Dinastia Vinokourov. Arriva Nicolas, campione kazako U23

27.06.2022
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Nicolas Vinokurov sta muovendo i suoi primi passi nel ciclismo che conta. Il figlio d’arte si sta facendo spazio, al netto di un cognome pesante. Ma lui sembra non farsi carico di questo fardello. Tanto da vincere il campionato nazionale U23, sfruttando al meglio il lavoro fatto al Giro d’Italia U23.

Nicolas somiglia moltissimo al papà, il grande Alexandre, solo che è più alto. E chissà cosa potranno fare quelle leve lunghe, se il motore dovesse dimostrarsi all’altezza del suo nome.

Orlando Maini, diesse all’Astana Qazaqstan Development Team, ci ha detto che Nicolas è una ragazzo serio, già maturo, nonostante sia solo del 2002. E’ uno di quelli che sa il fatto suo e che nell’ultima stagione è cresciuto molto. 

Parla cinque lingue (francese, spagnolo, inglese, russo e anche un po’ d’italiano) e con tutti i componenti della squadra s’interfaccia in base alla lingua di chi ha di fronte. Segno di grande intelligenza.

Nicolas Vinokourov (secondo da sinistra) ha vinto il titolo nazionale su strada. Il suo compagno Daniil Pronskiy quello a crono
Nicolas Vinokourov (secondo da sinistra) ha vinto il titolo nazionale su strada. Il suo compagno Daniil Pronskiy quello a crono
Nicolas, hai un cognome molto importante: cosa significa per te?

E’ una grande pressione per me. Vivo di questa squadra da dentro, da più di sette anni e guardiamo anche ai prossimi sette.

Maini ci ha detto che sei migliorato molto nell’ultimo anno: è così?

Anche se non ho vinto, ho fatto dei bei progressi, soprattutto se metto a confronto questo Giro e quello dell’anno scorso. L’ho sentito proprio. Lo scorso anno ero sempre in coda con la macchina del fine gara dietro, mentre quest’anno sono stato molto più davanti e sono anche entrato in qualche attacco. Per esempio nel giorno del Fauniera avevo delle buone gambe sono stato in fuga. Poi alla fine gli scalatori mi hanno ripreso e sono andato su di passo.

Hai parlato di scalatori. E tu che tipo di corridore sei?

Eh – sospira Vinokourov – è una questione difficile, ma direi uno scalatore. Ma più che uno scalatore puro, anche se vado bene su salite lunghe di 10 chilometri, sono un corridore che riesce a vincere gli sprint in cima. Insomma, me la cavo allo sprint con i piccoli gruppi.

Esci mai in bici con tuo padre Alexandre?

Quando ero più piccolo e fino ai 15-16 anni uscivo molto spesso con lui, ma adesso ha il suo lavoro che lo prende moltissimo. Tante volte è in viaggio…

Nicolas in azione al Giro U23 (foto Instagram/Eder Garces)
Nicolas in azione al Giro U23 (foto Instagram/Eder Garces)
E poi tu adesso vai più forte!

Sì, sfortunatamente per lui! Esco più spesso con mio fratello Alex (gemello, ndr).

Dove vivi?

A Monaco, mentre la squadra è di base a Nizza, ma qualche volta ci alleniamo tutti insieme. 

Lo abbiamo chiesto anche al tuo compagno “Lopezito”: cos’è per te il ciclismo?

E’ più che una passione. E’ la vita. Vado in bici da quando ero piccolo e mi piace fare questo. E soprattutto spero di continuare. Ogni anno cresco e questo mi dà soddisfazione. Vorrei fare sempre più corse.

E’ stato naturale per te salire in bici, visto il contesto in cui vivevi? O sei stato tu che hai chiesto appositamente a tuo padre che volevi fare il ciclista?

All’inizio papà mi mandava molto poco in bici. Fino a 15 anni, giusto due volte a settimana, ma nel frattempo facevo tanti altri sport: nuoto, judo, basket, calcio… Poi a 14 anni ho detto a papà, anche con Alex a dire il vero: «Papà, noi vogliamo andare in bici. Vogliamo correre». A quel punto lui ci ha detto: «D’accordo. Se vi piace come dite, andate in bici. Ma senza pressione. Vivetela così come viene».

L’esordio in maglia Astana al Tour of Oman. Nicolas in primo piano, tra Garofoli e suo fratello Alex
L’esordio in maglia Astana al Tour of Oman. Nicolas in primo piano e dietro suo fratello Alex
Quando siete a casa parlate mai di ciclismo? Magari la sera a tavola…

Sì, sì… Ne parliamo spesso e volentieri. E’ l’argomento che va per la maggiore. E’ la nostra vita. Col ciclismo ci si allena, ci si lavora, si passa la maggior parte del tempo della giornata sulla bici…

E vostro padre vi racconta mai qualche aneddoto? Qualche ricordo?

Sì certo! Ogni corsa che vediamo in tv ci dice: in questa corsa andò così. In quest’altra feci così. 

Qual è, per te, il momento di questa tua giovane carriera? Ce n’è uno che ricordi particolarmente?

La mia prima corsa con l’Astana. Era il Tour d’Oman, indossare quella maglia nella prima tappa è stata un’emozione incredibile. Io sono nato con questa squadra praticamente.