La rinuncia di Secchi è un gesto di grande coerenza

05.01.2025
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Il capodanno di Lino Secchi è stato un continuo riflettere sulla candidatura federale. «Ho dedicato molto tempo a questo – ammette – e poco a brindare». Lo stavamo cercando per farci raccontare che cosa lo avesse spinto a gettarsi nella mischia, quando attraverso un messaggio due giorni fa ci ha comunicato l’intenzione di fare un passo indietro. Decisione che aveva appena condiviso tramite una lettera con i delegati, i presidenti provinciali e regionali e gli altri candidati.

«Analizzando la situazione che si sta delineando – vi si legge – sono giunto alla conclusione che solo una leadership fortemente legittimata potrà garantire i cambiamenti che auspico e che per questo motivo il mio impegno risulterebbe una contraddizione in termini se dovesse involontariamente alimentare qualsiasi situazione divisiva. Per coerenza con i miei principi sopra riportati, comunico che provvederò, i prossimi giorni, a ritirare ufficialmente la candidatura, a Presidente Nazionale della Federazione Ciclistica Italiana».

Il passo indietro del dirigente marchigiano è stato un gesto di grande coerenza. Sarebbe potuto rimanere in lizza e spostare poi i suoi voti per ottenere un qualsiasi vantaggio personale. Accade spesso nelle assemblee federali, invece Secchi ha guardato al bene del ciclismo e si è fatto indietro.

Ecco la lettera con cui venerdì Lino Secchi ha annunciato la rinuncia a candidarsi
Buongiorno Lino, quando ha cominciato a pensare che non fosse più il caso di andare avanti?

Già da qualche giorno mi ero messo a valutare quale fossero la consistenza e il supporto che avrei avuto. Il sistema di votazione federale comporta che votino i delegati e non le società. L’ipotesi che avevamo proposto quando abbiamo lavorato alla riscrittura dello statuto prevedeva il voto diretto delle società, ma non è stata portata avanti. Perciò, vista la situazione attuale, ho pensato che arrivare quarto non sarebbe servito a niente. Non sono un principiante, quindi non me la sono sentita. Magari qualcuno può essere rimasto deluso perché pensava che arrivassi in fondo, però bisogna saper valutare le situazioni e decidere di conseguenza.

Nei giorni dei mondiali di Zurigo, Renato Di Rocco ci parlò della sua candidatura, definendola il miglior passaggio per fare le riforme del ciclismo.

La mia candidatura è nata sulla richiesta di alcuni colleghi, proprio con questo obiettivo e per un po’ l’ha condivisa anche Renato Di Rocco. La mission sarebbe stata quella di approvare lo statuto, rimettere a posto un po’ di aspetti organizzativi e poi passare la mano. Sono stato sindaco del mio paese, sono stato dirigente di grandi società: tutte esperienze da cui è nato il mio interesse per i regolamenti e quindi la riscrittura dello statuto.

Martinello ha detto che prima di sapere che si sarebbe candidato, la avrebbe voluta nella sua squadra.

Lo confermo. Quando ha letto che mi sono fermato, mi ha mandato dei messaggi, ma al momento preferisco aspettare. Mi sento più una figura super partes piuttosto di qualcuno che si schiera. Ciascuno dei tre candidati avrà da risolvere dei bei problemi. Lo stesso Dagnoni dovrebbe girare pagina, secondo me non va bene se continua su questa linea. Perciò in questo momento ho bisogno di riflettere, perché qualsiasi cosa farò dovrà essere utile al movimento, se il futuro presidente vorrà ascoltare le mie indicazioni.

Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
In pratica sarebbe disposto a mettere la sua esperienza al servizio della Federazione?

Non voglio sminuire nessuno, però è chiaro che nel momento in cui si insedierà il nuovo Consiglio federale, ci si renderà conto che chi ha già avuto esperienze a livello di base, comitati provinciali, comitati regionali, ha una visione un po’ più completa. Mi fa pensare ai miei anni da sindaco.

Per quali aspetti?

Prima si andava avanti per gradini e i sindaci dopo un po’ passavano per le regioni e poi diventavano parlamentari. Adesso entrano subito in Parlamento e sembra che siano già all’altezza di tutto, ma spesso vengono fatte scelte che non hanno gli effetti sperati. Capita, in questi organismi. Quando andavo ai Consigli federali, riuscivo a inquadrare subito quale fosse il consigliere che aveva esperienza e chi invece si era affacciato per la prima volta e non aveva la preparazione necessaria. Che non si studia a scuola, ma si impara facendo esperienza.

Guazzini-Consonni: oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
Guazzini-Consonni, oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
La stessa domanda che abbiamo fatto agli altri candidati: ci fa una fotografia del ciclismo italiano?

Abbiamo visto agli europei e ai mondiali che abbiamo un buon livello con le donne e su pista. Il presidente contava le medaglie e il movimento femminile negli ultimi anni ha dato sempre una grossa spinta ai successi azzurri, come pure il paraciclismo. A mio avviso però, il ciclismo soffre sul fronte del reclutamento e del movimento giovanile, perché non c’è stato, come ho chiesto più di una volta, un progetto che parta dal centro.

Centro inteso come Federazione?

Non si possono lasciare le società da sole ad affrontare la questione del reclutamento. Soffriamo a mio avviso di una carenza di rapporti istituzionali. Il problema della sicurezza stradale deve essere affrontato con tavoli permanenti di discussione con la politica. Il rapporto con la politica lo dobbiamo avere. Siamo assenti anche dove i giovani vengono formati, cioè nella scuola. Non per insegnargli ad andare in bicicletta o diventare corridori, ma per far capire a questi ragazzi che domani diventeranno automobilisti quale sia il modo corretto di comportarsi sulla strada.

Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Perché le società hanno bisogno di questo supporto?

I nostri dirigenti sono dei grandi appassionati, dei lavoratori che stanno dietro a questi ragazzi. Non abbiamo dirigenti di aziende o banchieri, bensì gente spesso modesta che ha bisogno di essere aiutata e formata. E poi c’è un altro aspetto cui la Federazione si deve rivolgere, parallelo all’agonismo, prima che lo occupino gli altri.

Quale?

Il turismo in bicicletta ha numeri rilevanti e la Federazione deve essere presente. Non abbiamo neanche 100.000 tesserati, su circa 15 milioni di italiani che usano la bicicletta. Dove sono gli altri? Il logo della Federazione deve essere diffuso il più possibile, deve diventare una presenza familiare. Gli Amministratori locali devono essere amici del ciclismo, in modo che diventi più semplice anche ottenere un permesso, l’autorizzazione per una gara. Sarà più semplice avere lo spazio per iniziare una scuola di ciclismo. Come pure per gli impianti sportivi.

Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Impianti che però mancano…

Perché un ciclodromo non deve essere considerato alla pari di un altro impianto sportivo? Può essere intercomunale e polivalente, anche per un discorso economico. A Pesaro stanno partendo i lavori per un impianto rivolto al ciclismo e al pattinaggio. Ma le società in grado di fare da sole sono forse una su dieci e forse neanche quella.

Tornando all’agonismo, che cosa pensa della situazione degli under 23?

Se io fossi al posto del presidente, farei uno studio approfondito per presentarmi all’UCI. Non mi limiterei a dire che bisogna cambiare, ma proporrei un progetto tecnico-scientifico fatto bene. Non è detto che non si possa fare un calendario nazionale per far crescere gli atleti in modo da non escluderli rispetto ai fenomeni che vanno per la maggiore. Gli juniores vengono lanciati nel professionismo dopo il secondo anno. Siamo sicuri che fra quelli che non riescono a emergere a 18 anni, non ci sia qualcuno che potrebbe crescere facendo l’attività giusta? Con questa situazione invece, sono più quelli che abbandonano. La dinamica è evidente.

La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
Quale dinamica?

Nelle gare di alto livello, prendiamo il Lunigiana, tanti finiscono fuori tempo massimo. Non basta l’allenamento per crescere di livello, serve un calendario. Quindi parlerei anche con le altre Federazioni per capire come muoversi rispetto a questa accelerazione. I devo team hanno budget e situazioni fuori misura e prendono i corridori particolarmente dotati a 16-17 anni. Gli altri potenzialmente li perdiamo, anche perché se le squadre chiudono, gli juniores non trovano posto fra gli under 23. Il mondo è cambiato, vent’anni fa nessuno avrebbe pensato che dalla Slovenia venissero fuori tanti campioni. Davanti a certi cambiamenti, la Federazione non può rimanere indietro.

Quando si è sparsa la voce che avrebbe ritirato la candidatura, che tipo di messaggi ha ricevuto?

Ho avuto tante attestazioni di solidarietà. Molti hanno condiviso quello che ho scritto sul documento, come pure avevo ricevuto diversi apprezzamenti per il mio programma, su quale ho lavorato per un mese, cercando di mettere ogni cosa, e che potrebbe diventare la traccia per fare un lavoro efficace in Federazione.

Juniores nelle Marche: la replica di Secchi e della SCAP

28.03.2024
4 min
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Dopo la nostra intervista con il Pedale Chiaravallese, dove si analizzava l’andamento del movimento ciclistico juniores della Regione Marche ci ha contattato Lino Secchi, presidente del comitato regionale FCI Marche. «La mia non è una replica alle parole del Pedale Chiaravallese, che considero un bell’esempio all’interno della nostra realtà e che è stato seguito anche da altre squadre».

Alla richiesta di specificare quali altre squadre abbiano seguito il modello del Pedale Chiaravallese, Lino Secchi non ha voluto replicare, spiegando: «Non mi sento di fare nomi per non creare una classifica».

A sinistra Lino Secchi presidente comitato regionale FCI Marche (foto Facebook Associazione ruote e cultura)
A sinistra Lino Secchi presidente comitato regionale FCI Marche (foto Facebook Associazione ruote e cultura)
La sua replica allora a cosa è dovuta?

Alle affermazioni fatte sullo stato di salute del ciclismo juniores marchigiano. Non siamo indietro o in crisi rispetto ad altre Regioni. I nostri numeri ritengo siano pari, in proporzione, a quelli di altre realtà più grandi.

Ci ha fornito questi numeri, a livello di attività juniores risultano 7 gare regionali e nessuna a livello nazionale.

Avere poche gare regionali juniores è un fatto che abbiamo concordato insieme a Umbria, Abruzzo, Lazio e anche Puglia. Riuscire ad organizzare 7 gare all’interno della nostra Regione mi sembra che sia un numero discreto. Correre fuori dai nostri confini è una cosa che richiedono anche le società, per far sì che i ragazzi possano confrontarsi con atleti di maggior livello. 

Non è, invece, una risposta al numero esiguo di ragazzi iscritti? Ne risultano solamente 64 a livello juniores.

I numeri su strada sono in calo, da questo punto di vista il regolamento federale non ci dà una mano. Ora anche gli juniores di primo anno possono andare in squadre di fuori Regione e questo ha un effetto negativo. Nel 2024 c’era una società che avrebbe voluto fare una squadra juniores, ma non è stato possibile. Questo perché l’atleta più forte, sul quale avrebbero costruito la squadra, è stato attirato dalla proposta di una società toscana.

A sinistra Proietti Gagliardoni Mattia, umbro passato al team juniores Franco Ballerini in Toscana (foto Fruzzetti)
A sinistra Proietti Gagliardoni Mattia, umbro passato al team juniores Franco Ballerini in Toscana (foto Fruzzetti)
Dover cancellare la creazione di una squadra perché l’atleta più forte se ne va non sembra sintomo di un movimento sano però…

Fino all’attività di base è possibile costruire squadre con ragazzi di ogni genere. Bisogna ammettere che la competizione a livello juniores è alta. Se non hai un atleta di un certo livello, si fa fatica a essere competitivi. La diminuzione dei giovani nelle attività sportive è una problematica a livello nazionale. Il ciclismo ne soffre di più perché si svolge in strada, dove il pericolo è maggiore. Manca la sicurezza sulle strade, le gare sono sicure, ma i ragazzi devono anche allenarsi. Noi abbiamo anche diverse infrastrutture che possono essere utilizzate.

Quali?

E’ in fase di progettazione un impianto ciclo-rotellistico a Pesaro, dedicato a pattini e biciclette. L’appalto è stato approvato e risulta completamente finanziato. Ci sono anche altri impianti, come a Fano e a Recanati. E in fase di progettazione ce ne sono altri.

Nel 2021 risulta essere stato abbattuto il Velodromo di Ascoli Piceno.

Verrà realizzato un nuovo impianto, la cui conclusione è stata ipotizzata nel 2025. Sinceramente ci metterei la firma per vederlo realizzato entro quell’anno.

Il Team SCAP è una delle due società che fanno ancora attività juniores nella regione Marche
Il Team SCAP è una delle due società che fanno ancora attività juniores nella regione Marche

La replica della SCAP

Alle parole del presidente del comitato regionale FCI Marche hanno risposto i diretti interessati. Qui, le dichiarazioni di Paolo Ciciani, diesse del team SCAP.

«A livello di squadre juniores – ci racconta – a fare attività siamo rimaste noi e il Pedale Chiaravallese in tutta la Regione. E’ vero che ci sono delle strutture come quelle di Fano, Recanati e altre, ma sono tutte ciclabili. Non sono strutture utilizzabili per fare gare o competizioni.

«L’impianto di Pesaro, che non si sa ancora quando nascerà, arriva dopo l’abbattimento della precedente struttura. Al momento non risultano velodromi all’interno delle Marche, ma per come la vedo io questa è una soluzione adoperata quando i buoi sono ormai scappati dal recinto. Ci si sarebbe dovuti mettere in moto 10 o 15 anni fa».

«E’ vero che c’è un accordo interregionale per organizzare corse tra Umbria, Marche e Abruzzo, ma le corse rimangono comunque poche. Si è corso con il contagocce a marzo e lo si farà anche ad aprile».