L’indizio era arrivato dagli organizzatori del Tour of Rhodes, che nell’annunciare le squadre al via il prossimo anno aveva inserito la Lotto Kern-Haus PSD Bank come devo team della Ineos Grenadiers. L’ufficializzazione è di poche ore fa: la formazione Continental tedesca fungerà da vivaio del team WT britannico, dando modo ai più giovani di sviluppare le loro capacità per poter approdare al team maggiore. L’accordo s’inserisce nel più ampio quadro di sviluppo voluto dal team britannico chiamato “Ascent” e dal quale sono usciti fuori talenti come Tarling e Leonard
La formazione teutonica arriva a questo traguardo un po’ a sorpresa. Per saperne di più abbiamo quindi chiesto lumi a uno dei suoi direttori sportivi, Torsten Schmidt con un passato anche dalle nostre parti avendo militato nel 1997 nelle fine della Roslotto-ZG Mobili.
Qual è la storia della vostra squadra?
E’ stata creata da Florian Monreal. E’ il proprietario e ha 38 anni, per brevi periodi è stato anche professionista, poi ha corso in un piccolo club. Nel “land” intanto stava prendendo piede una lotteria e i responsabili hanno pensato di associarla a una squadra ciclistica. E’ stato 11 anni fa. Da allora molti corridori sono passati da queste parti e alcuni sono anche approdati al ciclismo professionistico, ad esempio Jonas Rutsch oggi all’Intermarché Wanty.
Come giudichi la stagione 2024 del team?
Devo dire che abbiamo avuto una buona stagione. Fra gli under 23 l’obiettivo principale è ovviamente fare risultati, ma d’altra parte dobbiamo anche pensare alla formazione professionale e anche umana dei giovani ciclisti. Non è come in un team WT dove conta solo una vittoria o il miglior risultato. E penso che questo sia quello che abbiamo avuto e di cui dobbiamo gioire. Non abbiamo vinto, ma ci siamo fatti vedere. Vogliamo che le persone, quando tornano a casa da un evento riconoscano la nostra maglia, sappiano che c’eravamo. Ho abbastanza esperienza sull’ammiraglia per sapere che non sempre si può lottare per la vittoria, ma che possiamo avere una funzione importante nel ciclismo odierno, dimostrare qualcosa.
Nell’ambiente si parla da tempo di un interesse della Ineos Grenadiers per associarsi a voi…
Ora è tutto ufficiale e confermato. Abbiamo una partnership di sviluppo molto bella. Questo cambia tutto, ci fa stare al centro dell’attenzione dei media. E’ stato premiato il nostro lavoro di formazione, continueremo su quella strada sapendo che ci siamo inseriti in un grande progetto di crescita che non riguarda solo noi.
La vostra è una squadra con una forte identità tedesca: questo cambierà in futuro, cioè prenderete più atleti stranieri?
Per forza, fa parte della nostra evoluzione. Avremo sempre un nocciolo tedesco, ma il numero di corridori di altre nazioni crescerà di sicuro. Io però devo dire che non guardo molto alle nazionalità, è un concetto che non mi è mai piaciuto. Quando correvo a 16 anni ero in nazionale e ho incontrato altre persone di altre nazionalità, avevo più amici e buoni colleghi fuori dalla Germania. Anche quando sono stato in Italia, ho mantenuto ad esempio legami con Gasparotto e Corti. Io guardo la persona, non il passaporto… Il nostro obiettivo è anche quello di prendere i tedeschi se sono bravi e vediamo per loro una prospettiva per il futuro. Ma per il resto ripeto, la nazionalità di un corridore non è un fattore.
In questo caso guardate anche al mercato italiano, potrebbero arrivare italiani da voi?
Sicuramente. A dir la verità, ce n’erano alcuni che mi hanno scritto. Li teniamo sott’occhio. Se potremo dar loro una possibilità, lo faremo. Io l’Italia la conosco bene, d’inverno mi allenavo da voi per il bellissimo clima. Penso che l’Italia sia un paese fantastico con tutte le possibilità per il ciclismo. Magari inizialmente potrà esserci qualche ostacolo con la lingua, per un italiano trasferirsi in Spagna può essere più affine. Ma per me come detto la nazionalità non è un problema, se un corridore vale ha le porte aperte.
Secondo la sua opinione qual è la situazione attuale del ciclismo tedesco?
È un problema complesso da affrontare. Abbiamo molto traffico in Germania. I problemi di sicurezza delle strade tedesche sono un ostacolo alla diffusione del ciclismo, i ragazzi prediligono altre specialità, come la pista o la mtb. Mettiamoci anche che il materiale è molto costoso e non tutti riescono a sostenere le spese. Quando correvo io c’erano tante gare e tanta concorrenza, si emergeva perché c’era modo di migliorare e mostrare il tuo talento. Oggi i praticanti sono molti meno. Speriamo che iniziative come la nostra diano nuovo impulso, visibilità, fiducia.
Nel vostro team c’è anche l’estone Romet Pajur che da junior ha anche vinto un Giro delle Fiandre. Come sta crescendo?
Il prossimo anno si unirà alla squadra Rookies della Red Bull Bora Hansgrohe. Significa che da noi ha proseguito nel suo cammino di crescita. Anche il ceko Martin Barta, molto promettente, ha trovato un nuovo approdo. Auguriamo loro buona fortuna per il futuro ed è giusto che le strade si siano separate. È un ciclo di un periodo della tua vita. Lavori insieme a qualcuno e poi lui sceglie il suo destino.
Quali sono i vostri obiettivi per la prossima stagione?
Continueremo su questa strada, mettendo il risultato in second’ordine rispetto alla crescita professionale e umana dei ragazzi, a introdurli verso il ciclismo che realmente conta. Ora per noi cambia molto, siamo inquadrati in un sistema più ampio. Dobbiamo anche cercare diverse impostazioni per portare i ragazzi nella giusta direzione per capire le tattiche, per capire come muoversi al momento giusto. Tutte queste cose, come lavorare insieme come una squadra saranno il nostro target: portare gli under 19 a crescere nella nuova categoria per prepararli all’ulteriore salto fra i grandi. Ci fa sorridere quando vediamo che un giovane passato da noi diventa un professionista. Significa che abbiamo vinto qualcosa di veramente importante, non una semplice gara.