Safiya ha vent’anni, studia all’università e corre in bicicletta con braccia, gambe e capo coperti. Pochi giorni fa ha vinto il campionato nazionale della crono, portando un altro successo al UAE Team Adq, dopo le vittorie di Marta Bastianelli e quella di Sofia Bertizzolo.
Safiya al Sayegh è araba e ci risponde da Dubai, dove studia grafica e design. Quando si disse che la nascita di un team femminile WorldTour negli Emirati Arabi sarebbe stato un segnale importante sul fronte dell’emancipazione delle donne in quell’area, si pensava a ragazze come lei. Ciò che desta curiosità è come mai Safiya sia diventata una ciclista.
«A scuola – dice e sorride – ero nella scuola di nuoto. Presi anche due medaglie nazionali, ma crescendo scoprii che non c’erano categorie agonistiche per le ragazze della mia età, così smisi e mi unii alla squadra di atletica. Un giorno con mio padre comprai una city bike e cominciammo a girare nei dintorni. Ero sempre andata in bicicletta. Prima sul triciclo, poi su una di quelle senza pedali per imparare l’equilibrio. Era divertente. Un anno, prima del Dubai Tour, organizzavano una specie di gran fondo. Ne sentii parlare a scuola e anche se non partecipai, scoprii che un’altra ragazza della scuola era in contatto con la federazione del ciclismo. Così chiesi a mio padre di provare, ma lui si rifiutò di farmi fare sport al di fuori della scuola».
E allora come mai sei qui?
Nel frattempo arrivai al diploma. Una volta a tavola, mia sorella chiese di partecipare a un torneo di pallamano e questa volta mio padre le disse di sì, a patto che si impegnasse nello studio. Era la mia occasione, tornai alla carica e questa volta ottenni di andare in bicicletta. Così dal febbraio 2016 entrai nella squadra nazionale. Feci i primi campionati e mi piacque molto. Non sapevo che si potessero fare gare di bici, non seguivo le corse in Europa. Ora invece tanti sanno e si stanno interessando.
Dove ti alleni?
A Dubai, spesso su strade piatte che si spingono nel deserto e possibilmente nelle ore meno calde. Abbiamo il Nad Al Sheba Cycle Park, tre anelli ciclabili lunghi da 4 a 8 chilometri, ma se devo fare di più posso lasciare l’anello e allungare. Se poi ho bisogno di salite, guido per un’ora e mezza e vado a cercare percorsi più duri. Nel weekend, quando sono libera dall’Università, vado in montagna. Sette ore di automobile fra andare e venire, per allenamenti di 3-4 ore.
A proposito di Università, che cosa studi?
Grafia e design. La mia facoltà è in un campus, non è un corso online, quindi devo essere presente. Purtroppo non ci sono esenzioni per gli atleti. Forse però a maggio verrò per due mesi in Europa, dopo che qui la stagione sarà iniziata ad aprile per non avere troppo caldo. Ieri mi sono allenata a 37 gradi.
Come è stato partecipare al collegiale di Calpe?
E’ stato bello soprattutto conoscere le ragazze. Sono state gentili. Mi hanno spiegato il loro mondo. Hanno condiviso le loro esperienze. E’ stato molto bello, ma troppo corto, visto che sono dovuta ripartire presto. Sono stata bene con le ragazze, ma anche con lo staff.
Scusa la domanda, ma sembra strano vederti correre con le gambe e le braccia coperte e il velo in testa…
Ovviamente (sorride, ndr) allenarsi e correre completamente coperta è dura, soprattutto con il caldo di cui dicevamo. Però la mia grande determinazione verso il ciclismo mi permette di superare il problema. Non è poi così grave, si può gestire.
Quando verrai in Europa, quali corse farai?
Non lo so ancora. Prima farò un periodo di allenamento di due settimane, poi la squadra mi darà un programma. Le nostre corse non sono dure come in Europa.
Pensi di essere ispirazione per altre ragazze che vogliano correre in bici?
Vedo me stessa che seguo la mia passione e mi piacerebbe essere di ispirazione per altre ragazze. Ce ne sono parecchie che partecipano a raduni di amatori, poche che arrivano alla nazionale. Per me è un grande onore e una responsabilità. So che tante persone mi hanno aiutato e adesso mi seguono. E questo mi fa venire voglia di spingere più forte e sforzarmi ancora di più. Mi spinge davvero a volere di più, a ottenere di più e a progredire.
Pensi che in futuro lascerai il tuo Paese per vivere o correre all’estero?
Per ora non ho programmi in questo senso, è bello vivere qui e maturare gradualmente. Ma non sappiamo come sarà la vita, cosa ci riserverà. Venire in Italia mi permetterà di fare nuove esperienze.
Come concili Università e allenamenti?
Cercando di mettere le lezioni a cavallo dell’ora di pranzo, in modo da potermi allenare la mattina preso e semmai nel pomeriggio. Mi alleno per 6 giorni a settimana, ho lezioni per 5 volte a settimana. Mi piacciono i miei studi e credo diano grande opportunità di lavoro.
Non pensi di diventare una ciclista professionista?
Il mio coach dice che potrei farcela. Cercherò di progredire al livello delle atlete europee. Una delle mie preoccupazioni sono le strade danneggiate e la paura di cadute e incidenti. Quindi non vedo l’ora di venire in Europa e spero solo di stare al sicuro durante le gare.
Stai seguendo la Tirreno-Adriatico?
Adesso seguo sempre le corse. Ho visto che Tadej due giorni fa ha fatto una bella differenza. Il livello da voi è davvero altissimo.