Andrea, Palmiro, Simone, Francesco Masciarelli, 2010

La dinastia degli abruzzesi che dura da 70 anni

06.12.2020
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Lorenzo Masciarelli è l’ultimo talento di un’autentica dinastia ciclistica. Molti pensano che il decano sia Palmiro, in apertura con i tre figli (da sinistra, Simone, Andrea e Francesco) storico luogotenente di Francesco Moser: 12 anni di professionismo con 8 vittorie tra cui 2 tappe al Giro, ma non è così.

«Iniziò tutto da Giulio – racconta nonno Palmiro, il cui primo nome è Lorenzo – che era mio zio. Negli anni Cinquanta non solo gareggiava, ma ci portava a vedere Coppi e Bartali nelle kermesse in pista a Lanciano. Poi venne mio fratello, arrivato fino agli allievi, poi io».

Simone Masciarelli, Lorenzo, Stefano
Simone Masciarelli, con i figli Lorenzo e Stefano
Simone Masciarelli, Lorenzo, Stefano
Simone Masciarelli, con Lorenzo, Stefano

I 3 figli di Palmiro

Non solo Palmiro è passato professionista, ma anche i suoi tre figli. Francesco ha corso per 6 anni: 5 vittorie tra cui il Giro del Lazio 2008, poi uno stop prematuro per un tumore benigno che chiuse la sua carriera. Dieci anni da pro’ per Andrea, ben 13 per Simone, il padre di Lorenzo.

«Il ciclismo ce l’abbiamo nel sangue– ricorda Palmiro – Lorenzo è il nono della famiglia a gareggiare, ma soprattutto abbiamo sempre voluto trasmettere la nostra passione, non solo per la strada. Ai mondiali di Mtb al Ciocco, alla fine degli anni Ottanta, partimmo in 7 da casa per esserci».

Ora Palmiro è rimasto solo a gestire il negozio di bici di San Giovanni Teatino (un riferimento per tutto il Centro Italia) e la società ciclistica.

«Andrea si occupa di biomeccanica applicata al ciclismo – dice – e ogni tanto mi aiuta. Francesco fa il preparatore atletico per squadre professionistiche. Simone è andato in Belgio, ricominciando tutto da capo per seguire Lorenzo. So però che fanno parte di un bel gruppo. Mattan e De Clercq sono venuti spesso a casa mia, li ho ospitati. De Clercq ha disegnato anche un percorso da ciclocross dietro casa».

Lorenzo e VdP

L’avventura di Lorenzo lo riempie d’orgoglio: «Ricordo che quand’era bambino incontrò Van der Poel, il padre. Lo fermò per chiedergli una foto. Tempo dopo si ritrovarono a un evento e l’olandese gli disse: “Ma tu non sei quello della foto?”».

Simone e Andrea Masciarelli
Simone e Andrea Masciarelli in uno scatto del 2012
Simone e Andrea Masciarelli
Simone e Andrea Masciarelli, è il 2012

Il paragone, per chi ricorda le imprese di Palmiro ai tempi delle sfide Moser-Saronni, viene automatico.

«No, Lorenzo in prospettiva va molto più forte – dice – al primo anno junior ha scalato il Blockhaus solo 3” più lento di Ciccone. Nel ciclocross ha forza esplosiva, dopo ogni ostacolo prende sempre 5 metri a tutti».

Qual è la sua arma segreta? «La serietà, ha capito che questo sport è sacrificio. Quando si riscaldava, per esempio, era solito usare le cuffiette, un giorno lo vidi e gli dissi di metterle da parte perché la concentrazione inizia già da lì. Dopo la gara venne a ringraziarmi, aveva notato la differenza…». 

Francesco Masciarelli, Sylvester Szmyd, Giro del Trentino 2010
Lui invece è Framcesco, con Szmyd a ruota, al Giro del Trentino 2010
Francesco Masciarelli, Sylvester Szmyd, Giro del Trentino 2010
Francesco Masciarelli al Giro del Trentino 2010

Il gesto di Simone

Il distacco dalla famiglia non è stato semplice, ma soprattutto non è stato semplice per Simone, chiamato a reinventarsi in Belgio.

«Inizialmente – racconta il papà di Lorenzo – ho dato una mano alla squadra di De Clerqc come meccanico, ma la lontananza da casa si faceva sentire. Inoltre sentivo il peso di non avere un lavoro tale da permettermi di portare qui la famiglia. Un giorno Mario mi ha detto che da un suo amico, che ha una fabbrica di bibite, si era liberato un posto. Ora lavoro lì, al contatore numerico. E al contempo continuo a collaborare con la squadra. Devo dire che ci hanno accolto davvero bene, dimostrano di tenerci molto».

Simone Masciarelli, Stefano, mamma
Michela, Simone e Stefano, il più giovane della dinastia
Simone Masciarelli, Stefano,
Simone e Stefano, il più giovane della dinastia

Vivendo da dentro la realtà belga, a Simone torna un filo di nostalgia: «Magari avessi potuto vivere un’esperienza simile… E’ bellissimo, tutto ruota intorno alla bici, non viene trascurato nulla e il talento viene curato nei minimi particolari. Per questo la pandemia qui si sente di più, perché le gare senza pubblico, senza tutto il contorno non sono le stesse. Noi poi viviamo a Oudenaarde, dove c’è l’arrivo del Giro delle Fiandre, qui il ciclismo si respira fino in fondo».

Non c’è solo Lorenzo a cui badare, ora che è arrivato anche Stefano, il più piccolo: «Corre per la squadra dei ragazzi di Nico Mattan: la dinastia dei Masciarelli prosegue…».

Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)

Masciarelli junior, 17 anni e le idee chiare

06.12.2020
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Questa è la storia di Lorenzo Masciarelli (in apertura nella foto Blieck), che a 16 anni ha lasciato tutto per trasferirsi in Belgio. Immaginate che cosa significa a quell’età cambiare vita, ambiente, amici, lasciare la stessa famiglia per andare a vivere in un Paese straniero, seguendo i propri sogni. E’ quel che ha fatto il giovane abruzzese, parte di una dinastia di corridori. Per diventare quel che vuole essere, un campione del pedale. Oggi, che è passato neanche tanto tempo, poco meno di due anni, gli viene da ridere a ripensarci.

Lorenzo Masciarelli
Lorenzo Masciarelli, 6 anni, la bici è già un destino di famiglia
Lorenzo Masciarelli
Lorenzo Masciarelli, 6 anni, la bici nel destino

«E’ nato tutto quasi per scherzo. Avevamo conosciuto alle gare il gruppo di Nico Mattan e Mario De Clercq (tre volte campione del mondo di ciclocross, non uno qualunque, ndr). Vedendomi gareggiare mi invitarono a prendere parte a una prova in Belgio. Sembrava quasi una gita. Poi però videro che andavo bene anche lì, che è la patria del ciclocross. Così mi hanno chiesto se me la sentivo di correre per il loro team Callant Doltcini Cycling, ma questo significava che dovevo trasferirmi. Il primo anno è stata davvero duro. Mio padre Simone era con me, ma gli altri della famiglia potevo vederli solo quando tornavo a casa, poi c’era la lingua…».

Lorenzo Masciarelli, Mario De Clercq
In Belgio, alla corte di Mario De Clercq, 3 ore, 3 argenti e un bronzo ai mondiali di cross
Con Mario De Clercq, 3 volte iridato nel cross
Come hai superato le difficoltà?

Mi hanno aiutato tanto. Mario, Nico e gli altri. Pian piano inizio a prendere confidenza con il fiammingo, mi sono fatto nuovi amici. Poi c’è la bici, tutta la giornata ruota attorno ad essa. Anche la scuola è dedicata al ciclismo. Si studia al mattino e ci si allena al pomeriggio. L’ultimo anno potrò decidere l’indirizzo da prendere, se meccanica, managering o altro, ma tutto gira intorno al ciclismo. In Belgio c’è veramente un modo diverso di vivere questo sport. E’ uno sport nazionale, il ciclocross in particolare. Quando ho iniziato a gareggiare qui, la cosa che mi ha fatto impressione è stata vedere tutto il contorno. I maxischermi per seguire le gare, i baracchini che vendevano di tutto, ma soprattutto la gente, quanta gente… Però devo dire che oggi anche in Italia le cose stanno migliorando.

Lorenzo Masciarelli
Con mamma Michela. La famiglia Masciarelli si è trasferita in Belgio per assecondare i figli
Lorenzo Masciarelli
Con mamma Mchela, tutta la famiglia vive in Belgio
Ciclocross o strada?

Non lo so, sinceramente non ho deciso e non so dove mi porterà questo cammino. Le gare su strada mi piacciono, sia le salite che le cronometro, penso di avere le caratteristiche del passista-scalatore. Il fisico mi aiuta (è alto 1,76 per 62 chili, ndr), ma il ciclocross mi piace davvero tanto. Vorrei diventare come Van der Poel, che vince dappertutto, mi ispiro un po’ a lui.

Qual è il più bel ricordo legato alla bici?

Sono due. Il primo è legato alla mia prima vittoria in Belgio, a Zonhoven. Gara del Superprestige, un evento enorme, pubblico da tutte le parti. Gareggio fra gli allievi di 2° anno e vinco, su un percorso pieno di fango, con la neve tutto intorno. Mi emoziono ancora a pensarci. Il secondo è la mia prima bici, una Masciarelli rossa con scritta bianca e i segni dell’iride sul telaio. E’ rimasta in Italia, credo che ora la utilizzi qualche ragazzino del vivaio…

Lorenzo Masciarelli, Coppa del mondo, Tabor 2020
Lorenzo terzo a Tabor fra gli junior nella prima prova di Coppa del mondo
Lorenzo Masciarelli, Coppa del mondo, Tabor 2020
Terzo a Tabor nella prima prova di Coppa
Ti manca il tuo Abruzzo?

Certamente… Mi manca il clima, mi manca il mare, mi mancano gli amici. Ci sono i social, stiamo in contatto e quando torno giù ci vediamo, ma non è lo stesso. A ciò vanno aggiunte le difficoltà del periodo, gareggiare senza pubblico, senza tutto quel che circonda le gare in Belgio non è lo stesso. E’ quello che si chiama “sacrificio”. In famiglia mi hanno sempre detto che il ciclismo è legato a stretto filo con passione e sacrificio e se voglio che i sogni si avverino non si può farne a meno. Quindi andiamo avanti così…