Il tema della salute resta centrale nello sport e chiaramente anche nel nostro settore, il ciclismo. In questi ultimi anni si sono visti molti casi di atleti costretti a smettere o peggio ancora, che hanno trovato la morte. E’ chiaro che il Covid ci ha messo inevitabilmente lo zampino (e molto di più). Molte cose sono cambiate da allora e la visita d’idoneità sportiva è forse diventata ancora più importante in quanto a prevenzione.
Ne abbiamo parlato con il dottor Nino Daniele, in forza alla Lidl-Trek. Daniele opera nel settore da decenni. Ha un’enorme esperienza e in quanto alle visite d’idoneità in pochi ne sanno quanto lui.
Dottor Daniele, dal Covid alle visite attuali: cosa è cambiato?
Se parliamo di atleti professionisti ci riferiamo subito ad un protocollo e a una tipologia di visita importante di suo, che già era ben strutturata. Rispetto all’era pre-Covid, almeno per quel che riguarda il mio team, non è cambiato nulla. Soprattutto perché da quando ne sono io responsabile, abbiamo sempre fatto visite complete che andavano oltre il protocollo prefissato.
Ci spieghi meglio…
I protocolli indicati dall’UCI di anno in anno non cambiano moltissimo. La base di questi protocolli vuole che oltre agli esami prestabiliti: visita generale, spirometria e analisi delle urine, si debba fare un anno l’ecocardiogramma e un anno l’elettrocardiogramma sotto sforzo. Noi, in Lidl-Trek facciamo ogni anno entrambi gli esami. Questo ci consente di andare ancora più nel profondo, di acquisire più dati ed essere più sicuri. Alcune squadre invece eseguono la normativa UCI, perché ovviamente ci sono anche problemi di costi. Per questo motivo dico che a noi non è cambiato nulla. Già facevamo di più.
Nei suoi atleti ha riscontrato qualcosa di diverso dopo il Covid?
No, ma questo non significa che le differenze non siano state trovate perché siamo stati bravi a fare le visite in precedenza.
Semmai perché avete gestito bene i casi di Covid…
In generale è anche una questione di casistica. In letteratura sono stati rilevati molti casi di miocarditi, pericarditi dopo il Covid, alcuni anche gravi come è noto.
Ha parlato di norme UCI, ma queste valgono ovunque?
L’aspetto normativo dell’UCI è uno e vale per tutti, ma alcune Nazioni hanno parametri diversi. Ci sono alcuni stati che non prevedono il certificato d’idoneità agonistica. Per esempio, negli Usa non si è obbligati a presentare un certificato se si vuol gareggiare. Mentre in altri stati, l’Italia in primis, ma anche in Spagna, ad Andorra, in Belgio… è obbligatorio ottenere l’idoneità agonistica se si vuole una tessera. Da noi per la normale visita agonistica di uno sportivo (non professionista, ndr) sotto ai 35 anni bisogna eseguire oltre alla visita generale, l’elettrocardiogramma a riposo, l’elettrocardiogramma dopo sforzo, la spirometria e l’esame delle urine.
Qual è l’esame più importante, specialmente dopo il Covid?
Sicuramente l’ecocardiogramma. Considerando in particolar modo le complicanze che hanno portato soprattutto la prima e la seconda ondata del Covid, questo esame ci permette di andare più a fondo. Di vedere se magari un’eventuale miocardite ha lasciato delle cicatrici. Se queste ci sono vengono evidenziate. Per questo, è un esame fondamentale.
Perché ha parlato di prima e seconda ondata?
Perché all’inizio non si sapeva bene come affrontare questa nuova pandemia. E poi perché man mano anche il corpo umano ha imparato a combatterla autonomamente.
Nei cuori dei suoi atleti ha trovato differenze fra prima e post Covid?
Come detto, no. Specialmente nei confronti di atleti di cui dispongo di uno storico abbastanza lungo. Se ci fossero stati dei cambiamenti li avremmo visti. In questo caso, ma si parla più di gente comune, è molto importante avere uno storico e una buona anamnesi del paziente. «Quante volte ha avuto il Covid? E con quale quadro clinico? Com’erano gli esami dopo ogni ondata?». Chiaro che se si hanno dei sospetti perché si rilevano delle aritmie, per esempio, si richiedono degli accertamenti clinici. Oltre agli esami serve esperienza durante la vista e soprattutto è importante poter disporre di un quadro clinico il più completo possibile.
Ammesso che la domanda sia ben formulata: chi ha preso il Covid ha avuto poi rese inferiori da parte del suo cuore?
Se le miocarditi sono state forti ci potrebbe anche essere un calo di rendimento del muscolo cardiaco, perché resta la cicatrice. Quindi sì: potrebbe essere successo. Quando si esegue un ecocardiogramma ci sono molte formule e tanti parametri che sul momento possono essere okay e poi variare. La medicina non è una scienza esatta a volte alcune complicanze possono emergere dopo una banale influenza, per questo in alcuni casi è anche questione di “fortuna” riuscire a trovare qualcosa per tempo. Noi siamo ancora molto concentrati sul Covid, perché è qualcosa a cui non eravamo preparati e non avevo difese, ma anche un’influenza, come detto, può portare a complicanze mediche.