Ehi, Alafaci, cosa ci facevi a Scheldeprijs?

10.04.2021
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In uscita dal raduno di partenza della Scheldeprijs, a un certo punto dall’ammiraglia del Team Qhubeka-Assos è saltato fuori il baffetto sorridente di Eugenio Alafaci che non vedevamo in gruppo da un pezzo. Che cosa ci facesse ve lo diciamo qui ed è una storia di amicizia vera fra l’ex corridore varesino e Giacomo Nizzolo. Sentite perché.

Eugenio dice basta alla fine del 2019 a causa di problemi probabilmente di origine genetica all’arteria femorale iliaca della gamba sinistra. Nonostante cinque interventi, il primo già da dilettante, l’arteria tende a restringersi. Il sangue non passa e sotto sforzo la gamba fa un male cane. Continuare non ha senso. L’unica soluzione sarebbe semmai la sostituzione integrale del vaso, ma sarebbe un intervento troppo pesante. Per cui alla fine dell’ultima stagione con la Evo Pro Cycling e dopo i primi 5 anni con la Trek, Eugenio si ritira.

Alafaci e Nizzolo insieme alla Trek-Segafredo: qui nel 2018 dopo una vittoria alla Vuelta San Juan
Insieme alla Trek-Segafredo: qui nel 2018 dopo una vittoria alla Vuelta San Juan
Cosa ci fai qua?

Durante l’ultimo anno da corridore, avevo studiato per diventare massaggiatore e, quando Giacomo (Nizzolo, ndr) era a casa, gli facevo i massaggi. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, siamo amici. Ci frequentiamo con le nostre compagne, andiamo a cena insieme, a fare gli aperitivi. E così una sera a cena, quasi per scherzo, mi ha proposto se volessi lavorare nel team. Era novembre, la squadra aveva appena risolto il problema dello sponsor. Dissi di sì, subito! E’ stata una scelta improvvisa, che rifarei anche subito. La mia ragazza, Nicole, era con me già da corridore ed è stata al mio fianco nell’accettare. E così, eccomi qua. E sono proprio contento.

Di nuovo in squadra insieme?

Mi piace, è il mio mondo. E come massaggiatore mi sento ancora parte del risultato, posso dare il mio contributo. Facciamo un bel gruppo a tavola, ci divertiamo come una volta e mi piace pensare che con me accanto, Giacomo sia più tranquillo. In Trek si stava bene, ma ci sono squadre in cui tra i membri dello staff c’è tensione. Seguirò il suo programma, più le corse in Italia che lui non farà, come l’Emilia e il Lombardia.

Alafaci, Nizzolo, Popovych, Pelucchi, l’amicizia oltre il lavoro
Con Alafaci, Nizzolo, Popovych e Pelucchi, l’amicizia oltre il lavoro
Quanto è stato pesante ritirarsi?

Mi è dispiaciuto tanto. Avevo sempre male alla gamba e facevo sempre fatica. Non la fatica bella di quando ti spingi oltre il tuo limite, ma una fatica malata. Se avessi avuto la salute, sono certo che avrei ottenuto anche dei risultati. Ma non mi lamento, se non altro al professionismo ci sono arrivato. C’è gente che non è mai riuscita a passare.

Che cosa ti ha lasciato il ciclismo?

I ricordi migliori sono legati all’aver imparato a soffrire. La gente si stupisce della mia costanza nel mantenere un impegno, anche se faticoso. La bici te lo insegna e questo mi manca. Prima ho lavorato per un po’ in ufficio e la sera ero insoddisfatto, perché mi mancava la fatica. Così sono andato per una settimana a fare il muratore con il padre di Pelucchi. La sera ero distrutto, ma ero contento. La fatica è il bello del ciclismo, anche se adesso a questi ragazzi si sta chiedendo troppo, è tutto esasperato, il corpo a volte cede.

A proposito di Pelucchi, anche l’arrivo di Matteo in squadra si deve a Nizzolo…

Eravamo quelli della vecchia compagnia e ci ha radunato Giacomo. Con Matteo si allenava quando erano a casa ed è importante avere un amico in corsa. Ora sta a lui dimostrare di essere all’altezza, ma con entrambi Giacomo è stato davvero un signore.

Nizzolo e Alafaci hanno corso insieme dal 2014 al 2018, ma sono stati sempre amici
I due hanno corso insieme dal 2014 al 2018, ma sono stati sempre amici
Non puoi proprio più pedalare?

No, perché con il gesto della pedalata, si chiude l’angolo e il sangue non passa. Posso correre a piedi, ma anche lì se forzo troppo, qualcosa sento. Ma va bene, ho la mia nuova vita e sono super contento.

Nuova vita?

Con Nicole abbiamo comprato casa in Brianza, dopo tre anni a Gallarate, dalle mie parti. Lei ha i genitori vicini, io ricomincerò a partire. Casomai volessimo avere un bambino, ora la sistemazione è perfetta. Stiamo scegliendo cosa mettere nel giardino. E’ tutto bello come in un sogno.

Matteo e Giacomo, i bambini sono cresciuti

17.02.2021
5 min
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Certe volte il ciclismo regala bei racconti e quello di Giacomo Nizzolo e Matteo Pelucchi è uno di questi. Era stato proprio quest’ultimo ad accennare alla sua amicizia con il campione italiano ed europeo, un’amicizia che affonda addirittura nell’infanzia e quel particolare ci ha colpito, quindi abbiamo voluto andare più a fondo nella questione, chiedendo al corridore della Qhubeka Assos di fare un tuffo nei ricordi.

«E’ curioso il fatto che fino a questa esperienza che stiamo vivendo – racconta – abbiamo sempre affrontato il mondo delle due ruote in maniera contrapposta durante le gare e in comune al di fuori. Ci siamo conosciuti da bambini, nelle prime competizioni che si fanno soprattutto per gioco, poi attraversando le categorie giovanili. Che cosa ci accomuna? Abbiamo due caratteri simili ma anche complementari, ogni gara era motivo di analisi, discussioni, si poteva fare questo e si poteva fare quello…» .

Almeria: Il treno di Nizzolo ha fatto un ottimo lavoro, a destra Pelucchi
Corrono insieme al Team Qhubeka Assos
Parlate sempre di ciclismo fra voi?

No, anzi la passione che condividiamo è quella per le moto. Le guardiamo, le analizziamo, paragoniamo i modelli, ma soprattutto siamo grandi appassionati delle corse delle Moto GP. Spesso ci lasciamo andare ai ricordi di gare e di campioni del passato e qui prevengo la vostra domanda: il mio idolo è Valentino Rossi, il suo Marco Melandri, tra l’altro l’abbiamo conosciuto ed è diventato nostro amico. Tecnicamente però anche Marquez ci piace molto, anzi in questo siamo accomunati…

Sempre nel 2015 vince 4 corse, fra cui due tappe al Giro di Polonia
Sempre 2015, vince due tappe al Giro di Polonia
Tu che conosci Giacomo da tanto tempo, come si è evoluto negli anni, qual è la sua forza?

Io credo che il caposaldo della sua carriera sia il lavoro: è uno che non si risparmia mai. Per Giacomo non esistono le giornate no, quelle dove tiri a campare, lui dà tutto sempre. E’ un campione che si è costruito negli anni, che cura ogni dettaglio e che si sacrifica tantissimo, non solo fisicamente perché se non sei forte di testa non emergi, soprattutto non superi le difficoltà.

Nel 2018 con la Bora vince una tappa al Giro di Slovacchia
Nel 2018 con la Bora vince una tappa al Giro di Slovacchia
Quali sono stati i momenti più difficili che ha vissuto?

Mi viene in mente quando ha avuto problemi a un ginocchio che non gli permettevano di lavorare come voleva e questo si traduceva in gara, non riusciva a fare quello a cui ambiva. Non eravamo nella stessa squadra, ma è capitato che ci siamo trovati a parlare e per lui era importante trovare qualcuno che fungesse da valvola di sfogo. D’altronde ci siamo sempre ritrovati a parlare delle nostre gare. Anche quando eravamo uno contro l’altro e affrontavamo le volate da concorrenti, alla fine ci trovavamo ad analizzare le nostre gare e ognuno diceva all’altro quello che avrebbe dovuto fare. I consigli non sono mai mancati, anche se vestivamo maglie differenti e questo credo che sia un bell’aspetto, qualcosa che non si vede tanto spesso nel mondo del ciclismo.

Nel 2019 Pelucchi corre alla Androni e vince 4 corse (2 tappe in Malesia)
Nel 2019 alla Androni vince 4 corse (2 tappe in Malesia)
Il fatto che ora facciate parte della stessa squadra può costituire un vantaggio nella costruzione delle gare, soprattutto degli atti finali con il lancio della volata?

Sicuramente, anche se dobbiamo trovare ancora le misure. Devo capire bene come posso essergli utile, quale lavoro è necessario che faccia per farlo emergere. Per me correre in funzione di un altro è qualcosa di nuovo, ma conoscerci aiuta moltissimo.

Mai provato un po’ d’invidia?

Dipende da quello che si intende per invidia, io la interpreto in senso buono, come ammirazione per quello che ha fatto. Il suo 2020 è stato fantastico con ben due maglie conquistate, non capita molto spesso… Chi non vorrebbe essere Giacomo Nizzolo, non vedere il suo nome sui giornali? Non parlerei di invidia, ma di stima professionale, la stessa che sicuramente Giacomo ha nei miei confronti.

Nel 2020 corre con la Bardiani ma non ottiene vittorie
Nel 2020 corre con la Bardiani ma non ottiene vittorie
Tu che lo conosci bene, ha ancora margini di miglioramento?

Sì, anche se sa bene che ora viene il difficile, perché dopo una stagione come il 2020, con le vittorie, il Tour che ha fatto, il quarto posto alla Sanremo, tutti chiedono conferme, vogliono di più. E’ già un top rider, ma la sua forza è che ha sempre voglia di migliorarsi.

E qual è il sogno di Matteo Pelucchi?

Io lo sto già vivendo, sono arrivato in una squadra World Tour, mi è stata data una grande possibilità. Ora voglio rispettare le attese riposte su di me e lavorare per gli obiettivi comuni e fare in modo che arrivino quei risultati che abbiamo in mente. Quali? Se lo dico, i desideri non si avverano…