La passione per il ciclismo e l’eccellenza enologica italiana tornano a incontrarsi anche nell’edizione 2025 del Giro d’Italia, grazie al rinnovo della storica partnership tra Astoria Wines e la Corsa Rosa. Un legame nato nel 2012 e diventato negli anni un simbolo della festa sul podio, con lo spumante trevigiano a celebrare i vincitori di tappa e i detentori delle maglie più ambite.
Per il quattordicesimo anno consecutivo, Astoria si conferma “Official Sparkling Wine” del Giro d’Italia, con le sue inconfondibili bottiglie Jeroboam da tre litri pronte a essere stappate in ogni tappa: dalla Maglia Rosa alla Ciclamino, dall’Azzurra alla Bianca, ogni giorno il brindisi è rigorosamente made in Treviso. A rendere ancora più speciale l’edizione 2025 è stata la partenza dall’Albania, occasione che ha spinto l’azienda a realizzare una bottiglia ufficiale dedicata, con etichetta celebrativa “Shqipëria”, già diventata un must tra gli appassionati: oltre 15.000 pezzi venduti nei primi mesi.
Pedersen è stato il grande protagonista delle tappe albanesi con due vittorie su trePedersen è stato il grande protagonista delle tappe albanesi con due vittorie su tre
Oltre i confini
Il ciclismo, sport popolare e seguito a livello internazionale, si è rivelato un veicolo strategico per la promozione del marchio Astoria Wines nel mondo.
«In questi anni – ha dichiarato l’amministratore delegato di Astoria Wines Filippo Polegato – abbiamo portato il nostro spumante in tutta Italia e ben oltre i confini nazionali, grazie anche alle grandi partenze dall’estero. Israele, Ungheria, Danimarca e oggi i Balcani sono mercati nei quali la visibilità ottenuta con il Giro ha fatto la differenza. La tappa in Albania ha suscitato grande entusiasmo e ci sta aprendo nuove strade commerciali».
Nairo Quintana e Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria WinesNairo Quintana e Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria Wines
Innovazione sostenibile
Ma non è solo una questione di visibilità. Astoria è un’azienda che ha fatto dell’innovazione sostenibile uno dei suoi tratti distintivi: nel 2024 ha introdotto sul mercato il primo tappo green in bioplastica ricavata dalla canna da zucchero, utilizzato proprio nelle bottiglie ufficiali del Giro. Una scelta coerente con la crescente attenzione del brand verso l’ambiente e le nuove sensibilità dei consumatori.
E per chi ama il brindisi leggero, Astoria è stata pioniera anche sul fronte del “Low Alcol”, portando già nel 2012 sul podio il suo “9.5 Cold Wine”, uno spumante brut da soli 9.5 gradi, diventato un riferimento nel segmento.
Il momento simbolico dell’edizione 2025 sarà il 25 maggio, quando la carovana del Giro passerà davanti alla sede di Astoria a Refrontolo (Treviso), durante la tappa che da Fiume Veneto condurrà i ciclisti alla mitica salita del Monte Grappa, con arrivo ad Asiago. Un omaggio alla lunga collaborazione tra il Giro e un marchio che ha saputo coniugare qualità, stile e passione per il grande ciclismo.
Le bottiglie ufficiali del Giro d’Italia 2025 sono disponibili online cliccando www.astoriawineshop.it, pronte per essere stappate da tifosi, collezionisti e appassionati delle due ruote.
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VITTORIO VENETO – Mentre saliamo per la strada che da Vittorio Veneto porta a casa di Marzio Bruseghin, gli siamo grati per aver declinato l’invito a fare questa intervista in bicicletta. Già in macchina le rampe sono impressionanti, certamente sopra il 20%, con fondo in cemento irregolare, intervallate ogni dieci metri da canalette per l’acqua. Il nome della strada d’altronde non mente: Via Sfadigà.
Ad accoglierci arriva Bruna, la mamma di Marzio, cuoca ufficiale di San Maman, l’agriturismo che gestiscono. Ci fa entrare, il caminetto è acceso. Appoggiate sopra in bella mostra, una fila di statuette di asini di ogni tipo e colore.
Sopra il caminetto fanno bella mostra molte statuette di asini, arrivate da tutto il mondoSopra il caminetto fanno bella mostra molte statuette di asini, arrivate da tutto il mondo
Bruseghin arriva pochi secondi dopo. «Scusa, stavo facendo un lavoro in cucina, ci prepariamo per il fine settimana».
Lo ringraziamo calorosamente per averci evitato quella rampa micidiale. «Adesso vado in bici una volta ogni due anni – dice sorridendo – e questo è l’anno no. E quella salita lì l’ho già fatta abbastanza in vita mia».
Anche perché tra vigna, animali, agriturismo il tempo per pedalare è oggettivamente poco. Ci sediamo e apre una bottiglia di Amets, il Prosecco che produce. Iniziamo chiedendogli come va il lavoro agricolo in questo periodo dell’anno.
«Adesso non c’è moltissimo da fare in vigna – racconta – quindi approfitto per fare tutti i lavoretti che nelle altre stagioni rimando sempre. Poi ho comunque gli animali a cui star dietro e il fine settimana c’è l’agriturismo. La prossima settimana in ogni caso inizio la potatura, che andrà avanti mesi, di solito finisco poco prima di Pasqua».
Amets, l’etichetta prodotta da Bruseghin, naturalmente a tema asinoAmets, l’etichetta prodotta da Bruseghin, naturalmente a tema asino
Ma fai tutto da solo?
Io e mio papà. Io taglio i tralci, lui li piega e li lega. Abbiamo quasi 20.000 piante da curare una ad una, e quindi ci vuole il suo tempo.
Come hai imparato questo mestiere, i tuoi genitori erano vignaioli?
Loro no, ma i miei nonni erano contadini. Quando avevo circa 28 anni ho iniziato a pensare a cosa avrei voluto fare da grande, così nel 2002 ho comprato questo posto. Nel 2004 abbiamo piantato i primi vigneti poi via sempre di più. Invece l’agriturismo è arrivato molto dopo, nel dicembre del 2019. Forse è brutto dirlo, ma quando smetti di correre non sai fare niente, al futuro bisogna pensarci per tempo. Se non resti nell’ambiente, una volta finita la carriera non serve a tanto saper andare in bicicletta.
Non hai mai pensato di restare nel mondo del ciclismo?
Sinceramente no, la vita da nomade mi pesava e continuare a quel modo sarebbe stato difficile per me. Volevo fare altro, e poi questo lavoro mi piace. All’aria aperta, in mezzo alla natura, con i miei ritmi. Dopotutto il lavoro degli sportivi è uno dei più precari che esista, quindi avere qualcosa di solido mi dà molta tranquillità.
L’azienda agricola di Bruseghin è nata nel 2002L’azienda agricola di Bruseghin è nata nel 2002
Credi che il mondo del ciclismo sia più difficile ora che ai tuoi tempi?
Credo di sì, perché adesso i posti buoni sono più buoni, ma anche molti meno. Una volta non c’era tutto questo divario tra le squadre, ora se non sei in una World Tour è difficile essere seguiti bene. Poi adesso è diventato proprio un altro sport.
In che senso?
Sei sotto pressione tutto il tempo, occorre pensare a come promuoversi, a come vendersi. Non solo in gara, ma anche e soprattutto a livello di comunicazione. Devi interagire ogni giorno con i social ed essere sempre disponibile, quando invece noi magari potevamo staccare del tutto per settimane volendo. Ora invece quell’aspetto è parte integrante del lavoro.
All’entrata del locale si è accolti dalla sagoma di un asino illuminatoAll’entrata del locale si è accolti dalla sagoma di un asino illuminato
Uno sport più ansiogeno?
Per noi forse sì, ma per i ragazzi di oggi magari no, perché in questo mondo ci sono cresciuti. La generazione ansiogena ormai è andata in pensione… Poi c’è anche da dire che adesso il ciclismo è un prodotto venduto meglio, non a caso è più di moda ora che vent’anni fa.
A proposito di ciclismo come prodotto, che idea ti sei fatto sulla vicenda dello slittamento della presentazione del Giro?
La partenza dall’Albania secondo me è una bella idea. Certo però che non si può arrivare a presentare un evento del genere a gennaio, se salta il piano A devi già avere un piano B pronto. Secondo me più generale c’è un problema a monte. Vegni è come uno sceneggiatore o un regista che deve fare il suo film utilizzando ventuno scene, in modo che stiano assieme il meglio possibile. Invece la sensazione che ho è che mettano insieme queste ventuno scene senza un’idea sotto.
Bruseghin indica le sue vigne, in tutto quasi ventimila pianteBruseghin indica le sue vigne, in tutto quasi ventimila piante
Un esempio?
La tappa con arrivo ad Asolo di quest’anno, che in teoria doveva essere di riposo. Ma non pensano al fatto che se cadi o hai un problema meccanico poco prima dello strappo finale è un attimo perdere anche due minuti, cioè più che in una salita dolomitica. Il fatto è che così i corridori si stancano anche mentalmente, e poi quando è ora non danno spettacolo. Invece servono anche i trasferimenti veri, per arrivare freschi nelle tappe davvero importanti. Come anche secondo me sarebbe fondamentale mettere la neutralizzazione ai – 5 km nelle tappe in pianura.
Visto che siamo in tema Giro, ci racconti un po’ del tuo anno magico, il 2008, in cui hai fatto terzo in classifica generale?
Quello è stato l’anno in cui ho raccolto i risultati più importanti, ma anche la stagione precedente avevo fatto buone cose. In realtà erano 3-4 anni che stavo bene, in cui avevo raggiunto forse il mio livello massimo. Nel 2008 ci sono state varie combinazioni di eventi, tutto si è incastrato al meglio e il settimo posto del 2007 si è trasformato in terzo. Ma non è che io fossi migliorato chissà che, sono state le situazioni che hanno girato bene. A volte, come in tutto, serve anche la fortuna.
Al momento gli asini sono diciannove, un grande passione e un aiuto per tenere puliti i prati dell’aziendaAl momento gli asini sono diciannove, un grande passione e un aiuto per tenere puliti i prati dell’azienda
Nel frattempo la luce sta calando e prima che sia buio facciamo un giro a vedere tutti gli animali dell’azienda. Bruseghin e famiglia hanno maiali, galline, anatre, conigli. E poi, naturalmente, gli asini, che in questo momento sono diciannove.
Com’è nata questa passione?
Quando ho comprato questo posto c’erano già sei asini del precedente proprietario, e un po’ alla volta mi sono affezionato, molto semplicemente. Anche perché sono utilissimi per tenere pulito il prato. Nel tempo poi sono diventati il simbolo sia del lavoro in vigna che del ciclismo. Adesso sono come i cani, li chiamo e loro arrivano. Al punto che ora mi dicono che sono più famoso come “quello dei mus” che come corridore. E forse non hanno tutti i torti…
Il vino Amets è anche scelto della Liquigas come regalo di NataleIl vino Amets è anche scelto della Liquigas come regalo di Natale
Gli asini sono anche il simbolo del vino che producete, l’Amets. Ce ne parli?
Facciamo tre tipi di vino, Prosecco DOCG, Extra Dry e Colfondo, circa 40 mila bottiglie l’anno. Tutto biologico. Vendiamo in Italia ma anche all’estero, soprattutto in Norvegia, Croazia e Olanda. Le consegne vicine la faccio direttamente io con il furgone, e mi piace perché è anche un modo per coltivare, oltre alle viti, le amicizie. È questo il bello del vino, si presta a fare due chiacchiere, a stabilire un rapporto umano. Alla fine il contadino è ancora quello che produce qualcosa di tangibile, reale. Dal niente creiamo un prodotto che magari dura anni, decenni.
Una bella soddisfazione, specie se lo si fa quasi tutto con le proprie mani come in questo caso…
Esattamente. Poi c’è anche un altro aspetto che mi piace, quello spaziale. Come un articolo che può venire letto anche in Giappone da persone che non conosci, così anche il vino può trasmettere un’emozione fino dall’altra parte del mondo.
Vino e affettati, tutto di produzione propriaVino e affettati, tutto di produzione propria
Bruseghin va a prendere degli affettati, tutti rigorosamente fatti in casa, e torna con un vassoio pieno di insaccati dall’aspetto molto allettante. Quando torna chiedo se si vede da un’altra parte, magari tra qualche anno.
«Non credo – risponde – qui sto proprio bene. Riesco a fare quello che mi piace senza correre troppo. Poi durante il fine settimana quando il ristorante è aperto lavo i piatti, mia mamma cucina e mia sorella serve ai tavoli. Abbiamo pochi coperti, venticinque massimo, perché vogliamo che le persone si sentano coccolate, dare il miglior servizio possibile. La verdura che si mangia a pranzo la raccolgo la mattina stessa, quindi altro che fresca, quasi ancora si muove… E questa qualità la puoi dare solo se fai numeri piccoli, cosa che mi lascia anche il tempo di stare con i clienti e fare due chiacchiere su vino e sport».
Bruseghin fuori dalla terrazza dell’agriturismo con il suo cane, compagno di mille avventureBruseghin fuori dalla terrazza dell’agriturismo con il suo cane, compagno di mille avventure
Quindi la bici scende dal chiodo davvero solo una volta ogni due anni?
Sì sì, proprio così. L’anno scorso degli amici mi hanno portato a fare un giro da Cortina col passo Tre Croci e le Tre Cime: durissimo. Alla fine della giornata ero molto felice di sapere che non l’avrei più toccata per due anni. Perché poi la bici soffre di una strana forma di Alzheimer, non si ricorda chi sei, cosa hai fatto, quante tappe hai vinto. Ti guarda come se non ti conoscesse.
Ultima domanda. Quando correvi tenevi il tempo sulla salita di casa per capire se eri in forma, come molti colleghi?
Tieni conto che quelle rampe hanno punte al 28% e io le facevo con 39×25, massimo 39×27. Quindi no, mai tenuto il tempo una volta in vita mia, mi bastava riuscire ad arrivare a casa in qualche modo. Anzi, se trovavo una macchina o un trattore mi facevo tirare molto volentieri.
Durante la tappa di ieri alla Adriatica Ionica Race, abbiamo incontrato Flavio Vanzella e i suoi vini a Cima Grappa. I suoi ricordi. E la sua vita di adesso
Il primo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, dopo aver descritto il secondo nel dettaglio, è un’andata e ritorno al mare sulle due sponde della Val Tesino. Partenza e arrivo sono collocate a San Benedetto del Tronto, in uno dei lungomare più curati della costa marchigiana.
Primo anello, si sale
Il tracciato si sviluppa in senso orario per un totale di 84 chilometri e 1.420 metri di dislivello quindi, come abbiamo ormai imparato da questa regione, è bene non prenderlo sottogamba. La pressoché totale assenza di pianura, ad eccezione appunto per i dintorni di San Benedetto, suggerisce prudenza.
La rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita veraLa rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita vera
Si comincia verso sud, ma appena superato il porto si svolta a destra per seguire in direzione di Acquaviva Picena. Dopo nemmeno 4 chilometri dal via ci sono subito pendenze significative (3 chilometri al 6 per cento) per portarsi in cresta alla collina che divide la vallata del Tronto da quella del Tesino. Tutto l’itinerario si svolge in effetti a quote collinari, tra i 250 ed i 500 metri, con continui saliscendi.
Splendida Offida
Superata Acquaviva, sovrastata dalla sua Fortezza Medievale, si superano le frazioni di San Savino e di Borgo Miriam. Si giunge a Offida, piacevole paese ricco di testimonianze storiche, nonché caratterizzato dalla lavorazione artigianale del merletto a tombolo. Si può sostare in Piazza del Popolo per ammirare il Palazzo Comunale. Ma senz’altro è d’obbligo una visita a Santa Maria della Rocca, una chiesa appena fuori dal centro storico, che sorge su uno sperone di roccia a picco sulla vallata sottostante.
Offida, paese di artisti, ricamatrici al tombolo e grandi produttori di vino. Questa è Piazza del Popolo
A Offida merita la visita anche Sant Maria della Rocca, a strapiombo sulla rupe
Offida, paese di artisti, ricamatrici al tombolo e grandi produttori di vino
A Offida merita la visita anche Sant Maria della Rocca, a strapiombo sulla rupe
La terra del vino
Salendo per la frazione San Barnaba si prende la strada che conduce a Castignano (nella foto di apertura i festeggiamenti di Templaria,ispirati al mito dei cavalieri crociati, che si svolgono ad agosto). Prima di arrivare in paese c’è uno strappo di un paio di chilometri al 6 per cento. Si possono ammirare i calanchi scoscesi egli impervi declivi delle colline, magistralmente lavorate dagli agricoltori del posto. Si distinguono soprattutto i produttori di vini quali il Rosso Piceno e, tra i bianchi, la Passerina e il Pecorino.
L’Ascensione è una presenza fissa quando si pedala nnella valle del Tesino
Castignano è il paese di tradizioni antiche e grandi cantine (foto Taddei)
L’Ascensione è una presenza fissa quando si pedala nnella valle del Tesino
Castignano è il paese di tradizioni antiche e grandi cantine (foto Taddei)
Arrivo a Ripatransone
Dopo Castignano si scende leggermente per raggiungere Rotella, dove è possibile ammirare la Torre Civica dell’Orologio ed il Parco delle Rimembranze dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Si è praticamente risalito l’intero corso del Tesino che nasce nelle vicinanze (a Force). Ci si appresta invece a ritornare verso l’Adriatico sulla cresta della collina che prima vedevamo alla nostra destra, ovvero quella che divide la Val Tesino dalla Val d’Aso. Si torna a salire verso Montedinove e Montalto delle Marche (520 metri di quota e punto più alto dell’anello), quindi 5 chilometri di dolce discesa portano in direzione di Cossignano.
L’ultima fatica è quella per arrivare a Ripatransone (4 chilometri al 5 per cento ma con punte nel finale del 7-8 per cento), ripagata dalla stupenda vista sulla vallata sottostante e sulle montagne all’orizzonte, dai Monti della Laga fino ai Sibillini. Ultimi 15 chilometri di discesa per tornare a San Benedetto.
L’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romaniL’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romani
Il terzo anello e il Vettore
Il terzo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, promosso da Marche Outdoor, è invece quello più interno. Ed anche il più corto con i suoi 57 chilometri (dislivello di 1.200 metri circa). La partenza è situata presso gli impianti sportivi di Venarotta.
Subito ci attende una salita di 4 chilometri al 5 per cento, dove, sulla destra, si può ammirare il Monte Ascensione che domina Ascoli (presenza costante negli ultimi due anelli). Allo scollinamento si prosegue verso sinistra, scendendo a Palmiano, con i Monti Sibillini sullo sfondo. Da questo piccolo borgo di nemmeno 200 abitanti ci sono 18 chilometri di leggero e costante falsopiano (2 per cento) per arrivare ai 920 metri di Monte Propezzano. Quindi tre chilometri di discesa per poi risalire verso Balzo, sempre con pendenze lievi. Siamo ai piedi del Monte Vettore, che si erge davanti a noi con i suoi 2.476 metri.
Roccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale: pezzo forte del secondo dei tre anelliRoccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale
Roccafluvione e i tartufi
Proseguendo, potremmo cimentarci con l’impegnativa salita di Forca di Presta, ma il nostro itinerario invece piega verso est. Andiamo a prendere un altro lungo falsopiano, stavolta discendente, che segue il corso del Fluvione (affluente del Tronto). Superiamo l’abitato di Uscerno e raggiungiamo Roccafluvione. Questo paese è noto per il Tartufo Nero Pregiato.
Inizia da qui l’ultima asperità dell’ultimo di questi tre anelli per risalire a Venarotta (3,5 chilometri al 4 per cento) per poi ritornare al punto di partenza di questo itinerario non particolarmente duro, ma molto appagante dal punto di vista paesaggistico.
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Filippo Zana riscatta un Giro opaco e vince la Adriatica Ionica Race. Maglia presa sul Grappa e poi difesa. Gamba ritrovata, ora si sogna più in grande
Vanzella è uguale a quando correva. Nel villaggio hospitality della Adriatica Ionica Race sul Monte Grappa, Flavio ha portato i vini della sua cantina e ha colto l’occasione per salutare alcuni vecchi amici. Gente che prima componeva la sua quotidianità e che invece, una volta uscito dal ciclismo, aveva perso di vista.
«Nel 1998 – racconta – ho smesso di correre e ho iniziato pian piano con i vini, perché erano la mia passione, non volendo rimanere nel ciclismo. Mi sono ambientato gradualmente, non è stato facile lasciare un mondo come il ciclismo e spostarsi nell’agricoltura e nel vino. Non volli rimanerci perché ero ormai appesantito dall’essere sempre in giro, dall’essere ogni giorno in un hotel. Era diventato faticoso per me muovermi da casa, quindi ho fatto questa scelta e ne sono orgoglioso».
Nel 1988 Vanzella corre le Olimpiadi a Seoul nella 100 Chilometri. Qui con Roberto MaggioniNel 1988 Vanzella corre le Olimpiadi a Seoul nella 100 Chilometri. Qui con Roberto Maggioni
Di vino e di ciclismo
Un metro e 84 per 78 chili, Vanzella smise di correre nel 1998 a 34 anni, dopo dieci stagioni da professionista. Fece le ultime due alla Française des Jeux, a chiusura di una carriera che lo vide iridato nel 1987 e quinto alle Olimpiadi l’anno dopo nella Cento Chilometri. Vinse solo tre corse da pro’ e per due giorni al Tour del 1994 indossò la maglia gialla. Ma la sua è stata una carriera monumentale soprattutto nel ruolo di gregario. Al servizio prima di Saronni, poi di Ballerini, Cipollini, Chioccioli e anche Bugno.
«Mi dispiace – ammette Vanzella – aver tralasciato così tanto il ciclismo per il lavoro. Ritrovarsi qui dopo tanto tempo è bello. E’ bello ritrovare vecchi amici. Il ciclismo è allenamento, dedizione e passione. Fare il vino gli assomiglia molto come dedizione e impegno. Anche questo è un allenamento, perché bisogna capire, costruire e portare avanti i tuoi vitigni e il tuo vino come vorresti che sia. Ci vuole tanto impegno, tanta dedizione e fatica, quindi assomiglia molto al ciclismo».
Vanzella con Amadio, entrambi grandi cronoman con un anno di differenzaVanzella con Amadio, entrambi grandi cronoman con un anno di differenza
L’effetto Ca’ del Poggio
Risotto, salumi, formaggi, vini, birra e dolci tipici. Nella corsa di Argentin c’è spazio anche per l’enogastronomia. Così il piatto tipico sul Grappa è stato realizzato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto, accompagnati da un professore vestito da chef e dal preside in doppio petto. E mentre in un angolo del villaggio viene illustrata la preparazione del risotto, Vanzella va avanti a raccontare.
«I miei genitori avevano acquistato l’azienda a Susegana nel 1966 – dice – tanti anni fa. Io sono nato in un paese lì vicino, a Vazzola, ma a due anni ci siamo spostati nell’azienda che ancora oggi produce principalmente prosecco e altri vini rossi. Siamo vicini al Muro di Ca’ del Poggio, che per fortuna quando correvo io non c’era ancora. Se non erro, era ancora su una strada bianca. Però va riconosciuto ad Alberto Stocco di aver fatto veramente una bella cosa a inventare questa strada, questo muro. Perché ormai è meta di tantissimi ciclisti della zona e anche dall’estero».
Il risotto al formaggio Piave Doc preparato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto
Per il risotto di Cima Grappa, riso carnaroli e formaggio Piave Vecchio Selezione Oro
Fronte al pubblico per gli studenti (e il professore) dell’istituto Giuseppe Maffioli
Il formaggio su Cima Grappa viene dall’azienda Lattebusche
Fra le cantine invitate, Ai Galli di Pramaggiore, in provincia di Venezia
I salumi sul Grappa erano forniti da Becher, già sponsor di altre discipline sportive
Le ciliegie di Maser sono grandi come… noci. Altra specialità offerta nell’hospitality
Gli studenti del Giuseppe Maffioli hanno pensato anche ai prodotti di pasticceria
Il risotto al formaggio Piave Doc preparato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto
Per il risotto di Cima Grappa, riso carnaroli e formaggio Piave Vecchio Selezione Oro
Fronte al pubblico per gli studenti (e il professore) dell’istituto Giuseppe Maffioli
Il formaggio su Cima Grappa viene dall’azienda Lattebusche
Fra l cantine invitate, Ai Galli di Pramaggiore, in provincia di Venezia
I salumi sul Grappa erano forniti da Becher, già sponsor di altre discipline sportive
Le ciliegie di Maser sono grandi come… noci. Altra specialità offerta nell’hospitality
Gli studenti del Giuseppe Maffioli hanno pensato anche ai prodotti di pasticceria
Un’azienda familiare
E così, nel segno di una dedizione molto simile, dopo aver versato un calice di rosso fatto da un blend fra merlot e cabernet, Vanzella spiega che la sua è una giornata di campo. Qui è con il suo enologo, che illustra al pubblico presente le caratteristiche del loro vino.
«La mia è una vita di cantina – dice – ma ci sono anche i lavori di ufficio, che si devono seguire assolutamente. Però c’è una persona importante di cui mi fido, che sta portando avanti tutta la burocrazia. E nel vino ce n’è tanta! In tutto abbiamo 20 ettari e facciamo circa mezzo milione di bottiglie all’anno. E’ un’aziendina piccola, familiare. Comunque sta andando bene e speriamo che continui così. Il mercato del vino non è semplice.
«Il prosecco ha un gran nome, ma alla fine ci sono le grandi aziende che hanno il vantaggio di andare in tutti i mercati del mondo. Noi piccolini invece portiamo avanti la nostra nicchia e i nostri clienti. Ci mettiamo impegno e tempo, ma va bene così. Ognuno al suo posto. C’è chi è bravo a portare avanti grosse realtà e chi si gestisce la propria».
Sul podio, Vanzella con Fortunato, Poli e Scirea
Nel 1987 l’Italia della 100 Chilometri conquista il titolo mondiale
Vanzella, classe 1964, lavora nell’azienda di famiglia dal 1998
Sul podio, Vanzella con Fortunato, Poli e Scirea
Nel 1987 l’Italia della 100 Chilometri conquista il titolo mondiale
Vanzella, classe 1964, lavora nell’azienda di famiglia dal 1998
Tempo di ricordi
Lavoro e cantina. Il gusto di raccontare il vino e insieme l’occhio che scintilla incontrando Beccia e Roberto Amadio, un anno più di lui e altro reduce da quelle cronometro così lunghe.
«Del ciclismo mi restano tanti ricordi – dice – soprattutto quando vieni in questi posti e trovi i vecchi compagni di squadra, i vecchi corridori. Avevamo vent’anni, eravamo sempre noi, quindi abbiamo tanti ricordi. Magari con qualcuno non avevi grandi rapporti, ma quando finisci capisci che ognuno correva per la sua strada e faceva il suo lavoro. E allora ritrovarsi è bello. Parlare del passato e di bei ricordi.
«Io ho avuto la fortuna di vivere un periodo di cambiamento. Ho iniziato che c’erano i fili esterni, poi si è passati ai Look. Le bici da crono erano le più tecnologiche con le ruote lenticolari. E’ passato tanto. La bicicletta per ora è più in garage che fuori. Ultimamente ho ripreso piano piano, ma vedo che la fatica è sempre tanta. Vorrei ricominciare, però mi manca la grinta. Adesso però ci metto del mio e vorrei riprovare a fare qualche giretto domenicale. Così, in amicizia…».
Filippo Zana riscatta un Giro opaco e vince la Adriatica Ionica Race. Maglia presa sul Grappa e poi difesa. Gamba ritrovata, ora si sogna più in grande
Una settimana alla LIegi. Riviviamo qualche sapore di quelle stradine con Moreno Argentin, che l'ha vinta 4 volte. E intanto pensa alla sua Adriatica Ionica
Cortina d’Ampezzo. La tappa dolomitica che ha visto trionfare sotto la pioggia e la neve del Passo Giau Egan Bernal è da poco terminata. Con ancora negli occhi lo splendido assolo del Campione colombiano sul traguardo di via Roma, e con ancora nel cuore il ricordo del suo bellissimo gesto di rispetto nel confronti della maglia Rosa e del Giro d’Italia più in generale, incontriamo in un albergo a pochi metri dal traguardo Filippo Polegato: il Direttore commerciale Astoria Winesnonchè parte attiva (o meglio, attivissima…) della quarta generazione a cui fa capo la società A.C., il gruppo a cui appunto Astoria fa riferimento.
Astoria e il ciclismo: come è nato questo binomio che pare davvero indissolubile?
Sembra strano, ma è nato quasi casualmente. Con Astoria abbiamo da sempre sostenuto iniziative sportive, in modo particolare il calcio. Nel corso degli anni abbiamo difatti affiancato squadre venete importanti come il Treviso, il Vicenza e poi il Cittadella. A proposito di quest’ultima, un vero peccato che non sia approdata in Serie A avendo perduto lo spareggio dei playoff con il Venezia, altra squadra che per diversi motivi abbiamo nel cuore. Ma sono sicuro che ci rifaremo l’anno prossimo…
Torniamo al ciclismo?
Dopo qualche anno dall’inizio delle nostre sponsorizzazioni sportive abbiamo avuto la fortuna di dar seguito ad un suggerimento di Enrico Zanardo, oggi nostro attivissimo promoter. Enrico – che nel mondo delle due ruote a pedali è una vera e propria istituzione – ci ha difatti suggerito di investire in termini di comunicazione e visibilità in questo sport così popolare. Da quel giorno in avanti la nostra corsa è incominciata, e devo dire che oggi andiamo davvero molto, ma molto veloci.
Egan Bernal festeggia sul podio del Giro con il Prosecco Doc Rosé di AstoriaEgan Bernal festeggia sul podio del Giro con Astoria
Dieci anni di Giro d’Italia, quale bilancio?
Per la nostra azienda, il Giro d’Italia – e tutte le corse RCS Sport più in generale – rappresentano un punto di assoluto valore. La visibilità che la Corsa Rosa in modo particolare ci garantisce è davvero elevatissima. In questi dieci anni di collaudata partnership devo però ammettere che anche noi come Astoria abbiamo reso questo investimento assolutamente performante, per usare un termine molto vicino al mondo dello sport.
In che senso?
Pensate, una volta presentato il Giro, e questo avviene generalmente in novembre, mettiamo a punto la nostra strategia, ed entro il successivo mese di gennaio tutto deve essere pronto per ottimizzare la nostra campagna promozionale e vendite per il mese di maggio. Mi riferisco al design delle bottiglie, alla loro personalizzazione, e poi alle offerte da riservare, alle iniziative da creare ed organizzare durante le tre settimane del Giro, agli agenti da coinvolgere, alle campagne pubblicitarie da prevedere… e non è tutto!
Cosa manca?
Per ottenere un risultato, il nostro team deve funzionare come un meccanismo perfetto. Ed oggi posso dire con un pizzico d’orgoglio che la squadra che ho il privilegio di coordinare gira davvero molto bene.
L’etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappaL’etichetta personalizzata con il nome del vincitore di tappa
Che peso ha avuto questa vostra partnership con la Corsa Rosa a livello commerciale?
Molto positivo. Il ciclismo è un veicolo di promozione straordinario, se poi come appena detto tutta l’attività si riesce a ben ottimizzare… meglio ancora. La nostra forza vendite in Italia è molto capillare: contiamo difatti su ben 160 agenti, e coordinarli non è semplice. Ma eventi come il Giro ci permettono di realizzare campagne di sell-out decisamente notevoli. Il Giro è un volano perfetto per un brand come il nostro.
Ecco, ci parli un po’ di Astoria…
Oggi Astoria è un brand che si rivolge al mondo Horeca, a quello della ristorazione e a quello dei Wine Bar, ed è presente in ben 100 paesi nel mondo. Trenta di questi sono quelli dove realizziamo un fatturato importante, e mi piace spesso pensare che parte di questo successo sia anche legata alla nostra visibilità nel mondo del ciclismo. Va poi considerato che lo stesso Giro da qualche anno alterna partenze dall’Italia e dall’estero. E proprio quando il via è programmato oltre confine i nostri sforzi si intensificano per così magari aumentare la quota in quella nazione. Per darvi qualche esempio, è stato così negli anni scorsi in Israele, in Danimarca, in Olanda…».
Quest’anno Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d’ItaliaQuest’anno Astoria ha festeggiato 10 anni di collaborazione con il Giro d’Italia proponendo una serie di bottiglie speciali
Astoria è un’azienda molto sensibile al rispetto di moltissimi valori sociali. Lo sport, ed il ciclismo in modo particolare, quali spunti vi hanno trasmesso per proseguire con queste campagne?
Verissimo, è proprio così. Da sempre siamo molto vicini – alle volte a dire il vero combattiamo… – a numerose campagne sociali ed etiche. Per noi il rispetto della persona, del genere, ma anche del lavoro e dell’ambiente sono questioni davvero di primaria importanza. In occasione del Giro d’Italia appena concluso abbiamo ideato una bottiglia speciale, da collezione e dipinta di rosa, con cui sul podio ha festeggiato tutti i giorni il leader della classifica generale. Rosa la bottiglia – rigorosamente personalizzata con nome e cognome del corridore – ma anche il contenuto della stessa, trattandosi di un Prosecco DOC Rosé… favoloso. A Giro concluso, Egan Bernal non solo si è portato a casa la sua bottiglia Astoria Special Edition, ma ne ha firmate per noi altre 100: una serie numerata che abbiamo messo in vendita, e che è andata rapidamente esaurita, il cui ricavato verrà devoluto ai progetti della Fondazione Michele Scarponi.
Una bellissima iniziativa…
Volevamo creare qualcosa di unico per celebrare i nostri dieci anni a fianco del Giro, e con la Special Edition 10 non solo porteremo la festa a casa di 100 grandi appassionati, ma potremo anche omaggiare la memoria di Scarponi: un uomo che ha incarnato i valori più belli del ciclismo. E a tal proposito, consentitemi di ringraziare Alessandra Cappellotto e Cristian Salvato in veste di responsabili dell’ACCPI per averci aiutato a realizzare questo bellissimo progetto con la Fondazione Scarponi, che è nata con l’obiettivo dichiarato affinché nessuno muoia più a causa della violenza stradale: un obiettivo da perseguire con progetti dedicati alla sicurezza stradale e alla mobilità sostenibile.
Per il futuro, e sempre nel mondo del ciclismo, di impegni e partnership oltre confine ne immaginate?
Certo, noi non ci fermiamo… Saremo ufficialmente partner del prossimo Giro di Polonia, evento WorldTour di grande rilievo. E poi moltissime altre corse a livello internazionale già brindano sul podio con Astoria. Pensate, anche in Ruwanda!
Egan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria WinesEgan Bernal a sinistra, con Filippo Polegato Direttore commerciale di Astoria Wines
E al Tour de France si potrà mai vedere un vino italiano sul podio?
Magari, mi verrebbe voglia di rispondere. Ma sul tema vino, e non solamente su quello, penso che i francesi preferirebbero non brindare piuttosto che farlo in casa loro e con un vino italiano… Battute a parte sarebbe un altro bellissimo sogno… mai dire mai».
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Il Giro d’Italia oramai in rampa di lancio da Torino “brinda” quest’anno – mai termine risulta essere più azzeccato – ad una ricorrenza molto, molto particolare.
Dieci anni di collaborazione
Astoria Wines festeggia difatti proprio con l’edizione 2021 il decimo anniversario della collaborazione e sponsorship con RCS Sport. L’azienda veneta di Crocetta del Montello (Treviso) ha in tutti questi anni beneficiato del traino e della visibilità, anche itinerante, concessa dal Giro d’Italia. In questo modo ha potuto promuovere il proprio Prosecco, e più in generale i propri vini, lungo le strade della Penisola, ma non solo, considerate le partenze dall’estero ed i numerosi sconfinamenti), e lo ha fatto sempre al fianco di grandi campioni delle due ruote.
Astoria è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCGAstoria è nata nel 1987 ed è il primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene DOCG
Tre bottiglie da collezione
E proprio per il Giro di quest’anno, quello appunto del decennale, il marketing di Astoria ha in serbo una serie di sorprese per poter festeggiare degnamente questo anniversario. Il vino, prima di tutto: sul podio, ed in ogni arrivo di tappa, si brinderà col Prosecco DOC Rosé, l’ultimo nato nel mondo degli spumanti, e realizzato con uve Glera e Pinot nero. Un vino che Astoria ha fatto esordire lo scorso ottobre e che conta già oggi molti estimatori. La bottiglia del Giro d’Italia rappresenta poi anche un oggetto da collezione, e per questo Astoria ne ha preparata una specifica serie che ne conta addirittura tre. La bottiglia ufficiale del Giro, nera in vetro intagliato e con grafiche rosa, riporta il riferimento alla edizione numero 104 della corsa rosa oltre ad un “10” ispirato al Trofeo Senza Fine che contraddistingue l’evento. Come da tradizione in occasione della Grande Partenza, nelle bottiglie delle 5 tappe piemontesi sarà impressa la Mole Antonelliana in omaggio appunto alla Regione Piemonte.
Filippo Polegato con Enrico BattaglinFilippo Polegato, direttore vendite di Astoria con Enrico Battaglin
Una bottiglia solo per la maglia rosa
La maglia rosa invece brinderà con una bottiglia Astoria davvero molto speciale. Quest’ultima sarà difatti dipinta di rosa e sarà riservata solo ed esclusivamente per il leader della classifica generale. Alla fine del Giro d’Italia, il vincitore assoluto dell’edizione 2021 firmerà una serie limitata di 100 Jeroboam da 3 litri ciascuna che saranno messe in vendita sul web di Astoria. Attenzione, queste bottiglie sono già prenotabili online su astoriawineshop.com.
31.000 chilometri con la carovana
«Ho fatto un rapido calcolo – ha commentato Filippo Polegato, direttore vendite Astoria Wines – dal quale risulta che in questi anni abbiamo percorso oltre 31.000 chilometri con la carovana rosa. Più o meno un andata e ritorno dall’Italia al Polo Sud. Ma in questi dieci anni abbiamo avuto il privilegio di vivere tutto l’entusiasmo e la passione del popolo del ciclismo. Per celebrare questo bellissimo connubio attraverso la Special Edition 10 saremo in grado letteralmente di portare la festa del Giro a casa di 100 grandi appassionati. Di buon vino e di ciclismo naturalmente.”