Nel profondo rinnovamento che l’Astana Qazaqstan Team sta attuando, cambiando non solo corridori ma anche intelaiatura tecnica della squadra, Alexey Lutsenko resta un nome imprescindibile e il finale di stagione lo ha confermato una volta di più.
La sua seconda parte di stagione è stata molto impegnativa, con la preparazione incentrata sugli Asian Games dove ha colto l’oro a cronometro e l’argento nella prova in linea. Poi neanche il tempo di rifiatare e subito in gara al Giro di Turchia, vinto d’autorità conquistando la leadership già alla terza tappa, per poi non cederla più.
Il kazako è una colonna portante del team e forse la sua nuova dimensione sposa di più le sue caratteristiche di corridore adatto alle corse d’un giorno e alle corse a tappe medio-brevi. Quelle che riescono a mettere in luce le sue capacità di resilienza, necessarie anche in Turchia.
«Non era una gara semplice con i suoi 8 giorni e soprattutto con una tappa davvero dura, la terza – spiega – quella che ha fatto la classifica. C’era una salita lunghissima, oltre 20 chilometri con pendenza media del 10,5 per cento. Per oltre un’ora non si faceva che salire e salire, senza tregua. Vincendo lì ho ipotecato la vittoria finale».
Quest’anno hai vinto il Giro di Sicilia e Giro di Turchia. Sembri ormai un grande corridore per corse a tappe brevi: è questo il tipo di corridore che vuoi essere?
Io mi trovo bene in questo team e in questa dimensione. Non posso dire che sia stata una stagione negativa, sono arrivate 9 vittorie, non è un numero alla portata di tutti. I grandi Giri sono irrinunciabili per ogni team del WorldTour, l’importante è avere ben chiari i propri obiettivi. Non siamo una squadra che può lottare per i quartieri alti della classifica, ma stiamo costruendo qualcosa di adatto a ottenere comunque risultati.
Restiamo in tema. L’Astana sta cambiando target, puntando alle classiche di un giorno e alle brevi corse a tappe. Sei d’accordo con questa scelta?
A me va molto bene. Sono arrivati tanti corridori, soprattutto è importante che sia arrivato Morkov a dare una mano a Cavendish non solo per il Tour come pensano tutti. Con il Cav potremo toglierci belle soddisfazioni. Io preferisco ormai le corse d’un giorno, quelle con percorsi adatti a me, senza dimenticare le prove a tappe dove sfruttare le occasioni.
Per vincere in Turchia hai rinunciato al mondiale gravel: ti è dispiaciuto?
E’ stata una scelta ben ponderata, obiettivamente non c’era spazio nel calendario con gli Asian Games così tardi nella stagione e gli impegni con il team. Il gravel mi piace molto, ho dimostrato di andar molto bene in quel tipo di gare, ma bisogna anche avere il tempo di prepararle. Quest’anno non c’era la possibilità, dovevo privilegiare la mia nazionale e il mio team, che aveva e ha un gran bisogno di punti e sono contento di aver onorato i miei impegni.
Pensi che nel gravel potrai avere un futuro anche quando finirai di correre su strada, come Sagan vuole fare nella mountain bike?
Non mi piace fare paragoni, posso dire che il gravel non l’ho dimenticato, ricordo ancora bene quando in Veneto ho vinto la Serenissima e infatti conto di partecipare al prossimo mondiale se il calendario lo consentirà, ma voglio farlo per bene, per giocare tutte le mie carte.
Che obiettivi hai per il 2024?
Il calendario andrà studiato con attenzione, in base alle esigenze della squadra e sapendo usufruire dei nuovi arrivi. Ci vedremo a inizio dicembre in Spagna per il primo ritiro e lì getteremo le basi della stagione. Per ora non mi sono posto particolari obiettivi, voglio tenere la mente sgombra il più possibile dopo le vacanze che ho finalmente avuto.
A tal proposito sei appena tornato dal Kazakhstan: da quanto mancavi? Come ti hanno accolto e che cosa hai fatto in quei giorni?
Non capita spesso di avere il tempo per tornare a casa. Era davvero tanto che non rivedevo la mia famiglia, ma la vita che facciamo non ci lascia tanti spazi e il Kazakhstan è lontano. Ho avuto la possibilità di riabbracciare tanti amici, inoltre mi sono incontrato con il premier Smaiylov che è anche venuto in visita nella mia città, Petropavl e anche con il Ministro dello Sport. Ora però devo pensare alla preparazione, a rimettermi a lavorare in bici e in palestra per essere già a un buon livello quando a dicembre mi rivedrò con i compagni di squadra.