Il freddo e la pioggia fanno parte delle condizioni che più determinano in modo negativo le corse e gli allenamenti. A nessuno piace il freddo. Anche se qualche eccezione nel gruppo c’è, e una di queste è sicuramente Alessandro De Marchi. Vittoria alla Tre Valli Varesine e maglia rosa a Sestola. Questi due risultati importanti hanno una cosa in comune: tanta acqua. E non è un caso se il Rosso di Buja si è esaltato in quelle condizioni proibitive. Non sono le sue uniche vittorie con queste avversità, ma rappresentano il suo biglietto da visita. Da dove deriva questa predisposizione? E come ci si prepara ad affrontare la preparazione invernale? Lo abbiamo chiesto direttamente al Rosso, intercettandolo telefonicamente al rientro da due giorni di ritiro e test dei materiali a Girona con l’Israel Start-Up Nation.
Sei un amante del freddo o semplicemente lo sopporti più degli altri?
Più che sopportazione è diventato abitudine, vivendo in Friuli-Venezia Giulia. Qui le temperature sono da inverno rigido. Una volta non è che potevi prendere l’aereo e andare in Spagna, soprattutto nelle categorie giovanili e a inizio carriera. Per cui ho imparato a conviverci con il freddo. Probabilmente deriva da questo la mia sopportazione. I primi anni da professionista in particolare ho sempre fatto gli inverni a casa, allenandomi con qualsiasi condizione e questo evidentemente mi ha aiutato. Ci vuole un po’ di spirito di sacrificio e adattamento.
La preparazione la fai a casa?
Se posso decidere, preferisco anche io allenarmi con il caldo. Però, insomma, allenarsi a casa non è impossibile e mi piace. Anche se avere dei momenti in cui ti concentri bene sulle tue cose fa bene. Infatti quest’anno prenderò su la mia famiglia e andrò a Gran Canaria. Lì so che mi posso dedicare alla bici e dopo l’allenamento alla famiglia, cosa che a casa è difficile che succeda.
E’ mattina, ci sono zero gradi e nebbia. Insomma è una classica giornata invernale. Apri l’armadio e cosa ti metti?
In condizioni di freddo vero, diciamo da zero a cinque gradi, scatta il piano con l’abbigliamento più caldo e performante. Una calzamaglia speciale, di quelle imbottite con strati rinforzati sulla parte anteriore delle cosce. Una giacca invernale unica, molto tecnica, in grado di tenere caldo come se fossero tre strati. Sotto, un intimo termico che può essere a maniche corte o lunghe, in questo caso lunghe. In pratica è come comporre un puzzle in base alle temperature a seconda di quanto freddo fa.
Mani, piedi e testa. Come ti proteggi?
Utilizzo calzini classici, così come per le scarpe. Preferisco mettere copriscarpe un po’ più spessi che tengono caldo, diciamo sopra i 2 millimetri di spessore. Così come per i guanti, specificamente invernali e molto tecnici. Poi una fascia felpata per le orecchie. E infine uno scaldacollo pesante, sagomato e aderente per non avere “spifferi”, comunque traspirante che mi permetta di non sudare troppo e regolare la temperatura.
In queste condizioni alleggerisci l’alimentazione?
No, anzi. Se fa molto freddo, preferisco mangiare di più. Perché il freddo ti porta a consumare più energie e calorie. Un adeguamento è richiesto anche sotto questo aspetto. Una barretta o due in più. Principalmente di scorta, per non avere crisi di fame che potrebbero essere più pesanti con temperature così basse.
Dopo la vittoria alle Tre Valli Varesine ci dicesti: «Queste giornate mi piacciono. Si deve correre a carte scoperte. E quando questo succede, devi essere coraggioso. Devi correre sapendo che puoi perdere tutto, ma è il modo migliore per arrivare a vincere. O comunque per me è anche il modo più bello». Come ci si prepara per gare con quelle avversità meteorologiche?
Lì la differenza grossa la fa il come ti vesti. Anche se durante la competizione entra in gioco di più l’aspetto mentale. E’ più incisivo che in allenamento. In allenamento puoi decidere di startene a casa mentre in gara ovviamente no. Anche il lato tecnico vuole la sua parte. Saper guidare la bici e non avere paura, fa parte delle abilità che ci vogliono per fare la differenza in quelle condizioni. Stessa cosa per le volte in cui non piove, ma l’asfalto è umido. Come spesso accade a inizio e fine stagione, in quei casi bisogna adattare lo stile di guida.
Quando partirà la tua stagione?
La stagione inizierà sicuramente a febbraio con le gare in Spagna. Stiamo ancora definendo il calendario quindi non so ancora niente. Di sicuro farò il periodo a Gran Canaria e poi andrò a Girona a gennaio per il ritiro con la squadra e poi da lì si comincia.
Hai già definito i tuoi obbiettivi per il 2022?
Dobbiamo ancora decidere, io ho espresso la mia volontà di andare al Giro d’Italia e partire con la stagione in funzione di quello. Vediamo cosa stabilisce la squadra, ma sono ottimista. Stessa cosa vale per le corse di avvicinamento, dobbiamo ancora definire il tutto.