E-bike e settimana light: due cosette da chiedere ad Artuso

13.08.2021
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Dopo l’intervista con Mohoric di qualche giorno fa, era rimasta addosso un po’ di curiosità legata a due aspetti. L’uso della e-bike e l’apparente leggerezza della settimana che ha portato lo sloveno dalla Clasica San Sebastian al Tour de Pologne. Così questa volta abbiamo bussato alla porta di Paolo Artuso, il suo allenatore, giusto per farci spiegare i due aspetti e continuare a seguire le corse con la… coscienza a posto. Ieri infatti Mohoric è arrivato secondo a Bukovina Resort, tappa regina del Polonia, battuto in volata dal leader Joao Almeida e davanti ad Andrea Vendrame.

Idea e-bike

«Il fatto di usare l’e-bike – sorride Artuso – è stata una sua idea, anche perché è l’unico ad averla a casa, però sarebbe una pratica esportabile anche ad altri. Gli capita di usarla per velocizzare l’azione in salita senza un grosso carico muscolare. Stiamo parlando di una mountain bike, perciò di solito sceglie salite sterrate pedalabili, niente di pericoloso. Non è la stessa cosa di fare dietro moto, però permette di far girare le gambe a una velocità che normalmente richiederebbe uno sforzo ben superiore».

Poi con un sorriso colpevole più per averlo pensato che per l’idea in sé, Artuso va oltre, chiedendo la clemenza dei meccanici e sapendo che probabilmente non se ne farà mai nulla.

«Seguendo il discorso – dice – sarebbe molto interessante avere delle e-bike anche nel giorno di riposo di un grande Giro. Per il tipo di sforzo. Ma sarebbe troppo complicato dal punto di vista logistico. Servirebbe quasi un mezzo solo per quello e penso proprio che i meccanici mi ucciderebbero…».

Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento
Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento

Sette giorni, 15 ore

Sul carico settimanale fra una corsa e l’altra invece, si capisce presto che ogni corridore è fatto a modo suo e che non tutti possono permettersi giorni così leggeri. E a questo punto anche l’uso della e-bike trova una collocazione ben precisa.

«Fra San Sebastian e il Polonia – ammette, offrendo riscontro alle parole di Mohoric – abbiamo fatto solo 15 ore di allenamento, davvero poco. Un po’ perché Matej era obiettivamente stanco. Ha fatto un carico di lavoro notevole d’inverno. Poi ha preparato il Giro, è caduto, è stato fermo ed è dovuto ripartire da zero. Ha fatto il Tour ed è andato forte, mettendosi in luce in tappe anche piuttosto dure (due le ha vinte, ndr). Ha mollato un po’ nel periodo delle Olimpiadi ed è dovuto ripartire un’altra volta. Ognuno ha la sua gestione, ma lui quando molla ha l’intelligenza di non prendere peso, cosa che altri faticano a fare».

Sistema in crisi

E così, anche davanti alle temperature elevate di questa parte di estate, le settimane fra una corsa e l’altra servono soprattutto per i richiami necessari.

«Dopo che hai fatto il Tour – dice Artuso – la resistenza non è più un problema, mentre si deve lavorare per mantenere l’anaerobico e la potenza. Quello che fa Mohoric è inserire nelle uscite degli strappi di cinque minuti da far forte, monitorati in modo preciso, impostando watt e durata. Lavori di forza con variazioni di cadenza, non le solite Sfr, che semmai si fanno d’inverno a 40 rpm. Adesso ad esempio le fa alla soglia a 60 rpm. Il metodo di lavoro seguito con lui già dall’inverno è diverso da quello che avevamo seguito nei due anni precedenti. Il sistema è mettere in crisi il sistema. Perciò abbiamo eliminato la palestra per cambiare lo stimolo e sono cose che puoi fare se conosci bene l’atleta lavorandoci da tanto. Se segui sempre gli stessi schemi, lo stimolo diventa progressivamente meno allenante».

Stimoli soggettivi

Ragionamenti di esperienza, che hanno alla base nozioni di fisiologia e fanno pensare – lo ammettiamo sorridendo e Artuso annuisce –  alla rotazione delle colture nei campi. Affinché il terreno sia sempre fertile, occorre non pretendere sempre gli stessi nutrienti, ma variare lo stimolo affinché rimanga ricco sia pure con modalità differenti.

«Però servono fisici capaci di rispondere bene – prosegue – e anche atleti cui si richiede brillantezza. Se si tratta di preparare un corridore che dovrà soltanto tirare, si privilegerà il lavoro sul medio. Matej non è un corridore esplosivo, ma se ti prende dieci metri, fai fatica ad andare a tornargli sotto. Però bisogna metterlo nelle condizioni di prendere quel vantaggio».

Vuelta per Landa

Per l’ultima annotazione ci spostiamo da Mohoric a Landa, incuriositi di sapere che cosa potrà fare il basco alla Vuelta, che inizia fra due giorni, avendo dalla sua tutta la squadra, compreso Caruso, uscito dal Giro e dalle Olimpiadi.

«Saremo tutti per lui – conferma Artuso, che seguirà la corsa spagnola dopo il primo riposo – e a Burgos si è visto che sta già bene (Landa ha vinto la corsa davanti a Fabio Aru, prendendo la maglia l’ultimo giorno, ndr). Non doveva andarci, ma a casa sua era troppo caldo per lavorare bene e abbiamo cambiato il programma. Alla Vuelta farà il suo. E chissà che non sia il modo per rifarsi dopo la sfortuna del Giro».