Ayuso e Hindley litiganti per le briciole e il secondo posto

09.03.2024
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MONTE PETRANO – Quando Ayuso è andato a parlare con Hindley dopo l’arrivo, l’australiano ha fatto spallucce, infastidito per i cambi che lo spagnolo non gli ha dato nell’ultimo chilometro. Dopo la mazzata di ieri, Vingegaard li ha messi nuovamente tutti al loro posto, ma la salita è stata dura, i corridori sono arrivati tutti vicini al limite e in questi casi anche la pazienza va a farsi benedire.

Il chiarimento fra Ayuso e Hindley non porta sorrisi o pacche: Jai ha sorriso ironicamente
Il chiarimento fra Ayuso e Hindley non porta sorrisi o pacche: Jai ha sorriso ironicamente

I due litiganti

La Bora-Hansgrohe ha provato a far saltare la corsa, era giusto farlo. Prima Martinez e poi Kamna hanno iniziato il Petrano ad una bella andatura, ma contro Vingegaard c’era poco da fare. Il danese se ne è andato a 6 chilometri dall’arrivo e dietro i due rimasti si sono ritrovati a litigare per la seconda piazza, di tappa e nella generale.

«Oggi ho avuto sensazioni migliori rispetto a ieri – dice Ayuso intirizzito – ho avuto un piccolo problema meccanico in un momento veramente difficile, ma grazie alla squadra sono riuscito a rientrare. Poi avevo bisogno di riprendere fiato in fondo al gruppo ed è per questo che ho iniziato la salita in fondo. Ho superato il gruppo poco a poco ed è andata indubbiamente meglio di ieri, soprattutto perché ieri non ho mai avuto buone sensazioni. Sapevo che quando Jonas avesse attaccato, avrei dovuto resistere il più a lungo possibile. Speravo che si fermasse e che si arrivasse allo sprint, ma si è voltato e anziché sedersi ha piazzato un altro allungo e io ho dovuto mollare. Però sono contento di aver provato a correre così. Quando c’è un corridore così superiore, non c’è molto da fare se non provare e semmai scoppiare, come sono scoppiato io oggi».

Il livello di Vingegaard

Nel confronto con Hindley, Ayuso è parso più solido di ieri e sembra scusarsi sinceramente quando dice di non aver più dato cambi perché da dietro stava rientrando il compagno Del Toro. Argomento leggero, dato che il messicano era messo peggio in classifica, ma tant’è.

«A un certo punto – dice – le staffette mi hanno detto che il mio compagno veniva da dietro, per questo ho smesso di collaborare. Mi piace dare il mio contributo, ma non si può sempre farlo. Comunque, è stata una settimana eccellente e molto completa. Il primo giorno ero più felice di oggi, perché ho vinto la cronometro ed è stato speciale farlo su quel percorso così piatto. Dalla Tirreno-Adriatico mi porto via le buone sensazioni di oggi, avevo altre gambe. Non so quantificare quanto mi manchi per arrivare al livello di Vingegaard, ma oggi penso di essere stato un po’ più vicino. Almeno sono riuscito a fare lo sprint dei primi inseguitori, ieri nemmeno quello. Proverò ad avvicinarmi, un po’ per volta…».

Fortunato è stato il primo degli italiani: 12° a 1’20” dal vincitore: bilancio positivo
Fortunato è stato il primo degli italiani: 12° a 1’20” dal vincitore: bilancio positivo

Vincere il più possibile

Attorno a Hindley hanno fatto una specie di cordone, in cima a questa montagna su cui il cielo si è abbassato, scuro e freddo. L’addetto stampa con la barba ha intimato di non fare domande. Poi il vincitore del Giro 2022 si è vestito di tutto punto e ha preso la discesa verso i pullman, anche oggi alla base della salita, proprio mentre Vingegaard ci raggiungeva per raccontare la sua giornata.

«Quando c’è la possibilità – dice parlando della vittoria – allora perché non provarci? Oggi ho usato un’altra bici. Ieri aveva più senso andare con la S5, perché c’era una lunga discesa e poi un lungo tratto in pianura. E quando la velocità è così alta, è meglio andare sulla bicicletta aerodinamica. Oggi però c’era l’arrivo è in salita, allora ha più senso avere la R5, la bici da scalatore. Sono decisioni che prendiamo insieme, la squadra ed io. Anche oggi ci ho messo tutto quello che avevo. Quando è così, cerco di superare i miei limiti. Vincere a marzo fa parte del processo del Tour, ma anche del mio essere corridore. La stagione non è fatta solo del Tour de France e mi piace l’idea di provare a vincere gare, vincere il più possibile. Ho sempre molta fiducia in me stesso e credo che a luglio potrò fare bene, non importa quale sia la forma attuale».

Jonas Vingegaard, 27 anni, ha vinto gli ultimi due Tour de France. Prossima corsa il Giro dei Paesi Baschi
Jonas Vingegaard, 27 anni, ha vinto gli ultimi due Tour de France. Prossima corsa il Giro dei Paesi Baschi

L’attesa del Tour

Anche oggi ha dominato e a voler essere poco simpatici, viene da chiedergli se non pensi di aver avuto un lotto di avversari un po’ troppo morbidi, mentre i più forti sono alla Parigi-Nizza.

«In Francia – conferma – ci sono alcuni dei corridori più forti al mondo e onestamente non vedo l’ora di correre contro di loro. Remco e Roglic sono fortissimi, ma anche qui il livello è stato molto buono. Si corre e si fa riferimento ai corridori che ci sono. Si corre nel modo che più ci ispira e per me un’ispirazione è sempre stato Alberto Contador. Mi piaceva il suo modo di correre e lo stile che aveva».

Poi lo vengono a chiamare, perché è freddo e perché il trasferimento che ci aspetta è davvero lungo. Mentre i corridori se ne vanno, noi torniamo in sala stampa. C’è questo pezzo da scrivere, poi due ore di macchina verso la tappa di domani. La Tirreno volge al termine, grandi sfide si annunciano all’orizzonte.

Ciclo Appenninica Alte Marche, le strade che ospiteranno la Tirreno

05.01.2024
6 min
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Sono 200 chilometri a misura di ciclista, tracciati in una montagna russa naturale, alimentata dai pendii delle colline e colorata dalla flora e la fauna marchigiana. Si chiama Ciclo Appenninica Alte Marche e rappresenta il fiore all’occhiello di un territorio che ha deciso di puntare sul ciclismo e sul rispetto di chi lo pratica. Sono nove i Comuni che si sono uniti per la realizzazione di questo percorso permanente, promosso e coordinato dal distretto turistico Alte Marche

La dimostrazione che questo è un piccolo paradiso per le due ruote sarà il passaggio della Tirreno-Adriatico in programma il 9 marzo con la tappa Sassoferrato- Cagli(Monte Petrano): 180 chilometri che ripercorreranno per la gran parte la ciclovia, mostrando agli occhi di tutti questa preziosa tracciatura. Sarà l’occasione per ammirare i grandi campioni sfidarsi e battagliare, fino ad arrivare in cima al Monte Petrano, che nel 2009 vide Carlos Sastre arrivare a braccia alzate nel Giro d’Italia vinto poi da Denis Menchov. 

Cos’è la Ciclo Appenninica

Il ciclista non viene mai abbandonato. Per i 200 chilometri l’appassionato viene accompagnato costantemente da cartelli e punti di assistenza. Un percorso autonomo al servizio del pedalatore ad ogni grado di utilizzo della bici.

«La Ciclovia Appenninica Alte Marche (CAAM) – dice Alessandro Gualazzi responsabile di AG Eventi – va a coprire tutti i nove Comuni dello SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne, ndr). E’ una tracciatura interamente tabellata, messa in sicurezza con cartelli di attenzione, segnali stradali molto frequenti. Infatti, si potrebbe fare anche tranquillamente senza avere un navigatore. Ogni incrocio o bivio è segnalato. Ci sono nove stazioni di ricarica, assistenza meccanica e di informazioni. I comuni sono stati ovviamente coinvolti e in questi due anni abbiamo fatto e stiamo facendo una campagna di promozione presso fiere ed eventi. Ora che la ciclovia è operativa, saranno le strutture e i tour operator a darle linfa vitale per animarla.

«Il percorso CAAM – va avanti Gualazzi – può essere affrontato da qualsiasi appassionato. Sono 200 chilometri con 3.500 metri di dislivello. I più allenati la possono concludere tutta d’un fiato, ma per come l’abbiamo pensata, la si può pedalare in più giorni. Le strutture sono sparse nei nove Comuni. Sono presenti come detto le colonnine di ricarica per far sì che anche chi non è allenato e la vuole fare con la e-bike abbia tutto a disposizione per godersela».

Uno sguardo al futuro

Questo progetto vuole animare e rendere alla portata di tutti le Alte Marche, per mostrarne le eccellenze. Tra queste sicuramente, l’enogastronomia è un asset importante di questo territorio. 

«Le Alte Marche – spiega Gualazzi – rappresentano un territorio ricco di cultura, creatività, storia e tradizioni. L’enogastronomia è un altro settore che eccelle da queste parti. Infatti, un’altra chiave di lettura per questo territorio è anche quella di scoprire gli affascinanti borghi, esplorare i tanti spazi artistico-creativi attraverso tappe culinarie che si alternano tra un comune e l’altro. In questo senso stiamo realizzando un itinerario cadenzato da assaggi e soste a tema enogastronomico.

«Stiamo lavorando – conclude Gualazzi – per renderla ancora più accessibile con tracciature che comprendono sentieri offroad che strizzano l’occhio al gravel e alla MTB. L’evoluzione non si ferma e i nove comuni sono volenterosi nel sostenere questo progetto: Acqualagna, Cagli, Piobbico, Apecchio, Cantiano, Sassoferrato, Arcevia, Serra Sant’abbondio, Frontone».

Pedalare in sicurezza

La sicurezza è un argomento molto caro a questo territorio. Su queste strade infatti, si allenava Michele Scarponi e proprio in cima al Monte Petrano è presente un memoriale dedicato al ciclista di Filottrano e alle vittime della strada.

Per uno sguardo tecnico e attento sul percorso ci siamo affidati a Giacomo “Zico“ Pieri, ultracycler di Cagli, classe 1973, mental coach e detentore di record mondiali per everesting. 

«Nella Ciclovia Appenninica Alte Marche – spiega – le strade sono curate benissimo. Il manto stradale è ottimo e il traffico è praticamente inesistente. Le strade con più macchine vengono affrontate per tratti molto brevi. Questo percorso è un modo per scoprire nove Comuni, stretti tra città d’arte e protetti dalle cime del Monte Catria, Monte Nerone e Monte Petrano». 

La tappa

La CAAM è pronta ad accogliere il turismo a pedali in ogni sua forma e declinazione. Tant’è vero che la Tirreno Adriatico ricalcherà gran parte di queste strade nella sesta tappa. Zico su queste strade ci è cresciuto e ha anche raccolto il record mondiale per 11 everesting consecutivi (11 giorni, 23 ore e 46 minuti, con 2.252 chilometri e 89.650 metri di dislivello) sul Monte Petrano su cui sarà posto il finale della sesta frazione.

«Sostanzialmente la tappa è strutturata su un percorso collinare – spiega Zico – quindi non con grandi salite. Insomma tutte colline piacevoli anche da scalare. Non si va mai sopra i 600 o 700 metri di altitudine. Con pendenze che si alternano tra 5 e 7 per cento in salite da 3-4 chilometri. La tappa quindi parte vallonata per poi finire sul Monte Petrano. 

«Per me il Petrano è la salita del cuore – dice Zico – solo quest’anno credo di essere arrivato a 1.200 scalate. Su di essa ho fatto tre record mondiali e ci ho passato anche l’infanzia. Tecnicamente è un’ascesa di 10 chilometri all’8 per cento di pendenza media, che però un po’ inganna. Nel senso che i primi 5 chilometri sono abbastanza ostici, soprattutto i primi 2. Direi che la prima metà è più dura da scalare e la seconda metà si lascia un po’ più pedalare. Però è una montagna abbastanza scoperta dal punto di vista dei venti. Se si trovano condizioni di vento forte diventa veramente dura. Nel 2009 venne fuori una tappa spettacolare e sono sicuro che anche a questa Tirreno il Petrano sarà protagonista e teatro di sfide».

visitaltemarche.it

Alte Marche: di rocca in rocca fra Catria, Nerone e Petrano

04.07.2023
6 min
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Eccoci al secondo giorno della CAAM, la Ciclo Appenninica Alte Marche che in 200 chilometri unisce in un percorso ad anello nove Comuni. Questa volta ci troviamo sotto l’egida dell’Unione Montana di Catria e Nerone. Per la seconda parte del viaggio (la prima è stata pubblicata domenica 2 luglio) ci accompagna il solo “Zico” Pieri, senza la moglie Emanuela.

Partiamo da Cantiano, borgo sorto nel Medioevo lungo l’antica Via Flaminia e noto per le sue gustose visciole…

«Zico, ma tra i tre monti della zona (Catria, Nerone e Petrano), qual è il tuo preferito?», chiediamo.

«Per me il Petrano – risponde con un sorriso – poco più avanti c’è un bivio da cui parte una strada sterrata che porta in cima. Il fondo è buono, tanto che riesco a farla con la bici da strada, per poi scendere su asfalto dall’altro versante».

A Cantiano non si può fare a meno di assaggiare la marmellata di visciole

Sassoferrato e la salita

La colazione la facciamo però al “mitico” bar K2, un vero è proprio punto di ritrovo per i ciclisti della zona, perché posto esattamente al bivio da cui parte la salita per il Catria. Noi però proseguiamo l’itinerario della ciclovia e, dopo il valico di Valdorbia (660 metri) per raggiungere il centro successivo, Sassoferrato, facciamo anche un breve sconfinamento in Umbria. Proprio qui, poco prima di Isola Fossara, attraversiamo la stretta Gola del Corno con la strada in discesa a mezzacosta: siamo talmente in alto che, complice anche la vegetazione rigogliosa, non riusciamo a vedere il fiume che scorre in basso.

Superato il parco archeologico romano di Sentinum, a Sassoferrato ci concediamo il tempo di qualche foto in Piazza Matteotti davanti al porticato di Palazzo Oliva e nella vicina rocca trecentesca voluta dal Cardinale Albornoz. Poi proseguiamo verso l’estremo più orientale della CAAM: Genga, non lontano dalle celeberrime Grotte di Frasassi e da qui risaliamo verso Arcevia.

Di pianura ce n’è davvero poca, basti considerare che in 200 chilometri, tutto l’anello mette insieme un dislivello da tappone alpino, con 3.570 metri totali, senza mai superare i 1.000 metri di quota (e senza contare che, per chi vuole, ci sono varie vie di accesso per salire ai monti Catria, Nerone e Petrano e accumulare ancora più salita nelle proprie gambe).

Circondati dalle vette

Arcevia è una balconata sulle Marche dove la vista si perde fino al mare. A differenza dei borghi visitati in precedenza anche per questo motivo c’è più trambusto, con il viavai dei turisti, essendo meno isolato degli altri centri. Proseguiamo pedalando in scia a “Zico” tornando verso est e superando il Parco Archeominerario di Cabernardi, dove si estraeva lo zolfo, per raggiungere, dopo continui saliscendi, Serra Sant’Abbondio. Il fulcro di questa zona è il vicino Monastero camaldolese di Fonte Avellana, ancora oggi considerato un attivissimo centro spirituale e culturale.

Dopo una breve discesa, l’ultimo vero strappo di questa Ciclo Appenninica Alte Marche ci porta a Frontone. Salendo al Castello della Porta, dalla balconata dell’antico borgo che fu già roccaforte del Ducato di Montefeltro e prima ancora dei Romani, possiamo vedere le tre cime del Catria, del Nerone e del Petrano che abbiamo aggirato in questa due giorni. In lontananza invece c’è San Marino che lascia immaginare l’Adriatico dietro le colline assolate.

Ritorno al Furlo

La discesa fino a Cagli ci fa chiudere il nostro anello per poi fare ritorno alle Gole del Furlo dove tutto era iniziato. La CAAM, come detto, è un tracciato molto severo se affrontato tutto in un boccone, per questo motivo le guida proposta dall’Unione Montana offre un frazionamento in nove brevi segmenti (da 8 a 33 chilometri di lunghezza) componibili a piacimento, ognuno con l’indicazione delle distanze e dei dislivelli parziali.

E per dormire e mangiare? Rimandiamo al sito visitaltemarche.it dove, oltre ad una dettagliata descrizione dei luoghi attraversati, ci sono anche i riferimenti dei vari enti locali preposti all’accoglienza. Con pochi clic potreste scoprire le “quattro stagioni del gusto”, le birre artigianali, le crescie in graticola e tutta l’enogastronomia di quest’angolo delle Marche che, se ancora non è accaduto, potrebbe farvi scattare la voglia di partire per la vostra prossima vacanza in bici…

Ciclo Appenninica Alte Marche