Bastianelli: gomito a posto, grazie a medici e infermieri

11.11.2022
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Il 28 luglio scorso, al Tour Femmes si correva la quinta tappa, quando in un punto non particolarmente insidioso a 45 chilometri dall’arrivo, una caduta di massa ha fermato il gruppo. Ad averne la peggio è stata Emma Norsgaard della Movistar, ritirata. Ma fra le tantissime ragazze cadute, anche Marta Bastianelli ha picchiato violentemente il gomito destro.

I corridori si alzano e ripartono. Così anche la romana è ripartita, ha tagliato il traguardo 34ª nel gruppo compatto alle spalle di Lorena Wiebes. E il giorno dopo è arrivata seconda, questa volta alle spalle di Marianne Vos.

La caduta ha coinvolto tutto il gruppo a 45 chilometri dall’arrivo della 5ª tappa
La caduta ha coinvolto tutto il gruppo a 45 chilometri dall’arrivo della 5ª tappa

La ferita sul gomito

Eppure la ferita sul gomito continuava ad essere brutta e a darle fastidio. Però anche in questo caso, la soglia del dolore molto alta, ha avuto la meglio e Marta ha continuato a correre sino a fine stagione.

«Ho sottovalutato la caduta», racconta, mentre guardiamo la foto che la ritrae all’uscita dall’ospedale, circondata da infermieri e dottori (immagine di apertura).

«Con noi al UAE Team Adq c’era la dottoressa Mossali – prosegue – e da casa anche il dottor Sprenger diceva giustamente di andare a fare un controllo. Dicevano che anche se non avevo dolore, sarebbe stato il caso di andare…».

Dopo le varie medicazioni, Bastianelli riparte: qui con il meccanico Longhi
Dopo le varie medicazioni, Bastianelli riparte: qui con il meccanico Longhi
Ci sei andata?

No, la mia testardaggine… Il gomito secondo me non era rotto, anche se due giorni fa il dottore in ospedale ha tolto delle piccole schegge di osso. In pratica si è creata una borsite che col tempo si è andata calcificando. E alla fine è servito un intervento per rimettere a posto il gomito.

Hai anche aspettato parecchio…

Prima ho fatto delle terapie dal nostro fisioterapista di fiducia Bartolacci che, poveretto, ha fatto quello che poteva. Lui è sempre molto ottimista, però questa volta mi ha detto: «Guarda Marta, la situazione è che la borsite si è calcificata. Quindi forse le onde d’urto non bastano e va fatta una visita più approfondita».

Questa volta gli hai dato ascolto?

Questa volta sì. Abbiamo deciso di andare da un amico e grande amante della bicicletta, nonché responsabile di Ortopedia all’ospedale di Sant’Omero: il dottor Vittorio Di Cesare. E guardando la risonanza, lui mi ha detto che con la calcificazione si era formato uno strato duro superiore ed era da togliere. In realtà me l’aveva detto anche il dottor Corsetti agli europei, dicendo che non si sarebbe riuscito ad aspirare, ma ormai era da asportare.

Questo il gomito a fine stagione, prima dell’intervento
Perché non l’hai fatto subito?

Perché inizialmente ho pensato che potevo aspettare. Poi, quando finalmente è finita la stagione e ho fatto la risonanza, è arrivata la diagnosi giusta.

Non ti faceva un male cane?

Avvertivo fastidio aprendo e chiudendo il braccio. Era più forte facendoci pressione con il peso e allora mi dava scosse e faceva male. Ad esempio quando poggiavo il gomito sui braccioli in macchina, oppure quando non riuscivo a tenerlo sul tavolo. Per il resto, in bici ad esempio, non era così insopportabile. Sennò il giorno dopo non arrivavo seconda.

Alla fine però hai capitolato…

Negli ultimi tempi qualcosa mi ha portato a dire basta. Hanno iniziato a farmi male i tendini, quindi ho capito che c’era da fare qualcosa. Però dal punto di vista della bici, riuscivo a fare quasi tutto. Noi corridori siamo particolari. Quando ci dicono che non è rotto, stringiamo i denti e tiriamo dritti. Passerà? La speranza è sempre quella, solo che questa volta non è passato. Mentre io, convinta che non fosse rotto, continuavo a fare tutto come al solito.

Dopo la risonanza, è arrivato l’intervento.

Esatto, giovedì mattina. E se adesso ne parlo è per ringraziare tutta questa categoria di persone fondamentali per il nostro lavoro, specialmente gli ortopedici. Tra clavicole rotte e vari altri incidenti, ci aspettano sempre a braccia aperte, soprattutto durante la pausa invernale, quando siamo tutti da aggiustare.

Il giorno dopo la caduta, Bastianelli ha avuto le gambe per sprintare dietro Marianne Vos
Il giorno dopo la caduta, Bastianelli ha avuto le gambe per sprintare dietro Marianne Vos
Hai fatto tutto in day hospital?

Sono andata in ospedale la mattina presto e mi hanno fatto l’anestesia locale. Un po’ mi hanno anche sedata, proprio perché non sentissi davvero nulla. A fine giornata sono uscita. Sicuramente ora dovrò aspettare un po’ per pedalare sul serio. Vediamo nei prossimi giorni come andrà il dolore e poi valuteremo insieme al dottore. Nel dubbio mi hanno fatto una fasciatura abbastanza importante, in modo che se dovessi anche fare una camminata, non mi dia fastidio. 

Come va col dolore?

Un po’ fa male. Ovviamente adesso che si è risvegliato dopo l’anestesia, dà fastidio, ma era così anche prima dell’intervento. Ormai era diventato normalità. Perciò adesso speriamo che torni tutto a posto per ricominciare bene la preparazione.