La forma per il primo ritiro? Almeno al 50 per cento…

02.12.2023
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Nel ciclismo della continua evoluzione, cambia anche l’approccio al primo ritiro. Tra pochi giorni cominceranno i training camp. Atleti, staff, preparatori si ritroveranno e di fatto daranno vita alla nuova stagione. Ma se una volta il ritiro di dicembre era davvero quello della ripresa, adesso è già un momento piuttosto impegnativo.

Ma quanto più impegnativo? E soprattutto, come si arriva a questo primo ritiro? Ne abbiamo parlato con coach Claudio Cucinotta, uno dei preparatori ormai storici dell’Astana Qazaqstan.

Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori dell’Astana
Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori dell’Astana
Claudio, sentendo gli stessi corridori sembra che oggi bisogna arrivare pronti anche al ritiro. Si va forte anche lì. E’ davvero così?

In un mondo che va forte, in cui nella vita di tutti i giorni si corre, anche nel ciclismo è così. In effetti il periodo di vacanza degli atleti si è ridotto e con esso anche quello di transizione, cioè delle attività alternative, come le camminate, le nuotate, la mtb…. Ormai s’inizia a gennaio e soprattutto chi deve andare in Australia non può arrivarci al 70 per cento. Se oggi ti presenti così, ti lasciano in mezzo alla strada. Anche se sei un campione. Senza contare che prendi delle gran tirate d’orecchie, fuorigiri talmente grandi che diventano controproducenti.

Quindi come si arriva al primo ritiro? Com’è questo approccio?

Un po’ tutti i team iniziano nella prima settimana di dicembre e finiscono poco prima di Natale. Noi in Astana Qazaqstan, per esempio, andiamo in Spagna dal 6 al 20 dicembre. Io credo che un atleta oggi debba arrivare al primo ritiro al 50 per cento della forma almeno. Deve avere una buona base. Deve presentarsi con le tre ore e mezza, anche quattro, nelle gambe. Qualche anno bastava un’ora di meno, circa.

Definisci “qualche anno fa”.

Prima del Covid, quindi 2019. Ormai il Covid ha segnato una sorta di “prima e Dopo Cristo”, un cambio epocale. E si vede dalle prestazioni. Devi essere sempre sul pezzo.

Quindi se prima era un ritiro dove partire da zero o quasi, adesso è più avanzato. Viene dunque da chiedersi: cosa si fa in ritiro?

Sostanzialmente si lavora sulla base, la base aerobica, Z2 o Z3, ma affiancandoci anche dei lavori, la forza, anche in palestra.

Specie nel primo ritiro la palestra è un punto fisso. I bilancieri non mancano mai
Specie nel primo ritiro la palestra è un punto fisso. I bilancieri non mancano mai
Palestra?

Sì, sì… si presuppone che il corridore stia facendo palestra già da un po’ e in questa fase della preparazione sospenderla per due settimane (tanto dura il ritiro) non avrebbe senso. Durante il camp si fanno almeno due sedute di palestra a settimana. E infatti i team oggi scelgono hotel attrezzati o in alternativa si attrezzano essi stessi, portando dei bilancieri.

Claudio, prima hai detto che si riducono i tempi del riposo. Spiegaci meglio…

Il riposo assoluto oggi è mediamente di due settimane, qualcuno che ha avuto una stagione più intensa o un finale lungo può arrivare a tre. Poi si riprende e il periodo di transizione, cioè delle attività alternative ormai è davvero breve, una settimana, dieci giorni al massimo. Poi si inizia a pedalare. 

Facciamo un esempio concreto di un corridore dell’Astana che sa che il 6 dicembre deve presentarsi in ritiro. Quando riprende?

Ai primi di novembre ha ripreso ad allenarsi in bici, pertanto arriva a fine mese che quelle tre ore e mezza, quattro, le tiene benone. Quindi arriva in ritiro con già 4-5 settimane di pedalate e palestra. Io farei fare anche la mtb come attività alternativa in questo contesto: è pur sempre il gesto della pedalata e si richiama la tecnica. Per quel che mi riguarda la mtb la farei fare un paio di volte anche nel pieno della stagione. Poi ci può stare qualcuno sia un po’ in ritardo. Questo infatti è il periodo per sistemare eventuali problemi: rimovere qualche placca da una clavicola, un intervento ai denti… e allora è un po’ più indietro.

In chilometri ci sono differenze? Oggi con quanti chilometri si presentano?

Sono 15 ore di allenamento in sella a settimana mediamente, quindi direi almeno 1.500 chilometri, forse anche 2.000. In passato erano 500-600 di meno, cioè un 30 per cento in meno. 

Avere un buon peso già al primo ritiro è molto importante. Qui il dottor Borja della Green Project-Bardiani controlla uno dei suoi corridori
Avere un buon peso già al primo ritiro è molto importante. Qui il dottor Borja della Green Project-Bardiani controlla uno dei suoi corridori
E il 30 per cento in meno di chilometri corrisponde anche al livello di forma generale?

Direi proprio di sì. Chiaro che sono numeri grossolani, ma pur sempre indicativi.

E questo vale anche per il peso?

Certamente. Anche il peso deve essere buono. Però è anche vero che essendosi ridotti i tempi del riposo, gli atleti hanno anche meno tempo per ingrassare. Prima i 5-6 chili in più erano la norma, adesso si oscilla fra i 2 e i 4 chili. Se sono di più è un problema, specie per chi deve andare in Australia. Alla fine dall’inizio del ritiro alla prima gara c’è poco più di un mese e perdere tutti quei chili in un mese è un problema su cui intervenire.

Prima abbiamo accennato a cosa si fa in ritiro, si può dare anche una stima dei chilometri?

Posto che dipende anche dal meteo, direi sui 1.200-1.500 chilometri. In questa fase i ragazzi vanno abbastanza tranquilli, anche se qualche lavoro non manca e non solo in Z2 o Z3, magari si fanno lavori di forza o anche ad altissime intensità, come gli sprint, ma sono molto brevi. Insomma non si va ad intaccare la soglia o il fuorisoglia. Non c’è ancora una base abbastanza ampia e solida per supportare quei lavori. Lavori che invece vengono fatti nel secondo ritiro, quello di gennaio. Magari in questo primo camp i ragazzi possono “giocare” per un momento, e ci sta anche bene, ma non devono fare tutto l’allenamento tirato.