La seconda vita di Carbonari, lettone di Montegranaro

21.12.2021
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Quando dicono che non bisogna mollare mai perché prima o poi arriva l’occasione giusta, bisogna crederci. Il ciclismo, sport che amplifica questa metafora della vita, regala spesso tanti esempi. In meno di due anni Anastasia Carbonari (in apertura nella foto Baiocco, ndr) è passata dal rischiare la vita a causa di un incidente al guadagnarsi il passaggio alla Valcar Travel&Service, sua prossima formazione, per merito di una coraggiosa azione all’ultimo Giro d’Italia Donne.

Anastasia Carbonari da sola verso Mortegliano all’ultimo Giro Donne: la fuga della rivelazione
Anastasia Carbonari da sola verso Mortegliano all’ultimo Giro Donne: la fuga della rivelazione

I due giorni chiave

Ci sono un paio di date che segnano la storia recente della 22enne di Montegranaro che quest’anno ha corso con la Born To Win. Per capire meglio basta premere i tasti per riavvolgere e mandare avanti veloce il nastro.

Il 31 luglio 2019 Anastasia si sta allenando sulle strade di casa e viene investita da un automobilista. Fortunatamente, se così si può dire, riporta solo la frattura della vertebra L3. Tre mesi di busto, immobilità, stagione finita.

Arriviamo allo scorso 9 luglio. Alla nona tappa del Giro Donne, nella canicola friulana di Mortegliano, si fa quasi cinquanta chilometri di fuga (prima solitaria poi con altre due compagne di avventura) venendo ripresa in vista del traguardo. Quello sforzo, come avevamo già documentato, le dà fiducia.

Passaporto lettone

Quando contattiamo al telefono la Carbonari – che da pochi mesi ha ottenuto la doppia cittadinanza ed il passaporto lettone grazie a mamma Natasha, nativa di Riga – in sottofondo che vuol giocare con lei c’è Bianca. E’ una cagnetta trovatella tutta nera adottata sei anni fa a Capodanno, dopo che era scappata impaurita dal fracasso dei fuochi d’artificio. Entrambe hanno avuto una nuova opportunità per ritrovare il sorriso.

Passaggio a Tallin,, durante l’ultima visita al Paese di sua madre (foto Instagram)
Passaggio a Tallin, durante l’ultima visita al Paese di sua madre (foto Instagram)
Anastasia hai firmato un anno di contratto con la Valcar. E’ il caso di dire che galeotta fu quella fuga al Giro?

Sì, tutto è nato proprio quel giorno. Davide Arzeni (il diesse della formazione bergamasca, ndr) mi ha notata e mi ha contattata per fare dei test. Per fortuna sono andati bene e mi ha detto che facevo al caso loro per il 2022. Sono veramente contenta di questa possibilità. Sono andate via parecchie ragazze importanti, ma è una squadra giovane con cui si possono fare bene tante cose

Che fuga era stata e come la rivedi a distanza di mesi?

E’ stata davvero una grande occasione e un’emozione incredibile, con le moto della televisione attorno. Al mattino era arrivato il nostro presidente che ci aveva spronato a farci vedere. Sentivo che era una giornata a me favorevole. Non volevo concludere il mio Giro in modo anonimo, anche se in confronto alle big non ho fatto nulla. Rivivendola adesso, non avrei mai pensato che mi avrebbe portato alla Valcar. E’ stata anche una prova per me. Magari ora con un lavoro mirato e competenze maggiori, potrei riuscire a correre senza subire la gara. 

Sei approdata in un team che ha un livello quasi da WorldTour. Cosa ti aspetti dal 2022?

Fare esperienza, vedere fino a dove posso arrivare e scoprire i miei limiti. Non nego che mi piacerebbe farmi vedere ancora, ma l’obiettivo primario è aiutare la mia squadra. Per me sarà un onore pedalare con compagne di quel calibro ed imparare da loro. Già nel 2020, quando ero all’Aromitalia Vaiano, avevo fatto gare internazionali ed avevo capito qual è il livello. Con la Valcar tutto ciò avrà una valenza maggiore e credo che sia l’ambiente migliore in cui crescere

Il Giro 2021 è stato una rampa di lancio, non solo per la fuga di Mortegliano
Il Giro 2021 è stato una rampa di lancio, non solo per la fuga di Mortegliano
Qual è la tua dote migliore?

Riesco a dare tutto quello che ho, tendo a non risparmiarmi. Mi piace andare all’attacco, da giovane lo facevo spesso e vincevo molto poco, perché tatticamente non ragionavo tanto (ride, ndr). Adesso però sono migliorata.

Torniamo a quel terribile incidente. In quei giorni, oltre a guarire, che pensieri ti passavano per la mente?

Ho realizzato che avrei potuto anche non salvarmi. L’auto andava molto veloce. La dinamica è stata molto simile all’incidente di Michele (Scarponi, suo conterraneo, ndr). Sono stata fortunata. Poi però è arrivato il momento in cui ho capito che volevo fare del ciclismo il mio lavoro. Che volevo concentrare tutta me stessa sul ciclismo. Sentivo la mancanza della bici, non vedevo l’ora di poter tornare a pedalare.  

Quell’episodio che cosa ti ha lasciato?

Do molto più valore a tante cose ed ho più carattere davanti alle avversità. Come aspetto negativo mi ha confermato quanto rischiamo e siamo fragili noi ciclisti sulla strada. Ora se posso, cerco di uscire con i miei compagni di allenamento. Infatti l’incidente mi è successo mentre ero sola. Ero spaventata, immobile a terra con l’automobilista che mi incolpava anziché aiutarmi. E meno male che quel giorno sopraggiunse il mio amico Marco Gallo (ex dilettante della Calzaturieri Montegranaro, ndr) che mi aiutò chiamando l’ambulanza.

Sulla salita test di Monterubbiano, vicino casa (foto Instagram)
Sulla salita test di Monterubbiano, vicino casa (foto Instagram)
Che messaggio ti senti di dare, visti questi ultimi due anni?

Che bisogna continuare a lottare anche se ci sono momenti difficili. Il ciclismo mi ha dato molto, mi ha insegnato questo. Anche a fare sacrifici che ripagano sempre. Dopo il buio, arriva sempre la gioia. Devo però anche ringraziare la mia famiglia. Mamma Natasha, papà Anelio e mio fratello Filippo mi hanno sempre supportata in tutto.

Chiudendo, Anastasia, c’è quindi la possibilità di vederti indossare la maglia della Lettonia alle manifestazioni internazionali?

Sì, esatto. In realtà puntavo alla nazionale italiana, però mi sono resa conto che questa era una bella opportunità e ne ho approfittato. Ho già ricevuto passaporto e carta d’identità, entrambi col mio cognome con la kappa (ride, ndr). Intanto ho avuto già qualche contatto con il loro cittì Raivis Belohvosciks che parla anche italiano (più volte campione lettone, è stato pro’ dal 1998 al 2011 militando anche in Lampre e Saunier Duval, ndr). Spero di essere presa in considerazione, ho un obiettivo in più per l’anno prossimo.