Giro Italia

Coach Pino Toni, torna sui rapporti corti

30.12.2020
4 min
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Il tema sui rapporti lanciato qualche settimana fa da Michele Scartezzini non convince del tutto Pino Toni, tecnico e preparatore toscano sempre all’avanguardia. Lo abbiamo chiamato in causa per approfondire la questione e lui non ci ha messo molto a dire la sua.

Prima però riportiamo il passaggio chiave di Scartezzini, così da tenerlo a mente: «Se osserviamo lo sviluppo degli stradisti – diceva Scartezzini – ci si accorge che gli scalatori da 58 chili stanno scomparendo e quelli che fanno classifica sono tutti intorno ai 70 chili. Perché con l’avvento delle compact, più del peso conta la potenza. Se sul Mortirolo riesci a demoltiplicare i rapporti fino a trovare la cadenza che ti fa esprimere al meglio i tuoi watt, non serve essere leggerissimi come quando avevi soltanto il 25».

Matteo Fabbro
Fabbro in salita sfrutta il suo buon rapporto peso/potenza
Matteo Fabbro
Fabbro in salita sfrutta il suo buon rapporto peso/potenza

Intensity factor

Pino Toni analizza da un altro punto di vista la premessa di Scartezzini e riformula il tutto. Nella sua analisi il bilancio energetico ha la priorità rispetto alla scelta dei rapporti.

«Questa teoria non conta nelle corse a tappe e non ha a che fare solo con il rapporto watt/chilo – commenta Toni – Questo rapporto conta nel finale per andare forte in salita, ma il vero problema è che ci devi arrivare alla scalata e questo riguarda soprattutto chi vuol far classifica in un grande Giro. E’ prima di tutto una questione di energia, di quante se ne spendendo nel complesso della tappa: si chiama intensity factor. A quanta “intensità” sei dovuto andare. Faccio un esempio con numeri improvvisati. Un corridore di 51 chili per andare a 45 all’ora sfrutta l’85% del suo potenziale, uno di 65 chili spende il 70% questa differenza moltiplicata chilometro per chilometro, giorno per giorno alla fine è un bel gap. E’ una questione di capacità energetica. Io risparmio tutto il giorno e tu arrivi stanco all’imbocco della salita. Per questo vanno meglio i corridori di un certo peso.

«Vi dico questa. Io seguivo Matteo Fabbro. Nella prima tappa di un Romandia di qualche anno fa c’era da fare una cronoscalata e lui partì con 37,5 di febbre. Ciò nonostante Matteo, leggerissimo, si piazzò nei primi 15. In quel caso contava solo il rapporto potenza/peso».

rapporti
Il pacco pignoni Sram 10-33 che ha fatto discutere tra i pro’, ma desideratissimo dagli amatori
Rapporti
Il pacco pignoni Sram 10-33

Lo sviluppo metrico

Il discorso sulla leva, sui rapporti più corti, magari torna utile in altre situazioni, quando per esempio un velocista o un gregario quel giorno si deve salvare.

«Ecco, in quel caso è chiaro che montare il 34 è meglio – dice Toni – Se devo fare l’Alpe d’Huez per arrivare nel tempo massimo, monto la compatta e faccio più pedalate, risparmio un po’ il muscolo per il giorno dopo. Ma è chiaro che non parliamo più di prestazione.

«Voi di bici.PRO avete tirato fuori qualche giorno fa il discorso delle prime compatte di Fsa usate da Hamilton. Io dico che i rapporti piccoli non vanno incontro agli scalatori. Hamilton vinse perché aveva una clavicola rotta e non poteva fare forza sul “core”, sul sistema incrociato di braccia, busto e gambe. E quindi ha lasciato tutto il lavoro sulle gambe.

«Perché si usano quelle tipologie di rapporti? Perché sono cambiati i percorsi. Si cercano sempre più spesso pendenze estreme che 15-20 anni fa non c’erano. Ai tempi in cui ero in Srm ho fatto molti test e alla fine mi sono accorto che quel che conta è lo sviluppo metrico. Se tu ad un corridore potessi oscurare il rapporto che sta usando, a parità di sviluppo metrico non si accorgerebbe se sta spingendo un 34 o un 39».

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L’incrocio della catena da evitare: in questo caso 53×28
L’incrocio da evitare: in questo caso 53×28

Incroci e rapporti corti

E pure i corridori della Vini Zabù (e non solo loro) al Giro non avevano gradito molto il 10 al posteriore, pur avendo uno sviluppo metrico quasi identico al 53×11. Quindi un po’ lo sentono eccome.

«Vero, ma in questo caso parliamo in un pignone estremo, talmente piccolo che fa molto attrito. Perché in molti montano il bilanciere Ceramic Speed con le rotelle maggiorate? Perché la catena scorre di più. Si guadagnano 5 watt, con catena nuova. Con il pignone da 10 denti alcuni miei ragazzi hanno perso delle crono, lo dico dati alla mano.

«Un’altro aspetto da valutare è l’incrocio della catena. E’ importante che sia dritta il più possibile. Gli incroci vanno sempre evitati. Anche in questo caso c’è più attrito e più dispersione. Provate a fare le pedalate all’indietro con 53×25 o con il 53×15. Con il 25 la catena prima o poi salta, con il 15 gira “liscia”.

«Non è tanto una questione di demoltiplicazione – conclude Toni – E’il Vo2 Max che libera la potenza. Io dico che alla fine è importante scegliere il rapporto che ti serve e quello lo trovi dall’insieme tra la pendenza, il tuo peso, la tua forza e la tua condizione. E’ quello che ti deve far spingere al meglio».