Malori: «Pedivelle corte ideali per brevilinei e per chi va agile»

27.01.2024
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La scelta di Remco Evenepoel di passare a pedivelle da 165 millimetri anche su strada e non solo nella crono ha catturato l’attenzione di esperti e appassionati della tecnica. Nella mtb già da un po’ le pedivelle si sono “accorciate”, anche a fronte di atleti piuttosto longilinei. L’ex tricolore marathon, Juri Ragnoli (tra l’altro ingegnere) fu tra i primi ad utilizzarle, nel ciclismo su strada è invece una nuova frontiera. Ma quando questa frontiera è esplorata da atleti del calibro di Evenepoel allora le cose cambiano e diventa tendenza.

Ne abbiamo parlato con Adriano Malori. Il grande ex cronoman, oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11 a Parma. Quando si toccano determinati tasti è la persona giusta.

Adriano Malori (classe 1988), ex pro’, è oggi un apprezzato tecnico e coach
Adriano Malori (classe 1988), ex pro’, è oggi un apprezzato tecnico e coach
Remco utilizzava le pedivelle da 165 millimetri sulla bici da crono. Si è trovato bene e ha deciso di provarle anche su strada. Cosa ne pensi?

E’ principalmente una scelta legata alle sue caratteristiche fisionomiche. Mi spiego: lui è un brevilineo, ha gambe più corte rispetto al busto e quindi ci sta che si trovi bene con delle leve più corte. Un tempo si credeva che per girare i rapporti più lunghi, lo pensavo anch’io, servisse una leva più lunga. In realtà non è così, ma dipende dalle misure delle gambe.

E’ quindi questione di misure antropometriche…

Principalmente sì. Una gamba più lunga ha bisogno di più spazio per completare il giro di pedale. Quindi l’arto sale e scende di più, viceversa fa una gamba più corta. Se Remco avesse utilizzato pedivelle più lunghe avrebbe avuto una “dispersione” di tempo in questa rotazione. E’ un po’ come se avesse allungato il tempo morto della pedalata. E quindi avrebbe perso efficienza. Però ci sono anche altri fattori in ballo.

Tipo?

La posizione generale in bici e più in particolare quella della sella: se si è più alti o più bassi, più avanzati o più arretrati. Anche questo incide sulla dinamica della pedalata. Per fare un esempio, Vingegaard ha gambe lunghe e pedala piuttosto basso anche se è longilineo. Non distende molto la gamba e mantiene degli angoli piuttosto chiusi e per lui quasi avrebbe senso la pedivella corta. Ma con le sue caratteristiche fisiche non la sfrutterebbe bene. E lo stesso vale per Alaphilippe.

Remco ha optato per le pedivelle da 165 mm per aumentare l’agilità nei tratti più ripidi
Remco ha optato per le pedivelle da 165 mm per aumentare l’agilità nei tratti più ripidi
A proposito di angoli, di ginocchia che salgono… Remco contestualmente alle pedivelle più corte ha alzato la sella di 6 millimetri. Perché?

Primo, per mantenere proprio certi angoli della gamba. Secondo, perché vuol sfruttare appieno quel che gli possono dare le pedivelle corte. Vale a dire una migliore cadenza, un giro di pedale più rapido e una spinta con la quale si trova meglio. Perché poi, ricordo, questa scelta così come quella della posizione delle tacchette per esempio, è molto soggettiva. Io tanto per restare in tema, impazzivo se non avevo le tacchette in punta.

Chiaro, le sensazioni contano…

Oggi è dimostrato che non è così. Ma siamo nell’era dei marginal gains e per rosicchiare qualcosa si va per tentativi: vale per le tacchette, per le leve… ma non è detto che poi certe soluzioni vadano bene per tutti. Io, tornando alle tacchette, se non sentivo quel gioco di caviglia non mi sentivo bene. Oppure Pogacar al Lombardia. Quando è rimasto solo, se ricordate, cambiava in continuazione la posizione delle mani: ora su, ora giù… quello è un chiaro segno di scomodità. Ma pur di avere una posizione efficiente rinunciava ad un po’ di comfort. Per dire che la scienza va bene, ma poi conta il lato soggettivo. 

Ci sono relazioni tra i rapporti più lunghi come l’ormai collaudato 54-40 e la scelta delle pedivelle?

No, come ripeto dipende dalle misure degli arti. Semmai conta di più il tipo di cadenza che si ha. Per un Thomas, a prescindere dalla sua altezza, una pedivella corta avrebbe poco senso visto che va sempre duro. S’imballerebbe.

Secondo Malori, Roglic è il profilo ideale per le pedivelle corte: non è troppo alto, va agile e si alza poco sui pedali. Non andrebbero invece bene per Thomas
Secondo Malori, Roglic è il profilo ideale per le pedivelle corte: non è troppo alto, va agile e si alza poco sui pedali
Quindi le pedivelle da 165 millimetri a chi convengono?

Ai brevilinei e a chi va agile e non tanto a chi è più o meno potente. Per me il corridore ideale per le pedivelle corte è Roglic: anche se non è un brevilineo non è comunque troppo alto, va agile, non si alza spesso sui pedali… sembrano fatte a posta per lui. Senza contare che pedala basso e ha poca estensione della gamba e questo favorisce la rapidità del giro di pedale.

Remco ha scelto queste pedivelle anche per rendere meglio in salita. Si alzerà più spesso sui pedali?

In teoria non dovrebbe alzarsi proprio se vuole sfruttarle al massimo. O comunque dovrebbe farlo molto poco.

E per Nairo Quintana? Il colombiano, di cui sei stato compagno di squadra, è basso ma ha un femore molto lungo. Andrebbero bene per lui?

No, e infatti ricordo che a crono Nairo utilizzava pedivelle da 175 millimetri e la corona da 58. Il femore è la parte che più incide per me in questa scelta.