Come si insegna il ciclismo ai ragazzi? L’esempio di Puerini

09.11.2024
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Dietro alla stagione ricca di successi degli allievi del Pedale Chiaravallese c’è un metodo di lavoro ormai assodato, che vi abbiamo raccontato con le parole di Marco Belardinelli. Lo stesso consigliere del team marchigiano ha sottolineato con le sue parole che il grande apporto arriva da chi questi ragazzi li allena giorno dopo giorno. La frase che più ha stuzzicato la nostra curiosità è stata una.

«Siamo consapevoli di avere dei talenti – ci aveva detto – ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori.

In alto, da destra verso sinistra ci sono Alberto Puerini e i due collaboratori: Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni
In alto, da destra verso sinistra ci sono Alberto Puerini e i due collaboratori: Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni

Parola all’allenatore

Stiamo parlando di Alberto Puerini, allenatore del team allievi, al quale chiediamo subito cosa vuol dire insegnare a questi ragazzi come si diventa ciclisti. Di lui si può dire, in breve, che è stato uno dei dilettanti italiani più forti degli anni 90, pur non essendo mai passato professionista. Si trovò a duellare in salita negli anni di Pantani, Belli e Casagrande, indossando la maglia della Sicc Cucine di Jesi. Ricordi che sembrano lontanissimi, ma che sono indelebili nella memoria di chi ne è stato testimone.

«Abbiamo avuto 20 ragazzi allievi – dice Puerini – e non sono pochi. In più erano suddivisi in tutte le specialità: strada, pista, mountain bike e ciclocross. Non lavoro da solo, ci tengo a sottolineare, ma mi avvalgo dell’aiuto di due ragazzi. Sono ex atleti del team, hanno corso da noi fino alla categoria juniores. Sono Tommaso Fiorini e Tommaso Lancioni, entrambi hanno un fratello che corre con noi: Edoardo e Teo.

«Avere due aiutanti – spiega – è una grande mano e siamo orgogliosi che due ragazzi che hanno smesso di correre abbiano comunque deciso di rimanere nel team, anche con un ruolo diverso. Quello che li spinge è il voler proseguire nel mondo del ciclismo ma con un ruolo diverso e con tanta passione per questo sport. Spesso li tengo con me, anche durante gli allenamenti: loro in bici con i ragazzi e io in ammiraglia. Concordiamo insieme il lavoro da fare e spesso li lascio fare da soli, per imparare».

La gara serve per testarsi e mettersi alla prova, sostenendosi a vicenda
La gara serve per testarsi e mettersi alla prova, sostenendosi a vicenda
Quindi alla base di una squadra vincente c’è un’altra squadra…

I due Tommaso mi aiutano tanto, ho 57 anni e ho vissuto un ciclismo tanto diverso, sia da corridore che come diesse. Avevo smesso, per questioni familiari, poi cinque anni fa sono salito nuovamente in ammiraglia. Avere due ragazzi giovani al mio fianco permette di instaurare un contatto diretto con i corridori. Si trovano a interfacciarsi con persone più vicine alla loro età e fanno meno fatica a capirsi. Il loro è un compito importante perché riescono a trovare una chiave di comunicazione con i ragazzi per entrarci in sintonia. Riuscirci vuol dire anche saper poi tirare fuori il massimo da ognuno di loro.

Da cosa si parte?

Sembra scontato ma dalla passione. Se c’è questo aspetto allora tutto è più facile. Poi bisogna entrare nelle loro grazie per farsi ascoltare, ma il ciclismo ormai è molto pratico. I ragazzi chiedono di fare e provare e poi si corregge il tiro. A volte arrivano a pretendere troppo da loro stessi, devono capire che in questa categoria si deve imparare tanto. 

Qui nel ritiro fatto a luglio, dove hanno lavorato anche con figure esterne, come uno psicologo
Qui nel ritiro fatto a luglio, dove hanno lavorato anche con figure esterne, come uno psicologo
Si deve imparare a essere ciclisti…

E lo si fa mattone dopo mattone. Ci vuole tempo, ma spesso arrivano a voler bruciare le tappe. Questo perché vedono il ciclismo ora, dove tra gli juniores sei già chiamato a vincere. E non tutti possono diventare ciclisti, ma vedi già chi ambisce a diventare diesse. Ci sono ragazzi che magari non hanno le qualità atletiche ma li muove una passione incredibile. Vogliono conoscere, capire e apprendere. Tutte cose che possono portarli a diventare dei diesse. 

In che modo cerchi di insegnare loro il ciclismo?

Si parte dalla pratica. Il discorso pre gara lo facciamo ma non mi interessa molto. Io voglio parlare con loro alla fine, quando hanno compiuto le loro scelte e capire insieme il perché. Parlo al gruppo, loro mi rispondono e si confrontano. Poi tocca a me dire come avrebbero potuto fare in una determinata situazione. Sono delle spugne. Ho in testa un’immagine del campionato italiano cronometro a squadre che fa capire tanto di come lavoriamo. Dopo l’arrivo, nonostante avessimo vinto, ho parlato con i ragazzi e spiegato loro qualche dettaglio su come migliorare ancora. Anche se si vince ci sono sempre delle cose da migliorare. 

I ragazzi del Pedale Chiaravallese passano anche del tempo in palestra, imparando ad allenarsi con gli attrezzi
I ragazzi del Pedale Chiaravallese passano anche del tempo in palestra, imparando ad allenarsi con gli attrezzi
Ci sono altri episodi di cui ha ricordo?

Nell’arco di una stagione ce ne sono tanti. Quello che mi piace è farli lavorare e correre con l’istinto. Dico sempre: «Quando siete in gara parlatevi, agite e se poi non viene bene una cosa capiamo il perché». E’ importante capire il motivo per il quale si fanno determinate scelte. Ora si fa fatica a imparare a correre, i ragazzi hanno tanti strumenti: misuratore di potenza, cardiofrequenzimetro, preparatori, nutrizionisti. Sono molto preparati, ma sopra alla bici comanda sempre l’istinto. 

E questi ragazzi di cosa hanno bisogno per far crescere il loro istinto?

Forse mancano di coraggio e intraprendenza. Questi strumenti nuovi servono per analizzare bene i dati ma bloccano un po’ il corridore. Prima si guardava meno al poter risparmiare energie e si correva ascoltando il proprio fisico. Per un ragazzo giovane è fondamentale questo aspetto. 

Coach Puerini con uno dei genitori, che non fanno mancare il proprio supporto al team e ai ragazzi
Coach Puerini con uno dei genitori, che non fanno mancare il proprio supporto al team e ai ragazzi
Passando all’aspetto tecnico, invece?

Si allenano meno, ma con maggiore intensità. Noi abbiamo una media di 12 ore a settimana. L’allenamento lungo è da 3 ore, massimo 3 ore e 30 minuti. A inizio stagione, gennaio per intenderci, non usciamo nemmeno tutti i giorni, ma un paio a settimana. Poi si aumenta gradualmente fino ad arrivare alle 12 ore che dicevamo prima. Una cosa che abbiamo provato quest’anno e che è andata bene è il correre con programmi delineati. Quindi non si corre tutte le domeniche ma si riposa, per arrivare più freschi alle gare sulle quali si punta. 

Un metodo da “adulti”. 

Più che da adulti quasi conservativo. Comunque sono ragazzi di 15 e 16 anni, hanno tanti altri impegni oltre al ciclismo. C’è la scuola, la famiglia, gli amici. Vero che se si vuole diventare corridori serve correre e migliorare, ma il riposo non è un fattore da sottovalutare. A qualsiasi età.

Pedale Chiaravallese: i successi che premiano il metodo di lavoro

03.11.2024
6 min
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Il Pedale Chiaravallese, società marchigiana, ha vinto la classifica a punti nella categoria allievi, diventando campione d’Italia. Un riconoscimento arrivato alla fine di un anno di lavoro e di tanti successi individuali e di squadra. Sono ben cinque le maglie tricolore conquistate in questo 2024: la prima con Tommaso Cingolani che ha vinto il campionato italiano a cronometro. Mentre le restanti quattro sono firmate da: Andrea Alessiani, Edoardo Fiorini, Lorenzo Iaconeta, Teo Lancioni che si sono aggiudicati il titolo nazionale nella cronometro a squadre. Inoltre il Pedale Chiaravallese si è messo in luce anche in altre discipline: dalla mountain bike alla pista. Avevamo sentito lo staff del team a inizio anno, quando ci avevano spiegato il loro metodo di lavoro e gli obiettivi prefissati. 

«Sicuramente – dice Marco Belardinelli, consigliere del team – non ci aspettavamo questi risultati, o per lo meno così tanti. Abbiamo ottenuto tante vittorie soprattutto tra gli allievi con cinque maglie tricolori con altrettanti ragazzi. Risultati che sicuramente fanno piacere a tutti: allenatori, sponsor, società e ragazzi stessi. Sono cose che capitano raramente, speriamo da un lato possa essere l’inizio di un ciclo. Noi vogliamo essere una società in crescita e sempre pronta a migliorarsi. Non i più bravi, ma mettere sempre più passione e impegno. E’ una cosa utile per tutti noi, che ci fa tirare fuori sempre il meglio da noi stessi».

I risultati? Una conseguenza

A livello giovanile i risultati fanno piacere, ma non devono riempire la bocca di chi li ottiene. Anzi, devono essere uno sprone per crescere e mantenere alta la qualità del lavoro offerto, perché per fare tutto questo il Pedale Chiaravallese ha lavorato per anni. Le cinque maglie sono la dolce conseguenza di un impegno costante. 

«Come società – prosegue Belardinelli – siamo sempre stati inclini a partecipare a eventi e gare. Non per vincere ma con l’idea di fare esperienza e insegnare qualcosa ai nostri atleti. Il campionato italiano cronometro a squadre lo facciamo da anni non per il successo, ma per la crescita dei corridori. Si può arrivare preparati a un appuntamento e comunque non vincere, il successo è solamente la punta dell’iceberg».

Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
E’ andato tutto secondo i piani in questo 2024?

Non tutto – racconta – il progetto juniores deve essere rivisitato e nel 2025 cambierà forma. Ci siamo resi conto che da quel lato si fa tanta fatica nel proporre un’attività perché serve proporla di altissimo livello. Cambieremo programma allargando la collaborazione e appoggiandoci a società diverse per proporre ai ragazzi la giusta attività. Abbiamo capito che nel futuro, si parla del 2027, non avremmo avuto i mezzi per strutturare e organizzare una squadra nella maniera migliore. 

Si può ripartire dai successi dei giovani, che sicuramente portano tanto entusiasmo…

Quando una società vince aumenta la sua visibilità, senza ombra di dubbio. Non parliamo di portare via corridori alle altre squadre, ma di avvicinare ragazzi nuovi al ciclismo. Nelle scuole e sul territorio il riscontro si vede. Ma il nostro orgoglio più grande è l’aver strutturato una società a 360 gradi. L’anno prossimo sei ragazzi della scuola di ciclismo passeranno giovanissimi, è un bel carico di ciclisti.

Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Quando parli di società strutturata a 360 gradi cosa intendi?

Che il rapporto tra tutte le figure interessate è positivo. Tra l’allenatore e i ragazzi, ma anche tra la società e i genitori. Questi non devono essere emarginati, ma inclusi. Nella riunione fatta martedì scorso per parlare del 2025 siamo andati a sottolineare l’importanza dei ruoli. Ognuno ha il suo, anche i genitori. La loro inclusione nel progetto è fondamentale perché fanno parte del consiglio, parlano con i figli e gli allenatori. Ma tutto questo deve essere fatto in maniera super partes. La finalità ultima è costruire un ambiente sano per tutti. 

Come fate a non far montare la testa ai ragazzi? Passaci il termine.

Non siamo una società che fa grandi feste, siamo già all’opera per l’anno prossimo. Non con l’intento dei risultati ma per dare continuità al cammino. Alcuni dei nostri atleti sono già impegnati nel ciclocross, per dire. Il risultato ottenuto in questo 2024 serve per dare maggiore energia e fiducia tra le parti. La società ha maggior fiducia nel percorso che propone, i ragazzi nell’allenatore e così via. Fa tutto parte di un cammino. 

Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
A tutte le età si parla di allenamenti e ore, voi come lavorate con i ragazzi?

Senza stress, non è che abbiamo allenato gli allievi come se fossero juniores per vincere. Siamo consapevoli di avere dei talenti, ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori. 

E cosa vuol dire?

Che si insegna il ciclismo a questi ragazzi. Vi faccio un esempio: alla Lugo-San Marino, una gara famosa nelle Marche, la vittoria si decide sempre sulla salita finale. Noi nella prima parte di corsa abbiamo mandato due ragazzi in fuga da soli perché devono capire cosa vuol dire andare allo scoperto e pedalare davanti. Sono stati ripresi gli ultimi tre chilometri e un loro compagno è rinvenuto da dietro arrivando secondo. L’insegnamento è che ci si deve mettere in discussione, imparare, sperimentare e crescere. 

Ci parlavate, nella scorsa intervista, di multidisciplina.

E’ un aspetto per noi fondamentale, e non solo nel ciclocross. Abbiamo ragazzi che corrono su pista e in mountain bike e per farlo non sempre li seguiamo direttamente, o meglio non corrono con la nostra squadra. 

In che senso?

Che ci appoggiamo a società esterne se crediamo che abbiamo maggiori conoscenze e competenze. E’ per il bene del ragazzo, vero non vincerà con la nostra maglia, ma farà l’esperienza migliore per la sua crescita. E’ il nostro metodo di lavoro e continueremo ad adoperarlo, come fatto in passato. Con o senza risultati.

Juniores nelle Marche: la replica di Secchi e della SCAP

28.03.2024
4 min
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Dopo la nostra intervista con il Pedale Chiaravallese, dove si analizzava l’andamento del movimento ciclistico juniores della Regione Marche ci ha contattato Lino Secchi, presidente del comitato regionale FCI Marche. «La mia non è una replica alle parole del Pedale Chiaravallese, che considero un bell’esempio all’interno della nostra realtà e che è stato seguito anche da altre squadre».

Alla richiesta di specificare quali altre squadre abbiano seguito il modello del Pedale Chiaravallese, Lino Secchi non ha voluto replicare, spiegando: «Non mi sento di fare nomi per non creare una classifica».

A sinistra Lino Secchi presidente comitato regionale FCI Marche (foto Facebook Associazione ruote e cultura)
A sinistra Lino Secchi presidente comitato regionale FCI Marche (foto Facebook Associazione ruote e cultura)
La sua replica allora a cosa è dovuta?

Alle affermazioni fatte sullo stato di salute del ciclismo juniores marchigiano. Non siamo indietro o in crisi rispetto ad altre Regioni. I nostri numeri ritengo siano pari, in proporzione, a quelli di altre realtà più grandi.

Ci ha fornito questi numeri, a livello di attività juniores risultano 7 gare regionali e nessuna a livello nazionale.

Avere poche gare regionali juniores è un fatto che abbiamo concordato insieme a Umbria, Abruzzo, Lazio e anche Puglia. Riuscire ad organizzare 7 gare all’interno della nostra Regione mi sembra che sia un numero discreto. Correre fuori dai nostri confini è una cosa che richiedono anche le società, per far sì che i ragazzi possano confrontarsi con atleti di maggior livello. 

Non è, invece, una risposta al numero esiguo di ragazzi iscritti? Ne risultano solamente 64 a livello juniores.

I numeri su strada sono in calo, da questo punto di vista il regolamento federale non ci dà una mano. Ora anche gli juniores di primo anno possono andare in squadre di fuori Regione e questo ha un effetto negativo. Nel 2024 c’era una società che avrebbe voluto fare una squadra juniores, ma non è stato possibile. Questo perché l’atleta più forte, sul quale avrebbero costruito la squadra, è stato attirato dalla proposta di una società toscana.

A sinistra Proietti Gagliardoni Mattia, umbro passato al team juniores Franco Ballerini in Toscana (foto Fruzzetti)
A sinistra Proietti Gagliardoni Mattia, umbro passato al team juniores Franco Ballerini in Toscana (foto Fruzzetti)
Dover cancellare la creazione di una squadra perché l’atleta più forte se ne va non sembra sintomo di un movimento sano però…

Fino all’attività di base è possibile costruire squadre con ragazzi di ogni genere. Bisogna ammettere che la competizione a livello juniores è alta. Se non hai un atleta di un certo livello, si fa fatica a essere competitivi. La diminuzione dei giovani nelle attività sportive è una problematica a livello nazionale. Il ciclismo ne soffre di più perché si svolge in strada, dove il pericolo è maggiore. Manca la sicurezza sulle strade, le gare sono sicure, ma i ragazzi devono anche allenarsi. Noi abbiamo anche diverse infrastrutture che possono essere utilizzate.

Quali?

E’ in fase di progettazione un impianto ciclo-rotellistico a Pesaro, dedicato a pattini e biciclette. L’appalto è stato approvato e risulta completamente finanziato. Ci sono anche altri impianti, come a Fano e a Recanati. E in fase di progettazione ce ne sono altri.

Nel 2021 risulta essere stato abbattuto il Velodromo di Ascoli Piceno.

Verrà realizzato un nuovo impianto, la cui conclusione è stata ipotizzata nel 2025. Sinceramente ci metterei la firma per vederlo realizzato entro quell’anno.

Il Team SCAP è una delle due società che fanno ancora attività juniores nella regione Marche
Il Team SCAP è una delle due società che fanno ancora attività juniores nella regione Marche

La replica della SCAP

Alle parole del presidente del comitato regionale FCI Marche hanno risposto i diretti interessati. Qui, le dichiarazioni di Paolo Ciciani, diesse del team SCAP.

«A livello di squadre juniores – ci racconta – a fare attività siamo rimaste noi e il Pedale Chiaravallese in tutta la Regione. E’ vero che ci sono delle strutture come quelle di Fano, Recanati e altre, ma sono tutte ciclabili. Non sono strutture utilizzabili per fare gare o competizioni.

«L’impianto di Pesaro, che non si sa ancora quando nascerà, arriva dopo l’abbattimento della precedente struttura. Al momento non risultano velodromi all’interno delle Marche, ma per come la vedo io questa è una soluzione adoperata quando i buoi sono ormai scappati dal recinto. Ci si sarebbe dovuti mettere in moto 10 o 15 anni fa».

«E’ vero che c’è un accordo interregionale per organizzare corse tra Umbria, Marche e Abruzzo, ma le corse rimangono comunque poche. Si è corso con il contagocce a marzo e lo si farà anche ad aprile».

Pedale Chiaravallese: un’isola felice nel ciclismo marchigiano

11.03.2024
5 min
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Fare attività in una regione difficile, dal punto di vista del movimento del ciclismo, come le Marche non è semplice e scontato. Investire, allestire un team in grado di coprire tutte le categorie lo è ancora meno. Il Pedale Chiaravallese ha intrapreso un percorso difficile e lo ha fatto prima con le attività dei più piccoli: esordienti, giovanissimi e allievi. Nel 2018 hanno aggiunto gli juniores, ampliando l’offerta e cercando di trattenere i ragazzi all’interno della regione. Garantendo loro una continuità di progetto, senza dover per forza fare le valigie e partire. 

Lo staff del Pedale Chiaravallese è un mix di esperienza e gioventù
Lo staff del Pedale Chiaravallese è un mix di esperienza e gioventù

Meno corridori? Meno società

La spirale è facile da vedere, ma non altrettanto da contrastare. Il ciclismo si evolve e la categoria juniores diventa sempre più importante e selettiva. Molti ragazzi smettono prima e, senza i corridori, le società chiudono. 

«Il nostro obiettivo – ci spiega Giulio Cardinali, il presidente – è diventare un punto di riferimento, come lo sono la Vangi o il Team Giorgi. In maniera particolare per la categoria juniores, che in questi anni, da quando l’abbiamo inserita nel nostro team, è cambiata parecchio. E’ diventata sempre più impegnativa per i nostri ragazzi. Il rischio è di vederli smettere e veder morire la categoria, con la conseguenza che gli atleti di valore siano costretti a migrare in altre regioni.

«La categoria diventa più competitiva – continua – e lo si vede, i ragazzi crescono in maniera diversa l’uno dall’altro e c’è chi ora non è pronto. Una volta avevano lo spazio per crescere, maturare, correre, ora ne hanno meno. Tanti ragazzi smettono da allievi, ma se non ci sono corridori le società vengono meno, è una conseguenza logica».

Da voi come va?

Il 2023 è stato un anno difficile, anche chi da allievo aveva vinto qualcosa ha sentito il cambio di categoria. Una società che tiene gli juniores deve essere strutturata al 100 per cento. Bisogna avere dei preparatori, i giusti diesse, un nutrizionista e una persona che cura la parte atletica. Non si può più fare attività come sei o sette anni fa. 

Il vostro progetto è nato in un momento di per sé difficile…

Avevamo intenzione di cambiare pagina, è stato un riflesso spontaneo a queste difficoltà. Nel 2024 vogliamo fare un cambio di passo, così abbiamo fondato lo Zero24 Cycling Team. Ci siamo trovati a tesserare atleti provenienti da province diverse e abbiamo voluto creare un brand che non fosse in contrasto con la nostra storia. I ragazzi sono tutti tesserati per il Pedale Chiaravallese, cambia solo il nome del team, ma la gestione è sempre nostra. 

Come lavorate?

Abbiamo capito una cosa, che se una società non si evolve rischia di morire. Tutto ciò che ci circonda è una risorsa: i ragazzi e i genitori in primis. Spesso si sente dire che nelle società comandano i direttori e i genitori devono starne fuori, ma non capiamo il perché. Una mamma o un papà sono i primi appassionati, parlano con i loro figli. Sono una risorsa, non un limite. Noi vogliamo, come prima cosa, formare degli uomini e poi degli atleti. La famiglia è il mezzo attraverso il quale tutto diventa possibile

E i collaboratori e lo staff?

Prendiamo tanti ragazzi che hanno corso con noi e che poi hanno smesso. Sono la nostra forza. Li prendiamo, facciamo fare loro formazione tecnica, investiamo. Ad esempio, abbiamo fatto un video di lancio, lo ha girato un ragazzo che correva con noi. Altri invece fanno gli allenatori e questo ci fa fare la differenza.

L’attività del Pedale Chiaravallese si basa tanto sulla disponibilità dei collaboratori
L’attività del Pedale Chiaravallese si basa tanto sulla disponibilità dei collaboratori
In che modo?

Noi teniamo tutte le categorie, il che vuol dire avere dai bambini ai diciottenni. Ci siamo accorti che l’interazione di un bambino di 6 anni è difficile con un adulto di 50. L’esperienza serve, ma è importante creare un filo diretto di comunicazione. 

E l’attività com’è organizzata?

Curiamo tutte le categorie e le discipline, crediamo molto in questo aspetto. Ai giovanissimi proponiamo strada e mountain bike. Mentre i più grandi, quindi gli allievi, li portiamo in pista. Il velodromo più vicino è quello di Forlì, sono 140 chilometri ad andare e altri 140 a tornare. E’ un grande investimento, ma ne vale la pena. Non obblighiamo nessuno a fare nulla, infatti se un ragazzo preferisce può continuare serenamente a fare mtb.

Durante la presentazione della stagione 2024, con dietro il nome di alcuni degli sponsor
Durante la presentazione della stagione 2024, con dietro il nome di alcuni degli sponsor
Come coprite tutte queste spese?

Ci sono tanti sponsor appassionati che ci seguono e sostengono ogni anno, a seconda delle possibilità. In più abbiamo un ottimo rapporto con i genitori. Fino al 2022 davamo le bici a tutti i ragazzi, anche agli juniores. Dall’anno scorso non riusciamo a causa dei costi alti dei materiali. Abbiamo parlato con i genitori e loro sono stati d’accordo nel fare questa spesa. Chiaramente se qualcuno non riesce lo aiutiamo, ci mancherebbe. I soldi che prima mettevamo nelle bici ora sono stati reinvestiti in altri campi. Diamo sempre il massimo, cercando di ottimizzare i costi.