Il test della sella Pro Stealth Curved

06.05.2022
4 min
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Insieme alla tradizionale (in fatto di lunghezza) Falcon e alla versione tradizionale della Stealth (la sella corta), la versione Curved di Pro-Bikegear è una delle più utilizzate anche in ambito pro’. E’ molto differente rispetto alla sorella Stealth, perché è curvata e crea un sostegno maggiore a chi porta il peso del corpo verso il retro. L’abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il profilo laterale, con il design a supporto del posteriore
Il profilo laterale, con il design a supporto del posteriore

Pro Stealth, curata e performante

Pro Bike Gear è un brand che entra nell’orbita Shimano e il suo focus principale riguarda la componentistica della bicicletta. Ci sono i cockpit ed una serie di accessori, ci sono ovviamente le selle, prodotti per nulla banali in fatto di design e materiali. La Pro Stealth Curved è una sorta di evoluzione della sella corta, nasce dalla piattaforma Stealth, ma sviluppa un concept ben preciso che la rende molto differente rispetto alla sorella più anziana. Per dare un’ulteriore interpretazione, se la Stealth nasce per le crono e viene riportata anche nel mondo delle bici tradizionali, la Curved è la sella con il naso corto e largo (caratteristica identificativa di questa famiglia di selle) specifica per l’utilizzo quotidiano.

L’immagine frontale rende bene l’idea del suo design
L’immagine frontale rende bene l’idea del suo design

Perché Curved

Curved perché il suo shape agevola chi si muove lateralmente, senza bloccare l’oscillazione del corpo e l’azione delle gambe. Esiste anche una versione che possiamo definire come “non Curved”, con una curvatura superiore meno pronunciata. La Stealth Curved ha l’obiettivo principale di aiutare a raggiungere la posizione aggressiva quando si è sulla bicicletta. Ha il naso largo che sostiene il corpo anche quando si va in punta di sella e c’è un ampio canale di scarico, ben sostenuto grazie allo scheletro centrale. Ci sono due larghezze disponibili, quella da 142 millimetri (ovvero quella del test) e quella da 152.

Un valore alla bilancia molto interessante
Un valore alla bilancia molto interessante

Come è costruita

Questa versione Team ha i due rails in carbonio, fibra composita che è anche il rinforzo dello scafo, con la base in polimero. E’ rigida, ma non è estrema. Ha un’imbottitura ultraleggera in EVA, più resistente se paragonata alle schiume standard, oltre ad avere anche una sorta di memoria di forma. La copertura è liscia, caratteristica che offre dei vantaggi quando ci si sposta sulla sella.

La cover liscia e lo scheletro del foro centrale
La cover liscia e lo scheletro del foro centrale

Le nostre considerazioni

A dir la verità non sembra una sella con il naso accorciato, perché si posiziona bene sul reggisella (non risulta mai eccessivamente spinta in avanti) e non dà mai la sensazione di essere corta. La sua curvatura pronunciata nella sezione posteriore la mette al pari delle selle arrotondate, che pur lasciando una grande libertà nei movimenti, danno un ampio appoggio e distribuzione ottimale delle pressioni.

Le protuberanze ischiatiche ringraziano

Nei lati, dove la sella diventa ampia, ci sono due incavi, che diventano una sorta di alloggio per le protuberanze ischiatiche. Un bel vantaggio anche per gli amanti delle salite, che passano diversi quarti d’ora seduti e trovano beneficio proprio dal supporto che genera la sella.

E poi c’è il “buco”, con l’imbottitura che non sprofonda al suo interno, generando un supporto costante. Quest’ultimo non è un dettaglio da tralasciare e testimonia la cura del dettaglio, abbinato ad una struttura ben fatta e disegnata. La parte più avanzata ha bisogno di qualche uscita per prendere la giusta confidenza, considerando la sua larghezza oversize. Qui entra in gioco la piccola svasatura, che aiuta in maniera tangibile a limitare i punti di pressione.

PRO-Bikegear

La Scott Addict RC e le scelte tecniche di Bardet

21.04.2022
3 min
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Dopo l’intervista di ieri, ecco un approfondimento legato alle scelte tecniche che troviamo e che troveremo sulla Scott Addict RC di Romain Bardet. Ci sono i tubolari, ma il profilo delle ruote cambia in base alla planimetria delle tappe e poi c’è anche la corona da 36 per fare agilità e “salvare” la gamba.

La Addict RC di Bardet
La Addict RC di Bardet

Framekit e manubrio

E’ il modello che utilizza il corridore francese, che punta dritto sul prossimo Giro d’Italia. Rispetto alla versione che troviamo normalmente a catalogo, non ci sono differenze e le variabili sono legate al setting e all’allestimento. C’è il manubrio Syncros Creston in carbonio. Tutti i corridori presenti al Tour of the Alps utilizzano questo binomio e la trasmissione Shimano Dura-Ace a 11 velocità.

Trasmissione ad 11 rapporti nella sua completezza e device Wahoo
Trasmissione ad 11 rapporti nella sua completezza e device Wahoo

Bardet, corridore tecnico e tattico

Romain Bardet non ha mai nascosto la sua passione per le soluzioni tecniche legate alla bicicletta e la capacità di sfruttare il mezzo meccanico sotto vari aspetti. Un esempio è la scelta delle corone anteriori. Al plateau più grande da 54 denti, Bardet abbina una corona più piccola da 36 (e non viene impiegato un chain catcher), per far girare la gamba e non appesantire i muscoli in vista delle frazioni più impegnative, dove torna ad utilizzare la combinazione 54-39.

Il Team DSM non usa i tubeless

Per lo meno al Tour of the Alps, dove tutti gli atleti hanno le ruote Dura Ace con predisposizione tubolare (Vittoria Corsa da 26). Gli atleti hanno la possibilità di scegliere tra le C60 e le C40. Le selle sono Pro Bike Gear, brand nell’orbita di Shimano. Romain Bardet utilizza il modello Griffon con lunghezza standard (non una sella corta). Inoltre il setting da lui utilizzato è sempre aggressivo, con una differenza notevole tra manubrio e sella, ma sembra leggermente più “morbido”, se paragonato con il passato.

L’imbottitura esterna applicata sulla salopette
L’imbottitura esterna applicata sulla salopette

Una doppia imbottitura?

Non è il caso di Bardet, ma abbiamo notato una sorta di seconda imbottitura, applicata esternamente ad alcuni corridori del Team DSM. Curiosa ed interessante come soluzione, chissà che non provino qualcosa di “nuovo” in vista dei grandi Giri.