I parametri fisici in un grande Giro e l’esempio di Battistella

09.06.2021
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Affrontare una corsa di tre settimane non è cosa da poco dal punto di vista fisico. Lo sforzo è talmente grande che il corpo ne esce trasformato. O almeno era così fino a qualche anno fa. Si modificava la muscolatura, per i più giovani si diceva che aumentava la cilindrata, si perdeva peso. Ebbene come variano i parametri di un corridore in un grande Giro?

Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni segue l’Astana da molti anni
Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni segue l’Astana da molti anni

I test prima del Giro

Ad aprirci le porte di questo delicato settore è Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana-PremierTech che ci spiega prima di tutto come e quando vengono stabiliti i parametri di riferimento.

«Noi abbiamo svolto una prova funzionale sul Teide, già prima del Tour of the Alps. In quell’occasione abbiamo svolto due test sul lattato in salita: uno più sulla distanza e uno più sul breve. Da lì abbiamo estrapolato i parametri di riferimento per il Giro. Fra Tour of the Alps e Giro abbiamo fatto un’analisi delle le Ftp (Functional Threshold Power, potenza alla soglia funzionale), con le variazioni e gli adattamenti che abbiamo verificato sul campo.

«A Torino (partenza del Giro, ndr) abbiamo fatto la plicometria agli atleti per verificarne la percentuale di massa grassa e di massa magra. I nostri ragazzi venivano pesati due volte al giorno: una prima della colazione e una sul bus appena conclusa la tappa, prima della doccia. Questa seconda “pesa” è molto importante in quanto ci fornisce uno dei dati più delicati: la disidratazione. Se il peso è calato dell’1,5% rispetto al mattino si accende un campanello di allarme». 

Ogni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atleti
Ogni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atleti

I controlli pre-gara 

A questo punto Mazzoleni nella sua spiegazione divide il monitoraggio in due fasi: quella pre-gara e quella post-gara.

«Sempre la mattina prima del via, oltre al peso veniva eseguito il controllo delle urine (Usg) per verificarne la densità e se questa era acida o basica. Un altro parametro del nostro protocollo in Astana è la variabilità cardiaca. Il corridore restava 5′ sdraiato sul letto con la fascia cardio prima di andare a colazione. Tutti questi dati erano poi inseriti in un software sviluppato da noi preparatori, insieme ai medici, che ci permette di capire se il ragazzo ha recuperato o no dal giorno prima.

«A questo punto, una volta raccolti tutti i dati venivano visualizzati da noi preparatori e dallo staff medico. Se nella scheda di ogni singolo atleta appariva una luce verde, tutto okay, gialla si accendeva un preallarme, rosso c’era una situazione di allarme. I dati e i colori ci permettevano di dare, praticamente in tempo reale, delle indicazioni ai diesse sulle eventuali tattiche da attuare, gli uomini da poter far lavorare di più e quelli da tenere un po’ più tranquilli. Poi non è detto che questo software decideva le tattiche, ma era un’informazione ulteriore che si dava ai diesse. E devo dire che a volte è accaduto che qualche modifica sia stata fatta».

Il freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previsto
Il freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previsto

Dopo la tappa

Al termine delle tappe ricominciava poi il lavoro di preparatori, medici e anche del nutrizionista.

«La prima cosa che si fa – dice Mazzoleni – è quella di prendere i computerini dei ragazzi e analizzare i file. I dati più immediati che ci servono sono il battito massimo, quelle medio, la percentuale del battito medio rispetto a quello massimo e il consumo calorico. Tutto ciò serve soprattutto al nutrizionista (in questo caso la dietista, Erica Lombardi, ndr) per sapere quanto ha consumato il corridore. Il nutrizionista immediatamente ricalibra le quantità di cibo da ingerire. Dico ri-calibrare perché comunque già il giorno precedente si fa una stima del dispendio energetico a cui si va incontro, ma poi andamento della gara, variazioni atmosferiche come vento e temperatura possono incidere. E tutto ciò è importante per la salvaguardia del peso».

Gli atleti erano pesati due volte al giorno
Gli atleti erano pesati due volte al giorno

Peso costante

Ecco questo è un passaggio importante: la salvaguardia del peso. Fino a qualche tempo fa si iniziava un Giro con un certo peso e poi si scendeva di diversi chili, anche tre o quattro. E per certi aspetti qualcuno ne era contento. Oggi non è più così.

«Questi controlli – riprende Mazzoleni – servono per non sottostimare quel che bisogna mangiare, non per mettere gli atleti a dieta. Si presuppone che al via di una gara importante come il Giro si abbia un peso ottimale.

«In pratica non si accende la “casella rossa” che vorrebbe dire che per un giorno o due quel corridore, ammesso che non sia un uomo di classifica, dovrebbe starsene più tranquillo. Se sono capitati “allarmi rossi”? Sì, nella tappa con arrivo a San Giacomo, sopra ad Ascoli. Quella frazione è stata molto intensa, inoltre dopo il passaggio a Castelluccio di Norcia la temperatura è scesa moltissimo e questo ha richiesto un consumo energetico più elevato per mantenere costante la temperatura corporea, quindi abbiamo dovuto ricalibrare il reintegro post tappa».

Battistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioni
Battistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioni

L’esempio di Battistella

Per tradurre tutto questo lavoro in qualcosa di più concreto, Mazzoleni ci riporta di dati di Samuele Battistella, mostrandoci quanto siano variati i suoi valori da Torino a Milano.

«Nel complesso direi che è andata bene per tutti – spiega il preparatore lombardo – abbiamo avuto un solo ritiro, Felline, ma perché è diventato papà!

«Veniamo a Battistella. A Torino il suo peso era di 67,2 chili a Milano di 67: in pratica identico. Nell’arco del Giro ha avuto un’oscillazione tra peso massimo e minimo di 800 grammi. La plicometria ha evidenziato un calo dell1% di massa grassa, ma questo è un dato che va preso con le molle in quanto ci sono molti modi per prenderlo. Il suo battito basale, cioè quello del mattino a riposo, era di 51 pulsazioni al minuto a Torino e di 61 a Milano. Dieci pulsazioni in più, segno che la stanchezza si è fatta sentire. Si riabbassava un battito o due, dopo i giorni di riposo».

E i famosi watt sono calati?

«Diciamo – conclude Mazzoleni – che Battistella è stato molto costante in tutte e tre le settimane, non abbiamo evidenziato cali prestativi in lui. Magari ad inizio Giro erano migliori, ma non ha avuto cali degni di nota. E questo dice che lui è stato bravo e che anche noi abbiamo lavorato bene».

Foto ginnastica propiocettiva (foto Fisioterapiaitalia)

Bacino rotto, da Remco alle persone… normali

17.12.2020
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La frattura del bacino è diventata attuale quando Remco Evenepoel è stato estratto ancora vivo dall’orrendo volo nella discesa dal Muro di Sormano. Era il 15 agosto. La diagnosi per il giovane belga fu proprio questa. Frattura del bacino e forte contusione del polmone destro. Considerato che aveva rischiato di morire, Remco tirò un sospiro di sollievo e tornò in Belgio ad aspettare, poi lavorare. Quando meno di un mese dopo, il 13 settembre, lo vedemmo di nuovo su una bicicletta, si capì che il ragazzo ha numeri da fuoriclasse e che quel tipo di frattura, se ben seguito, non è poi un monte insormontabile.

Per saperne di più, abbiamo tuttavia fatto qualche domanda a Marco Filippini, fisioterapista del Centro Fisioradi di Pesaro ed esperto di Rieducazione Posturale Globale.

Il tremendo volo del Lombardia ha provocato la frattura del bacino a Remco Evenepoel
Per Evenepoel al Lombardia, frattura del bacino
Dottor Filippini, di che guaio parliamo?

Le fratture del bacino sono il tipico infortunio da trauma. Sono caratterizzate dalla rottura di uno o più ossa (in apertura l’anatomia della zona nell’illustrazione FisioterapiaItalia, ndr). In base al numero dei punti di rottura vengono classificate in Fratture Stabili o Instabili. Tutte le fratture composte o minimamente scomposte, contraddistinte da un unico punto di rottura, sono stabili. Mentre se sono presenti più punti di frattura, scomposti, la frattura è instabile. Talvolta le fratture instabili possono essere di tipo aperto, ovvero quei casi dove un frammento dell’osso fratturato protrude la pelle.

Hanno sempre origine traumatica?

Negli sportivi o nei soggetti con osteoporosi, si può verificare anche una frattura da avulsione, cioè una lesione in prossimità dei tendini e dei legamenti dove questi si inseriscono. Queste non sono facili da diagnosticare perché avvengono senza trauma diretto nella zona.

Il solo rimedio è l’immobilità?

Nelle prime settimane dopo il trauma è consigliato rimanere sdraiati a letto, in quanto l’immobilità facilita la formazione del callo osseo. Ma dopo questo periodo è fondamentale intraprendere un percorso riabilitativo.

Ecco l’anatomia del bacino. La frattura si classifica in base al numero di ossa coinvolte
La frattura del bacino si classifica in base alle ossa rotte
E’ una frattura che può prevedere un intervento chirurgico?

Molto raramente e quando necessario serve per ridurre la frattura stessa.

La saldatura è sempre precisa?

Se la frattura è scomposta, ma non è necessario l’intervento chirurgico, può accadere che la saldatura della frattura non sia perfettamente precisa. Tuttavia questo non preclude la possibilità di tornare a svolgere le attività della propria quotidianità in modo normale. 

Quali sono i passaggi della guarigione?

I passaggi della guarigione partono, come già detto, da un periodo di immobilità. Segue un percorso che prevede all’inizio esercizi in scarico da svolgere sia letto che in una piscina riabilitativa, per poi proseguire in palestra. L’obiettivo è di recuperare le attività della vita quotidiana e il ripristino di un corretto schema motorio del passo. Se risulta necessario l’intervento chirurgico, il tutto sarà ovviamente anticipato dall’operazione che riallineerà i vari segmenti di frattura.

Durante la rieducazione si va incontro a rischi di compensazione che possono compromettere la simmetria fra gli arti inferiori?

Più è grave la frattura, più è probabile l’insorgenza di un’asimmetria degli arti inferiori. Se durante la rieducazione il paziente non viene stimolato nel modo corretto, il rischio che la simmetria degli arti inferiori venga compromessa è concreto.

Che tipo di riabilitazione si consiglia?

Nella fase di immobilità potrebbe essere molto utile un ciclo di magnetoterapia per velocizzare la calcificazione. Superato questo periodo, il paziente inizierà un percorso riabilitativo. Esso comprende l’utilizzo di tecniche di terapia manuale da parte del fisioterapista per migliorare le disfunzioni del movimento. Poi sedute di massoterapia per trattare tutta la parte muscolare che sarà sicuramente contratta. Spesso, in queste settimane, si effettuano anche trattamenti di Tecarterapia e laserterapia ad alta frequenza. Questi mirano alla biostimolazione e alla riduzione del dolore e dell’infiammazione dei tessuti molli colpiti dal trauma. 

Ginnastica in acqua, frattura del bacino (foto Poliambulatorio Fisio)
La rieducazione in acqua è un passaggio fondamentale (foto Poliambulatorio Fisio)
Ginnastica in acqua, frattura del bacino (foto Poliambulatorio Fisio)
La ginnastica in acqua riduce la gravità (foto Poliambulatorio Fisio)
Quale ginnastica si fa durante la riabilitazione?

In un primo momento l’idrokinesiterapia, in acqua, che permette di lavorare anche in assenza di carico per recuperare più velocemente lo schema motorio e il tono muscolare. Questo aspetto velocizza anche la successiva fase riabilitativa, da svolgere in palestra con il fisioterapista, per il completo recupero del tono muscolare dei muscoli del tronco, del bacino e degli arti inferiori. Sono molto importanti gli esercizi propriocettivi che stimolano il recupero della coordinazione e della capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio. Durante la fase in palestra, si consiglia anche un ciclo di rieducazione posturale per combattere tutti i compensi che l’infortunio e l’immobilità hanno creato.

Quali sono i passaggi prima di poter tornare in bicicletta?

Terminare il periodo di immobilità. Ottenere l’okay del medico per tornare a caricare dopo il consolidamento della frattura. Aver recuperato il ROM dell’articolazione dell’anca (Range of Motion, la flessibilità articolare, ndr). A quel punto si può ricominciare a pedalare. Nel caso in cui il paziente abbia timore di una nuova caduta si consiglia di riprendere con cyclette, spin bike o rulli. Per chi pratica ciclismo, sarà fondamentale un riposizionamento in sella da parte del biomeccanico. Il trauma infatti potrebbe aver variato alcuni parametri.

Si torna prima a pedalare o a camminare bene?

Sicuramente a pedalare, basti solo pensare che già in fase riabilitativa la cyclette è un “esercizio” per il paziente.

Cosa c’è nella valigia del fisioterapista?

01.11.2020
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Spesso dietro le grandi prestazioni dei corridori ci sono anche loro: i fisioterapisti. Sì, fisio, non più “semplici” massaggiatori. Oggi questa figura svolge un ruolo molto più ampio. Il massaggiatore è osteopata, fisioterapista, chiropratico, psicologo… per questo la sua valigia è sempre più grande.

Ci siamo chiesti cosa metta un massaggiatore nella valigia, quando parte un per Giro, per una corsa, per una tournée in pista… Domanda alla quale ha risposto Federico “Fred” Morini, ex corridore ed ora fisioterapista della nazionale.

Strumenti “collaterali”…

«Effettivamente – dice Fred – la valigia è ricca di tante cose. Ci sono gli strumenti del tuo lavoro pensati in funzione di ciò che strettamente devi fare agli atleti e quello che devi portare per farli stare bene. Mi spiego. La stanza deve essere bella. Una buona musica e una cassa che si senta bene, una macchina del caffé non possono mancare… Quando il corridore entra nella stanza lo devi accogliere».

Il taping, metodo sempre più usato
Il taping, metodo sempre più usato

…e strumenti tecnici

«Da alcuni anni si usa molto la tecarterapia. Un macchinario che rilascia calore e che viene usato per sfiammare, per i dolori, per raggiungere l’interno di un muscolo molto stanco. Poi ci sono le fasce o bende, abbiamo i set come i coltelli del cuoco. Servono per lavorare sulle fasce muscolari, che sono poi gli “involucri” dei muscoli. Bisogna dare mobilità al muscolo, facilità d’azione e favorire la “comunicazione biologica”: liquidi, tossine, membrane, acido lattico… tutto deve scorrere meglio, per dirla in modo molto semplice».

Le creme

«Magari non saranno strumenti in senso stretto, ma le creme servono moltissimo. Un bravo massaggiatore è colui che va a ricercare quelle con determinate proprietà. Ce ne sono tante e non sempre è scontato trovarle. Quella che in gergo è definita la “passata e via”, con un po’ d’olio non si fa più. Se lo fa non è un massaggiatore aggiornato».

Un libro di anatomia

«Una cosa che secondo me non deve mancare mai e che almeno non manca nella mia valigia è un libro di anatomia. Questo ti può dare qualcosa in più e tu puoi dare qualcosa in più ai corridori. C’è sempre da imparare, capire, sperimentare. E massaggiare non è semplice in certi casi. Il problema maggiore è il tempo. Spesso ne hai poco e non riesci a completare il trattamento come andrebbe fatto. Tanto più che oggi il livello è alto e ad ogni tappa o ad ogni corsa ci sono almeno sei favoriti e tanti outsider».

Mani e ricerca

«L’80 per cento degli strumenti restano le mani, poi c’è tutto il resto. E in questo resto metto anche ricerca ed entusiamo. La voglia di scoprire, di dare e fare qualcosa di più. E per farlo serve entusiasmo. Con la nazionale per esempio abbiamo sviluppato il kinesiotaping, sapete quei nastri colorati che sempre più spesso si vedono sui muscoli dei ragazzi? Se avete notato non sono più solo lineari ma anche a “cerchi”. Migliorano il recupero, lo smaltimento dell’acido lattico, aiutano i recettori muscolari. E questo è stato frutto di laboratorio con la nazionale. E non ci fermiamo. Lo estenderemo anche a tutto il resto del corpo».

Morini (sullo sfondo) e Ganna ai mondiali su pista di Berlino
Morini e Ganna ai mondiali su pista di Berlino

Psicologo

«Oggi il massaggiatore non tratta solo i muscoli. Deve saper ascoltare (Fred ha anche una laurea in psicologia, ndr) perché i ragazzi si confidano e magari sentendoli parlare capisci meglio di cosa hanno bisogno. Prima della crono iridata, mentre eravamo già sul bus, Ganna mi ha chiesto un trattamento diaframmatico. Lui scherza è giovane, ma è un vero campione anche in questo. Stava bene, ma un po’ di tensione ce l’aveva, era pur sempre un mondiale. Aver richiesto un mio intervento in quel momento è un attestato di stima. Mi lascia qualcosa sia sul piano lavorativo che su quello emotivo. Pippo avrebbe vinto comunque, ma mi piace sapere che un piccolo aiuto l’ho dato. Con quei 20′ di manipolazione si è rilassato e ha aperto al massimo i polmoni».

Il fiosioterapista umbro è davvero inarrestabile. Il prossimo obiettivo sarà un corso di osteopatia negli Stati Uniti. Ha voglia di aggiornarsi e fare di più. Per ora lo troviamo solo con la maglia della nazionale. Ha un grande centro medico (in espansione) a casa e non vuole lasciarlo, ma neanche vuole uscire dal ciclismo e dal mondo dello sport. Chissà quale sarà il suo prossimo strumento.