Alla scoperta di Sgherri, col permesso del professore

14.12.2023
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Quando si parla degli allievi si crea sempre molto rumore. E’ normale, è l’anticamera del ciclismo che conta, già da juniores c’è tanto in ballo e nel ciclismo odierno anche la dimensione ciclistica dei più piccoli sta cambiando, anticipando la loro crescita. L’esempio di Giacomo Sgherri è ideale in tal senso: basta parlarci qualche minuto e ci si accorge che è già molto più maturo dei suoi 16 anni. Verrebbe da dire che a livello di testa è già un corridore fatto e finito, anche se di chilometri ne deve fare ancora tanti, tanti…

Giacomo, corridore dell’Alma Juventus Fano, è uno dei tanti ragazzi che abbinano la scuola allo sport. «Ho chiesto un permesso al professore per l’intervista – esordisce il marchigiano che è al terzo anno dell’Istituto Agrario – devo dire che ho trovato molto supporto nella scuola, ma soprattutto in famiglia. So che a quest’età seguire un ragazzo con la passione del ciclismo significa anche avere notevoli esborsi economici. I miei genitori e i miei nonni mi seguono spesso. Mi accompagnano nel mio sogno e io sarò sempre loro grato per questo».

Il giovanissimo marchigiano ha già mostrato una grande propensione al sacrificio. E’ pronto a emergere (foto Facebook)
Il giovanissimo marchigiano ha già mostrato una grande propensione al sacrificio. E’ pronto a emergere (foto Facebook)
Tu hai avuto una stagione molto buona, con 6 vittorie (nella foto di apertura nonsoloflaminia.it quella al Trofeo Giuliano Renzi) e un totale di 14 top 10 girando un po’ tutta l’Italia. Sei soddisfatto?

Nel complesso sì, anche se non è stata semplice, ci sono stati molti alti e bassi. Inoltre a inizio giugno mi sono anche rotto il radio, ma il fatto di essere tornato a emergere a fine stagione con la vittoria alla Mare e Monti e il terzo posto nel Memorial Forconi di ottobre mi ha dato molta soddisfazione.

Parlando di allievi viene sempre difficile occuparsi di vittorie e risultati perché dovrebbero essere altri i valori che emergono alla tua età, per non precorrere i tempi. Sei d’accordo con questa concezione?

Essendo direttamente chiamato in causa devo dire di sì. So bene che l’attività da allievo dal punto di vista strettamente statistico non è molto rilevante, è da junior che si comincia ad affrontare l’attività vera, quella che può sfociare nel ciclismo che conta. E’ vero anche però che i risultati fanno sempre piacere, fanno morale e danno una mano ad andare meglio e metterci sempre più passione. E’ a quest’età che si costruisce anche una mentalità forte e vincente.

Il team Alma Juventus Fano, realtà di riferimento regionale e non solo, inserita in una polisportiva (foto Facebook)
Il team Alma Juventus Fano, realtà di riferimento regionale e non solo, inserita in una polisportiva (foto Facebook)
In una categoria così giovane secondo te incidono di più i cambiamenti fisici o le esperienze, l’evoluzione mentale come la definisci tu?

Io penso che sia un mix di cose. Il fisico cambia molto, me ne accorgo quasi ogni giorno, ma mentalmente noto ad ogni occasione che si impara qualcosa di diverso, che si cresce. E questo, anche se le cose diventano sempre più difficili, è ciò che permette di acquisire lo status di corridore. E’ fondamentale per me, si cresce così.

Quando hai iniziato?

A 6 anni. I miei genitori dicono che non sapevano più come fare per tenermi a bada, tanto ero vivace… Con la bici avevo la possibilità di sfogarmi, d’altronde ho imparato a 2 anni già senza le rotelle. Mio padre è sempre stato appassionato, ha corso anche lui fino agli juniores ed è sempre rimasto legato all’ambiente. Dice sempre che il mondo del ciclismo è difficile lasciarlo quando ti entra dentro. Mi è molto d’aiuto.

Uno scatto preso da Facebook di Giacomo in una delle sue prime gare. Ha esordito fra i G1
Uno scatto preso da Facebook di Giacomo in una delle sue prime gare. Ha esordito fra i G1
Tu vieni dalle Marche che non è propriamente una regione in prima linea nelle due ruote…

E’ vero, non ci sono tanti team, ma l’attività è intensa, varia e ci sono molte prove prestigiose. Io poi sono convinto che è il corridore a fare la gara, a elevarne il livello. Capisco che altre regioni, soprattutto quelle del Nord, hanno un bacino maggiore di squadre e di corridori. I numeri parlano chiaro in tal senso, ma anche da realtà come quella nostra escono corridori di spicco e io voglio essere fra questi.

Ora si prospetta il cambio di categoria…

Sì, correrò per Il Pirata-Vangi-Sama Ricambi, società laziale dove si aspettano molto da me e io altrettanto. So che sono conosciuti e hanno una buona fama e un calendario adeguato. Aspetto la mia nuova stagione con molta curiosità perché so che cambierà tantissimo, non solo come distanze da affrontare, ma proprio come concezione dell’attività.

Il trionfo di Sgherri al GP Liberazione, regolando ben 4 corridori del GB Junior Pool Cantù (foto Rodella)
Il trionfo di Sgherri al GP Liberazione, regolando ben 4 corridori del GB Junior Pool Cantù (foto Rodella)
Hai un po’ paura?

No, paura non direi, a me piace avere sfide sempre più grandi da affrontare, mettermi alla prova, ma sono anche abituato a stare con i piedi per terra e affrontare tutto con grande attenzione. So che sono nell’ambiente giusto per crescere.

Considerando che ancora sei un corridore tutto da scoprire, che cosa sai per ora?

E’ giusto, alla mia età ci si scopre piano piano, i confini fra uno scalatore e un velocista sono labili. Io per ora sono abbastanza veloce e vado bene in pianura, la salita è un po’ il mio punto debole e ci devo lavorare.

Anche tu sei un fautore della multidisciplina?

Certamente, ormai tutti i ragazzi lo sono. Fare diverse attività migliora le proprie caratteristiche. Io già da esordiente facevo ciclocross d’inverno abbinato alla palestra. Ora lo utilizzo esclusivamente come allenamento, ma senza stimoli agonistici per non arrivare troppo stanco all’inizio della stagione su strada. Vado anche in mountain bike, ma quello è più un passatempo, dalle nostre parti ci sono tanti percorsi bellissimi che mi piace affrontare senza vincoli.

Il difficile anno di Toselli, in via di maturazione…

29.08.2023
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Che fine ha fatto Ivan Toselli? Campione d’Italia da allievo di primo anno, vincitore della Coppa d’Oro nella passata stagione, il casertano era passato fra gli juniores con grandissime aspettative e curiosità. Invece in questa sua prima stagione si è visto pochissimo, con un paio di buoni piazzamenti a inizio primavera e poi più nulla. Che cosa è successo?

Parlando con il corridore campano si ha la netta impressione di aver a che fare con un ragazzo più maturo dei suoi 17 anni, soprattutto conscio delle tante attese poste su di lui e non viste come un fardello. Analizziamo allora com’è stato il suo approccio con la nuova categoria.

Per il casertano un inizio complicato a causa di una caduta. Nelle ultime gare è parso in crescita
Per il casertano un inizio complicato a causa di una caduta. Nelle ultime gare è parso in crescita

«L’inverno era stato molto positivo dal punto di vista degli allenamenti – racconta Toselli – ma sapevo che le prime gare erano molto piatte e non tanto adatte alle mie caratteristiche, eppure era arrivato qualche buon risultato. Poi sono caduto e sono rimasto fermo un mese a causa di una frattura alla clavicola».

Questo ha frenato la tua ascesa?

Molto. Quando sono tornato in gara, mi sono accorto subito che ero molto indietro di condizione rispetto ai miei coetanei e quindi sono andato avanti settimana dopo settimana inseguendo sempre. Non posso certo essere contento, ma è tutta esperienza che sto accumulando, quindi anche questo fa parte della mia crescita.

Il casertano ha vinto il tricolore allievi 2021 a Chianciano Terme
Il casertano ha vinto il tricolore allievi 2021 a Chianciano Terme
Quanto è cambiato il mondo delle corse rispetto a quello che eri abituato a conoscere fino allo scorso anno?

Tantissimo, non c’è paragone. Le gare sono più lunghe e soprattutto vengono interpretate in maniera diversa. Quelle per allievi sono sempre un tutti contro tutti, fra gli juniores c’è spesso calma piatta fino alle battute conclusive, si vede che le squadre influiscono molto di più.

Come ti sei adattato?

Sono convinto che avevo fatto tutto per bene. Il mio modo di allenarmi è cambiato molto, abbino alla bici tanta palestra per cercare di acquisire molta forza. Io sono magro e devo sicuramente migliorare da questo punto di vista per essere più competitivo in salita che è il mio forte. Per fortuna a scuola facendo attività agonistica ho il permesso di andare via prima e questo mi aiuta molto.

Toselli ha iniziato quest’anno a lavorare con il 52 e ha “assaggiato” anche il 53
Toselli ha iniziato quest’anno a lavorare con il 52 e ha “assaggiato” anche il 53
C’è poi il discorso legato ai nuovi rapporti da usare. Come ti trovi con il 52 e il 53 lo hai mai provato?

Il 52 non è per nulla facile da spingere, ma pian piano mi sto abituando e riesco ogni volta a sfruttarlo sempre di più, considerando poi che il mio fisico è in crescita penso di migliorare sempre di più. Ho provato anche il 53, ma solo a cronometro.

Questa prima stagione ti sta quindi pesando per tutte le difficoltà di fronte alle quali ti ha posto?

Non è certamente andata come me l’aspettavo. Mi dispiace soprattutto il fatto di essermi perso gare importanti e alle quali tenevo, ad esempio l’Eroica, volevo provare come andavo sulle strade bianche. Quando poi sono tornato alle gare era evidente che non riuscivo a stare a ruota. Cercheremo pian piano di migliorare anche per ripagare la fiducia del team.

Toselli è uno scalatore puro. In allenamento abbina la bici a sedute in palestra per aumentare la forza
Toselli è uno scalatore puro. In allenamento abbina la bici a sedute in palestra per aumentare la forza
Ti penalizza il fatto di allenarti da solo?

Di regola ho sempre qualcuno che si allena con me, poi chiaramente i lavori differiscono e quindi ci si separa ma d’altro canto bisogna essere concentrati su quel che si fa, negli allenamenti si è soli con se stessi. Spesso poi mi alleno a Roma con i compagni di squadra, quindi il legame con il team è saldo non solo in gara.

Ora che cosa ti aspetta?

Qualche gara ancora per preparare il Giro della Lunigiana. Spero in quell’occasione, davanti al meglio della categoria, di avere raggiunto una condizione tale che mi consenta di farmi vedere.

Il team Vangi-Ricambi Sama-Il Pirata, nel quale Toselli militava già da esordiente
Il team Vangi-Ricambi Sama-Il Pirata, nel quale Toselli militava già da esordiente

Il team lo aspetta con fiducia

Non potevamo chiudere il capitolo Toselli senza sondare il terreno anche in seno alla sua società, la Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata. Il diesse Ugo D’Onofrio sa che su Ivan c’è molto da lavorare: «La prima stagione lo ha visto poco impegnato per forza di cose, il problema alla clavicola gli ha tolto una parte importante della stagione. Ivan però deve ancora costruirsi fisicamente, mettere su qualche chilo e soprattutto tanta forza, ma io sono molto ottimista, già nelle ultime corse si è visto un altro Toselli».

Dal punto di vista tecnico-tattico a che punto è?

Ha un modo di correre ancora figlio dell’attività da allievo: fa mosse azzardate, attacca spesso in pianura. Deve crescere, è normale e la scarsa attività di quest’anno non l’ha aiutato.

Tu hai seguito nella sua carriera giovanile Marcellusi: ci sono punti di contatto fra i due?

Pochi. Marcellusi è un corridore completo, forte in salita ma anche veloce e che già da allievo aveva mentalità e visione di corsa da junior. Toselli è uno scalatore puro, sul quale sia io che gli sponsor crediamo molto. Dategli tempo, ha bisogno solo di questo…

Da allievi a juniores vietato avere fretta. Parla D’Onofrio

07.12.2022
6 min
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Una squadra che sale di categoria e dagli allievi passa agli juniores, con l’organizzazione di Andrea Campagnaro, la benedizione di Fabrizio Vangi e la guida di Ugo Maria D’Onofrio. Il racconto di Ivan Toselli qualche settimana fa ha suscitato interesse, per i temi sul tappeto. La scuola. La preparazione atletica. La vita da atleta. Nella Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata si lavora già per il debutto nella categoria superiore. Giusto lunedì D’Onofrio è andato in Toscana per recuperare le bici, mentre i ragazzi, che al mattino vanno a scuola, nel pomeriggio proseguivano col lavoro in palestra.

D’Onofrio è del 1965, è nato a Terracina e ha corso fino ai dilettanti di seconda serie. Quando poi ha capito di non avere un futuro da atleta, ha staccato il tesserino da direttore sportivo. Gli abbiamo chiesto di guidarci nel lavoro dei suoi ragazzi.

Gli allievi di 2° anno del Team Il Pirata passeranno juniores con la Vangi-Sama Ricambi (foto FB)
Gli allievi di 2° anno del Team Il Pirata passeranno juniores con la Vangi-Sama Ricambi (foto FB)
Cosa si fa in questo periodo?

Si lavora tanto in palestra sulla forza, mentre nelle uscite in bici si va agili, solo per sistemare le gambe dopo i lavori pesanti. Dal 27 fino a 30 dicembre saranno in ritiro. Il 31 e il primo dell’anno vanno a casa. Poi vengono il 2 gennaio fino al 10 e lì cominceremo a fare qualche lungo, ma niente di particolare. Il bello è che l’idea di venire in ritiro è loro, stanno bene insieme. Abbiamo un bel gruppo.

La nuova categoria richiede un aumento dei carichi di lavoro?

Non ci sarà un aumento clamoroso di volumi, ma certo in palestra si lavora sulla forza e sulla resistenza. Che qualcosa si debba aumentare è inevitabile, perché avere i rapporti liberi richiederà più forza. I ragazzi di primo anno vengono dal 16 e si ritroveranno con il 52×11. Perciò, anche se questo passaggio è necessario, va fatto tutto con gradualità. Sono comunque ragazzi che arrivano dagli allievi e da un’attività più blanda.

Federico Amati (qui al Lunigiana) ha vinto nel 2022 il Trofeo Paponi e passa ora con la Vangi-Sama Ricambi (photors.it)
Federico Amati (qui al Lunigiana) ha vinto nel 2022 il Trofeo Paponi e passa ora con la Vangi-Sama Ricambi (photors.it)
Un team di soli debuttanti?

Avremo tutti i primi anni che nel 2022 hanno finito gli allievi, in più mi sono portato dietro Di Prima, Chinappi (in apertura con D’Onofrio dopo la vittoria nella Ciociarissima, ndr) e Amati, che nel 2022 erano primi anni e hanno già vinto. Amati è un po’ da rilanciare, perché al primo anno da allievo è andato fortissimo, poi ha vissuto un anno e mezzo non troppo brillante. Accanto a loro, ci saranno i ragazzi di primo anno, che sono validi, però certamente devono fare esperienza e hanno bisogno di tempo. Non basta essere andati forte da allievi per avere un impatto positivo con la categoria. Magari ne risentiranno poco, ma la differenza c’è.

E’ un gradino tanto alto?

Sono ragazzi validi, ma faremo un calendario pieno di gare nazionali e anche internazionali, che servono per fare l’esperienza che si ritroveranno al secondo anno. Andremo a fare anche una gara a tappe in Francia a luglio, ci hanno invitato. Faremo un bel calendario. Il gradino è abbastanza alto, ma in trent’anni che faccio il direttore sportivo, ho visto andar forte tanti ragazzi di primo anno più che al secondo. Perché all’inizio sanno che è difficile e si impegnano un po’ di più, mentre al secondo anno si rilassano. L’importante è dargli tempo. A inizio stagione è tutto nuovo. Rapporti, distanza e modo di correre. 

Daniele Chinappi della Multicar Amarù ha vinto due prove della Ciociarissima (foto FB)
Daniele Chinappi della Multicar Amarù ha vinto due prove della Ciociarissima (foto FB)
Modo di correre?

Da allievi la salita si fa a scatti, da juniores è diverso. Magari si imbocca già a 50 all’ora perché tutti vogliono stare davanti, poi si va su di passo dall’inizio alla fine. Chi ne ha resta davanti, gli altri saltano. Penso che grossi problemi non ce ne saranno, mentre il discorso dei rapporti è tutto da verificare.

Toselli pesa 54 chili: lui con i rapportoni soffrirà?

Toselli potrebbe avere qualche problema, soprattutto nell’imbuto per prendere davanti la salita, perché si faranno sparate per imboccarla. Però una volta che sono in salita, problemi non ne ha: il discorso dei rapporti lì non esiste. Però avendo una buona squadra, cercheremo di portarlo alla salita il più coperto possibile. Invece i piccoli avranno grossi problemi a crono, perché con il rapporto libero il corridore potente spicca di più. L’importante però è dargli il tempo di crescita. Vogliamo che migliorino, se avessimo puntato al numero di vittorie, non avremmo scelto un calendario così impegnativo.

Ivan Toselli è uno scalatore di 54 chili: secondo D’Onofrio, l’adattamento agli juniores sarà da seguire bene (foto Coppa d’Oro)
Ivan Toselli è uno scalatore di 54 chili: l’adattamento agli juniores sarà da seguire bene (foto Coppa d’Oro)
A D’Onofrio non interessa vincere?

Vogliamo vincere, per carità, sarebbe ipocrita dire il contrario. Ma avere dei corridori che da grandi diventeranno dei buoni professionisti ci dà molta più soddisfazione. Ho avuto con me Martin (Marcellusi, ndr) da junior di secondo anno. Poteva vincere 20 corse se avessimo puntato alle regionali. Invece andavamo alle internazionali e andava sempre a podio. E la continuità è un valore che si apprezza

Si è parlato e dibattuto della vita da pro’ che fanno da allievi…

A questa età non si fa la vita da professionista, ma già si comincia a fare la vita del corridore. E’ diverso da quella che si faceva da allievi, perché questa è una categoria di riferimento, se bene o male, si saprà fra 10 anni. Il ragazzo deve imparare a gestirsi e mangiar bene. Per questo abbiamo preso il nutrizionista, che non gli impedisce di mangiare, come pensano alcuni. Mangiano, anzi mangiano anche più di quello che magari mangerebbero a casa. Mangiano bene. Abbiamo un ritiro aperto tutto l’anno, una foresteria, ma ovviamente chi vive a casa e va a scuola, lo vediamo solo nel fine settimana. Quelli che vivono in ritiro vanno a scuola al mattino e si allenano il pomeriggio. Quando invece non c’è scuola, sono tutti qua. Faremo i test a gennaio. Si alleneranno tutti con il potenziometro, perché è giusto che sia così.

Il motore della squadra è Andrea Campagnaro, a sinistra. Qui con Cristiano Moriconi, che produce le ruote Tsunami in uso al team
Il motore della squadra è Andrea Campagnaro, a sinistra. Qui con Cristiano Moriconi, che produce le ruote Tsunami in uso al team
Perché è giusto?

Sui social fanno parecchio casino, ma non hanno capito che è tutto cambiato. Quando correvo io trent’anni fa, prima di partire per le gare mangiavamo la bistecca. Tante cose non si sapevano e ci si allenava come adesso. Solo che oggi i lavori sono codificati, mentre prima rischiavi di andare in superallenamento. Non avevi gli strumenti di controllo, mentre il potenziometro e il cardio sono strumenti di controllo. Si fa in modo che i ragazzi siano più tutelati.

E tutti a caccia di Evenepoel…

A mio parere, dovrebbero correre almeno un paio d’anni negli U23 per crescere bene. Si fanno i paragoni con Evenepoel, ma lui che c’entra? E’ un fenomeno e sarebbe venuto fuori anche se fosse stato italiano. Quelli così nascono ogni 50 anni e non hanno nulla da spartire con gli altri. 

Bentornata Vangi: gli juniores e la nuova Vangi Ladies

09.11.2022
5 min
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Una nuova esperienza, dopo 10 anni il cognome Vangi torna da protagonista nel ciclismo giovanile. La neo squadra toscana Vangi Ladies Cycling team è la nuova sfida della famiglia Vangi che ritorna centrale e lo fa nella categoria femminile. Sarà guidata dal Team Manager Massimo Cheli, con Salvatore Marrocco come diesse e comprenderà ragazze allieve ed esordienti. 

«Per noi il ciclismo in primis è passione – dice Vangi – lo supportiamo dal ’96, sono 26 anni che la mia famiglia è in questo sport. Se si fa bene con una squadra attraverso valori e risultati, si viene ripagati e la bici in questo è uno sport che regala molto».

Queste sono parole di Fabrizio Vangi che con il suo supporto ha cresciuto corridori come Diego Ulissi e Michael Rogers e continua a farlo anche tra gli juniores con il team laziale che dal 2023 di chiamerà Vangi Sama Ricambi Il Pirata.

Il nuovo logo con i colori della società rosso e bianco
Il nuovo logo con i colori della società rosso e bianco

La squadra rosa

«E’ con estremo piacere – cita il comunicato ufficiale – che annunciamo la nascita del Vangi Ladies Cycling Team. Un progetto nato grazie alla fattiva collaborazione con Fabrizio Vangi, titolare della Vangi Srl che insieme al fratello Fulvio hanno sempre sponsorizzato il ciclismo e a partire dalla prossima stagione la famiglia Vangi approda a pieno titolo anche nel ciclismo Rosa». Un impegno chiaro e rivolto al supporto di ragazze meritevoli che sarebbero rimaste senza squadra e senza possibilità di correre. 

Un’idea condivisa da Fabrizio Vangi e Massimo Cheli già collaboratori nel 2006, che vogliono riportare una squadra femminile toscana nelle categorie giovanili in grado di creare un bacino da cui spiccare e poter intraprendere la via verso le categorie superiori. Per le allieve al secondo anno ci saranno Sara Petracca, Sofia Delle Fontane al suo esordio in categoria, entrambe laziali, così come all’esordio ci saranno le campane Melania Minichino e Katia Della Corte. Difenderà i nostri colori nella categoria esordienti, la campana Roberta Cesaro, primo anno. 

Il team attualmente è composto da tre atlete campane e due laziali
Il team attualmente è composto da tre atlete campane e due laziali
Fabrizio, cosa vuol dire tornare nel ciclismo dando di nuovo il nome ad una squadra?

E’ una grande soddisfazione. Anche se il ciclismo la mia famiglia non l’ha mai mollato. Supportiamo la A. C. Fosco Bessi da oltre vent’anni, squadra con settant’anni d’esperienza. 

Per voi il ciclismo è una cosa seria…

Abbiamo avuto talenti come Rogers che ha vinto con noi due mondiali su pista. Poi abbiamo avuto Sbaragli, Bongiorno e tanti altri ragazzi che hanno coronato il sogno di andare a correre tra i pro’. Con Ulissi negli anni 2006 e 2007 abbiamo vinto due campionati del mondo su strada juniores e siamo stati per due anni la miglior squadra al mondo come punteggio UCI e dal 2005 al 2010 la miglior squadra sempre nella classifica UCI. 

Campionato toscano anno 2006: 1° Enrico Magazzini 2° Gianluca Dorio 3° Diego Ulissi (foto Facebook)
Campionato toscano anno 2006: 1° Enrico Magazzini 2° Gianluca Dorio 3° Diego Ulissi (foto Facebook)
Com’è nato questo progetto per la squadra femminile?

E’ venuta questa idea a Massimo Cheli. Mi ha chiesto di dargli una mano per creare un movimento femminile. Siamo partiti da cinque ragazze che erano senza squadra e abbiamo messo le basi per un cammino che prenderà forza strada facendo. Non essendoci squadre in Toscana, abbiamo pensato di farlo noi in prima persona. Per ora sono cinque ragazze che vengono da Lazio e Campania. Se ci sarà qualche altra ragazza toscana saremo felici di dargli la possibilità e i mezzi. Non è la prima esperienza perché già con la Fosco Bessi avevo supportato il settore femminile.

Sarà una squadra toscana ma con sede in Lazio…

Sono molto amico del Presidente del Comitato Regionale Toscana Saverio Metti, il suo punto di vista era perfettamente in linea con il mio e con quello di Cheli di dare la possibilità anche alle ragazze di correre. Il movimento femminile è in netta crescita e a livello italiano stiamo dimostrando di essere forti. Creare sempre più vivai è un obiettivo che in tutte le regioni bisogna attuare. Poi per i risultati c’è sempre tempo.

Oltre a questo progetto nel 2023 supporterete anche gli juniores con il team Vangi-Sama Ricambi Il Pirata?

La categoria juniores è quella che mi appaga e piace di più. Ho sponsorizzato dai giovanissimi agli under 23 però la più bella rimangono gli juniores. Mi hanno regalato le soddisfazioni più belle. Non c’è squadra negli ultimi 20 anni che è riuscita a fare quello che abbiamo fatto noi. E’ la categoria più importante che ti fa capire se puoi fare il corridore oppure no. 

Il gruppo de Il Pirata Sama Official Team, che dal prossimo anno passerà fra gli juniores
Il gruppo de Il Pirata Sama Official Team, che dal prossimo anno passerà fra gli juniores
In questa categoria la tua esperienza è tanta, che squadra hai trovato?

I ragazzi che ho trovato quest’anno hanno fame e voglia di arrivare. Abbiamo vinto la Coppa d’Oro con Ivan Toselli e c’ero riuscito con Ulissi, vuol dire che la fame è tornata e che questi ragazzi hanno voglia di fare i corridori

Che categoria hai ritrovato?

A livello straniero vedo che gli juniores corrono più dei nostri. Fanno un’attività maggiore. I nostri sembrano un po’ ovattati. Non è un fatto di allenamento, ma proprio di mentalità. Ultimamente la categoria è cambiata tanto è un po’ troppo esasperata, sono diventati degli U23. Nel 2005 eravamo già avanti perché usavamo l’SRM. Lavoravamo bene a suo tempo senza esasperare i ragazzi, anzi ci allenavamo di meno di molte squadre. 

Cosa ne pensi della fuga di talenti dopo gli juniores?

Quella è la legge del mercato. In Italia non ci sono squadre WorldTour che fanno le giovanili. Quindi se vengono queste squadre e ti propongono un percorso di crescita, come si fa a dire di no? Le scelte di alcuni ragazzi le capisco. Se si hanno i valori, il talento viene fuori sempre salvo sfortune. E’ la legge dello sport. Poi per me vederli tra i professionisti è un orgoglio immenso.