Dopo Freire, è la volta di Joseba Beloki. Anche il basco che divenne grande al Tour e che sempre al Tour, a causa della caduta nella discesa su Gap nel 2003, chiuse di fatto la carriera (tornò in gruppo però mai ai migliori livelli), ha un figlio che corre. Ma se il figlio di Freire in qualcosa ricorda suo padre, Markel Beloki di Joseba non ha neppure l’aspetto. La storia invece sì, quella ce l’ha cucita addosso, essendo cresciuto vedendo passare per la sua casa tutti i campioni con cui suo padre ha avuto a che fare.
Tre podi al Tour
Joseba ha 49 anni e nel palmares alcune fra le corse a tappe più belle di Spagna, dalla Volta Catalunya alla Vuelta Asturias, ma è più noto per il secondo posto al Tour de France del 2002 e i due terzi del 2000 e 2001. Suo figlio Markel è del 2005, primo anno da junior, e corre nella squadra di Samuel Sanchez, in cui milita anche il figlio di Carlos Sastre. Quest’anno ha avuto buoni risultati, tanto che si parla di lui come uno dei talenti spagnoli in arrivo. Ma cosa dice suo padre? E che rapporti ha con il ciclismo di oggi?
«Seguo il professionismo da quando ho smesso di correre -dice – non ho mai smesso di farlo. Ho visto le immagini della crono della Vuelta già quattro volte. Mi piace studiare i dettagli, ragionare sull’aerodinamica, sui rapporti fra corridori e direttori sportivi. Mi piace come si sta sviluppando il ciclismo. In più ho visto passare tanti ragazzini che ora sono nel pieno e mi piace osservarli».
Come mai non fai il direttore sportivo?
Non mi piacerebbe. Preferirei semmai lavorare nella formazione. Ci sono cose che non cambiano. Come si sta in gruppo. Cosa si fa quando ci sono i ventagli. Come si aiuta un leader. Ci sono corridori che passano professionisti e non sanno ancora come si prende una borraccia. Non mi piacerebbe fare il direttore sportivo, perché solo pochi possono farlo bene. Il progresso lo impedisce. In tutto questo diventare tecnici, si è persa la parte romantica del ciclismo. Solo al Tour l’abbiamo finalmente rivista.
In cosa?
Negli attacchi senza paura, nei corridori coraggiosi e quelli in crisi. Il Tour mi è piaciuto molto.
Che cosa dici di tuo figlio Markel?
Mi trovo a pensare a lui come padre e come tecnico. Come padre, ha molti sogni, gli piace andare in bici e allenarsi come me. Sogna di passare professionista.
Come tecnico?
E’ un atleta che si sta facendo. E’ alto 1,84 e pesa 69 chili. E’ sottile. E’ cresciuto molto rapidamente e altrettanto rapidamente sta migliorando. Il prossimo anno e il primo da U23 saranno importantissimi.
Così alto… non vi somigliate molto come atleti.
Neanche un po’ (Joseba è alto 1,78 e pesava 68 chili). Forse il solo punto in comune è la passione per le crono.
Markel ti chiede mai del tuo ciclismo?
Mi chiede e io gli dico che ha sempre avuto il destino segnato. Nella nostra casa c’erano spesso Indurain, Freire, Contador. Conosce Basso. Markel non ha bisogno di guardare riviste e video, perché di quel ciclismo ha conoscenza diretta. Parliamo spesso di come stia cambiando. Mi alleno molto con lui, quando posso e quando ce la faccio, perché in salita è più forte di me. Ci piace molto lavorare insieme sulla posizione da crono.
Gli dai mai consigli?
Corre con Samuel Sanchez, do pochi consigli perché è in ottime mani.
Incontri mai Sastre alle corse?
Ogni volta che andiamo. Siamo amici. Prima siamo stati compagni alla Once, poi lui andò con Riis. Fra noi c’è un rapporto speciale, siamo davvero molto amici (sottolinea con enfasi, ndr).
Sei più tornato a Gap?
E’ un po’ che non vado, ma ci penso sempre. Rifletto sul fatto che potrebbe succedere ad altri, anche a mio figlio. Evenepoel ha avuto un incidente simile e ora vince. Froome non è più stato lo stesso, però è tornato. E’ importante che ce l’abbia fatta. Le cadute fanno parte del ciclismo, anche se sono una parte dolorosa.
Vai ancora molto in bici?
Cerco di uscire 3-4 volte a settimana. Ho anche corso a piedi. Ho fatto le maratone di New York e anche Berlino, ma correre mi faceva male e alla fine sono tornato alla bici. Va bene anche per la mia attività (Joseba gestisce la K6 Joseba Beloki Academy, molto rinomata e frequentata, ndr). Non vado forte come Contador e Flecha, però giro l’Europa. Partecipo alle gran fondo in Italia e in Belgio. Me la passo bene, insomma. E guardo mio figlio crescere.