho rotto la clavicola due volte, la prima sul Bondone e la seconda a Pila. La seconda volta fu difficile. Io feci una cavolata. In pratica mi voltai per controllare la posteriore, l’anteriore mi finì in una canalina di scolo. Feci una capriola in avanti e mi fratturai quell’osso. Alla ripresa ebbi grossi problemi, avevo paura. Quando ripresi, nella gare di Coppa arrivavo sempre ultimo. Un giorno dissi a Gregori, l’allora tecnico azzurro, di rimandarmi a casa. Piangevo. Non potevo continuare in quelle condizioni.
«A Mont Saint’Anne (uno dei tracciati storici e più difficili, ndr) ero in ricognizione quando arrivai in cima alla discesa più grande. Staccai il pedale: un piede a terra, l’altro agganciato sull’altro pedale. Ero bloccato. Un mio amico spagnolo arrivò da dietro, mi diede una pacca sulla schiena e andai giù lungo questo pendio, senza il pedale agganciato. Avevo un controllo pari a zero. Però in qualche modo arrivai in fondo. In quel momento cambiò tutto. Il giorno dopo pur partendo ultimo arrivai terzo. Quindi anche a Tom potrebbe volerglici del tempo».


Occhio alla testa
La parte psicologica conta molto, quindi.
«Io – riprende Pontoni – ero spaventato perché non avevo visto la dinamica della mia caduta, come era stata generata. Pidcock magari può essere avvantaggiato dal fatto che l’incidente lo ha subito su strada e non in Mtb, in una situazione totalmente differente. Non ha “traumi” con la Mtb. Ricordo che un’altra volta ebbi un problema con un menisco. Fui operato e 12 giorni dopo vinsi una gara in volata. La testa conta».
Una cosa è certa che se un corridore come Pontoni, che non aveva peli sullo stomaco, che si buttava anche nel fuoco ha passato momenti del genere, non è detto che per Pidcock sia tutto liscio. Anche se per l’inglese sembra tutto okay.


In linea coi tempi
E poi c’è la componente fisico-atletica vera e propria: questo incidente lo taglia fuori dai giochi per le medaglie? Oppure gli lascia il tempo necessario? Tom è stato fermo solo pochi giorni.
«Ha tutto il tempo di riprendersi. La gara olimpica di Mtb c’è a fine luglio e ha 40 giorni abbondanti a partire da oggi. Certo che sono settimane importanti queste per dare le ultime “botte” e poi iniziare a scaricare e a prepararsi per il viaggio, ma è anche vero che oggi sono avanti con le terapie di recupero. Presumo che farà più strada, per evitare traumi alla clavicola».
«Ho iniziato a seguire Pidcock in quel mondiale di ciclocross che vinse in Lussemburgo nel 2017 – conclude Pontoni – Prima credo lo conoscessero solo gli inglesi. E’ un predestinato. Che andasse forte nel cross e nella Mtb me lo aspettavo, dove mi ha stupito invece è su strada. Già l’anno scorso non credevo potesse vincere il Giro U23. Come Van Aert e Van der Poel può far bene su tutte le specialità, anche se ha un fisico diverso da quei due. Un fisico alla Pontoni!».