«Dal 2016, il mio primo anno in un team straniero – racconta Elena Cecchini – non ho più avuto pressioni sul peso, nessun commento sulla mia forma fisica, nessuno che controllasse più cosa e quanto mangiassi. Grazie alle persone al mio fianco, come Elia Viviani (il suo compagno, con lei nella foto di apertura ai tricolori vinti nel 2016, ndr), ho capito che potevo migliorare la mia salute e la mia performance affidandomi ad un nutrizionista e così ho fatto».
A raccontarci la sua esperienza questa volta è la friulana, del G.S. Fiamme Azzurre. Negli ultimi anni, anche lei come Valentina Scandolara, ha militato in team stranieri, prima la Canyon Sram e ora la SD Worx in cui ha conosciuto una realtà completamente diversa. Nel team attuale, primo nel ranking mondiale, c’è addirittura una cuoca al seguito, Shara Gillow, ex ciclista australiana di ottimo livello.
Dal nutrizionista
«Quando andai per la prima volta dalla nutrizionista, attraversavo un periodo in cui non riuscivo a raggiungere il peso forma, ero sempre piuttosto gonfia e sentivo che mi mancava qualcosa in gara. Scoprii che la mia dieta era iperproteica, perché in fondo anche io ero spaventata dal carboidrato. Fino a quel momento credevo che fosse concesso solo prima delle gare».
Visto che i carboidrati sono stati demonizzati per anni, non si ripete mai abbastanza che in realtà sono alleati e non nemici. Vengono immagazzinati nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e devono essere reintegrati ogni giorno, in quanto sono il carburante per l’esercizio. Una dieta povera di carboidrati tende a far perdere molto peso nei primi giorni, ma in realtà ciò è dovuto al consumo delle riserve di glicogeno. Più massa muscolare avete e più attività fate, più dovrete mangiarne.
La dieta mediterranea
In genere secondo la dieta mediterranea, il cui equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è indiscusso, i carboidrati dovrebbero costituire tra il 55-60% dell’apporto calorico totale giornaliero. Inoltre a seconda dell’allenamento, l’atleta può aver bisogno di consumare tra 7 e 12 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo al giorno. Tuttavia tutti questi dati sono inutili, se non si sa distinguere tra le diverse tipologie di carboidrati, non si conoscono le tempistiche per assumerli, né le effettive esigenze di ciascuno di noi. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad un professionista della nutrizione.
Il cuoco al seguito
«La cuoca, Shara, è australiana – continua Cecchini – ed il team straniero. Raramente, se non su mia richiesta, mangio il classico riso o pasta in bianco prima della gara. Shara è molto brava, sa perfettamente quanto sia importante il controllo della dieta, così ci prepara spesso dei piatti stuzzicanti, molto vari. Per me sono fuori dalla quotidianità, proprio per la differente tradizione culinaria, ma sempre salutari. Come ad esempio un buonissimo banana-bread, torte a base di patata dolce, pollo al curry, tofu e molto altro. Da quando c’è lei, sono più tranquilla. Alle gare so che mangio cibo di qualità, condito in modo leggero e nella quantità di cui ne ho bisogno».
Lo sgarro e il senso di colpa
Oggi, grazie alla dieta meno restrittiva e alla possibilità di mangiare piatti sani e al contempo appetitosi, Elena cede meno agli sgarri, ma confessa che in passato capitava più spesso di sentirsi in colpa per aver mangiato qualcosa di troppo.
«Alcune volte avevo una voglia incontrollabile di carboidrati o di dolci – ricorda – a cui non potevo che cedere. Ora non mi succede quasi più, forse anche perché so che me li posso concedere ogni tanto. Prima dell’ultima tappa al Giro Rosa quest’anno, per esempio, eravamo nelle mie zone vicino ad Udine, così ho portato tutte a mangiare un gelato. Penso che in questo caso l’effetto sul fisico sia stato limitato, ma mentalmente ci ha dato sollievo e forza. In fondo questa è la cosa più importante».
L’esperienza
Elena oramai ha esperienza sufficiente per capire ciò di cui il suo fisico e la sua mente hanno bisogno per andare forte e non si fa più intimorire da qualche avversaria particolarmente magra e definita.
«Mi è capitato spesso ad inizio stagione – dice – di sentirmi in difetto perché rispetto ad altre ragazze avevo quel chiletto in più. Ma dopo essere arrivata in condizione alla prima gara dell’anno in Belgio ed essermi ammalata dopo nemmeno due gare, ho capito che ogni fisico ha necessità diverse. E che dovremmo imparare a guardarci meno allo specchio e dare più ascolto alle sensazioni sui pedali».
Non siamo numeri
All’ultima domanda che le abbiamo posto, Elena ci ha toccato il cuore, con una risposta che deve far riflettere.
«Il mio rapporto col peso non è mai stato malvagio – racconta – però nel 2011 il carico di stress tra impegni scolastici e sportivi mi ha giocato un brutto scherzo, che mi ha lasciato il segno anche negli anni successivi. Mangiavo, ma probabilmente la tensione e la piena focalizzazione per il raggiungimento degli obiettivi, mi hanno portato a perdere 10 chili in 3 mesi. Arrivai a pesarne appena 48, poi subito dopo l’esame di maturità, in tre settimane, guadagnai di nuovo 4 chili, ma il mio metabolismo e la mia mente ne sono rimasti influenzati per anni. Consiglio vivamente alle giovani di impegnarsi nello studio, ma di non impuntarsi ad ottenere il 100 alla maturità. Non siamo un voto, ma molto di più. Inoltre nel primo anno di professionismo non bisogna porsi obiettivi troppo grandi, ma fare esperienza senza particolari aspettative. Rivolgersi ad un nutrizionista già da junior non significa essere “montati” ma semplicemente tenere alla propria salute e volersi bene».