Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025

Favero: la scuola della Soudal e l’esame con la Biesse

26.11.2025
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Il periodo di riposo di Renato Favero ha tardato un po’ di più rispetto agli altri ad arrivare, infatti il corridore che dal 2026 sarà con la Biesse Carrera Premac di Marco Milesi e Dario Nicoletti ha corso i mondiali elite su pista in Cile. Solo una volta terminati i suoi impegni con il quartetto e l’inseguimento individuale ha potuto trovare la meritata pausa invernale. Una quindicina di giorni prima di riprendere la preparazione il 10 novembre. Prima in maniera leggermente più blanda con qualche sessione di palestra, della corsa a piedi, il tutto intervallato da qualche uscita in mtb

Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale

Già all’opera

Nel momento in cui lo chiamiamo Favero ha appena finito una sessione di rulli, è quasi sera ma la giornata lo ha portato a fare un check insieme al suo preparatore per capire se gli esercizi in palestra vengono fatti nella maniera corretta. 

«Un controllo che ha confermato che sto facendo tutto bene – dice Favero con un sorriso – però ci siamo presi il giusto tempo, quindi non ho avuto modo di uscire in bici, così ho recuperato con una sessione di rulli. Adesso sono ufficialmente entrato nel vivo della preparazione. Non ho ancora avuto modo di conoscere personalmente i nuovi compagni e lo staff, ma dovrei farlo a dicembre ai primi test. Oppure ci sarà il tempo di farlo a gennaio con il ritiro a Denia, in Spagna. Negli anni al devo team della Soudal Quick-Step andavamo ad Altea, lì vicino. Cambia il nome della cittadina ma non quello delle salite e delle strade che faremo (sia Denia che Altea si trovano nella Comunità Autonoma Valenciana, ndr)». 

Favero (al centro) insieme a Giami e Grimod (rispettivamente a destra e sinistra) ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale da juniores (foto Uci)
Favero (al centro) è da anni nel giro della pista azzurra e da juniores ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale (foto Uci)
Che off-season è stata quella dopo il mondiale su pista in Cile?

Rilassante, sono andato in vacanza con i miei amici della pista: Etienne Grimod e Luca Giaimi. Praticamente tra mondiale e ferie abbiamo passato un mese abbondante insieme. Abbiamo un bellissimo rapporto e stare con loro è davvero piacevole. 

Dal mondiale sei tornato soddisfatto?

Speravo di fare qualcosa di meglio. Il quartetto è andato abbastanza bene alla fine, siamo arrivati a pochi decimi di secondo dal podio. Alla fine eravamo un quartetto pressoché giovane, quindi va bene così, anche perché le altre nazionali avevano un livello davvero alto. Mentre, nell’inseguimento individuale pensavo di andare molto più forte. Tuttavia dopo una stagione lunga e con le fatiche del quartetto non è stato semplice fare una buona prestazione. 

Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Possiamo dire che dal prossimo anno prenderai il posto di Grimod alla Biesse? Gli hai fatto qualche domanda?

Siamo sempre in contatto e in questi due anni ha sempre parlato bene della Biesse, quindi non gli ho fatto tante domande perché sapevo già tante cose. Quando ho scoperto che non avrei più continuato con la Soudal Quick-Step ho capito che all’estero sarebbe stato difficile trovare spazio. Nel momento in cui mi hanno detto dell’interessamento della Biesse Carrera ho accettato subito, credo siano la miglior continental italiana e così ho firmato con loro. 

Perché le strade tue e della Soudal si sono separate?

A inizio luglio mi hanno detto che non avrei proseguito il mio cammino in Belgio, sinceramente il perché non mi è mai stato detto. Penso si aspettassero qualcosa in più nella prima parte della stagione, periodo nel quale ho fatto più fatica. Avevo firmato un contratto di due anni con il devo team e al termine hanno deciso di non continuare.

Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Ti saresti aspettato qualcosa in più da te stesso?

Credo di aver imparato tanto nel mio periodo alla Soudal Quick-Step, anche se non proseguirò con loro ho accumulato un bagaglio di esperienze importanti. Mi hanno insegnato il loro modo di correre, la loro mentalità e io mi sono messo alla prova in un ambiente tanto diverso dal nostro. 

E’ stato difficile?

Devi essere forte mentalmente, perché si passa tanto tempo via da casa ed è difficile trovare qualcuno che parla la tua lingua. Rispetto alla Borgo Molino, dove ho corso da juniores, è tutto diverso e grande. Quando sono arrivato ho fatto dei test e mi hanno detto che avrei potuto scegliere se far parte del gruppo delle classiche o delle corse a tappe. Ho optato per le classiche anche visto il mio fisico (Favero è alto 192 centimetri, ndr). 

Molti ragazzi partono con in testa le Classiche, ma è difficile affermarsi, per te è stato così?

Correre in Belgio, o in generale al Nord è molto diverso dal farlo in Italia. Tra pavè, vento, muri e tutto il resto c’è molto da imparare e il salto è ampio. Inoltre il modo di correre in gruppo è totalmente differente, si attacca sempre e le corse escono dure e selettive, anche perché ogni dieci minuti qualcuno attacca. 

Questo è ciò che hai imparato?

Sì, soprattutto quest’anno e in particolare nella seconda metà di stagione. Mi sono messo tanto alla prova, lanciandomi in azioni e fughe fin da inizio gara. E proprio ad agosto ho trovato la mia prima vittoria in una gara nazionale. Per me è stata una conferma di quanto fatto. 

Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Marco Milesi ha detto che in Italia troverai percorsi diversi, credi possa essere comunque un passo importante per crescere ancora?

Le corse del calendario italiano sulla carta sono più toste, con salite lunghe e strappi importanti. Penso sia una cosa positiva per me e non mi spaventa, anzi mi stimola. Tornare in Italia dopo due stagioni in un devo team mi dà la carica, voglio dimostrare di essere tornato più forte di prima. Ci sono ancora tanti margini, uno di questi è la cronometro. Non avevo mai corso una gara contro il tempo e al campionato italiano under 23 ho colto un bel quarto posto. Quindi sono fiducioso di quanto posso fare nella prossima stagione.

I pensieri di Savino: «Sogno il WorldTour ma con i giusti passi»

01.09.2025
5 min
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I giorni di Federico Savino scorrono tra allenamenti, recupero e qualche risata insieme ai compagni di squadra nel clima ancora estivo del Belgio. Il toscano si trova nell’appartamento messo a disposizione dalla Soudal-QuickStep insieme ad altri quattro compagni del devo team: Pesenti, Favero e i due spagnoli Munoz e Zafra. Dopo aver corso la Muur Classic Geraardsbergen i cinque atleti saranno al via anche della Grote Prijs Stad Halle, nella quale Savino partirà con il numero uno visto il successo del 2024. 

«L’estate belga – ci dice Savino – probabilmente finirà presto e domenica correremo sotto l’acqua. In questi giorni tra una corsa e l’altra ci stiamo allenando ma senza trascurare il recupero. Abbiamo avuto anche il modo di visitare Gent, il nostro compagno Viktor Soenens ci ha fatto da guida. Se avremo tempo andremo anche a Brugge, spostandoci in treno c’è da capire se riusciremo a incastrare un giro tra i vari impegni».

Federico Savino in maglia gialla al West Bohemia, conquistata alla prima tappa e mai lasciata
Federico Savino, Soudal-QuickStep Federico Savino in maglia gialla al West Bohemia, conquistata alla prima tappa e mai lasciata
Innanzitutto, come sta andando questo periodo di gare?

Abbastanza bene, ho avuto un calo fisico a metà stagione dal quale mi sono ripreso. Una volta ripartito la mia condizione è migliorata fino alla vittoria al West Bohemia, corsa dove ho ritrovato anche ottime sensazioni e prestazioni. Anche alla Muur Classic sentivo di avere una buona gamba, poi ho forato all’inizio del muro di Geraardsbergen e la corsa è scivolata via, capita.

La vittoria al West Bohemia ha dato qualcosa in più?

Mi mancava il successo in una corsa a tappe. In questi anni ho vinto una gara di un giorno (la Stad Halle, ndr) e una tappa al Circuit des Ardennes, quindi sono felice di aver fatto anche questo ulteriore passo. L’anno scorso al West Bohemia avevo raccolto un bel terzo posto, quindi sapevo che corsa aspettarmi.

La vittoria al West Bohemia è la prima in una gara a tappe per Savino
La vittoria al West Bohemia è la prima in una gara a tappe per Savino
Raccontaci…

Il percorso è duro ma non abbastanza per scavare grandi distacchi, ci si gioca la vittoria sul filo dei secondi e degli abbuoni. Per questo la prima tappa ero partito con l’idea di andare in fuga e vincere tutti i traguardi volanti, e così ho fatto. Il prologo iniziale era andato bene, quindi sapevo di avere ottime chance per prendere la maglia. 

L’hai presa senza più mollarla. 

E’ una corsa tattica e molto nervosa, sapevo dove e come farmi trovare pronto. Nei giorni successivi mi sono mosso bene e ho conquistato una bella vittoria finale. 

Savino il 27 agosto ha corso alla Muur Classic Geraardsbergen, corsa di categoria 1.1
Savino il 27 agosto ha corso alla Muur Classic Geraardsbergen, corsa di categoria 1.1
Un successo che ti mancava e che può servire al Federico del futuro?

In questi due anni, il terzo è in corso, nel devo team della Soudal-QuickStep ho capito di essere un corridore che può essere competitivo su percorsi mossi e nervosi. Tra Francia e Belgio mi sono sempre trovato bene, così come al West Bohemia. Prediligo molto le gare ricche di sali e scendi, nelle quali non è facile rifiatare. 

Rispetto a quando sei partito per il Belgio ti senti diverso?

Tecnicamente no. Al mio ultimo anno da juniores sapevo di avere determinate caratteristiche e le ho migliorate nel corso di queste stagioni. Sono cresciuto, questo sicuramente. Per il resto rimango un corridore che ha voglia di attaccare, mi rivedo molto nell’atleta che ero. Probabilmente l’aspetto in cui sono migliorato maggiormente è sugli sforzi brevi, tra i 5 e i 10 minuti. 

Savino in questi tre anni con la Soudal-QuickStep Development è migliorato molto negli sforzi brevi
Savino in questi tre anni con la Soudal-QuickStep Development è migliorato molto negli sforzi brevi
Crescita che può portarti a fare il salto nel WorldTour il prossimo anno?

Ne sto ancora parlando con il team. Ci sono diversi aspetti da considerare e sui quali dobbiamo confrontarci. Sicuramente non ho paura di fare un altro anno tra gli under 23. La squadra non mi mette fretta, hanno le idee chiare e si fidano di me. Ho il pieno sostegno e non mi sento di voler anticipare i tempi. Ho già avuto modo di correre con i professionisti.

E cosa ne dici?

Che il salto è grande, molto. L’idea per il 2026 potrebbe essere quella di rimanere un altro anno tra gli under 23 (sarebbe il quarto e l’ultimo, ndr) e fare ancora più esperienze con la formazione WorldTour. Sarebbe un modo per “alleggerire” il salto e arrivare ancora più pronto. Il rischio è di bruciarsi e non ne vedo il motivo. E poi c’è il discorso nazionale.

Savino nel 2025 ha corso molto con i professionisti, il prossimo anno vuole aumentare il numero di gare
Savino nel 2025 ha corso molto con i professionisti, il prossimo anno vuole aumentare il numero di gare
In che senso?

Con le nuove regole UCI che impediscono agli atleti professionisti di correre con le nazionali under 23 c’è un incentivo in più nel restare nella categoria. Se pensiamo che questa restrizione si allargherà anche alle prove di Nations Cup allora la cosa diventa molto limitante. Restare tra gli under mi darebbe modo di fare ulteriori esperienze e di provare ad arricchire il mio palmares. 

Cosa manca?

Una vittoria importante. Ma basterebbe iniziare a vincere con più frequenza, insomma voglio passare nel WorldTour ritagliandomi anche più spazio per me. La Soudal sta cambiando molto, l’addio di Evenepoel rivoluzionerà il team. Si punta tanto su Paul Magnier e sul costruire una squadra giovane capace di stargli intorno. Vorrei farne parte, vero, ma senza rinunciare alle mie ambizioni personali

I 60 chilometri di Vervenne: testa, gambe, coraggio e vittoria

16.06.2025
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CANTU’ – Dopo il muro finale che conduce alla linea di arrivo di questa seconda tappa del Giro Next Gen gli uomini della scorta tecnica devono prendere Jonathan Vervenne per le braccia e spingerlo. Nonostante lo strappo sia finito la strada sale ancora un po’ e il belga della Soudal Quick-Step Devo Team non ha la forza di andare avanti. Non ha nemmeno avuto la lucidità per esultare, si è limitato ad alzare le braccia sfinito e ha smesso di pedalare aspettando di recuperare le energie. Una volta all’ombra ha respirato profondamente e ha finalmente potuto festeggiare. E’ la terza vittoria nel 2025 per questo ragazzone di 187 centimetri per 72 chilogrammi nato a Genk e che ha già un contratto con la formazione WorldTour per il 2026. 

Jonathan Vervenne, classe 2003 della Soudal Quick-Step Devo Team ha vinto la seconda tappa del Giro Next Gen
Jonathan Vervenne, classe 2003 della Soudal Quick-Step Devo Team ha vinto la seconda tappa del Giro Next Gen

Cogliere l’attimo

140 chilometri in fuga con gli ultimi sessanta da solo. Dietro il gruppo ha provato a organizzare una rincorsa cominciata tardi. Lo hanno tenuto nel mirino, ma quando è stato il momento di sparare le ultime cartucce e catturare il solo fuggitivo rimasto il colpo è andato a vuoto. Alle spalle di Vervenne qualcuno si morde le mani, ma gestire una corsa così dura con cinque atleti per squadra non è cosa semplice anche per i devo team

«Il piano di stamattina – racconta seduto su una sedia in plastica all’ombra del podio – era di puntare alla tappa. Sulla carta il percorso dava l’impressione di essere molto aperto, anche se in gruppo tutti pensavano a una volata. Ora che ho la maglia rosa sono molto felice, domani la perderò ma voglio godermi quella che sarà comunque una giornata speciale. Il mio obiettivo era di prenderla ieri nella cronometro ma non sono riuscito, forse il fatto che sia arrivata oggi mi rende ancora più felice. Non me l’aspettavo proprio».

Da solo all’improvviso

La pioggia di ieri sera sembrava poter regalare una temperatura migliore in questa seconda frazione ma così non è stato. La giornata è stata ugualmente dura e quando i due fuggitivi, Vervenne e Barhoumi, si sono trovati in testa il pensiero è andato a gestire lo sforzo. SI sono parlati a lungo, poi sono andati di comune accordo.

«Gli ho chiesto se voleva puntare ai punti dei GPM o agli sprint intermedi e ci siamo divisi le classifiche – dice Vervenne – e che se il nostro vantaggio fosse sceso sotto i due minuti ci saremmo messi a spingere al massimo. Abbiamo fatto così ma all’improvviso lui è crollato e mi sono trovato da solo. Non avevo altra scelta che continuare ed è stata una giornata davvero dura. Solo negli ultimi cinque chilometri ho realizzato che avrei potuto vincere».

Rinfrescare i pensieri

Una volta rimasto solo per Vervenne si è trattato “solamente” di gestire lo sforzo contando sulla forza della mente e delle gambe che giravano ancora bene nonostante i tanti chilometri in avanscoperta. 

«La parte fondamentale è stata gestire lo sforzo – riprende a raccontare felice – essere un buon cronoman mi ha aiutato. Gli sforzi lunghi sono adatti alle mie caratteristiche e ho sfruttato questo fattore a mio favore. Dietro di me avevo l’ammiraglia e il loro supporto è stato molto utile, mi hanno detto di bere e mi hanno passato tanto ghiaccio da mettere sul collo per raffreddarmi. In Italia fa molto più caldo rispetto al Belgio!».

«Ho gestito quei sessanta chilometri – spiega – come una lunga cronometro. Di solito cerco di mantenere una frequenza cardiaca costante. Non c’era spazio per tanti pensieri durante una gara del genere, cercavo solo di tenere tutti i valori costanti, come i watt e la velocità. Mi sono concentrato tanto sulla strada e i cartelli che segnalavano i chilometri all’arrivo, sperando che passassero il più velocemente possibile».

Jonathan Vervenne veste anche la maglia rosa, la voleva conquistare ieri a Rho. E’ arrivata con un giorno di ritardo (foto La Presse)
Jonathan Vervenne veste anche la maglia rosa, la voleva conquistare ieri a Rho. E’ arrivata con un giorno di ritardo (foto La Presse)

La voce dalla macchina

Avere alle spalle l’ammiraglia è un punto di riferimento importante durante uno sforzo solitario come quello che ha fatto oggi il belga della Soudal Quick-Step Devo Team. Una voce amica che scandisce il ritmo e dà un supporto morale, mentre l’unico rumore che si sente è quello della strada che passa sotto le ruote.

«La tattica è stata esattamente come abbiamo corso oggi – racconta Kevin Hulmans, il diesse che era in ammiraglia alle spalle di Vervenne – ovvero andare in fuga e poi vedere cosa sarebbe successo. Sapevamo che controllare la corsa con cinque corridori per squadra non è facile». 

«Durante quei chilometri da solo – conclude – ho detto a Vervenne di non guardare mai indietro, oggi era da tutto o niente. Bisognava correre scavando fino all’ultima goccia di energia per scrollarsi di dosso la delusione della cronometro. E’ sempre bello quando un piano riesce in questo modo e sono contento per lui e per il team».