Papà Basso e Santiago alla Bahrain. Una scelta autonoma

30.01.2025
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Ora Santiago Basso inizia a farsi grande e arrivano le responsabilità. Il giovane rampollo dal cognome ciclisticamente nobile approda al devo team della Bahrain e questa è l’occasione migliore per scrollarsi di dosso tutte le perplessità che, giocoforza, circondano sempre chi è figlio di qualcuno che ha scritto pagine di storia di quello sport, come Ivan ha fatto.

Oggi papà, impegnato com’è nella crescita della Polti-VisitMalta, lascia fare, ma segue sempre con interesse costante le gesta del figlio. Da lontano.

Per Santiago Basso è iniziato già il lavoro con il devo team della Bahrain
Per Santiago Basso è iniziato già il lavoro con il devo team della Bahrain

«Sia io che mia moglie Micaela abbiamo lasciato fare a lui – spiega – doveva fare le sue scelte perché ora è maggiorenne ed è entrato in quell’età che, ciclisticamente parlando, ti definisce. Ha un suo procuratore, ha valutato le possibilità e ha scelto, noi abbiamo fatto un passo indietro. Soprattutto io, in questo caso non più ex corridore e ora manager di un team di livello, ma solamente papà».

Non sei però un papà qualsiasi, ma hai una sensibilità specifica particolare. Come lo hai visto nell’approccio con il ciclismo di vertice?

E’ molto maturato, in un anno dai due volti, difficile nella prima parte dove noi abbiamo cercato di ascoltarlo e supportarlo. Molto meglio nella seconda, dove sono anche arrivati i risultati tanto che per costanza di prestazioni è stato forse il migliore della categoria. Sugli juniores il mio pensiero è noto…

Il piccolo Basso nel team di papà Ivan, era il 2023. Lo scorso anno ha corso con la Bustese Olonia
Il piccolo Basso nel team di papà Ivan, era il 2023. Lo scorso anno ha corso con la Bustese Olonia
Spiegaci meglio, ti va?

Non è certo più la categoria di quando correvo io, ora ci si gioca tanto già a quell’età, ma non bisogna guardare solo i risultati. Io – e qui parlo da manager – non valuto solo quelli, ma l’evoluzione intera dell’uomo prima ancora che del corridore perché dovrà essere parte di un insieme, quello della squadra. Spero che per Santiago ci siano le stesse valutazioni. Tutti guardano le vittorie da junior, ma ricordiamoci che vincere nella categoria è completamente diverso che vincere da pro’…

Lo trovi quindi cresciuto non solo ciclisticamente…

Infatti, per me ha fatto un salto di qualità. Sono contento di come ha affrontato questa delicata fase, contemplando anche la scuola, la difficoltà di doversi allenare dopo le ore di studio. Infatti è stato d’estate, con la mente più libera che si sono visti i miglioramenti. E’ salito il suo livello, soprattutto in salita e nelle corse a tappe e questo me lo dicono i numeri. In totale Santiago ha fatto 18 mila chilometri, seguendo una preparazione basata sull’età e la crescita, ha dato in corsa quel che poteva nel momento, ma si vede che ci sono margini.

La volata del GP dell’Arno, con il lombardo battuto da Elia Andreaus, oggi suo compagno (foto Rodella)
La volata del GP dell’Arno, con il lombardo battuto da Elia Andreaus, oggi suo compagno (foto Rodella)
Ti sei fatto anche un’idea più precisa di che corridore è e di che cosa in lui c’è dell’Ivan Basso che conosciamo?

Un po’ mi assomiglia, forte in salita e con una buona capacità di spunto veloce. Quel che mi impressiona di più è la sua condotta nelle prove a tappe, che ritengo anche il suo aspetto più promettente: mostra di avere grandi capacità di recupero. Alla Vuelta al Besaja, ad esempio, è andato migliorando giorno dopo giorno fino a chiudere quinto assoluto, in una prova dove c’era gente che correva nei devo team. Ha poi fatto molte corse di livello, sfiorando la vittoria come all’Arno e al Sestriere, finendo bene anche al Piccolo Lombardia.

Un elemento che nell’ambiente ciclistico circola è il paragone fra lui ed Enrico Simoni, d’altronde tu e Gilberto avete scritto pagine indelebili sulle strade italiane. Loro sono molto amici, pensi che risentano del passato riguardante voi?

Difficile dirlo. E’ vero che il peso dei nostri cognomi c’è, ma sta a me e Gibo non farglielo sentire troppo. Loro si stanno costruendo la loro identità, la loro personalità. So che sono in contatto e mi fa piacere. D’altronde c’è un bel legame tra tutta quella generazione, so che hanno anche fatto un gruppo su WhatsApp, si sentono spesso. E’ importante, perché poi capiterà che si ritroveranno in fuga, in gruppo, avere già un legame conta.

Santiago fra papà Ivan e Lello Ferrara. Oltre alla Bahrain altri team internazionali si erano fatti avanti (photors.it)
Santiago fra papà Ivan e Lello Ferrara. Oltre alla Bahrain altri team internazionali si erano fatti avanti (photors.it)
Hai approvato la scelta della Bahrain?

E’ uno dei team di maggior livello, con una struttura collaudata. Io sono contento, ma il mio parere conta relativamente. Quel che è importante è che è una decisione sua, autonoma. Ha interagito lui con i dirigenti del team, io vedo la sua crescita anche in questo. Relativamente al team, non dimentichiamo che è nato sulle basi del CTF, che è un serbatoio storico del ciclismo italiano, dal quale anche io ho preso corridori come Bais e Pierobon. Lo avevano cercato anche altri devo team, ma la loro proposta lo ha convinto.

Il primo podio di Santiago: figlio d’arte, ma senza fretta

10.09.2023
5 min
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Domenica dall’ordine di arrivo del Trofeo Fiorina a Clusone, classica bergamasca degli juniores vinta da Cristian Calzaferri: dietro il compagno di squadra Alessandro Cattani che è arrivato secondo, è emerso un nome particolare al terzo posto: quello di Santiago Basso, anche lui giovanissimo portacolori della Bustese Olonia che altri non è se non il figlio di Ivan Basso. E’ facile parlare dei figli d’arte quando sono ormai affermati e seguono le orme dei loro genitori, ultimo eclatante caso quello di Ben Wiggins. Ma quando sono solamente agli inizi?

A raccontare chi sia Santiago (nella foto di apertura sul terzo gradino) non è suo padre, estremamente riservato quando si tratta della famiglia, ma Dario Andriotto, ex campione del mondo nella cronometro a squadre da sempre legato al plurivincitore del Giro d’Italia e che ha seguito direttamente l’evoluzione della passione nel “piccolo” della famiglia.

«Bisogna premettere che stiamo parlando davvero di un ragazzino – esordisce Dario – di un corridore che è solamente ai primi passi e lo si capisce anche guardandolo. E’ alto e magrissimo, un po’ nel fisico ricorda Ivan, ma per ora è molto più magro. La sua caratteristica è che è molto curioso, si vede intanto che viene da una famiglia dove si mastica ciclismo da sempre, poi che lo anima una grande passione, è molto orientato verso quello che fa, sapendo che è alle prime armi e deve imparare tanto».

Andriotto segue i giovani della Fundacion Contador sin dai suoi esordi
Andriotto segue i giovani della Fundacion Contador sin dai suoi esordi
Com’è da questo punto di vista il rapporto con il padre?

Ivan ha iniziato a seguirlo solo da poco, prima era completamente estraneo e lo faceva di proposito, non voleva essere come quei tanti papà che opprimono i figli con il loro esempio. Se questo dovrà essere il futuro di Santiago, dovrà esserlo per una sua libera scelta, non influenzata da nessuno.

Quando andate alle gare, che cosa dice la gente, lo riconosce?

Basta che si venga a conoscere l’elenco degli iscritti che tutti chiedono… Non è una situazione facile da gestire per un ragazzino, Santiago ha solo 17 anni. Se va bene, tutti a dire che ricorda il padre. Se qualcosa non va (e ci sta per un ragazzino agli inizi che deve imparare tutto), ecco i commenti negativi. Dimenticando che parliamo di un corridore ancora acerbo.

Ivan Basso con un giovanissimo Santiago. Ora sono alti pressoché uguali…
Ivan Basso con un giovanissimo Santiago. Ora sono alti pressoché uguali…
Tu che lo vedi, che cosa ne pensi?

Secondo me deve mettere su ancora il fisico prima che si possa capire davvero di che corridore potrebbe essere. Rispetto ai suoi coetanei è indietro da questo punto di vista. Io dico sempre che si deve ancora corazzare, da tutti i punti di vista. Ci vorranno almeno un paio d’anni, poi potremo capire che corridore è.

Ma tecnicamente ti sarai fatto un’idea…

Per ora è molto forte in salita, forse anche più del padre alla sua età, ma come detto è difficile valutarlo con un fisico in pieno sviluppo. Anche gli allenamenti devono essere calibrati, proprio perché è in una fase naturale in pieno divenire. Non sembra molto veloce, ma ricordo Petacchi alla sua età: andava forte in salita e non era tanto veloce, guardate poi che cosa è successo… Dal punto di vista tecnico però un parere più chiaro può darlo il diesse Marco Della Vedova, perché lo segue ogni settimana, è lui che lo ha per le mani…

Parola a Della Vedova

E allora passiamo da Della Vedova per capirne qualcosa di più dopo che ha colto il suo primo vero risultato: «Non è da tanto che Santiago corre – spiega il piemontese – essendo un primo anno abbiamo cercato di preservarlo e dosare gli impegni. Anche lui sa ad esempio che non ha ancora la cilindrata per affrontare i migliori della categoria, quindi bisogna anche trovare le gare giuste, dove può competere ad armi pari».

Come carattere che tipo è?

Ci crede molto e si impegna, si vede che ha voglia pur senza essere un “invasato”, senza quegli eccessi che hanno tanti suoi coetanei. E’ uno che accetta i sacrifici che il ciclismo impone, si arrabbia se la corsa non è andata come voleva e se ha sbagliato qualcosa.

Tu che vivi accanto a lui nella sua carriera, gli pesa il cognome?

Tanto, perché nel bene e nel male tutti fanno il paragone. Con un risultato come il suo nessuno si sarebbe interessato, anche questa intervista non avrebbe avuto ragion d’essere. Ha paura di dover dimostrare, ma questo peso di cui parlavamo viene dall’esterno, certamente non in casa.

Il team Bustese Olonia che da sempre ha Basso nelle sue file, Della Vedova è il primo a destra
Il team Bustese Olonia che da sempre ha Basso nelle sue file, Della Vedova è il primo a destra
Ivan quindi lo lascia fare…

Qualche volta si limita ad accompagnarlo, ma si tiene molto all’esterno e si affida in tutto e per tutto a quelle che sono le nostre direttive, non è certo uno di quei padri che vengono sempre lì a chiedere, a dire, a mettere in discussione l’operato dei responsabili.

Quanti giorni di corsa ha fatto?

Finora siamo intorno ai 25, quello di Clusone è il risultato più importante. Piacerebbe buttarlo maggiormente nella mischia, ma bisogna essere cauti. Anche lui ci chiede di correre di più, di avere maggiori chance per andare a caccia del risultato. Con i figli d’arte è un lavoro delicato…