La lettura dei newton migliora l'analisi della performance?

La lettura dei newton migliora l’analisi della performance?

09.12.2025
4 min
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Scriviamo di newton, l’unità di misura della forza, dopo il lancio del power meter Garmin (e del quale uscirà a breve un test dedicato). Si parla di un dato che ha prima di tutto l’obiettivo di aggiungere qualità ed analisi alla lettura della performance. Già in passato avevamo approfondito questo fattore, legandolo però al training indoor.

Torniamo dal Michele Dalla Piazza e puntiamo la lente su un fattore tecnico che assume i contorni di un gamechanger vero e proprio, in un ciclismo sempre più fatto di numeri, ma che a tratti torna a metodologie del passato. La grande differenza è che oggi come oggi ci sono competenze più ampie e un numero infinito di strumenti di analisi.

Cosa rappresentano i newton durante la pedalata?

Sono la forza tangenziale che si applica sul pedale e sono quella forza efficace e necessaria per far avanzare la bicicletta.

Quantificarli ed averli davanti su uno schermo è utile al ciclista?

Assolutamente. Non è un valore o meglio un campo fondamentale per chi si allena in modo sommario. Non è fondamentale per chi fa training considerando esclusivamente, o quasi, i watt. Può essere un valore che aumenta la qualità per l’atleta che non lascia nulla al caso. I newton dicono al ciclista quanto stress muscolare si sostiene ad ogni colpo di pedale. I newton aiutano l’allenatore a distinguere la fatica metabolica dalla fatica meccanica.

Fatica metabolica e fatica meccanica, cosa significa?

La fatica metabolica è quella del sistema cardiovascolare e respiratorio. Quella meccanica è maggiormente legata ai muscoli ed incide sul generare la forza efficace. Troppa fatica meccanica, significa un decadimento della qualità della forza efficace.

La lettura dei newton migliora l'analisi della performance?
Michele Dalla Piazza con il padre Alfiero, un vero punto di riferimento
La lettura dei newton migliora l'analisi della performance?
Michele Dalla Piazza con il padre Alfiero, un vero punto di riferimento
Per capire meglio, c’è una relazione tra newton e forza espressa dalle gambe?

La relazione c’è, ma va sempre capita. Quando si pedala si generano diverse componenti di forza. Quella tangenziale, quella menzionata in precedenza, quella davvero efficace e perpendicolare alla pedivella è quella misurata dal power meter. Le altre forze generate non rientrano nella misurazione. Una gamba può generare, ad esempio, 500 newton in totale, ma solo 300 sono tangenziali e quindi il power meter rileva e comunica 300.

Newton e grafici della pedalata sono connessi tra loro?

Sì. Anche in questo caso si parla di strumenti che, una volta appreso come funzionano e come devono essere letti, permettono di capire come viene generata la forza e quanta ne viene prodotta.

Puoi fare un esempio?

Mettiamo a confronto due ciclisti a 250 watt. La differenza è come vengono erogati questi 250 watt. Il primo atleta genera i 250 a 60 rpm medie, mentre il seconda a 100 rpm medie. Il primo ciclista produrrà una fatica meccanica più accentuata, il secondo è portato ad una fatica metabolica maggiore, ma con minore forza ad ogni giro di pedale.

I Newton applicati alla pedalata, un nuovo gamechanger?
Un primo approccio per capire come funzionano i newton allenandosi all’aperto
I Newton applicati alla pedalata, un nuovo gamechanger?
Un primo approccio per capire come funzionano i newton allenandosi all’aperto
Uno strumento per definire l’atleta?

Conoscere i newton, legando il dato al range di efficienza del corridore è uno strumento che permette ad un allenatore di profilare il ciclista.

Un dato utile per capire quale sia il range ottimale di pedalata?

Certamente. Nella letteratura scientifica esistono due concetti, la cadenza preferita e quella più efficiente. Non coincidono quasi mai.

Perché?

Per l’aspetto metabolico una cadenza più bassa che richiede maggiore forza per giro è di solito la più efficiente. Percependo una sorta di sovraccarico, non di rado il ciclista sceglie una cadenza più alta. Questa richiede meno forza e potremmo dire che è una specie di compromesso tra lo stress muscolare e quello metabolico.

I Newton applicati alla pedalata, un nuovo gamechanger?
Il grafico cartesiano menzionato da Dalla Piazza
I Newton applicati alla pedalata, un nuovo gamechanger?
Il grafico cartesiano menzionato da Dalla Piazza
E’ possibile capire realmente quali sono le rpm di un individuo/ciclista?

E’ possibile creando un modello prestativo, basato su gare ed allenamenti, un vero e proprio piano cartesiano. Da una parte i Newton medi, dall’altra le rpm. Incrociando i dati si capisce molto bene a quali range di forza pedala in modo ottimale, delta più efficiente di pedalata, combinazioni naturali di forza/velocità. Ovviamente da qui si parte per la costruzione di un training specifico, creato sul profilo del corridore.

Per concludere, quale è il ciclista più efficiente?

Quello che converte più forza totale in forza tangenziale, perché produce più watt a parità di sforzo.

Alla scoperta dei portali di analisi. Scopriamo Intervals.icu

13.02.2025
5 min
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Cos’è Intervals.icu? E’ un portale e un motore di analisi dei dati del ciclista, è uno dei più utilizzati ad oggi ed ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 3/5 anni, periodo dove gli stessi misuratori di potenza sono entrati a fare parte della dotazione di base del ciclista. Non obbliga a pagare una quota.

Cerchiamo di capire, grazie al contributo di Michele Dalla Piazza, laureato in Scienze Motorie e figlio del conosciutissimo Alfiero (biomeccanico di tanti pro’) i pro ed i contro di Intervals.icu, a chi si rivolge e perché è sempre più utilizzato, da utenti veri e propri, ma anche dai professionisti della preparazione atletica.

Michele Dalla Piazza (foto Iens’Art content&agency)
Michele Dalla Piazza (foto Iens’Art content&agency)
Perché si usano portali come Intervals.icu?

I portali, o siti, o motori di sviluppo dei dati sono in realtà degli strumenti mentali/numerici che permettono di classificare e quantificare la realtà. Sotto un certo punto di vista gli si dà una forma, un volto sotto forma di numeri. Questi strumenti quantificano la fisiologia dell’esercizio e la rendono leggibile, analizzabile nel dettaglio.

Insieme ai power meter hanno cambiato il ciclismo?

Direi proprio di sì. Citando una frase dello scrittore Alessandro Baricco, gli strumenti sono le cose che stanno cambiando il mondo. I numeri con i loro strumenti hanno cambiato molto il ciclismo.

Il power meter è simbolo del ciclismo attuale
Il power meter è simbolo del ciclismo attuale
Quali strumenti usi per l’analisi dei dati?

La mia preferenza è sicuramente per Intervals.icu, che ho iniziato ad usare nel 2017, poi TrainingPeaks. Quest’ultimo ormai raramente e solo per una questione di relazione diretta con alcuni atleti che lo utilizzano per via dei team, sponsor e altro.

I due portali sono paragonabili?

Entrambi forniscono le analisi dei dati ed il preparatore può raggiungere lo stesso obiettivo, ma in modi molto differenti. Intervals.icu è dedicato anche a quei preparatori che masticano d’informatica, oppure agli stessi atleti che sono appassionati di informatica. Intervals.icu è un open-source ben fatto e mantiene un elevato grado di personalizzazione, per chi è capace di smanettare. TrainingPeaks è a pagamento, se si vuole ottenere veramente qualcosa di utile, non è personalizzabile a nessun livello ed è dedicato a chi vuole un format di analisi prestabilito. La versione gratuita è davvero basica.

Schermata personalizzata per osservare l’andamento della curva della potenza
Schermata personalizzata per osservare l’andamento della curva della potenza
Ritieni migliore Intervals.icu?

Sempre difficile categorizzare migliore o peggiore, a mio parere è più corretto chiedersi se uno strumento corrisponda alle proprie esigenze oppure no. Io sono anche appassionato di informatica e di creazione, personalizzazione di programmi che mi permettono di analizzare ancor più nel profondo i dati. Intervals.icu risponde in modo migliore alle mie esigenze, è facile da leggere ed interpretare a diverse tipologie di utenza. Posso condividere i grafici che creo con altri preparatori che usano il mio stesso metodo e viceversa.

Portali, numeri e power meter, il ciclismo moderno anche questo (foto Cyclingmedia Agency-Team Intermarché Wanty)
Portali, numeri e power meter, il ciclismo moderno anche questo (foto Cyclingmedia Agency-Team Intermarché Wanty)
Significa facilitare anche l’interpretazione da parte dell’atleta?

Esatto. I meccanismi di attuazione di Intervals.icu sono abbastanza complessi, invece le grafiche molto chiare semplificano la lettura anche a chi si limita ad interpretare l’allenamento, da eseguire o eseguito. Un’altra peculiarità è quella di un forum molto attivo ed un potenziale dello stesso portale che cresce grazie alle informazioni di utenti, allenatori e anche sviluppatori. Intervals.icu è dotato di API e non è un dettaglio.

Cosa sono?

E’ l’acronimo di Application Programming Interface, ovvero un’interfaccia di programmazione delle applicazioni. Oltre alla possibilità di personalizzare in base alle proprie esigenze, le API rendono molto flessibile il portale, oltre che adattabile a nuovi strumenti e prodotti.

Significa che ogni account può essere diverso?

Potrebbe essere che quello che uso io, personalizzato nei grafici, negli istogrammi eccetera è differente da quello di un altro utilizzatore che non ha le mie stesse necessità.

Tutto parte dal test del lattato (foto Iens’Art content&agency)
Tutto parte dal test del lattato (foto Iens’Art content&agency)
Quali sono i vantaggi di Intervals.icu, tangibili da parte dell’utilizzatore?

Ragionando con un punto di vista moderno può essere anche uno strumento di condivisione social grazie ad una serie di tag. E’ gratis anche se chiede un contributo, comunque non obbligatorio, si collega con la maggior parte dei portali social di ciclismo e grazie alla personalizzazione delle risorse, creazione dei programmi, permette ad esempio anche di anticipare l’overtraining. Il primo vantaggio rimane la grande customizzazione.

Ha dei punti deboli o difetti?

Non ha una app vera e propria (anche se è possibile connettere alla app sorella Dailytss.com, ndr), al contrario di TP. Ha molti grafici, che può essere un grande pregio, ma anche un difetto perché si può creare confusione.

Si trasporta sul dispositivo e offre riscontri già su strada
Si trasporta sul dispositivo e offre riscontri già su strada
Esiste il pericolo che strumenti del genere possano sostituire i preparatori?

Direi che questo processo è già in atto, non tanto per i preparatori atletici di alto livello, ma piuttosto per chi si è improvvisato qualche anno fa. Non credo che sparirà la figura del preparatore atletico, sicuramente ci sarà una selezione ancora più importante di quella attuale. Arriverà anche l’intelligenza artificiale e alcune metodologie cambieranno ulteriormente, di conseguenza il modo di allenare i corridori.

Ciclismo e VO2Max: 11 domande a Michele Dalla Piazza

30.10.2023
5 min
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VO2Max, una voce e un acronimo che spesso ritroviamo nei protocolli di allenamento e menzionato quando vediamo delle prestazioni da extraterrestre. Cosa è, a cosa serve e come si misura?

Siamo andati dal dottor Michele Dalla Piazza, persona estremamente autorevole in materia, studioso e profondo conoscitore delle tecnologie legate al training moderno.

La valutazione del VO2Max, alla base del training (foto Iens’Art content&agency)
La valutazione del VO2Max, alla base del training (foto Iens’Art content&agency)
Che cos’è il VO2Max?

“V” sta per volume al minuto, “O2” sta per ossigeno e Max è palesemente massimo. Il VO2Max è la massima portata di ossigeno che il nostro corpo riesce a trasformare in energia utile alla contrazione muscolare, per un determinato periodo di tempo. Pedalare all’intensità di VO2max richiede il massimo supporto con l’integrazione di diversi elementi fisiologici del nostro corpo, tra i quali la ventilazione polmonare che consente lo scambio gassoso tra l’ambiente e il nostro sangue, il quale verrà pompato e distribuito in tutto il corpo grazie al cuore.

Un valore che mostra fino a che punto possiamo arrivare?

Il VO2Max descrive il limite massimo di ossigeno che riusciamo a catturare dall’ambiente, trasportarlo ai muscoli e quanto questi ultimi riescono a trasformarlo in potenza meccanica.

Monitoraggio costante durante la prova (foto Iens’Art content&agency)
Monitoraggio costante durante la prova (foto Iens’Art content&agency)
Non è solo questione di polmoni…..

Decisamente no. Quantità di sangue e la sua concentrazione di emoglobina, un cuore grande e un’elevata frequenza di battiti al minuto. Sono tutti fattori che contribuiscono ad un sangue ricco di ossigeno che nutre le cellule periferiche coinvolte nello sforzo. Queste ultime daranno il loro massimo per tenere testa all’intensità VO2Max che solitamente non si riesce a sostenere per più di 4 o 5 minuti.

Possiamo considerare questo valore la vera cilindrata del motore dell’atleta?

Teoricamente è così. Più il VO2Max è alto, più siamo performanti in uno sport di resistenza. Non è detto che chi ha il VO2Max più alto sia anche vincente, ci sono molti altri fattori in gioco.

La mascherina, strumento iconico per il test VO2Max (foto Iens’Art content&agency)
La mascherina, strumento iconico per il test VO2Max (foto Iens’Art content&agency)
Come si misura?

L’unità di misura del VO2max è la quantità di millilitri di ossigeno misurati in un minuto (ml/min-ndr). Non di rado viene presentata normalizzandola con la massa corporea. Per normalizzare si intende fare ml/min diviso i chilogrammi di massa corporea (ml/min/kg-ndr), un dato che ci consente di confrontare il VO2max tra atleti con pesi corporei differenti. Nel caso specifico del ciclismo si misura in laboratorio. Conoscendo la differenza tra la quantità di ossigeno inspirata ed espirata si riesce ad ottenere la quantità di ossigeno che utilizza il nostro corpo per pedalare.

Esistono protocolli diversi?

Ci sono diverse teorie. Alcuni affermano che il vero massimo consumo di ossigeno si ottiene con un test che porti l’atleta gradualmente ad esaurimento, in un tempo compreso tra gli 8 ai 12 minuti. Il carico di lavoro tiene conto del sesso, età e fitness. Ci sono esperti del settore che ritengono corretto misurare il VO2Max anche con modalità di test più brevi o più lunghi. Personalmente direi che il test da 8 a 12 minuti è il protocollo per la misurazione VO2Max psicologicamente meno difficoltoso per l’atleta.

Il test mette a dura prova a prescindere dallo stato di forma (foto Alpecin-Deceuninck Stefan Rachow)
Il test mette a dura prova a prescindere dallo stato di forma (foto Alpecin-Deceuninck Stefan Rachow)
Immaginando la scala valori di un corridore, dove posizioniamo il suo VO2Max?

Il VO2Max è un valore utilizzato anche per definire lo stato di salute di una persona. Nel ciclismo professionistico troviamo fenomeni che superano gli 80 ml/min/kg. Solitamente i valori oscillano da 70 a 80 ml/min/kg, comunque elevati in confronto alla popolazione mondiale. Per entrare nelle categorie professionistiche è importante avere un VO2Max relativamente elevato, maggiore di 70 ml/min/kg.

Ma allora quale è il valore che può fare realmente la differenza?

L’efficienza metabolica lorda (chiamata anche gross efficiency). E’ la capacità di produrre potenza meccanica sui pedali a parità di ossigeno consumato. I professionisti presentano una LT2 (zona di intensità del training) molto più elevata e un’importante dipendenza dal metabolismo dei grassi anche ad alte prestazioni di potenza. E’ un aspetto molto importante sia per i giri a tappe che per gare molto lunghe come le classiche del nord.

Il grafico che descrive lo sforzo
Il grafico che descrive lo sforzo
E’ possibile sapere in anticipo fino a dove quell’atleta potrà portare il suo VO2Max?

Il VO2Max di un atleta professionista maturo solitamente non varia più del 5% lungo l’arco della stagione. In base all’età, all’antropometria, al sesso ed altri aspetti fisiologici si riesce ad abbozzare un punto di arrivo. Usare il condizionale è d’obbligo. La genetica fa la sua parte e le risposte agli stimoli allenanti sono diverse. Tutti siamo portati a migliorare il nostro VO2Max con l’allenamento, ma non tutti siamo portati a raggiungere valori da atleta professionista.

Ci sono dei fattori esterni che influiscono sul VO2Max?

Vivere ed allenarsi ad intensità moderata, con intensità al di sotto della zona LT1, in altura dai 1.500 ai 4.000 metri. Ma attenzione, molti corridori e nuotatori hanno riferito di aver perso la forma e il recupero fisico ottimale durante il periodo di gare a causa dell’allenamento e della vita in altitudine. La causa: in altura non riuscivano a sostenere le stesse intensità affrontate al livello del mare. E’ certo che l’esposizione all’altitudine aumenta le capacità di trasporto dell’ossigeno nel sangue. L’ambiente contribuisce a modificare la nostra genetica, ma se si è portati geneticamente ad aver un alto VO2Max sarà più facile raggiungere alti valori in confronto alla popolazione mondiale.

Il VO2Max si sviluppa principalmente in giovane età (foto Tornanti_cc)
Il VO2Max si sviluppa principalmente in giovane età (foto Tornanti_cc)
C’è una fascia di età dove il VO2Max raggiunge il suo massimo?

Nel caso di ragazzi o ragazze che praticano agonismo, la statistica mostra una finestra temporale compresa tra i 10/11 e 15/17 anni per le femmine, dai 11/12 fino ai 20 anni per i maschi, dove si toccano i picchi maggiori di VO2Max. Dai 20 anni in su sembra ci sia un decadimento simile negli atleti e nei soggetti sedentari. I primi mantengono un VO2Max più elevato dei secondi per tutto l’arco della vita. Se l’individuo sedentario adulto decide di allenarsi potrà aumentare il suo VO2Max, ma mai come se si fosse allenato durante la pubertà.

Il test del lattato, come si fa e a cosa serve

04.12.2022
6 min
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Il test del lattato e l’analisi delle diverse soglie di lavoro, pensando al training specifico, solo qualche stagione addietro erano una particolarità. Ora sono una sorta di standard per professionisti, giovani e anche per gli amatori più evoluti.

Entriamo nell’ambito dei test di valutazione, in particolare nel test del lattato. Ci aiuta ad approcciare ed argomentare Michele Dalla Piazza, laureato in Scienze Motorie e figlio del conosciutissimo Alfiero, biomeccanico di tanti pro’. Grazie alle sue competenze e alla capacità di analizzare i dati in modo approfondito, Michele cura la preparazione di numerosi atleti professionisti di primissimo livello.

I diversi dati che si ottengono in tempo reale e che vengono analizzati nella fase successiva
I diversi dati che si ottengono in tempo reale e che vengono analizzati nella fase successiva

Chi è Michele Dalla Piazza

«Fin da giovane – racconta – ho assistito mio padre Alfiero nel lavoro del posizionamento in bici. All’età di 24 anni mi sono laureato in Scienze Motorie presso l’Università di Verona, appassionandomi al mondo della fisiologia dell’esercizio. Oggi ho 37 anni, nonostante la decisione di seguire le orme di mio padre, ho sempre curato l’aspetto della misurazione del metabolismo, partendo da semplici test, su cui monitoravo l’ossigeno, la potenza e frequenza cardiaca, fino ad arrivare a fare test più complessi, utilizzando il metodo di calorimetria indiretta e la misurazione del lattato».

Le fasi di preparazione del test sono diverse e specifiche anche per il preparatore
Le fasi di preparazione del test sono diverse e specifiche anche per il preparatore
Cos’è il test del lattato?

Prima di parlare di test del lattato, penso sia utile dire cos’è un test. Il test è una prova, che segue determinati criteri di operazione, di analisi e di valutazione. Nel nostro caso parliamo di un evento in cui analizziamo e valutiamo lo sforzo dell’atleta, utilizzando la misurazione del lattato. Per semplicità, consideriamo il lattato come una sorta intermediario metabolico. Questo ha importanti funzioni, come ad esempio immagazzinare e fornire energia nelle diverse vie metaboliche e tessuti del nostro corpo all’aumentare dell’intensità di esercizio aumenta la sua concentrazione nel sangue.

Il test del lattato eseguito da Michele Dalla Piazza
Il test del lattato eseguito da Michele Dalla Piazza
Esistono vari modi per misurare il lattato nel sangue?

Il concetto di soglia di lattato nel sangue si è sviluppato più di 70 anni fa e, nonostante ciò, in ricerca si presentano più punti di contesa che accordo, che cercano di definire quale sia il miglior approccio per definire e trovare questa soglia nel sangue. Ci sono molte metodologie di test. Si è visto che la misura stessa della concentrazione di lattato nel sangue in risposta a un determinato esercizio fornisce informazioni valide che hanno applicazioni sullo sport. L’importante è documentare in maniera chiara il protocollo di test che si decide di utilizzare e in base alle varie tecniche di calcolo.

I dati che emergono sono sovrapponibili?

Il test del lattato con i suoi valori è confrontabile ed è sovrapponibile solo se fatto nella stessa modalità del test precedente. Il test del lattato nel ciclismo viene eseguito per valutare le caratteristiche dell’atleta dal punto di vista endurance. Lo sforzo al quale è sottoposto l’atleta ci consente di ottenere la famosa curva di lattato. Il risultato è ottenuto grazie ad un semplice piano cartesiano che riporta la concentrazione di lattato del sangue in rapporto all’intensità di esercizio.

Il dispositivo che controlla la presenza di lattato nel sangue
Il dispositivo che controlla la presenza di lattato nel sangue
Punto di vista endurance, cosa significa?

Ci sono dei test del lattato che adottano altri protocolli di analisi e valutazione. Sono usati per definire le caratteristiche anaerobiche dell’atleta.

Perché si esegue un test del lattato incrementale?

E’ un ottimo indicatore per valutare l’adattamento ad un determinato periodo di allenamento. E’ anche un ottimo indicatore del potenziale che può avere un atleta di endurance e il ciclismo è tendenzialmente uno sport di endurance. In più, è un ottimo test per guidare il preparatore atletico a prescrivere le intensità di allenamento.

Il simulatore su cui l’atleta esegue il test sotto sforzo
Il simulatore su cui l’atleta esegue il test sotto sforzo
Come si svolge?

La misurazione del lattato avviene applicando una goccia di sangue dell’atleta a un dispositivo di misurazione. Tale goccia è ottenuta utilizzando un “pungidito” sul lobo dell’orecchio o punta delle dita. E’ indolore. Solitamente il test del lattato viene eseguito in laboratorio su cicloergometro applicando un protocollo incrementale a step tra 3 e 5 minuti. L’incremento di intensità da uno step all’altro e la sua durata di tempo, dipendono dalla scelta dell’operatore in base alle proprie conoscenze ed abitudini di calcolo.

Il dispositivo di valutazione metabolica, collegato alla mascherina
Il dispositivo di valutazione metabolica, collegato alla mascherina
Quali macchinari sono necessari?

Un dispositivo per la valutazione metabolica, che è comprensivo di mascherina. Un misuratore di lattato e ovviamente tutto quello che è legato alla parte informatica di analisi del test.

Cosa rileviamo dal test?

Nel test a protocollo incrementale, un classico metodo di rilevamento, è individuare due soglie: soglia lattato 1 o con l’acronimo LT1, soglia lattato 2 LT2. Come anticipato si presentano vari metodi. Un metodo classico è individuare queste due soglie riferendosi a dei valori fissi di lattato, nel quale si definisce la LT1 a 2 mmol/L e la LT2 a 4 mmol/L.

Il grafico mostra il test eseguito a distanza di 1 anno, con il miglioramento delle soglie lattacide
Il grafico mostra il test eseguito a distanza di 1 anno, con il miglioramento delle soglie lattacide
Con i risultati del test dove si va a lavorare?

Il test del lattato incrementale consente di definire le intensità allenanti, classificandole con le zone di allenamento. Personalmente, quando mi trovo nella situazione di definire le zone di allenamento utilizzando LT1 e LT2, utilizzo la metodologia della Australian Institute of Sport. Entrare nello specifico del metodo australiano sarebbe molto articolato, per semplificare andiamo a considerare le cinque zone di intensità aerobica:

  • intensità aerobica leggera, o meglio “zona 1”, sotto alla LT1
  • intensità aerobica moderata, la “zona 2”, prima metà tra i valori di intensità tra LT1 e LT2
  • intensità a soglia, la “zona 4” un po’ più complessa da definire, sono i valori rilevati da 3 mmol/L a 5 mmol/L
  • infine, intensità aerobica massimale, la “zona 5” sono tutti quei valori rilevati sopra i 5 mmol/L2.

Per il resto in base agli obiettivi dell’atleta e alla disciplina ciclistica, il preparatore atletico definisce il programma di allenamento.

Importante anche il rapporto che si instaura tra atleta e preparatore
Importante anche il rapporto che si instaura tra atleta e preparatore
Tecnicamente, ci sono delle variabili da considerare?

Il test viene utilizzato per documentare, se c’è stato, un miglioramento in un determinato periodo di allenamento. Le condizioni ambientali fanno la loro parte. Molti studi dimostrano che all’aumentare della temperatura ambientale aumentano le concentrazioni di lattato nel sangue, così come con l’esposizione all’altitudine. E altri aspetti da tenere ben presente sono lo stato nutrizionale, l’orario del giorno e il posizionamento in bici. Ma non è tutto, perché influisce anche il ciclo mestruale nel caso delle atlete di sesso femminile ed è buona cosa documentare il periodo dello status di ciclo.

Una delle variabili è anche il fitting sulla bici?

Si è così, la posizione sulla bici influisce sulla performance e tutto quello che gira intorno alla fase di sforzo. L’ideale sarebbe utilizzare la propria bicicletta collegata con un ciclosimulatore. Quando si utilizzano delle cyclette sarebbe importante riportare le proprie misure nel modo più fedele possibile.

A chi si rivolge?

Il test del lattato incrementale è rivolto a qualsiasi persona che voglia praticare ciclismo seguendo un piano di allenamento. E’ ottimo per definire le intensità ideali per avere un effetto allenante e soprattutto è un metodo molto sensibile e sicuro nel documentare gli effetti avuti in seguito ad un determinato periodo di allenamento.