U.C. Trevigiani, il ritorno a casa è un nuovo inizio

17.01.2023
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Un nome che ha segnato pagine di storia di ciclismo, portando decine di ciclisti al palcoscenico del professionismo. Con 110 anni di storia l’U.C. Trevigiani Energiapura Marchiol torna a Treviso con un progetto nato da poco e l’obiettivo di tornare un esempio fra gli U23 e gli elite, vincendo e formando nuovi campioni. 

A dire la verità, la formazione veneta aveva già mosso i primi passi, ma come ci ha segnalato il team manager Franco Lampugnani: «Il 2022 è stato l’anno di semina, perché la società è tornata a fare attività agonistica in proprio. Il nome U.C. Trevigiani era stato dato in gestione a team esterni, senza però avere un’anima vera e propria come quella che vogliamo dargli oggi». 

Ad accompagnare questo viaggio oltre a nomi nuovi e uno staff rinnovato, si riconosce il nome di Mirco Lorenzetto, ex pro’ e attuale diesse della neo-formazione: «Quest’anno vogliamo vincere. Abbiamo bisogno di dare fiducia alla gente di Treviso, agli appassionati e alla società. Abbiamo puntato su un organico di spessore».

Da sinistra: il project manager Luciano Marton, Mirco Lorenzetto, Franco Lampugnani e Francesco Benedet
Il diesse Mirco Lorenzetto e a destra il manager tecnico Franco Lampugnani

Di nuovo a casa

Il nome U.C. Trevigiani non ha mai abbandonato gli ordini d’arrivo in questi ultimi anni. Il legame indissolubile che lega il ciclismo giovanile alla città di Treviso però richiedeva più importanza e presenza. Così è nata l’idea di riportare la squadra tra le mura della città veneta e ripartire da zero. 

«Fino al 2021 – spiega Franco Lampugnani – il marchio depositato U.C.Trevigiani è stato, come detto, gestito da terzi. Da quest’anno inoltre è cambiata la ragione sociale, non è più una ASD, ma è diventata una SRL sportiva a tutti gli effetti. Perché vogliamo fare le cose con un’altra impronta. Tutto è partito con la volontà condivisa da me, il Project Manager Luciano Marton e il Presidente Ettore Renato Barzi. Ci siamo accorti che dando il nome in prestito, era diventata una cosa al di fuori del nostro potere decisionale con tutti gli nessi e connessi. Nel 2023 vogliamo che la Trevigiani torni ai fasti di un tempo riportandola in auge anche con i risultati. Quindi abbiamo improntato uno staff completo e un parco atleti importante. 

«Alcuni partner e sponsor sono rimasti legati a Trevigiani, come Energiapura e Marchiol che hanno sposato il progetto, facendo sì che tutto ripartisse dalla nostra casa di Treviso. Io ho riportato alcuni sponsor all’interno del pacchetto come quelli tecnici».

Cristian Rocchetta e Matteo Zurlo, con la divisa di allenamento, sono le due punte della Trevigiani
Cristian Rocchetta e Matteo Zurlo, con la divisa di allenamento, sono le due punte della Trevigiani

Organico rinforzato

L’obiettivo è sempre quello ed è condiviso da tutti: vincere. Per farlo, dopo un primo anno di crescita, lo staff tecnico ha deciso di investire su un organico più solido e vincente.

«Abbiamo fatto una squadra – dice Lampugnani – con ben sei elite. Chiaramente puntiamo sui due acquisti, Zurlo e Rocchetta che vengono dalla Zalf e vedremo cosa saranno in grado di fare. Dai primi ritiri abbiamo visto fin da subito che sono molto motivati e hanno sposato in pieno quello che è il nostro progetto. Senza dimenticare che è rimasto Baseggio, l’atleta che ci ha fatto un po’ da copertina nel 2022. Poi ci sono De Totto, Di Bernardo e Pozza. De Totto è un ragazzo che proviene dal calcio, sono solo tre stagioni che corre in bici. Abbiamo visto insieme ai preparatori che ha dei margini interessanti. 

«Abbiamo alzato un po’ – prosegue il team manager – quello che era il livello dei nostri under 23. Veniamo da una stagione dove i giovani ci hanno deluso e quindi abbiamo deciso di rinforzarci ulteriormente. Sono stati presi Palomba della General Store, Di Bernardo, il danese Mortensen e confidiamo nella crescita di Cetto. Anche dal punto di vista dello staff ci sentiamo forti. Con Mirco Lorenzetto ci saranno Francesco Benedet e Leonardo Sari come diesse. Mirco è un tecnico di grande esperienza. Mentre come preparatori abbiamo lasciato libertà ai ragazzi di essere seguiti da figure non centralizzate. Zurlo, Rocchetta e Baseggio saranno seguiti da Paolo Slongo, un amico che in questi anni ci ha sempre affiancato e quindi abbiamo deciso di proseguire la collaborazione».

La vittoria di Matteo Baseggio a Osio Sotto (Foto Rodella)
La vittoria di Matteo Baseggio a Osio Sotto (Foto Rodella)

Porto sicuro

Trevigiani vuole dire anche crescita e ha sempre rappresentato un’ambizione per chi volesse approdare ad un porto sicuro con i mezzi per poi abbordare alle corazzate del professionismo.

«Immanuel D’Aniello – racconta Lampugnani – viene da Salerno, ciclisticamente dalla Palazzago. Lo abbiamo inserito nel ranking a fine campagna acquisti, però diciamo che abbiamo visto un ragazzo forte in grado di darci delle buone soddisfazioni in salita.

«Poi c’è Ignazio Cireddu che viene dalla Sardegna, frutto della collaborazione che abbiamo con il Team Crazy Wheels. Una collaborazione amichevole perché il Presidente della società Luca Massa è un amico personale, che abita qui a Treviso per motivi lavorativi. Lui sta lavorando per creare nella sua regione una realtà di juniores e under 23 con l’inserimento di due ragazzi tesserati per farli correre qua a Treviso. In Sardegna non sono previste gare under 23 e quindi sarebbero stati costretti a correre con gli amatori, rendendo il loro percorso di crescita più difficoltoso. Al contrario della Sicilia che vanta un calendario importante, da cui invece proviene La Terrà Pirré che ci ha già dato qualche segnale positivo l’anno scorso. Possiamo vantare atleti dalle isole e non solo, a cui daremo possibilità per farsi vedere»

Giacomo Cazzola, Maurizio Cetto e Immanuel D’Aniello: dopo la presentazione, si lavora per il debutto
Giacomo Cazzola, Maurizio Cetto e Immanuel D’Aniello: dopo la presentazione, si lavora per il debutto

Lorenzetto in ammiraglia

Avere un diesse ex pro’, rappresenta sempre un valore aggiunto sia per i ragazzi che per la dirigenza. Così abbiamo chiesto a Mirco Lorenzetto cosa lo abbia spinto ad abbracciare questo progetto e che visione si è fatto di questo grande ritorno.

«Fondamentalmente Trevigiani non ha mai chiuso – spiega il veneto, che nella Trevigiani corse il primo anno da U23 nel 2000 – però è il primo anno che ritorna con base fissa qui. E’ un motivo di orgoglio e appartenenza.  Era il momento di guidare una squadra. Ho trovato il legame con questa squadra e ho deciso di portare avanti un’idea. Il 2022 è stato un anno in cui sono rimasto un po’ più defilato. Non c’erano ambizioni di risultati.

«Quest’anno la squadra mi rappresenta di più a partire dagli acquisti. Quella del 2022 era acerba e messa su senza troppo tempo di scegliere. Per questa stagione puntiamo a vincere. Tra under ed elite quest’anno possiamo dire di essere pronti a dire la nostra, avendo alle spalle un progetto in cui crediamo molto».

La Trevigiani correrà con le bici di Paolo e Alessandro Guerciotti, qui con il presidente Barzi
La Trevigiani correrà con le bici di Paolo e Alessandro Guerciotti, qui con il presidente Barzi

Le tre punte

Tra i 18 atleti che compongono la formazione UC Trevigiani Energiapura Marchiol 2023 ci sono tre nomi su tutti che svettano per quanto già fatto vedere, risultati alla mano.

«Indubbiamente – dice Lorenzetto – le nostre punte sono Zurlo, Rocchetta e Baseggio, impossibile negarlo. Zurlo dal punto di vista del motore e delle motivazioni non riesco a capire come possa essere ancora dilettante. Visto dalla mia esperienza sportiva, uno come lui potrebbe fare comodo a qualunque squadra professionistica. Ha una mentalità solida ed è convinto di quello che fa.

«Il paradosso sta nel fatto che lui non ci crede quasi più nel passare. E’ brutto perché un ragazzo con queste potenzialità non dovrebbe mai perdere le speranze. Non è colpa sua, ma dell’ambiente. Gli ho detto che quando correvo, era mio compagno di stanza un corridore che è passato da ultimo anno elite quasi per caso. Si chiama Alessandro Ballan ed è l’ultimo italiano ad aver vinto un mondiale tra i pro’».

Lorenzetto: non togliete il divertimento dal ciclismo

17.01.2021
5 min
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Quando Biagio Conte giorni fa fece il nome di Mirco Lorenzetto, fra quelli dei tre direttori sportivi della Work Service (il terzo è Emilio Mistichelli nelle Marche), l’idea di chiamarlo per approfondire il suo ruolo scattò quasi all’istante.

«Lorenzetto – disse Conte – seguirà in modo più diretto gli under 23».

Dato che la Work Service ha ormai completato la filiera dagli juniores alla continental, eravamo curiosi di sapere come siano fatti i corridori di primo anno che approdano fra gli under 23. Dato che a detta di molti, le criticità degli juniores sarebbero alla base del logorio dei ragazzi.

Per Mirco Lorenzetto, 7 vittorie in 8 anni da professionista
Mirco Lorenzetto
In 8 anni di professionismo, per Mirco Lorenzetto 7 vittorie

Lavoro e passione

Mirco lo troviamo su uno dei camion dell’azienda di famiglia, la Site Impianti, che fa impianti elettrici di case e strade. Sta portando via la terra di uno scavo fuori programma e intanto racconta. Dopo 8 anni da professionista e 7 vittorie, il lavoro è da tempo centrale nelle sue giornate. Tuttavia il ruolo di direttore sportivo è legato alla passione per il ciclismo e per questo gli dedica il sabato e la domenica e semmai una o due mezze giornate infrasettimanali.

«Stare accanto ai più giovani – dice – non è una passeggiata. Sono tutti da costruire, hanno tanto da imparare. E come tutti i ragazzi di 18 anni hanno la presunzione di sapere tutto. E più sono stato seguiti negli juniores e più si sente forte la batosta del cambio di categoria».

Work Service 2020
La Work Service alla Vicenza-Bionde, una delle classiche venete rimaste in piedi nel 2020
Work Service 2020
La Work Service alla Vicenza-Bionde, una delle classiche rimaste nel 2020
E’ così per tutti?

Negli ultimi due anni stanno arrivando più umili, segno che nella categoria juniores c’è chi inizia a capire qualcosa. Per fortuna anche lì ci sono dei direttori sportivi giovani, che hanno corso e seguono i ragazzi ripensando ai loro errori e alle loro esperienze.

Come è fatto lo junior di secondo anno che arriva alla continental?

Dal punto di vista atletico sono a posto, anche troppo. Ma sono… denutriti per quel che riguarda il resto dello sport. Ci sono degli aspetti che andrebbero costruiti da ragazzini e su cui invece ci troviamo a dover lavorare. Ad esempio la capacità di guida e lo stare in gruppo, che si sviluppa da piccoli quando il ciclismo è divertimento. Da under 23 hai meno tempo per giocare, perché livello e ritmo si alzano.

Hai parlato di divertimento.

Penso a quei direttori sportivi che già nelle categorie giovanili impostano l’attività come fosse un lavoro. Da ragazzi devono divertirsi, giocare con la bici. Nei miei anni era difficile andare in pista, l’ho scoperta tardi e ho capito che sarebbe stata un utile divertimento. Ora c’è la Bmx, avrei voluto farla anche io, ma non era contemplata in una mentalità italiana che era piuttosto ristretta. E in certi contesti lo è ancora.

Al Giro di Sardegna del 2009, Lorenzetto batte Gasparotto e Petacchi nella 1ª tappa
Al Giro di Sardegna del 2009 batte Gasparotto e Petacchi nella 1ª tappa
Basta guardare le resistenze che ha trovato Aru con il cross…

A quello pensavo. Eppure Missaglia, che ha smesso da poco, dovrebbe aver fatto questi ragionamenti e dovrebbe capire che la bici può anche essere divertimento e che se un corridore si diverte, rende anche meglio. Per questo tante volte preferisco andare in cantiere e non alle corse. Il ciclismo è rimasto vecchio. Si sta adeguando nelle categorie giovanili. Inizialmente perché la Federazione li costringe e poi perché ci prendono gusto.

Ai ragazzi interessa conoscere la tua storia di corridore?

Molto e se anche non gliela dico io, grazie a internet possono scoprire tutto. Ma non vogliono sapere delle vittorie, piuttosto l’aspetto organizzativo. Come ci allenavamo, cosa mangiavamo. Io per esempio ho capito tardi l’importanza dell’alimentazione e adesso posso spiegargli quali sono gli errori in cui non cadere. In certe fasi dell’anno, la paghi anche se sgarri un giorno solo.

Aver corso in bici è importante?

Se hai sviluppato quello che ti hanno spiegato e hai elaborato le esperienze fatte, è come una laurea.

Il 2009 è l’anno magico di Lorenzetto: anche Bennati finisce nella rete
Il 2009 è l’anno magico: anche Bennati finisce nella rete
Quanto tempo dedichi alla squadra?

Per ora, anche a causa del Covid, il 99 per cento è dedicato al mio lavoro, il resto al ciclismo. Ma con Levorato mi piace lavorare, per cui la mattina mi alzo alle 6 e comincio la giornata facendo programmi sportivi. Abbiamo anche provato a prendere Francesco Romano, che la Bardiani non ha confermato, ma alla fine torna alla Palazzago, che è diventata continental.

Perché un corridore come Romano, che è stato anche azzurro U23, resta a piedi dopo soli due anni da pro’?

Perché li fanno passare al secondo anno da U23 e poi non gli danno il tempo di crescere. Romano ha compiuto 23 anni a luglio, io credo che avrebbe avuto bisogno di altro tempo, soprattutto dopo l’anno del Covid.

La famiglia come sta?

Alla grande, grazie. Barbara ed io abbiamo una bimba di 4 anni che si chiama Sofia e non farà mai la ciclista, anche se quando guarda le corse in tivù, fa certe feste… Chissà, magari è lo scorrere dei colori che la incanta.