Kilojoule: Pozzovivo spiega questo “nuovo” parametro

19.11.2025
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Sempre più spesso quando parliamo di preparazione viene fuori questa parola: kilojoule.
«Si seguono i kilojoule». «Dipende da quanti kilojoule hai fatto». «Volume di kilojoule»… ma cosa sono? Che parametro è?

E’ una domanda ricorrente. E quando si parla di preparazione, magari strettamente legata all’atleta, uno dei migliori interlocutori in assoluto è Domenico Pozzovivo, che oltre a essere un coach affermato e molto aggiornato, è anche un fresco corridore. Insomma, è da entrambe le parti della barricata in qualche modo.

Domenico Pozzovivo (classe 1982) ha smesso di correre lo scorso anno. Oggi è un preparatore
Domenico Pozzovivo (classe 1982) ha smesso di correre lo scorso anno. Oggi è un preparatore
Innanzitutto, Domenico, di cosa parliamo: è un’intensità, è un’unità di misura?

La possiamo chiamare una metrica, un valore che serve a quantificare il lavoro meccanico svolto nell’unità di tempo. Basta moltiplicare i watt, che sono la misura del lavoro espresso, per il tempo. A quel punto otteniamo i joule. Per ottenere il kilojoule dobbiamo dividere il risultato per mille. E’ semplicemente questo e soprattutto è qualcosa che abbiamo già nei nostri archivi, dal punto di vista dei dati, per valutare l’intensità di un allenamento.

E perché adesso si usano questi kilojoule? Qual è il vantaggio?

Il vantaggio è avere un parametro immediato di quanto lavoro si è compiuto nell’allenamento. Va molto in parallelo, alla fine, con il training score o altri indici che spesso vengono forniti di default a fine training dalle varie piattaforme (tipo Trainingpeaks, ndr). Questo però è un valore assoluto. Attenzione però…

A cosa?

C’è la superficialità di considerarlo come un dato oggettivo, uguale per tutti. In realtà ognuno dovrebbe parametrare il kilojoule a se stesso. Ovviamente un corridore più leggero, esprimendo meno watt di un corridore più pesante, avrà sempre meno kilojoule. Il paragone in senso stretto sarebbe errato e andrebbe relativizzato. Il top del tutto è il kilojoule per chilo, se vogliamo avere un parametro davvero oggettivo e confrontabile.

Sul computerino, in basso a destra, il dato dei kilojoule consumati
Sul computerino, in basso a destra, il dato dei kilojoule consumati
Che differenza c’è allora rispetto al valutare solo i watt? Cosa c’è di diverso dal dire, per esempio: a fine allenamento ho fatto 200 watt medi?

Perché dentro c’è anche la durata. Con un numero hai sia l’intensità che il tempo. Riprendendo la vostra frase, per correttezza avreste dovuto dire: “Ho fatto 200 watt medi per tre ore”, mentre nel kilojoule il tempo è già incluso. Con quel numero sintetizzi due grandezze: hai la misura oggettiva di quanto è stressato il tuo organismo perché rappresenta il lavoro meccanico complessivo che hai svolto.

Ci sono relazioni con le calorie bruciate? Tanto più che siamo nell’era dell’uso massiccio dei carboidrati…

Viene associato alla caloria, ma parlando di consumo calorico bisognerebbe dividere per quattro il suo valore. Però non è correttissimo, perché otteniamo il dato dei kilojoule solo dalla pedalata. Abbiamo detto che è una misura del lavoro meccanico, della pedalata appunto. Ma quando un ciclista pedala non produce solo quel tipo di lavoro: i muscoli del tronco stabilizzano, se ti alzi sui pedali lavorano anche le braccia. C’è un lavoro generale dell’organismo, quello per mantenersi in vita, che non viene calcolato nel kilojoule. Per convenzione, se hai consumato 10 kilojoule si dice che hai bruciato 10 calorie, anche se termodinamicamente non sarebbe così.

Preparatori e atleti dicono che oggi l’importante non è solo avere tanti watt, ma riuscire a esprimerli a fine corsa. E fanno riferimento in qualche modo al kilojoule: perché?

In tal senso il kilojoule è una misura molto utile. Dal punto di vista dell’analisi dei dati rende confrontabili prestazioni ottenute su percorsi o situazioni differenti. Ti dice che in condizioni diverse, però, dopo un certo numero di kilojoule sei riuscito a fare 20’ a 6,2 watt/chilo, oppure un altro valore. E puoi confrontarlo con un’altra prestazione svolta in un giorno diverso su un altro percorso.

Adesso si pone tanto l’accento sulla durability…

Appunto: riuscire a fare, dopo tanti kilojoule accumulati nel gruppone, determinate prestazioni ed è ciò che fa la differenza. E’ come un carico che continui ad aumentare sulle tue spalle durante l’attività: alla fine il kilojoule è questo.

Lorenzo Germani
Qualche giorno fa Germani ci disse dell’importanza di avere un’ottima durability. Non solo ma è uno dei suoi obiettivi in vista del 2026
Lorenzo Germani
Qualche giorno fa Germani ci disse dell’importanza di avere un’ottima durability. Non solo ma è uno dei suoi obiettivi in vista del 2026
Chiarissimo come sempre, Domenico. Ti senti di aggiungere qualcosa? Una chiosa?

Aggiungere no. Piuttosto, mi verrebbe da dire che ci sono anche un po’ le mode. E adesso il kilojoule, se non ce l’hai in bocca, quasi non sei un preparatore! E questo a me fa sorridere. Però è altrettanto vero che è un parametro molto utile e direi immediato. Insomma, non è solo una moda. Quel che voglio rimarcare è che è soggettivo. Faccio un esempio.

Vai…

Ho due ragazzi: uno pesa 70 chili e l’altro 60. Non posso dire a entrambi: «Fai il lavoro dopo 2.000 kilojoule», perché sono due parametri diversi per ciascuno. Sapendo cosa c’è dietro quel numero riesci a usarlo bene. Se lo usi senza capirlo puoi essere addirittura fuorviante.

Perché?

Perché il segreto è rapportarlo al peso dell’atleta. In bici non è una gara di pesi: è sempre uno sport in cui mettere in relazione la prestazione con il proprio peso fa la differenza, tranne negli esercizi puri di sprint. Diciamo che i kilojoule entrano in ballo soprattutto quando si parla di durabilità, cioè di riuscire a ripetere una prestazione anche dopo un determinato carico di lavoro.

Per fare kilojoule serve tanta benzina (meglio se è quella buona)

03.06.2024
5 min
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L’aspetto legato ai kilojoule ricopre un ruolo di primaria importanza nell’ottica di un allenamento specifico in chiave moderna. Rappresenta la mole di lavoro eseguita durante il training e ci permette di capire molte delle risposte del nostro corpo, anche in fatto di integrazione delle energie.

Per produrre tanti kilojoule e quindi affrontare un training sostanzioso di qualità, il nostro organisimo ha bisogno della benzina necessaria. Integratori energetici come il nuovo gel Volchem Energen 2G1F sono un bel punto di riferimento.

Un gel senza glutine e senza caffeina con caratteristiche nutrizionali complete
Un gel senza glutine e senza caffeina con caratteristiche nutrizionali complete

Perché questo gel energetico

E’ un integratore energetico di ultima generazione che ha un elevato contenuto di carboidrati (50 grammi per ogni busta). Perché 56 grammi sono una quantità che permette anche di gratificarsi (e di gratificare il palato attraverso un gusto piacevole e non invasivo). Energen 2G1F ha un rapporto 2:1 tra glucosio e fruttosio (diverso dall’Energen presente nel catalogo). Significa che la formula del gel viene assorbita gradualmente, fornendo energia in un lasso di tempo breve grazie al glucosio, parallelo ad un sostegno prolungato grazie al fruttosio (assorbito in maniera più lenta). Inoltre, questa stessa combinazione non “ingolfa” i recettori del nostro organismo deputati all’assorbimento dei carboidrati (provenienti da fonti diverse).

Ecco perché si riesce ad arrivare ad assumere anche 90 grammi (ed oltre) di carboidrati ogni ora, tenendo ben presente che è necessario allenarsi in questo senso e portare il nostro organismo, gradualmente, a tollerare quantità di carboidrati non usuali. Energen 2G1F è inoltre arricchito con sodio e potassio.

Un busta da 56 ml fornisce 202 chilo-calorie e 857 kilojoule. Non contiene grassi e contiene 20 grammi di zuccheri. Il prezzo di listino per una busta è di 2,40 euro, ottimo se consideraimao la qualità dei suoi ingredienti e la certificazione del gel.

Il lato pratico

Ci siamo messi alla prova affrontando due lavori diversi, entrambi con un’intensità elevata, ma sostenibile, una sorta di Z2 alta, con un primo blocco di 60 minuti e un secondo blocco di 3 ore. Nel primo lasso di tempo abbiamo consumato 900 calorie con poco meno di 900 kilojoule di lavoro. Il secondo blocco di lavoro ha previsto un consumo di 2.400 kilojoule. Una linea guida percorribile se pur impegnativa, me che necessita un sostegno energetico elevato e di qualità, nel breve e nel lungo periodo. In tal senso un gel come il Volchem G2F1 diventa un bel punto di riferimento quando l’assunzione dei carboidrati oltrepassa la soglia dei 60 grammi/ora (e ben oltre).

Se puntiamo ad un lavoro più esplosivo (o intervallato) sui 60 minuti un gel può essere sufficiente, accompagnato da una bevanda isotonica. Sulle 3 ore il discorso cambia e noi ci siamo gestiti con un gel ogni 40 minuti. Un secondo blocco come quello citato permette anche di capire quanto un organismo tollera e assimila i carboidrati provenienti dall’integratore.

Inoltre, quando scriviamo integrazione energetica di qualità l’attenzione non si sposta esclusivamente sulla quantità di energia che viene fornita, ma sullo stimolo derivante dal gusto, dalla densità e anche da quell’insieme di reazioni interne che non devono passare in secondo piano. L’aspetto digestivo e di stimolo dei succhi gastrici occupa un ruolo di primaria importanza, soprattutto quando si rende necessaria l’assunzione di più gel durante un allenamento.

Confezione lunga e pratica anche quando si è in movimento
Confezione lunga e pratica anche quando si è in movimento

Doppia funzionalità

Un gel come Energen G2F1 a rapido assorbimento, ma che utilizza fonti diverse di carboidrati può avere una doppio obiettivo. Il primo è quello di non lasciare mai a secco di energie, anche nel momento in cui il computo calorico ingerito è inferiore a quello che è realmente necessario. Il secondo (più specifico e dedicato a chi esegue anche allenamenti specifici con ripetute, elevate intensità ed interval training) è quello di un sostegno vero e proprio alle riserve di energie necessarie per la profusione di watt e kilojoule. Significa inoltre, che una corretta integrazione può essere il giusto completamento di una adeguata e mirata alimentazione.

In conclusione

Un integratore energetico con formulazione in gel non fa andare più forte, non aumenta i watt in modo diretto, ma contribuisce in modo esponenziale a sostenere il nostro fisico durante lo sforzo, senza far si che il serbatoio si svuoti e limitando la spossatezza che inevitabilmente insorge dopo ore di training.

Un integratore come Energen G2F1 di Volchem è una sorta di strumento professionale che, grazie alla sua formula è facilmente sfruttabile anche da chi non affronta training specifici, ma ama stare in bicicletta per ore. Inoltre è privo di glutine e di caffeina. E’ la benzina ottima per esprimere kilojoule durante l’allenamento e nel corso della gara. Digeribilità eccellente e stimolo contenuto della salivazione. Sostegno prolungato tangibile e senza appesantire la fase digestiva. Una densità giusta, tale per cui non è necessario prosciugare una boarraccia dopo aver assunto il gel, anche questo un fattore da non trascurare.

Volchem