Tutti contro Merckx, ma Merckx non si piglia

18.07.2021
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Ci hanno provato tanti e in tutti i modi, ma finora Merckx non aveva mai immaginato di poter condividere la corona con un altro. Cederla mai. Quella con Lance Armstrong è stata un’amicizia, avendo visto crescere l’americano accanto a suo figlio Axel e certo nello strapotere del texano, il grande belga poteva aver visto la sua stessa protervia di certi giorni. Eppure dopo gli inizi, era stato chiaro che in ogni caso e pure senza le nefandezze che ne hanno spazzato la carriera, si sarebbe trattato di un dominio limitato al Tour de France e poco altro.

Al Tour del 1969, Merckx vinse sei tappe e le tre maglie, lasciando Pingeon a 18′ e Poulidor a 22′
Al Tour del 1969, Merckx vinse sei tappe e le tre maglie, lasciando Pingeon a 18′ e Poulidor a 22′

Remco si farà

Così ci hanno provato con Evenepoel, facendolo con troppa insistenza e per giunta alle spalle di Remco, che non ha mai avuto interesse a svegliare il leone addormentato. Ma in Belgio il ciclismo è religione e la cosa peggiore a un certo punto è l’integralismo di certe posizioni. Merckx infatti non l’ha presa bene. Essendo campione di scuola antica, sfrontato in bici ma rispettoso nel resto del tempo, si è sentito in dovere di rispondere.

«Dovrà migliorare su molti terreni – ha detto dopo il Giro d’Italia – ha vinto grandi classiche come San Sebastian, ma deve ancora imparare molto. A leggere certe interviste, sembra quasi che si senta arrivato, ma deve mangiare ancora molti panini. E’ andato al Giro d’Italia e forse lo ha sottovalutato. Non c’è niente di sbagliato, adesso l’ha capito: prima di correre, bisogna imparare a camminare. Ha detto bene Lefevere: miracoli non se ne fanno. Per me nel 1967 fu uno shock. Avevo corso la Parigi-Nizza e due volte il Midi Libre, ma nella terza settimana del Giro mi spensi, pur avendo vinto sul Blockhaus e uno sprint di gruppo. D’altro canto, mi piace molto Van der Poel. Secondo me, lui potrebbe diventare in futuro un corridore da Giri».

Evenepoel, da ragazzo intelligente qual è, non ha nemmeno provato a controbattere. «Eddy Merckx – si è limitato a dire, facendo l’inchino – ha il diritto di mettere chiunque al suo posto, visto il suo palmares».

Sul podio di Libourne, due giorni fa, Merckx ha applaudito Pogacar
Sul podio di Libourne, due giorni fa, Merckx ha applaudito Pogacar

Un sorriso per Cavendish

Questa volta… l’attacco è su due fronti. Da una parte c’è Cavendish, che oggi potrebbe battere il record delle tappe vinte al Tour. E poi c’è Pogacar che a 22 anni ha vinto la Liegi e il secondo Tour e dovunque vada, punta e vince. Lo sloveno non ha mai fatto proclami, stando alla larga dalla maestà belga. E forse proprio per questo, Eddy ha cominciato a guardarlo con occhi diversi.

«Non ho visto Cavendish per parecchio tempo – ha detto – ma ricordo che nel primo periodo alla Quick Step, durante i criterium a volte ha dormito a casa mia con alcuni altri corridori. Lui era l’unico che puliva la sua stanza. Non conosciamo molto del suo carattere, ma quello che mi è restato in mente è la sua grande gentilezza. Quanto al record, devo dire che dormo tranquillo e non ho incubi. Quel numero non è mai stato una fissazione, il ciclismo segue la sua strada. E’ tutto normale e persino divertente. Ciò che ha fatto è meraviglioso, il suo ritorno. Se può, deve divertirsi ancora. Però di certo non si possono paragonare le nostre vittorie. Lui potrebbe essere il più grande sprinter di tutti i tempi, ma le mie sono state ottenute in modo diverso, non ha senso neppure discuterne. Io ho fatto 2.800 chilometri in testa al gruppo, lui ne ha fatti sei».

La grandezza di Eddy fu anche in quella dei rivali: qui Gimondi. Per questo Pogacar ha bisogno di Bernal, Evenepoel e Roglic
La grandezza di Eddy fu anche in quella dei rivali: qui Gimondi. Per questo Pogacar ha bisogno di Bernal, Evenepoel e Roglic

L’abbraccio a Pogacar

La stilettata, portata col sorriso, introduce il discorso su Pogacar e questa volta Merckx è meno netto, forse perché ha riconosciuto uno sguardo vagamente simile e dei modi rispettosi che gli vanno a genio. E poi corre anche lui su una Colnago.

«Vedo in lui il nuovo cannibale – ha detto Eddy – se non gli succede niente potrà vincere certamente più di cinque Tour».

La maglia gialla, che si è ritrovato con il grande belga sul podio di Libourne, ha accettato di buon grado il complimento e poi ha fatto un passo indietro

«E’ un onore – ha detto – essere sullo stesso podio con Eddy Merckx. Lui è un eroe del ciclismo. Io non mi sento un eroe, ma spero di invogliare molti bambini a correre in bicicletta».

Se Eddy fosse stato sul podio della crono di ieri però, forse una battuta gliel’avrebbe mollata. Lui avrebbe fatto di tutto per vincerla. Come nel 1969, quando al pari di Pogacar vinse le tre maglie, ma portò a casa sei tappe e rifilò 18 minuti a Pingeon e 22 a Poulidor. La sua ammissione tuttavia è quasi un’investitura.