Sicurezza in gara: Neri Sottoli e la FCI portano Boplan in Toscana

30.08.2025
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Le barriere e i sistemi di sicurezza Boplan arrivano in Italia, anzi in Toscana, portate da Neri Sottoli e dal Comitato regionale della FCI. La notizia è atterrata nella posta elettronica ed è sembrata subito di grande interesse.

«Per la nostra azienda, storicamente legata al ciclismo – ha dichiarato Stefano Baronti, amministratore dell’azienda – questo progetto rappresenta una missione di responsabilità: contribuire in modo concreto alla tutela degli atleti e al miglioramento della sicurezza delle competizioni».

Un sistema integrato

Non solo transenne (che per ora in Toscana non arriveranno). Fra le soluzioni Boplan ci sono anche i totem per coprire gli spartitraffico e neutralizzare tutte le… barriere architettoniche che fanno delle strade moderne un percorso a ostacoli per chi va in bicicletta.

Le soluzioni Boplan che arriveranno in Italia verranno utilizzate in oltre 300 eventi l’anno, tra cui cinque gare professionistiche come il GP Industria & Artigianato, la Coppa Sabatini, il Giro della Toscana e il Trofeo Oro in Euro. Inoltre verranno utilizzate anche nelle competizioni giovanili e amatoriali, dato che all’operazione, come detto in avvio, partecipa anche il Comitato regionale toscano della Federazione.

«Siamo pronti a una collaborazione intensa – ha dichiarato nel comunicato ufficiale Luca Menichetti, presidente FCI Toscana – che innalzerà in maniera decisiva il livello di sicurezza delle gare. Boplan Sport e Neri Sottoli portano competenze ed esperienza di grande valore per il ciclismo toscano».

Alla Scheldeprijs del 2021 fotografammo per la prima volta le barriere di Boplan
Alla Scheldeprijs del 2021 fotografammo per la prima volta le barriere di Boplan

Dall’industria al ciclismo

Facemmo la conoscenza delle barriere Boplan alla Scheldeprijs del 2021. Avevamo ancora negli occhi la terribile caduta di Jakobsen al Tour de Pologne del 2020, quando il corridore olandese aprì le transenne finendo fuori dalla sede stradale. Vedere le barriere in termoplastica dell’azienda belga fu una epifania. Nessuna soluzione di continuità fra un elemento e l’altro e l’altezza tale da impedire a qualche tifoso buontempone di sporgersi troppo e colpire i corridori con il telefonino, cercando la foto del secolo.

Trattandosi di un’azienda belga, Flanders Classics aveva già iniziato a servirsene regolarmente (in apertura l’azione vincente di Pogacar al Fiandre). E anche Boplan, da noi interpellata, ci spiegò tramite Bram Robichez (Marketing ed E-commerce manager) come fossero nate le varie soluzioni. Protezioni nate per la sicurezza industriale e poi esportate nel ciclismo per la passione dell’Amministratore Delegato Xavier Ramon e di molti dei dipendenti. Ci parlarono anche della possibilità di avere collaborazioni con gli organizzatori interessati. Il Tour de Pologne aderì praticamente subito.

Luglio 2021, Agata Lang sigla la collaborazione con Boplan per il Tour de Pologne
Luglio 2021, Agata Lang sigla la collaborazione con Boplan per il Tour de Pologne

Boplan e Neri Sottoli

Incuriositi dalla scelta di Neri Sottoli, abbiamo contattato direttamente Stefano Baronti. Suo padre Giuliano, scomparso ormai tre anni fa, era un vero motore del ciclismo nella zona di Lamporecchio. Oltre alle varie squadre di Citracca e Scinto, non fece mai mancare il supporto agli eventi sul territorio e la sua opera ha trovato continuità in quella di suo figlio.

«Eravamo in contatto con Boplan – spiega – a livello industriale, sviluppando dei sistemi di protezione all’interno e all’esterno degli stabilimenti e dei nostri magazzini. Per questo è stato abbastanza semplice estendere il livello della collaborazione. Da dieci giorni abbiamo ricevuto la fornitura per coprire un’attività doppia, forse anche tripla. La collaborazione esclusiva consente a noi l’uso dei materiali, in cambio della visibilità per il progetto».

Il totem è alto 2,4 metri, ha un Gps che lo rende individuabile e un segnalatore acustico e luminoso
Il totem è alto 2,4 metri, ha un Gps che lo rende individuabile e un segnalatore acustico e luminoso

Due richieste parallele

Al momento, ci dice Baronti, le transenne non fanno parte della fornitura. «Non abbiamo voluto entrare in collisione con chi da anni – spiega – si occupa dell’installazione delle transenne, quindi per ora l’interventi si riferisce alle altre soluzioni. La singolarità sta nel fatto che il Comitato toscano si era mosso in autonomia e quando Boplan ha visto che gli erano arrivate due richieste dalla Toscana, ha scelto la modalità della fornitura. Per cui quello che faremo da settembre sarà raccogliere le richieste degli organizzatori interessati e le forniremo in base alla disponibilità».

Davvero un bel passo nel segno della sicurezza. Ci si può lamentare quanto si vuole per le condizioni delle strade, ma fare tutto il possibile per tenere lontani i pericoli è quello che può far dire agli organizzatori di aver dato il massimo per la loro parte. Se a Molino dei Torti ci fossero state le transenne Boplan, forse Giovanni Iannelli avrebbe avuto un destino diverso.

L’addio di Raggio e qualche risposta in sospeso

06.04.2021
4 min
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Luca Raggio era passato professionista nel 2018 dopo che nella stagione precedente aveva vinto il Trofeo Matteotti di Marcialla e il Giro della Provincia di Biella, centrando fra gli altri piazzamenti il 4° posto alla Coppa della Pace e il 5° alla Piccola Sanremo di Sovizzo e al Trofeo Capodarco. Correva con la maglia della Viris Maserati diretta da Matteo Provini e, come il suo compagno di squadra Jacopo Mosca l’anno prima, approdò alla Wilier Triestina di Scinto e Citracca. Con Mosca rimase per un anno appena, perché a fine 2018 il piemontese venne lasciato a piedi sentendosi dire per giunta di non essere un corridore. Andò all’Area Zero e ora è uno dei gregari più stimati della Trek-Segafredo. Anche Luca Raggio lo scorso anno ha provato a correre nella squadra di Ivan De Paolis, ma l’anno del Covid non ha fatto sconti neanche a lui. Classe 1995, casa in campagna nell’entroterra di Chiavari, oggi si occupa di preparazione. E anche se al momento di alzare bandiera bianca scrisse una lettera piena di passione, la voglia di fargli due domande più approfondite c’è venuta. Nel frattempo Luca ha seguito il corso da direttore sportivo e sta mettendo a punto il suo piano B.

Al Tour de Lankkawi 2019, Raggio è 8° nell’arrivo in salita di Gentling Highlands
Al Tour de Lankkawi 2019, Raggio 8° a Gentling Highlands
E così alla fine hai smesso.

Ho fatto una scelta di senso. Non perché non avessi voglia di correre, ma perché era diventato difficile continuare nelle condizioni in cui ero.

In quali condizioni eri?

Non ho mai trovato il colpo di pedale giusto. Il 2020 è stato un anno strano. E’ stato difficile tutto, anche uscire dal lockdown. Tanti viaggi per fare i tamponi. Poche corse. Pochi risultati. L’idea di fare un altro anno così tosto non mi attirava. Mi sono allenato tanto, anche più del necessario. Ho fatto giornate intere dietro macchina. Forse ho anche esagerato.

Più che il passaggio alla continental, forse il punto è perché non hai continuato con la Neri Sottoli?

Per un po’ ho sperato di rimanere, poi ho cominciato a riconoscere i segnali e ho capito. Sapevo com’era l’andazzo, anche se apparentemente non avevano nulla contro di me. Semplicemente sono stato lasciato andare come Mosca e come Turrin. Jacopo ha avuto la forza per tenere duro, Turrin ha smesso. Eppure con Visconti sarei potuto rimanere per dare una mano. Sono sempre stato corretto e me lo hanno riconosciuto. Speravo ci fosse il budget per pagarmi e invece mi sbagliavo. E ho anche sperato che potesse servirgli una mano quest’anno, dato che gli è andata via metà squadra.

Andando all’Area Zero speravi di fare come Mosca?

C’era anche una parola con la Gazprom e magari si sarebbe concretizzata senza il Covid. Ma quando tutto si è fermato, anche loro hanno preferito tenere chi già avevano e le porte si sono chiuse.

Dopo i tre anni fra Wilier e Neri Sottoli, Raggio è passato alla Area Zero
Dopo i tre anni fra Wilier e Neri Sottoli, Raggio è passato alla Area Zero
Perché non tenerti?

Mi sono chiesto spesso la motivazione. Ho sempre svolto il mio lavoro, mi sono messo a disposizione della squadra. Poi però ho cominciato a riconoscere i segni di quello che era capitato a Mosca. Se mi avessero detto qualcosa a ottobre, avrei potuto organizzarmi, invece il gioco è di tirarti sempre più avanti…

E poi cosa succede?

Ti dicono che non c’è budget e di pensare semmai a una soluzione. Solo che nel frattempo firmavano altri corridori.

Hai pagato per passare professionista?

Io meritavo di passare, ci sono i risultati che lo dimostrano. Non so su quale base scelgano i corridori, ma vennero loro a cercarmi a luglio. Poi ognuno ha il suo carattere. Sono arrivato ad aspettare fino a Natale, senza sapere niente. Speravo in un occhio di riguardo, anche nel rispetto di dirmelo prima, in modo che potessi cercare altrove.

Quello che è successo con De Bonis ti ha stupito?

Non lo conosco, ma credo che se costruisci le squadre prendendo corridori di spessore, corri meno rischi.

In che cosa consiste il piano B?

Sto collaborando con Leonardo Piepoli nel fare la preparazione a piccoli corridori, sperando che con il passa parola le cose si smuovano. Per ora da esterno, un domani magari in una squadra. Resto nel ciclismo. Staccarmene del tutto sarebbe stato troppo.