#inEmiliaRomagna: Tarozzi tra i pro’ e 4 juniores in arrivo

22.11.2021
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Una tappa al Giro U23 e altre cinque corse nel sacco. La fuga all’italiano dei pro’ e un bel gruppo che si è fatto vedere nelle posizioni di vertice molto spesso: la #inEmiliaRomagna Cycling Team di Michele Coppolillo archivia così una delle sue stagioni migliori sempre.

Ma certo l’urlo di Andrea Cantoni a Riccione, prima frazione del Giro d’Italia under 23 resterà l’immagine simbolo di questo 2021 della squadra. Una botta a dieci chilometri dall’arrivo, come faceva proprio il suo tecnico in ammiraglia, e big beffati.

Andrea Cantoni esulta sul traguardo di Riccione. La #inEmiliaRomagna conquista così anche la prima maglia rosa
Andrea Cantoni esulta sul traguardo di Riccione. La #inEmiliaRomagna conquista così anche la prima maglia rosa
E’ così Michele?

Direi di sì. Il bilancio 2021 è più che positivo. Lo dicono i risultati (6 vittorie, 16 podi, 50 piazzamenti nella top ten con 11 atleti diversi, ndr), ma soprattutto, almeno per me, lo è stato perché ho visto un gruppo omogeneo che è riuscito a trovare un po’ di spazio per tutti.

Alle vostre spalle ci sono Davide Cassani e la Regione che vi danno un bell’impulso, si vocifera di un investimento ancora maggiore in vista del prossimo anno…

Confermarsi non sarà facile. Sì, c’è anche Cassani, lui è un trascinatore. La #inEmiliaRomagna è anche un progetto non solo una squadra. E questo progetto, questo nome, nasce anche grazie a Davide e alla Regione. Per l’anno prossimo vogliamo fare ancora un piccolo salto, però manterremo la stessa struttura. E poi ricordiamolo: noi siamo solo al terzo anno di attività. La nostra mission è la promozione del territorio e i nostri atleti sono gli ambasciatori.

E qual è questa struttura?

Un bell’organico. E ci tengo a nominarne i componenti. Gli altri diesse sono Alberto Contoli, che è stato anche un mio corridore quando sono salito in ammiraglia, e Mauro Calzoni. E poi Massimo Marani, addetto stampa. Gianluca Giardini il team manager. Roberta Malmusi la segretaria, fondamentale per la prenotazione delle trasferte… Senza dimenticare il preparatore, Alessandro Malaguti, e il presidente, Giovanni Carapia.

E’ vero che avevate contattato anche Orlando Maini?

Ne avevamo parlato. Lui sarebbe stato un bel valore aggiunto, ma ha avuto una possibilità, quella con l’Astana, che non poteva rifiutare. “Maio” è stato mio diesse quando correvo e con lui c’è un rapporto che va oltre il lavoro. In amicizia ci si sente, ci è vicino e mai dire mai…

Tornando al bilancio della stagione bisogna parlare del passaggio di Tarozzi

Manuele ha fatto una bella stagione. Oltre alla vittoria ha trovato la costanza che gli mancava e la consapevolezza nei suoi mezzi. E quando è riuscito a mettere insieme queste due cose è andato bene. E’ passato poi nella squadra giusta.

La squadra giusta. In passato ci avevi detto che alla Bardiani lasciavano spazio a tutti…

Dai Reverberi è come una famiglia ed è vero: lasciano spazio un po’ a tutti. Chi passa in quel team ha una buona opportunità, su carta c’è la possibilità anche di poter fare il Giro e avere visibilità. E poi allo stesso tempo non c’è tutta questa pressione.

Per il prossimo anno quanti corridori conterà la #inEmiliaRomagna?

Ne avrà 13, nove confermati e quattro juniores, diciamo che l’ossatura vedrà gente di 20-21 anni.

Okay Tarozzi, ma hai il rimpianto di non essere riuscito a far passare qualche altro atleta?

Rimpianto no, perché prima devi crescere ed essere strutturato e non solo fare vittorie. Mi riferisco a Davide Dapporto. Lui è un secondo anno ci si poteva anche pensare, però è anche vero che un anno in più questa categoria gli ci vuole e ci punteremo. Ma diciamo che chi doveva passare è passato. Tarozzi con i suoi 23 anni era al limite… nel ciclismo moderno.

Un classe ’98 non è vecchio. E il caso Tarozzi insegna…

13.09.2021
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Manuele Tarozzi, passerà professionista con la Bardiani Csf Faizanè. Il corridore della #inEmiliaRomagna Cycling Team è uno dei tanti acquisti del Greenteam per la prossima stagione. Ma il suo passaggio, rispetto ad altri ragazzi che si aggregheranno alla famiglia Reverberi ha qualcosa di particolare. 

Primo, perché Tarozzi è quasi “vecchio” essendo un classe 1998 e oggi si vede passare tantissimi giovani. Secondo, perché è un romagnolo che fa il salto in un team emiliano, senza contare che già corre in questa regione. Insomma c’è anche un po’ di sano, sanissimo, campanilismo. Un fatto così merita di essere approfondito. E lo facciamo con il suo attuale diesse, Michele Coppolillo, che tra l’altro ha vissuto una storia molto simile da giovane.

Tarozzi, tra Bruno Reverberi (a sinistra) e Michele Coppolillo (a destra)
Tarozzi, tra Bruno Reverberi (a sinistra) e Michele Coppolillo (a destra)
Michele, tu conosci Tarozzi da molto tempo. Che tipo è?

Ce l’ho da quattro anni e sì, lo conosco bene. Negli ultimi tempi è maturato molto e potrà fare bene. E’ un passista. Un passista che sa andare all’attacco e questa cosa mi piace perché dell’andare in fuga ho fatto l’emblema della mia carriera. A volte sbaglia ancora un po’, ma ci sta in questa categoria.

Che “motore” ha? Che corridore vedremo tra i pro’?

Manuele ha un margine enorme. E’ maturato tardi rispetto ad altri. Fino a quest’anno non aveva mai fatto il corridore al 100% si può dire. Ma con lo staff ci abbiamo lavorato molto. Abbiamo avuto pazienza e anche lui crede di più nelle sue possibilità. Dopo aver raccolto qualche risultato in estate è aumentata la sua autostima. Al Giro U23 ci si aspettava di più, bisogna ammetterlo, ma dopo il bel campionato italiano con i pro’ ha acquisito credibilità. E lo stesso ha fatto chi doveva notarlo.

Tarozzi in azione al campionato italiano di Imola dove è stato autore di una grande prestazione
Tarozzi in azione al campionato italiano di Imola dove è stato autore di una grande prestazione
Perché hai detto che non faceva la vita al 100%?

Non che non la volesse fare per pigrizia, ma perché lui era un tipo un po’ “naif”. Inoltre non credeva troppo nei suoi mezzi. O meglio, non ne aveva la consapevolezza. E non aveva la totale cognizione di quel che stava facendo. Magari non mangiava bene, non si allenava sempre al massimo. E qui basta fare le cose all’85% che gli altri ti scappano via. Perché okay che il ciclismo è cambiato, ma certe regole valgono sempre. Si trattava di una crescita generale.

Prima hai detto che è maturato tardi. In effetti lui è un classe 1998. Ai tempi di oggi per alcuni è “vecchio”. Ha rischiato di non passare…

Sappiamo che tutto è accelerato oggi. E a me questa cosa piace poco. Per me uno juniores dovrebbe fare lo juniores, un under 23 l’under 23. Ma questa è la situazione. Negli ultimi tempi, vuoi per gli allenamenti, vuoi per l’alimentazione… molti maturano prima ma non è questa la norma. Chi passa giovanissimo e poi vince è un’eccezione. Quindi sì: in questo ciclismo Tarozzi ha rischiato di non passare essendo un 1998. Ha fatto 5 anni anni da dilettante.

E non ha avuto paura di “restare a piedi”?

Beh, certo. Specie dopo il Giro aveva tanti dubbi. Non è stato facile farlo restare sul pezzo. Fargli capire che aveva i numeri a posto. Ma è stato facile dopo cinque anni tra gli under e continuando a vedere corridori più piccoli fare il salto.

Quest’anno il corridore di Coppolillo ha vinto due gare: il Trofeo Malmantile (in foto) e il Giro delle Due Province
Quest’anno Tarozzi ha vinto due gare: il Trofeo Malmantile (in foto) e il Giro delle Due Province
C’erano già stati dei contatti con la Bardiani prima del Giro U23?

Si era accennato a qualcosa, ma poi servivano i risultati. Da parte di Tarozzi serviva costanza. E non bisognava arrivare bene una volta e poi sparire per un mese. Ma come ripeto da parte mia e di tutto lo staff ci sono stati tanta pazienza e tanto lavoro.

Che difficoltà incontrerà, conoscendolo?

I primi tempi non sarà facile l’impatto con la categoria, non dovrà mollare anche se gli altri si aspetteranno grandi cose da lui. Stare alla Bardiani però è una fortuna: non ti mette pressione. A me per esempio diedero tempo. Non ci sono gerarchie bene definite, tattiche troppo ristrette e per un neopro’ questo è un vantaggio. Ricordo che nei primi tempi Bruno Reverberi non mi ha mai detto: tu non vai in fuga, o vai a tirare… Avevo carta bianca. Ho potuto correre a modo mio. Magari buttando delle corse al vento, ma mi fu data la possibilità di mettermi in luce.

E poi è tutto in salsa emiliano-romagnola. Tarozzi si sentirà a casa…

Eh sì, sarà un binomio perfetto: un romagnolo in un team emiliano. Poi nessuno ha la bacchetta magica però… è un buona possibilità per Tarozzi e per i giovani come lui.

Manuele Tarozzi, un mentalista al servizio della bicicletta

23.07.2021
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Manuele Tarozzi è un corridore della squadra Inemiliaromagna Cycling Team, un progetto volto a celebrare questa terra da sempre legata al ciclismo.

Sono tredici gli atleti di questo team che sono chiamati a far conoscere l’Emilia-Romagna in Italia ed in Europa. Tra questi ragazzi c’è anche Manuele, romagnolo Doc, solare, sorridente e con tanta voglia di stupire. Nato a Faenza il 20 giugno del 1998, ha una vera passione per la bici, non l’abbandonerebbe mai. Scopriamolo insieme.

Fino al 2019 Tarozzi ha corso Il Giro con una mista (foto Scanferla)
Fino al 2019 Tarozzi ha corso Il Giro con una mista (foto Scanferla)
Ciao Manuele, come stai, cosa stai facendo in questi giorni?

Sto bene, molto bene. Sono in ritiro con la squadra, anche se non è esattamente un ritiro. Il fotografo aveva necessità di fare qualche scatto ed allora abbiamo approfittato per passare qualche giorno tutti insieme.

Presentati ai nostri lettori. Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi inizi in bicicletta

Sono nato a Faenza ed è qui che vivo. Sono molto legato alla mia terra. Mi reputo una persona allegra e giocosa, forse un po’ testardo. Il ciclismo è un affare di famiglia, tutti i miei parenti sono stati più o meno lungamente a contatto con le due ruote. Così quando ero piccolo, intorno ai 6 anni, mi hanno chiesto che sport volessi fare e io ho risposto secco: ciclismo! Volevo capire cosa lo rendesse così interessante.

Da allora non ti sei più separato dalla bici?

No, e non ho intenzione di farlo. Mi piace questo mondo al quale ho dedicato praticamente tutta la mia vita fino ad ora. Ho dato i primi colpi di pedale nella Faentina, squadra del mio paese, ho sempre corso vicino a casa. Ora sono nel Team Inemiliaromagna e mi trovo molto bene. Mi piace rappresentare la mia terra e farla conoscere a più persone possibili.

Ti abbiamo visto in azione al campionato italiano professionisti, niente male, complimenti

Grazie – dice con una risata – volevo fare bene, ci tenevo molto. D’altronde si correva sulle strade di casa, passavamo vicino a Faenza. Ero un po’ teso perché volevo mettermi in mostra ed entrare nella fuga buona, cosa molto difficile tra i professionisti. Le sensazioni erano positive, uscivo dal Giro d’Italia under 23 con la condizione in crescendo ed ero consapevole di potermi giocare le mie possibilità.

Al termine del campionato italiano di Imola, Tarozzi era stanco ma soddisfatto
Al termine del campionato italiano di Imola, Tarozzi era stanco ma soddisfatto
Com’è stato essere in testa alla corsa ed essere uno degli ultimi a resistere al rientro del gruppo?

Appena ho visto il percorso mi sono illuminato, quelle strade le conosco a memoria, la salita iniziale, quella di Monticino, la faccio 4-5 volte a settimana. Diciamo che ho colto il vantaggio di “giocare in casa”. Una volta consolidata la fuga ho tirato un sospiro di sollievo. Man mano che passavano i giri e di conseguenza i chilometri sentivo le gambe sempre buone e mi sono dato da fare. Una volta superati i 200 chilometri di corsa però mi sono spento, come una lampadina: non sono ancora abituato a queste distanze.

Un’esperienza buona per gli anni futuri. A proposito, come lo vedi il tuo di futuro?

Sono fiducioso di poter passare tra i professionisti. Non ho ancora offerte ma ho delle buone sensazioni. È più difficile farsi notare quando sei un Elite. Le squadre professional puntano su ragazzi più giovani per avere più margine di lavoro, ma sto facendo bene. Il lavoro ripaga… spero.

Una seconda parte di stagione esaltante, hai sempre avuto questo picco in estate, come mai?

Non saprei, il primo e il secondo anno da under ho sbagliato preparazione e nei primi mesi ne ho risentito. Forse è un fattore legato alle mie caratteristiche fisiche. Non risento invece del cambio di stagione e dei primi caldi, quindi mi diventa più semplice correre in questo periodo

Manuele Tarozzi in magli azzurra al Memorial Pantani del 2019
Manuele Tarozzi in magli azzurra al Memorial Pantani del 2019
Oltre al ciclismo che ti piacerebbe fare? Hai qualche hobby?

Ho provato a fare il test d’ingresso per studiare psicologia all’università. Se passassi pro’ mi piacerebbe intraprendere anche un percorso di studio. Mi piacciono molto i giochi di carte e di magia. Ho visto dei video durante il lockdown che hanno colpito molto, soprattutto per la reazione che hanno sulle persone.

Ti piace stupire direi, entrare nella mente delle persone, come al campionato italiano

Esattamente – dice un’altra volta ridendo- mi incuriosisce quell’ambito. Capire come funziona la mente umana, è davvero interessante.

È stato un piacere Manuele, buona fortuna per il tuo futuro

Lo è stato anche per me e grazie per avermi contattato. In bocca al lupo anche a voi!

Tarozzi a testa alta fra i giganti: sarà il giorno della svolta?

21.06.2021
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A un certo punto Francesco Pancani dice in diretta la frase che meglio rende la situazione di Manuele Tarozzi nel finale del campionato italiano. «Corre con la squadra dell’Emilia Romagna – dice il toscano – sta correndo il campionato italiano nei professionisti in Emilia Romagna e oggi è pure il giorno del suo compleanno. E’ come se fosse la maglia rosa…».

Oltre il limite

Quando Tarozzi taglia il traguardo, in 15ª posizione assieme a Daniel Oss, pochi sanno chi sia o si rendono conto che il ragazzino in realtà sia ancora dilettante e abbia appena compiuto 23 anni. Il massaggiatore gli si fa sotto e fa per passargli una lattina di Coca Cola, ma lui la allontana con le mani: «Se la bevo – dice – finisce che vomito». La fatica quando è estrema fa brutti scherzi e Tarozzi ha davvero dato tutto. Anche più di quello che pensava di avere. Si è infilato nella prima fuga e ha tenuto duro fino a due giri dalla fine, quando professionisti ben più blasonati e forti avevano già mollato da un pezzo.

Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca
Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca

Non è naufragato

«Prima del via – racconta il suo diesse Coppolillo – gli avevo detto che la sua gara sarebbe stata prendere la fuga nei primi 30 chilometri, perché ai campionati italiani qualcuno sarebbe partito di sicuro. E’ stato bravo ed è andato oltre le mie aspettative, perché quando ha ceduto non è naufragato, ma è rimasto sul pezzo. Sono convinto che andrebbe meglio tra i professionisti, però deve trovare più costanza. Credo che 230 chilometri tutti insieme non li avesse mai fatti, per cui spero che adesso riesca ad essere continuo e a ben figurare nelle prossime corse, che saranno di nuovo fra i dilettanti. Questo potrebbe essere l’anno buono per passare…».

Quota 200

Tarozzi si rialza dal manubrio e ha lo sguardo incredulo. Il petto è scosso da un battere ancora violento del cuore, ma lentamente il tono di voce torna quello giusto per raccontare.

«Ero in fuga – dice – perché sapevo che quando gli altri avrebbero aperto il gas, io non ne avrei avuto. Però se fossi riuscito ad anticipare un po’, almeno sarei potuto rimanere un po’ in fuga. Ci siamo riusciti, eravamo in tanti e a quel punto ho provato a salvare il possibile e ho tenuto botta fino a quando siamo arrivati a 2-3 giri dalla fine. A quel punto ho guardato il Garmin e segnava più di 200 chilometri. Stavo anche bene, ma le gambe non c’erano più…».

Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani
Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani

Gambe e cervello

Il massaggiatore accanto continua a dirgli quanto sia forte quando collega le gambe con la testa e a pensarci, la discontinuità è sempre stata il suo tallone d’Achille. E se questo sarà destinato a restare il suo giorno di gloria, vorrà dire che avrà anche un grande ricordo di cui parlare con gli amici.

«Non posso dire niente oggi – sorride – non ho rimpianti, ero in mezzo a gente di un’altra cilindrata. Questo è un giorno che ti cambia la vita, mentre per quanto riguarda le gambe e il cervello… Quest’anno non è successo quasi mai. E se le gambe non vanno, se senti che proprio non ci sei, anche il cervello molla la presa. Questo dovrebbe essere un anno buono, speriamo che adesso magari ci sia una svolta…».

Lettera di richiamo

Coppolillo annuisce e dimostra di avere ben chiara la sua situazione. «Mi dispiacerebbe se dovesse smettere – dice – perché non è giusto farlo a 22 anni e mezzo. Proprio ieri ho parlato con Zanatta e Tiralongo (direttori sportivi rispettivamente della Eolo-Kometa e del Team Palazzago, ndr) e facevo i complimenti a Stefano per aver saputo valorizzare Fortunato che era senza squadra e commentavo con Paolo il fatto che fosse a correre con Romano, lasciato a piedi dopo due anni da neopro’, con il secondo che però è stato il 2020 del Covid. C’è bisogno di conoscere i ragazzi e di aspettarli. Uno come Tarozzi starebbe meglio di là che qua con noi, ne sono sicuro. Ricordo che al mio primo anno con Reverberi, ricevetti una lettera scritta a macchina per scarso rendimento. Al giorno d’oggi, avrei perso il posto. Allora rimasi con loro per cinque anni».

In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico
In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico

Una chance

Quando è certo di aver ripreso il fiato a sufficienza per tornare all’ammiraglia, Tarozzi saluta e si avvia. Tutto intorno fervono i preparativi del podio, i corridori che andranno al Tour si danno appuntamento, quelli che sono usciti dal Giro fanno capannello, quelli attesi dalle Olimpiadi hanno altri sguardi. Per Tarozzi Manuele da Faenza, 23 anni compiuti proprio oggi, il prossimo impegno sarà forse il Giro del Medio Brenta. Se ne va e sembra improvvisamente più piccolo, ma in certi tratti del percorso con quel suo sguardo spiritato e la voglia di non perdere le ruote anche lui stavolta è parso un gigante. Forse ha ragione Coppolillo: meriterebbe anche lui la sua chance.