Leo c’è abituato agli atleti faticosi e forse per questo, quando Gaviria ha firmato per il Movistar Team, hanno pensato di affidarlo a lui. Quando però ha sentito le dichiarazioni del colombiano dalla Vuelta a San Juan, sul fatto di dover perdere qualche chilo e fare i lavori specifici, Piepoli è rimasto senza parole.
«In Argentina non c’ero – racconta l’allenatore pugliese – quindi posso parlare di quello che mi arrivava. Per me è stata una grande sorpresa, qualcosa che nessuno si aspettava, il fatto che Fernando sia stato un uomo squadra, nel senso di dirigere i compagni, consigliarli, insegnare loro come fare un treno. E poi si è messo a disposizione il giorno della tappa di montagna. Ha dimostrato le cose che nessuno immaginava e questo è molto positivo».
Lastras ci ha raccontato che la richiesta di Fernando era stata di avere un solo uomo per il finale.
La sua richiesta era stata questa, effettivamente. Non voleva disturbare gli equilibri di una squadra da sempre abituata al lavoro in salita, per cui Fernando aveva chiesto un uomo che lo lasciasse all’ultimo chilometro. Ne abbiamo anche parlato e gli stava bene così.
In Argentina è parso molto contento di Torres, che sarà il suo ultimo uomo…
Torres è stato messo apposta vicino a lui, anche in camera, perché è molto diligente e molto intelligente. Quindi la sua presenza serve per creare un punto di equilibrio vicino a Fernando, che è un aspetto importante per creare la fiducia a 360 gradi. Deve diventare un secondo Richeze, l’obiettivo è quello e secondo me ci si arriva, perché Torres è forte e corre da poco su strada. Ha 32 anni, ma è neoprofessionista nella testa. Ogni anno dimostra di voler imparare e di andare più forte, quindi è l’uomo giusto per Fernando.
Di Gaviria si parlava anche come uomo da classiche, lo è ancora?
Credo che negli alti e bassi degli ultimi anni abbia messo il suo carattere, non penso sia dipeso solo dalle squadre in cui correva. Credo che lui di motore e talento ne abbia in abbondanza, però metterlo a punto non è semplice. Finora ho cercato di mandarlo un giorno in pista, fargli fare 6 ore una volta a settimana, 2 giorni in palestra e negli altri due mi basta che vada in bici 2-3 ore e sono a posto. Però questo non è il modo per allenare, ma il modo di salvare il salvabile. Eppure funziona, perché ha tanta classe e riesce ad andare bene.
Questa è la gestione nel periodo invernale, finché è in Colombia, mentre da qui in avanti lo avrai sotto mano?
In realtà questa è la gestione abituale, perché lui sotto mano non ce l’ho mai, dato che è spesso in Colombia. Per fortuna che quando è laggiù, c’è chi lo segue…
Di chi si tratta?
Del tecnico della pista, Jhon Jaime Gonzalez, il suo allenatore di sempre. Per fortuna è molto aperto e parliamo spesso, è lui che me lo controlla. E’ uno che tiene a lui come un padre e grazie a questa collaborazione abbiamo trovato una quadra. Anche se allenare è un’altra cosa. Io Fernando lo gestisco. E se uno lo gestisci, non lo porterai mai al suo 100 per cento. Poi magari è talmente forte che all’80 per cento, riuscirà magari a vincere la Sanremo o la Roubaix, ma non perché lo abbia voluto a tutti i costi. Van der Poel e Van Aert, loro sì che vogliono i loro obiettivi a tutti i costi.
Per questo ti sei stupito della sua ammissione di dover dimagrire e lavorare di più?
Mi è piaciuto molto sentirlo, come quello che ha detto della sua vita e del fatto che stia facendo la cosa che più ama nella vita. Sono stati passaggi importanti e sorprendenti, in lui non avevo ancora percepito la passione del corridore. Ha detto che la Roubaix è la corsa dei suoi sogni, mentre io credevo che in ritiro me lo avesse detto scherzando. Se vuole, può ottenere tanto. Il problema è capire quello che vuole.
E’ in qualche modo simile ad Alberto Bettiol?
Pochi punti di contatto, se non il fatto che finiranno la carriera avendo ottenuto meno di quello che avrebbero potuto. Però sono diversi. Uno magari non fa le cose perché è pigro, l’altro perché decide di non farle e dice che giusto non farle.
E’ davvero così forte questo Gaviria?
In un Fiandre ci sono tante salite da fare, però magari recupera il gap perché sa andare in bici, quindi in proporzione lui spende meno degli altri. Se poi volesse, potrebbe fare parecchio di più, anche come carichi di lavoro, e migliorerebbe ancora. Facendo le cose con una logica, si potrebbe lavorare per cambiare qualche punto debole. Ma servirebbe del tempo, non è che bastino tre settimane. Il problema con lui è che difficilmente abbiamo una continuità di lavoro.
Cambierebbe qualcosa?
Si potrebbe lavorare di più sull’intensità e sul fondo. Sulla salita per passare meglio le tappe dure e arrivare meglio alle volate. Penso anche alla Sanremo, adesso che Pogacar punta a farla bene, come ci arrivi alla volata? Ma se gli dico di fare tre ore low carbo a digiuno, non sono troppo convinto che le faccia.
Non c’è rimedio?
Forse l’ideale per lui sarebbe una squadra che fa tanti ritiri. Dieci giorni in ritiro, poi quindici a casa. Secondo me questo sarebbe l’ideale, ma noi non facciamo così. Però adesso le cose sono partite bene, sta andando forte con questo Jhon che lo segue in Colombia.
Ha parlato di perdere peso…
Lo conosco ancora poco, ma Giovanni Lombardi mi ha detto subito che la sua fortuna è che non ingrassa. Ora pesa 73 chili e dovrebbe arrivare alla Sanremo pesandone 69. Non sarebbe male se per il UAE Tour scendesse a 70-71. Vediamo se in questi ultimi giorni a casa, riuscirà a farlo.