Un mondiale difficile nel BMX, ma c’è di che sorridere

11.08.2025
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Prima delle varie discipline ciclistiche ad aver vissuto la sua rassegna mondiale nell’anno postolimpico, il BMX racing già si proietta verso l’appuntamento a cinque cerchi del 2028. Un mondiale, quello vissuto a Copenhagen, difficile per molte ragioni per la nazionale italiana anche se qualche segnale positivo e che fa ben sperare è arrivato.

Mattia Furlan, il cittì azzurro, si gode ora qualche giorno di riposo prima di rimettersi all’opera, ma intanto tira le somme della rassegna danese, scevra di medaglie per la nostra compagine: «Il nostro è uno sport in cui è veramente difficile dare un giudizio complessivo. Alla fine posso dire che è stata una trasferta con dei lati positivi, il che non significa che sia contento, ma in questo momento del nostro cammino è giusto guardare al bicchiere mezzo pieno e per questo non possiamo che fare i complimenti a Francesca Cingolani Ferreira per il suo quinto posto fra le U23 perché ha grandi significati. Un piazzamento che le va quasi stretto e vederla arrabbiata dopo la finale, conscia che la medaglia era alla sua portata la dice lunga del suo atteggiamento, della sua voglia di emergere».

Il gruppo azzurro di BMX presente a Copenhagen, con il cittì Furlan all’estrema destra
Il gruppo azzurro di BMX presente a Copenhagen, con il cittì Furlan all’estrema destra
Su di lei sono riposte molte delle speranze azzurre per il 2028, essendo considerata a livello omnisportivo uno dei prospetti azzurri più interessanti in ottica olimpica. Che ciclista è?

E’ una rider molto tecnica. Sa guidare la bici quasi a livello maschile, è molto bella e lineare da vedere Francesca in sella. Ha un atteggiamento agonistico molto aggressivo. E’ un bell’esempio anche per le giovani ragazze che dietro di lei stiamo crescendo in Italia. Quindi sinceramente ci fa ben sperare.

E’ chiaro che soprattutto in uno sport come la BMX, molto giovanile, si aprono scenari importanti in vista di Los Angeles. Una sua presenza alle Olimpiadi sarebbe una storica prima assoluta per una donna italiana.

L’obiettivo per Los Angeles sarà sicuramente riqualificare la nazionale maschile, ma anche portare la prima donna a gareggiare alle Olimpiadi per il BMX Race. Questo per lei era l’ultimo anno di categoria, ora entriamo in una fase importante e delicata. Dal prossimo anno la Cingolani Ferreira gareggerà con le più grandi, cambierà la musica, si alzeranno il livello e le difficoltà. Lei comunque non è per nulla spaventata, con i passi in avanti che ci ha fatto vedere quest’anno, con la consapevolezza e la stabilità che ha trovato con questo nuovo team che le dà supporto tecnico siamo molto ottimisti. Ma anche noi ci mettiamo del nostro…

Per Francesca Cingolani Ferreira un 5° posto molto incoraggiante in ottica olimpica (foto UCI)
Per Francesca Cingolani Ferreira un 5° posto molto incoraggiante in ottica olimpica (foto UCI)
In che senso?

Vogliamo provare a cambiare un po’ la situazione degli atleti più importanti che abbiamo, dare loro il massimo del supporto per ottenere il risultato. A oggi vedo una ragazza molto più tranquilla, molto più determinata e consapevole che per raggiungere la qualifica c’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti molto, molto importante. Ma con lei come esempio io dico che le ragazze che stanno crescendo in Italia potranno essere un apporto non indifferente per la questione punti, perché servirà uno sforzo collettivo per far sì che alle Olimpiadi ci sia anche il nostro vessillo, l’apporto individuale non basta per il complicato sistema di qualificazione olimpica.

Dicevi di essere soddisfatto ma non contento. Che cosa non è andato?

Nessuno dei ragazzi ha raggiunto il proprio 100 per cento nel momento clou della stagione e su questo dobbiamo ragionare. Diciamo che Francesca c’è arrivata più vicina possibile. Una nota positiva è arrivata anche da Albert Groppo, tra gli Under 23 che dopo un europeo molto deludente ha fatto un ottimo mondiale dove soltanto una caduta in semifinale gli ha tolto la qualificazione. Ma abbiamo visto l’Alberto che conosciamo, aggressivo, determinato.

Alla britannica Shriever l’oro femminile battendo l’olimpionica australiana Sakakibara, bronzo all’olandese Baauw (foto UCI)
Alla britannica Shriever l’oro femminile battendo l’olimpionica australiana Sakakibara, bronzo all’olandese Baauw (foto UCI)
Ci si aspettava molto da Radaelli dopo i suoi allori giovanili…

E’ vero e anche lui stesso si aspettava riscontri da questo mondiale, invece si è trovato in una situazione non gestita bene agli ottavi il primo giorno. E’ stato purtroppo l’unico dei sei a non qualificarsi alle fasi finali. Mi dispiace per Federico Pasa, che fra gli juniores poteva davvero far bene ma dopo l’infortunio alla spalla all’europeo ha avuto poco tempo per allenarsi e alla fine ha pagato dazio.

Quanto è pesata la vicenda Sciortino, la sua esclusione dopo la positività alle analisi per una sostanza vietata?

I ragazzi sono veramente stati bravi a isolarsi, a non farsi coinvolgere da una situazione che è scomoda e che ha dato fastidio e ha colto tutti impreparati. Pesa molto per me perché come cittì ovviamente mi ero fatto il programma ideale nella rincorsa olimpica che va completamente rivisto. Aspettiamo di vedere come si evolverà la vicenda, per valutare come muoverci il prima possibile.

Francia dominatrice in campo maschile, oro a Pilard e bronzo a Clerté, in mezzo l’australiano Kennedy (foto UCI)
Francia dominatrice in campo maschile, oro a Pilard e bronzo a Clerté, in mezzo l’australiano Kennedy (foto UCI)
Uscendo dal panorama italiano, questo mondiale che cosa ha detto?

Ha confermato secondo me che se vogliamo scegliere una nazione a cui ispirarci ce l’abbiamo vicino casa. E’ anche difficile fare un confronto tra noi e la Francia, guardando i numeri che hanno, parliamo di 10 mila iscritti, di società finanziate dai vari dipartimenti e che sono semiprofessionistiche. Anche il lavoro della nazionale stessa, diventa a quel punto molto più semplice. Là il grosso lo fanno le squadre private, in nazionale ci si limita a guardare, selezionare e convocare. Noi dobbiamo stimolare i club, dai quali trovo sempre maggiore disponibilità, e come squadra nazionale dobbiamo allo stesso tempo dare il supporto e la direzione alle squadre perché questo avvenga. Stiamo già discutendo su quel che è stato fatto quest’anno, che è piaciuto e quello che invece va migliorato. Se vogliamo sognare LA28, non dobbiamo perdere tempo…

Mattia Furlan cittì della BMX. Arriva il tempo del raccolto…

02.05.2025
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Da quest’anno Mattia Furlan è il nuovo responsabile tecnico del settore racing della BMX. Uno dei nuovi volti deciso dal “restyling” federale, che ha coinvolto molte cariche a cominciare da quella di cittì della nazionale su strada, ruolo affidato all’esperienza di Marco Villa. Furlan ha preso il posto di Tommaso Lupi all’indomani delle Olimpiadi di Parigi e della grande prestazione di Pietro Bertagnoli, arrivato alle soglie della finalissima cogliendo un clamoroso 9° posto.

Furlan ha raccolto il testimone sapendo che quello non è stato un punto di arrivo, ma la partenza di un nuovo viaggio che ha obiettivi quanto mai ambiziosi e l’ex biker, alla base delle fortune del BMX Creazzo (uno dei club più blasonati del panorama italiano) ne è consapevole.

Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale
Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale

Si parte sempre dalle società

«La prima cosa che ho notato nel mio nuovo incarico – spiega – è stata l’estrema disponibilità delle società a sposare i miei piani. Sono stato subito molto chiaro, diversificando l’attività in due gruppi strettamente concatenati. Da una parte i giovanissimi, fino alla categoria allievi, dall’altra i ragazzi appartenenti alle categorie “championships” che stanno già affrontando la stagione con risultati peraltro lusinghieri. Le società hanno compreso i fini del mio lavoro e mi sono venute incontro come meglio hanno potuto. In particolare per i giovani».

Nei tuoi programmi eri stato particolarmente incisivo sul discorso relativo alle categorie più piccole e alla loro importanza…

Sono alla base di tutta l’attività, ma le difficoltà per praticare la BMX sono molte, anche più di coloro che sono un po’ più cresciuti perché bisogna condividere lo sport con la scuola e gli impegni familiari. Non potrò mai ringraziare abbastanza i genitori che si sacrificano per permettere ai figli di seguire i nostri calendari. Noi d’inverno avevamo stabilito di fare un paio di sessioni a Verona e, per non intralciare il cammino scolastico, abbiamo programma i weekend per l’attività di lavoro. Ogni sabato e domenica vedevamo ragazzi arrivare dalle zone più disparate del nord. Ora con l’attività partita e la scuola che arriva ai suoi snodi, possiamo prevedere un incontro al mese, ma vedo che i ragazzi fanno comunque allenamento e questo va bene. L’importante è avere un momento di verifica.

Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Secondo te la BMX sta diventando anche culturalmente quello che è in altri Paesi, ossia la base per l’attività, il primo contatto con tutto quel che riguarda le due ruote per i bambini?

Ci si sta arrivando. Non avremo probabilmente mai i numeri di praticanti della Francia, ma è indubbio che si sta smuovendo qualcosa. Ad esempio abbiamo stretto un forte rapporto con il cittì della nazionale di Mtb Mirko Celestino che ha portato i suoi ragazzi a San Giovanni Lupatoto per fare esperienza anche sulla BMX. Ma che spiri un’aria nuova lo avevo capito anche prima di assumere il nuovo incarico, quando agivo a Creazzo e vedevo molte scuole ciclistiche sia su strada che di MTB che portavano i loro giovanissimi a fare sessioni di allenamento in BMX. Si comincia così…

Hai l’impressione che la prestazione di Bertagnoli a Parigi sia stata uno spartiacque per l’intera storia del bmx italiano?

Io a Parigi c’ero, a condividere il lavoro, le emozioni, le gioie di Lupi, Pietro e di tutto il gruppo azzurro. E’ stato qualcosa di emozionante e unico, ha dato un risalto alla disciplina che non c’era mai stato prima e ho avuto netta la sensazione che, al di là del risultato, sia stata percepita la sua portata storica, che chiaramente con un pizzico di fortuna e il suo ingresso in finale sarebbe stata ancora maggiore. Si è creato un clima virtuoso e mi fa piacere che protagonista sia stato proprio Bertagnoli, campione non sempre fortunato e che con la sua storia rappresenta un grande esempio.

Da lì si è vista una nazionale diversa e nelle prime prove del 2025 i risultati sono arrivati, soprattutto con elementi sempre diversi…

Questo è l’aspetto che mi piace sottolineare. Io arrivando ho alzato l’asticella, ho posto chiari obiettivi in termini di risultati perché sono nelle nostre corde e stanno finalmente arrivando. Il livello del nostro gruppo è alto, bisogna tradurlo in qualcosa di tangibile. Il terzo posto di Sciortino a Verona (la partenza in apertura, Photobicicailotto), nella seconda tappa di Coppa Europa è il fiore all’occhiello, ma abbiamo portato a casa piazzamenti importanti anche con l’indomabile Fantoni, con il giovane Groppo, con l’altro U23 Pasa. Radaelli merita poi un discorso a parte.

Che cosa puoi dire del campione dell’ex mondo juniores?

Sta crescendo in maniera esponenziale. E’ un under 23, ma per precisa scelta lo stiamo facendo gareggiare fra gli elite per abituarsi al massimo livello e in più di un’occasione è già arrivato vicino all’ingresso in finale. Io voglio che tutti i ragazzi si sentano fortemente responsabilizzati nell’indossare la maglia azzurra, sappiano che cosa significa. Ma attenzione, perché qualcosa si muove anche a livello femminile, con la Cingolani che si conferma un riferimento fra le U23 con una vittoria e un quarto posto a Verona. Lei a Zolder non ha gareggiato per scelta tecnica, la rivedremo nelle prossime tappe.

Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Il vostro lavoro è chiaramente orientato verso l’appuntamento di Los Angeles 2028. Pensi che in questo lasso di tempo l’Italia possa diventare una delle nazioni di riferimento?

Se non ci credessi non avrei assunto questo incarico. Dobbiamo pensare che risultati come quelli di questo inizio stagione, ma anche le finali a livello mondiale, devono diventare la norma, la base perché allora anche il grande exploit diverrà possibile. Noi abbiamo un livello molto alto, in nazionale come anche nei principali club. Ora è fondamentale averne sempre più la consapevolezza e presentarsi ai grandi eventi senza paura e con una grande fame di successo.