Gullegem, una maxi festa per il ciclismo e per Van Aert

07.01.2023
7 min
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Van Aert da queste parti è una fede. Dopo due ore tra la gente e dopo averlo visto benedire i bambini, ti chiedi se in realtà non sia capace anche di trasformare in birra la pioggia che sta cadendo incessantemente. La terra si è subito squagliata in una melma infernale, ma tanto hanno tutti ai piedi gli stivali di gomma e si spostano da un punto all’altro del percorso, con una birra nella mano.

Il posto si chiama Gullegem, paesone alle porte di Kortrijk, nel cuore delle Fiandre. Si è corsa la settima prova del Super Prestige che anticipa la Coppa del mondo di domani a Zonhoven, ma qui più che la corsa a restarti negli occhi è l’ambiente.

«Quando sei da solo al comando – dice Van Aert dopo il podio – riesci a malapena a riconoscere gli amici più stretti. Gli altri sono macchie di colore, quello che percepisci è l’atmosfera. E nel ciclocross è sempre come una grande festa e questo mi piace molto. Può darsi che da fuori si possa pensare che in queste gare io abbia pressione, come accade ogni volta che ho un numero sulla schiena. Ma non è vero. Per me tutto questo è molto rilassante, perché nel cross ho raggiunto tutti i risultati possibili e corro per divertimento».

Fango e gomme

Dopo la vittoria di Ceylin Del Carmen Alvarado, la gara degli uomini è iniziata sotto i primi scrosci di pioggia. E la pioggia ha cambiato le carte in tavola. Lo diciamo a Van Aert che si fa una risata: dopo la ricognizione dell’ora di pranzo, aveva detto che il percorso gli era parso tecnico, ma con meno fango di quanto avesse immaginato.

«Con la pioggia – ride – il fango è venuto rapidamente. Non era un percorso super duro da correre, ma molto scivoloso. E questo ha creato situazioni complicate. 

«Siamo partiti tutti con le gomme larghe, perché la pioggia era abbastanza forte prima della partenza e si poteva pensare che il terreno avrebbe mollato. Successivamente sono passato a una pressione degli pneumatici più bassa. Ma su un fondo così scivoloso e privo di aderenza, non ci sono gomme che tengano…».

Come sapone marrone

Così a un certo punto, dopo aver dato l’impressione di volersi accontentare, il santo di Herentals ha preso il volo. Ha cambiato faccia e passo e alle sue spalle per Iserbyt e Vanthourenhout, il campione europeo e vincitore di Vermiglio che pure era partito alla grande, si è spenta la luce.

«Quando Wout ha accelerato – racconta Iserbyt – non ho avuto la forza. Spingeva in modo impressionante nel fango e oggi si scivolava davvero. Era come andare in uno schifoso sapone marrone. Ma alla fine è stato anche bello, davanti a un grande pubblico. Mi sono divertito».

«Non so cosa sia successo esattamente – gli fa eco il campione europeo cercando di capire perché il suo telaio si sia rotto – all’inizio è andata piuttosto bene. Poi ho iniziato a fare sempre più errori, ho anche forato. Però sono contento di essere ancora sul podio, al netto della sfortuna, sono soddisfatto».

Attacco non pianificato

Wout adesso si è seduto e dopo aver risposto alle tante domande in fiammingo, ci concede qualche battuta in inglese (imparare il fiammingo potrebbe essere la prossima sfida!).

«Perché ho deciso di andare da solo? Per le sensazioni. All’inizio – spiega – ho visto che stare in gruppo era rischioso, non era facile stare sulle ruote su questo percorso scivoloso. Così ho pensato che avrebbe avuto più senso andare al comando e trovare le mie traiettorie. E appena ho potuto accelerare, ho trovato il mio ritmo evitando rischi.

«Sono molto contento di questa vittoria. Le ultime due settimane sono state davvero buone, ho ottenuto delle belle vittorie, soprattutto nel Super Prestige. Ho vinto a Diegem, che era sempre stata difficile. E ora ho anche vinto Gullegem per la prima volta».

Ultimi cross di stagione

Dopo la Coppa del mondo, Wout volerà in Spagna con la Jumbo Visma per allenarsi su strada. Correrà la Coppa del mondo di Benidorm e proseguirà fino ai mondiali, dove si chiuderà la sua stagione del cross.

«Mi piace mischiare le cose – sorride – rende il ciclismo interessante. Sono abituato a farlo e per me è la miglior combinazione. Prima che inizi la stagione del cross mi alleno il più possibile nei boschi per prendere nuovamente confidenza con la bici, ma adesso fra le corse esco solo su strada».

I bambini stravedono per Van Aert: il pubblico è tutto per lui, almeno quello belga
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A casa come Binda?

Nei giorni scorsi qualcuno si è lamentato perché a causa del suo strapotere e quello di Van der Poel (fermo per un ritorno di mal di schiena) gli altri vincono poco e il movimento si starebbe indebolendo. Dovranno pagarlo perché non corra più, come fu per Binda. Ma prima andatelo a dire a tutta quella gente e ai bambini che ogni volta lo aspettano come fosse davvero un messia. Ditegli che siccome è troppo forte, non l’hanno portato e loro devono andare ad applaudire davanti ai camper sempre vuoti di tutti gli altri.

Sembra di sentire i cori di quelli che si lamentavano perché Pantani vinceva sempre. Quando l’hanno fermato, forse il ciclismo degli altri è diventato più forte? Date retta, fratelli belgi. Non sarà un santo e magari non fa miracoli, ma tenetevelo stretto. Uno così e quelli che cercano di batterlo danno un senso alla passione per il ciclismo.