Dal Fiandre all’Inferno, la “settimana santa” di Pasqualon

09.04.2023
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La settimana che va dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix è detta “settimana santa” e quest’anno con la Pasqua di mezzo lo è nel vero senso della parola! Ma come vengono gestiti questi questi sette giorni che separano i due monumenti del pavè? A darci un’idea di come vadano le cose è Andrea Pasqualon.

Il corridore della Bahrain-Victorious ci ha raccontato il suo andirivieni tra Belgio e Italia. Della necessità di recuperare, ma anche di riportare su di giri il motore.

Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Andrea, tra Fiandre e Roubaix: come hai gestito questa settimana? Partiamo dal post gara di domenica scorsa…

Ho preso il volo per l’Italia la sera stessa dopo la corsa. Volevo tornare a casa per staccare un po’, stare in famiglia e uscire davvero in tranquillità nei giorni successivi.

Cosa hai fatto dunque il lunedì e il martedì?

Lunedì riposo totale. Ed era proprio quello che mi serviva, perché domenica scorsa è stata proprio dura, dura… Corse come il Fiandre sono super stressanti. Poi si è visto che velocità abbiamo fatto, le cadute… E i volti degli altri a fine corsa la dicevano lunga. Lunedì ho passato gran parte del tempo sul divano. Il martedì ho fatto due ore e mezza molto easy. Mi sono reso conto di essere ancora stanco, tanto che stavo vedendo un film con mia figlia e mi sono addormentato sul divano di nuovo. E questo la dice lunga.

Mercoledì?

Sono tornato in Belgio. Mi sono allenato quassù. E ho fatto un’uscita non troppo lunga con piccoli lavori di riattivazione. Sessioni di 10′-15′. Mi sono voluto allenare anche per fare il massaggio. Mi massaggia Pierluigi Marchioro e con lui, veneto come me, si parla di in dialetto, si scherza, si stacca in qualche modo. Ma nei due giorni a casa, essendo caduto, sono andato anche dall’osteopata. Per questo, ripeto, sono tornato in Belgio il mercoledì di buon ora.

Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Giovedì ricognizione? In questi casi avete una tabella di lavoro? Come si fa?

Esatto: ricognizione. Abbiamo provato gli ultimi 120 chilometri della Roubaix. Non c’è una tabella vera e propria ma si cerca di fare i segmenti in pavè di buon passo, ma sempre in sicurezza (si veda il caso Guazzini con il bacino rotto nella recon, ndr). E’ importante fare la ricognizione per individuare le pressioni ideali, i rapporti e per individuare le linee più sicure, capire dove c’è un po’ d’erba e dove invece si può stare sulla “schiena d’asino”. E poi io durante la ricognizione ho il compito di parlare molto con i ragazzi e di comunicare con l’ammiraglia affinché scrivano il più possibile, prendano appunti.

Un ruolo di responsabilità…

E’ molto importante conoscere ogni insidia. Poi è chiaro che in corsa non riesci a passare sulla linea migliore o che pensavi di fare, però hai idea delle condizioni che ti aspettano in quel tratto di pavè.

Quando avete fatto il briefing tecnico?

Tra venerdì e sabato soprattutto. Se ne è parlato anche prima, ma il venerdì abbiamo rivisto i filmati delle passate edizioni, c’era più relax e si parlava con tranquillità.

La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
Andiamo avanti con la preparazione: venerdì cosa hai fatto?

Una girata tranquilla, un paio d’ore. Dal venerdì soprattutto l’obiettivo principale è diventato il recupero. Alcuni compagni hanno fatto riposo assoluto. Io lo avevo fatto lunedì e quindi una sgambata l’ho fatta.

Ieri, sabato?

Più o meno la stessa cosa. Un’oretta e mezza con pausa caffè.

Fronte alimentazione: come hai gestito questa settimana?

Nei primi due giorni post Fiandre ho fatto lo scarico di carboidrati. Quindi ne ho mangiati molti in meno, a vantaggio di proteine e verdure. Verdure che servono soprattutto per riempire la pancia, per ovviare al senso di sazietà. Poi dal mercoledì sera, anche in vista della “recon” impegnativa del giovedì abbiamo iniziato a rimangiare i carboidrati. Serve la gamba piena.

E nei giorni successivi?

I carboidrati sono andati ad aumentare, sempre di più. Mentre calavano le verdure. In particolare il sabato: tanti carboidrati sin dal mattino. Io mangio anche 500 grammi di pasta in bianco. Dopo tanti anni di riso in bianco e pollo, preferisco non utilizzare troppo i condimenti, sono diventato un po’ delicato di stomaco, diciamo così. Comunque si arriva alla mattina del via con un bel carico glicemico, perché c’è da spendere moltissimo.

Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
E gli integratori?

Diciamo che i sali minerali ancora non si usano molto, tanto più che quassù siamo sui 10°-12°. Ho utilizzato le proteine post gara o allenamento e gli aminoacidi essenziali, sempre prima e dopo gli allenamenti. Ma va detto che ormai questi sono contenuti nelle proteine e da soli non si prendono più molto spesso.

Abbiamo parlato di preparazione e alimentazione: e i pensieri tra Fiandre e Roubaix, Andrea?

Bisogna cercare di staccare tra questi due super monumenti. Queste corse esigono una concentrazione massima, neanche paragonale ad una tappa di un grande Giro. Anche la mente deve essere libera. Ogni istante, ogni elemento come il vento, una curva, uno spartitraffico può essere decisivo. E per questo aspetto, ma in generale direi, è molto importante dormire bene e tanto.

Tu a che ora vai a dormire in queste situazioni?

Verso le 22. Passo una mezz’oretta al telefono. Ma proprio in questa settimana ho letto il libro di Sonny Colbrelli (Con il cuore nel fango, ndr), della sua Roubaix. E’ stato bello rivivere le sue emozioni, quel che ha vissuto in carriera e in quei giorni. Oggi fa un po’ effetto vederlo a bordo strada a darci le borracce. Mi sarebbe piaciuto molto lavorare anche per lui. Essere il suo gregario di lusso, tanto più che in passato siamo stati compagni di squadra.