Riallacciandoci alla cronometro di Matteo Sobrero, c’è un altro aspetto fondamentale dietro la sua prestazione ed è l’alimentazione. Il protocollo che c’è dietro ci fa capire in modo concreto il livello a cui si è arrivati. E a svelarci questo protocollo è la nutrizionista della BikeExchange-Jayco, Laura Martinelli.
Una prestazione del genere non si ottiene solo con le gambe. Tutto deve essere a posto e non è un caso che per certi aspetti la prova contro il tempo di Sobrero sia iniziata già sulla linea d’arrivo della Marmolada.
Laura, come vi siete regolati con Matteo?
La situazione era particolare in quanto c’era una crono dopo un tappone. Per di più una crono abbastanza breve. Pertanto, da un lato c’era la necessità di far recuperare bene il corridore, dall’altro di non appesantirlo. Un equilibrio non facile da trovare.
Pinotti ci accennava che siete partiti dalla parte idrica, se così si può dire…
Il recupero avviene reintegrando le scorte di glicogeno che è legato all’acqua, ma doveva essere un recupero “senza esagerare”, non un recupero pieno. Faccio un esempio: se il giorno dopo ci fosse stato un altro tappone avremmo fatto una supercompensazione, reintegrando il 110% delle scorte di glicogeno spese, ma vista la tappa che lo attendeva abbiamo deciso di non andare oltre il 100%.
In senso pratico in cosa si traduce tutto ciò?
Abbiamo, ci metto anche Marco Pinotti, comunicato molto con il corridore per conoscere le sue sensazioni e questo è importante, credetemi. Matteo dopo la Marmolada chiaramente aveva fame, ma è stato razionale, sapendo che non avrebbe dovuto mangiare troppo, mentre l’istinto in quel momento avrebbe richiesto più cibo. Ma in questo devo dire che Sobrero è un maestro. Sapeva che se si fosse appesantito avrebbe compromesso la tappa del giorno dopo.
Concetto chiaro…
Per questo motivo abbiamo iniziato il recupero subito, vale a dire già sul bus. Nel trasferimento verso l’hotel ha iniziato il protocollo. Matteo ha mangiato un po’ di più del solito, per essere più leggero a cena e anche al mattino successivo per la colazione. Questo è un protocollo che abbiamo messo a punto questo inverno e che abbiamo affinato fra Tirreno, Romandia e la prima crono di Budapest.
Cosa significa affinare un protocollo?
Tutto è partito da dicembre, quando lui è arrivato in BikeExchange. Ci siamo seduti ad un tavolino e mi ha detto come era abituato a fare. Io gli ho proposto delle modifiche, alcune hanno subito funzionato, altre no. Da qui, abbiamo elaborato un primo protocollo. Abbiamo fatto anche dei test a casa, facendo delle simulazioni.
Cosa non ha funzionato?
Alcuni supplementi non li tollerava di pancia. Magari erano utili alla prestazione, ma se poi non stava bene perché si sentiva gonfio o faceva fatica a digerire non aveva senso. Individuati i cibi, dal Romandia abbiamo modificato le quantità soprattutto quelle del pasto precorsa, quello delle tre ore prima. Mentre le tempistiche erano già okay. In più abbiamo limato qualche dettaglio sulla colazione.
E tornando alla crono di Verona?
Abbiamo ragionato come un countdown, dalla sveglia allo start: -4 ore, -3 ore… Matteo ormai sa cosa mangiare e cosa bere. Ha poche variabili. E avere poche variabili lo aiuta. Gli dà certezze, sa come muoversi e soprattutto rende il tutto ripetibile e modificabile in caso di necessità. Insomma siamo molto chirurgici.
Anche nelle quantità di acqua?
Sì, conteggiamo anche i sorsi. Questo come ho detto ci è davvero utile perché sia ripetibile.
Laura, facciamo la “tabella del pasto” dal termine della tappa Marmolada?
Sul bus, Sobrero ha preso una porzione di riso e delle proteine liquide. La sera ha fatto una cena molto essenziale. Niente fibre, quindi niente verdure. Ha mangiato pasta (che lui preferisce al riso) e una fetta di carne bianca senza pane. A colazione, ha assunto gli stessi cibi di sempre, ma in minori quantità. Quindi pane, marmellata, porridge, omelette con prosciutto.
E prima del via?
Come per ogni nostro corridore c’era il “pacchetto del bus”, la scatola del cibo “tipo Tupperware”. Ognuno aveva le sue razioni personalizzate. Una porzione di pasta o di riso e una proteina magra. Nel caso di Sobrero, lui ha assunto pasta e una frittata di albumi. Il problema in questa fase è quasi il contrario del giorno prima e cioè farlo mangiare. Matteo non mangerebbe nulla. Però è bravo e professionale e alla fine sforzandosi prende tutto quello che deve. Anche se nel caso di Verona l’ho visto più tranquillo del solito.
Il pasto sul bus quando lo ha consumato?
Alle 12,15 più o meno, appena dopo la ricognizione. Tre ore prima della sua prova. Quello è stato l’ultimo pasto solido.
Perché poi c’è dell’altro?
Sì, dopo c’è un mix di acqua e sali e anche due gel, uno con caffeina e uno senza. In questa fase ha ingerito tre borracce: due di acqua e una di sali. Ha assunto un gel ad un’ora e mezza dal via e un altro, quello con la caffeina, 30′ prima, durante il riscaldamento. In questa fase dico sempre che deve mangiare spesso ma poco, per partire con la pancia vuota e le gambe piene!
Ci siete riusciti bene a riempirgli le gambe!
Sì! Merito di Matteo, ma anche di Marco Pinotti. Ci tengo a dire che con lui lavoro spalla a spalla e c’è una sinergia totale, soprattutto per quel che riguarda la cronometro. Con Marco facciamo davvero squadra. E anche quando ci sono stati dei problemi, sono stati sempre affrontati in modo positivo, mai polemico. Per risolverli e non per lamentarsi.
Chiudiamo con un piccolo dettaglio. Il piemontese ha corso senza borraccia. In questo modo ha risparmiato qualcosina in termini di peso e di aerodinamica. Si è trattato davvero di poca cosa. In più, la temperatura che c’era a Verona domenica scorsa (ben al di sotto dei 20°) ha agevolato questa scelta.
Adesso sappiamo anche perché ha potuto lasciare a terra la borraccia. Ogni goccia di acqua e ogni grammo di cibo erano stati studiati alla perfezione e calibrati sui 22′-23′ di sforzo previsti.