Come sono cambiati i capi antipioggia? Chiediamo a Santini

26.01.2025
5 min
Salva

Gli indumenti antipioggia stanno al ciclismo un po’ come i cappellini. Se questi ultimi arrivano dal passato, i capi tecnici che proteggono dall’acqua (waterproof) sono un vero e proprio simbolo del ciclismo moderno che non conosce stagione.

Come sono cambiati negli anni e come è evoluta questa categoria di indumenti tecnici? Quali sono le peculiarità degli antipioggia e cosa chiedono gli atleti pro? Abbiamo chiesto a tre persone di riferimento, praticanti e perfettamente sul pezzo nell’argomentare le scelte e le tecnicità. Fergus Niland (Creative Designer di Santini), Stefano Devicenzi (Sponsorship Manager di Santini, colui che è a stretto contatto con gli atleti, gli staff tecnici ed i team) e Jacopo Mosca (Team Lidl-Trek), corridore che nei suoi interventi non è mai banale.

Possibilità di combinare più strati e l’antipioggia non deve mai mancare
Possibilità di combinare più strati e l’antipioggia non deve mai mancare

Capi migliorati in tutto

«Negli ultimi anni tutti i capi da pioggia hanno subito un notevole miglioramento – racconta Jacopo Mosca, preofessionista delle Lidl-Trek che usa prodotti Santini – soprattutto sono stati oggetto di una grande specializzazione per diversi tipi di situazioni. Noi corridori siamo coinvolti in questo processo di evoluzione e sviluppo, rendendoci conto che a cascata questi indumenti vengono messi a disposizione per tutti. Il team ha a disposizione lo smanicato a manica corta, la mantellina a manica corta e quella a manica lunga, oltre ad una giacca termica in Polartec felpata, ma sempre antipioggia. A questi capi per la parte superiore, si aggiungono poi dei capi specifici per proteggere le gambe e la parte bassa del corpo in genere.

«Oltre ai gusti personali di ogni corridore – conclude Mosca – c’è una vera e propria ricerca della tecnicità dell’indumento, finalizzata a garantire la massima protezione, termoregolazione e funzionalità in base al meteo. Per fare un esempio, quando piove, ma la temperatura non è rigida, si preferisce usare l’antipioggia non felpato. Non di rado usiamo lo smanicato o l’antiacqua a manica corta, abbinati ai manicotti con tessuto waterproof. Ci sono poi una serie di accessori, dai guanti ai copriscarpe che sono fondamentali, soprattutto quando ci si allena per ore con il freddo. Qui un antipioggia in tasca non deve mai mancare».

Cosa chiedono i pro’?

I corridori prestano particolare attenzione a caratteristiche come la traspirabilità e l’impermeabilità, come racconta Stefano Devicenzi di Santini.

«Danno grande importanza anche ad aspetti che influenzano direttamente la performance tecnica del prodotto, come l’aerodinamicità e la vestibilità. L’aerodinamica in particolare, è un fattore cruciale per gli atleti, anche in condizioni meteorologiche avverse. Come azienda ci rendiamo conto che ogni dettaglio può fare la differenza. Un altro elemento fondamentale è la praticità del capo. La possibilità di indossarlo o toglierlo facilmente durante l’utilizzo è essenziale, soprattutto in gara.

«Per garantire questa versatilità – conclude Devicenzi – è importante che anche i capi antipioggia siano progettati con dettagli funzionali. Ad esempio una zip di alta qualità, quindi capace di funzionare in modo ottimale anche con i guanti o in situazioni difficili. Infine, la possibilità di combinare diversi strati senza compromettere comfort e prestazioni è un requisito imprescindibile per gli atleti».

Indumenti funzionali e pratici, protettivi, semplici da indossare e togliere (foto Santini)
Indumenti funzionali e pratici, protettivi, semplici da indossare e togliere (foto Santini)

Il tempo e le tecnologie

L’evoluzione dei capi antipioggia è strettamente legata ai progressi nella tecnologia delle membrane, prosegue Fergus Niland, seguendo le ricerche dei loro produttori e fornendo i feedback necessari.

«Collaborando con fornitori come Polartec – spiega – abbiamo introdotto capi tecnici dotati di membrane sviluppate appositamente per rispondere alle esigenze dei ciclisti che richiedono performance elevate dei tessuti, degli indumenti e per atleti che pedalano in qualsiasi situazione meteo. Questo si traduce in una traspirabilità nettamente superiore, mantenendo al contempo l’impermeabilità all’acqua e la protezione dal vento, oltre a una notevole durabilità.

«Negli ultimi due anni però, l’innovazione più significativa è stata legata al divieto dei prodotti contenenti PFAS (sostanze sintetiche tensioattive, ndr). Questo cambiamento, di portata enorme – conclude Niland – ha rivoluzionato la tecnologia dei capi impermeabili nel settore del ciclismo. Santini è stata tra le prime aziende ad implementare questa trasformazione, dimostrando il nostro impegno verso soluzioni più sostenibili e performanti».

Le peculiarità dei capi contemporanei

Proseguendo i punti tecnici affrontati in precedenza, Niland cita fra le caratteristiche principali dei capi attuali la traspirabilità e l’impermeabilità, la durabilità e l’impatto del prodotto sull’ambiente.

«Ad esempio la giacca Magic, che è un capo multi-stagione – spiega – è stata realizzata con tessuto Polartec Power Shield RPM. Significa una tecnologia che si basa al 100% sul poliestere riciclato. Impermeabile e privo di PFAS, leggero ed estremamente elastico. Si parla anche d’innovazione, in quanto è lo stesso tessuto ad essere innovativo, perché dotato di un rivestimento non-PFAS altamente impermeabile e resistente fino a 10000 bolle d’acqua.

«Il tessuto vanta inoltre una traspirabilità eccezionale, pari a 30.000 g/m²/24 ore, ridefinisce il concetto di comfort e affronta uno dei principali problemi dei ciclisti, ovvero il calo delle prestazioni causato dal surriscaldamento. Grazie a questa tecnologia – conclude Niland – il rischio di surriscaldamento è ridotto fino al 50% rispetto ad altre membrane».

Santini