Van Aert e le classiche del Nord: il Fiandre e la Roubaix. L’una e l’altra, l’una o l’altra. E’ questa la grande missione del belga per la prima parte di stagione, tanto da aver sacrificato per esse i lavori specifici della crono, la Strade Bianche di oggi e la Sanremo. E’ incredibile come nel giro di un anno e mezzo il supereroe instancabile – Van der Poel – si sia convertito in cecchino capace di programmare col contagocce e anche Van Aert abbia dovuto adeguarsi. Già lo scorso anno i loro programmi avevano preso a cambiare direzione: sarà vero che sul podio Wout ha sempre il sorriso, ma perdere sempre non è certo piacevole.
La vittoria in Algarve ha messo il primo tassello, quella di Kuurne ha fatto capire che il progetto è una cosa seria. Eppure c’è chi, come il francese L’Equipe, ha visto nella prestazione poco sicura della Omloop Het Nieuwsblad un livello insufficiente rispetto alla caratura del campione. Se infatti domenica ha fatto esplodere il gruppo a quasi 90 chilometri dall’arrivo, il giorno prima ne mancavano 30 quando non è riuscito a rispondere a Skujins sul Berendries. La vittoria di Tratnik a Ninove basta per dire che tutto va bene?
Di nuovo il Teide
La vera novità di stagione per quanto riguarda Van Aert sta nel cambio di guida tecnica. Di lui ora si occupa Mathieu Heijboer, il gran capo degli allenatori della Visma-Lease a Bike, che ha dichiarato chiaramente gli obiettivi.
«La cosa che m’interessa – ha detto nell’inverno – è che Van Aert migliori in modo costante per essere al meglio in aprile. Senza picchi di forma precedenti, mostrando però un continuo progresso di condizione».
Stando così le cose, il piano si va svolgendo alla perfezione, sia pure con alcune perplessità legate alla periodizzazione dell’altura e scelte inedite. L’anno scorso Van Aert è stato sul Teide da metà febbraio a inizio marzo, mentre nel 2022 ne scese a fine febbraio per l’Omloop Het Nieuwsblad. Quest’anno, insieme ai compagni Tratnik, Benoot e Hagenes, Wout ha optato per un periodo di tre settimane subito dopo il weekend dell’apertura al Nord. Tornerà alla vigilia della E3 Saxo Classic (22 marzo), per dedicarsi alle classiche del pavé, con il Fiandre e la Roubaix come obiettivo principale. Dopo la Omloop Het Nieuwsblad, il diesse Arthur Van Dongen ha dichiarato che Van Aert non fosse ancora al top proprio perché non è ancora stato in altura, come invece i compagni Laporte e Jorgenson.
I dubbi e le domande
Il tema sulla durata dello stage e il rientro al livello del mare tiene banco sui media del Belgio. Het Nieuwsblad ha infatti interpellato Ruud Van Thienen, medico sportivo e ricercatore presso l’Università di Gand.
«Come ogni cosa legata all’essere umano, ci sono variazioni – spiega – ma in media si ottiene un vantaggio dallo stage in altitudine nelle quattro-sei settimane successive. Dopo due settimane, la quantità di globuli rossi extra prodotti è quasi completamente scomparsa e anche gli altri benefici si attenuano nel tempo. In media, dopo circa sei-otto settimane, nessuno degli altri effetti è più evidente».
Per cui la curiosità è sull’anticipo con cui andare, puntando alle classiche tra il Fiandre e la Roubaix e il carico di lavoro possibile per non esagerare con la stimolazione.
«Nei primi giorni – prosegue Van Thienen – l’energia passa dal tuo sistema all’adattamento all’altitudine e questa è energia che non è disponibile per l’allenamento. Devi ridurre il volume di lavoro durante l’intero periodo di permanenza in quota. Tutto quindi dipende da ciò che per il singolo atleta offre il massimo miglioramento delle prestazioni. Beneficia maggiormente del volume in più (dal 5 al 10%) con cui può allenarsi quando non è in quota, oppure beneficia maggiormente dell’effetto positivo dell’altitudine? Tutti migliorano andando in quota, ma la portata dell’effetto varia enormemente».
«Normalmente mi sento molto forte quando torno dall’altitudine – ha detto Van Aert dopo la vittoria di Kuurne – spero di trovare lassù quell’uno per cento in più».
Sanremo addio
Domenica Van Aert ha fatto esplodere la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Ha portato con sé Wellens, Lazkano e Pithie e non ha avuto difficoltà nel metterli in fila all’arrivo. Ugualmente, è rimasto molto cauto sul suo stato di forma, che ha trovato migliore del giorno prima, ma ancora lontano dal top.
Sappiamo che il belga è spinto dalle ambizioni più elevate in relazione a Fiandre e Roubaix e il suo cammino per raggiungerle è iniziato lunedì con il volo verso Tenerife.
«Sto cercando di trovare l’ultima percentuale – ha spiegato – che mi è mancata per vincere finora il Fiandre o la Roubaix. Het Nieuwsblad e Kuurne sono state difficili per come le abbiamo gestite, ma i monumenti verranno tra cinque settimane: sarà un altro periodo, un altro livello. Non so quanto mi manchi per essere al top, ma ho bisogno di questo stage in altura».
Questo ha significato eliminare gare come le Strade Bianche o la Milano-San Remo: «Mi rende triste – dice – ma le ho già vinte. In questa stagione cambio tutto, non solo per le classiche visto che farò subito il Giro, che è anche una novità. Non so dire se ho ragione o no, ma dovevo cambiare».