Ecco “Lopezito”, in Europa per andare a scuola di ciclismo

25.06.2022
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«Vieni, vieni “Lopezito” è nel bus», ci ha detto Orlando Maini, mentre cercavamo Juan Carlos Lopez. Quel Lopezito ci è subito piaciuto, tanto più che il tono del direttore sportivo nei confronti del giovane colombiano è stato amorevole. Il piccolo Lopez insomma…

Jaun Carlos è il fratello minore di Miguel Angel, uno dei leader dell’Astana Qazaqstan WorldTour, lui invece è nel team development. Una somiglianza incredibile. La differenza sono i brufoli, che il fratellino ancora ha.

Juan Carlos Lopez (classe 2001), o Lopezito come lo ha chiamato Maini, è arrivato quest’anno in Europa
Juan Carlos Lopez (classe 2001), o Lopezito come lo ha chiamato Maini, è arrivato quest’anno in Europa
Carlos, partiamo dal Giro U23: ti è piaciuto?

Bueno, è stato un Giro molto bello. Mi piace molto questa gara. Io sono arrivato qui con buone sensazioni e la voglia di fare bene. In qualche tappa non ho avuto molta fortuna, perché sono caduto nella quinta tappa dopo la prima salita con Martin Lopez, lui è dell’Ecuador come Carapaz. E mi dispiace che abbia abbandonato. Io l’ho aspettato, poi alla fine ho preso il gruppetto.

Però avevi fatto bene nelle frazioni in salita?

Sul Fauniera sono arrivato 14°, sono andato meglio che sul Mortirolo. La tappa era più corta.

Insomma sei uno scalatore puro come tuo fratello?

Eh – ride timidamente – sono uno scalatore ma lui è un campione vero. Lui è più forte di me.

Come fai a dirlo adesso però. Tu hai 21 anni e molto tempo per crescere…

Sono più piccolo, ho dei margini. Sto crescendo adesso, soprattutto da quest’anno che sono arrivato in Europa. Ma c’è davvero tanta differenza tra noi.

In cosa?

In tutto. Nel modo di correre, ma anche nella vita. In pianura qui si va sempre forte e quando uno arriva sotto la salita ha meno forza nella gamba. In Colombia sul piano… andiamo piano! E in salita andiamo forte. Ed è così in corsa e negli allenamenti.

Qui in Europa vivi con tuo fratello?

No, io abito nel Sud della Francia, mentre Miguel sta ad Andorra. Io vivo in una casa della squadra con altri compagni del team.

Cosa ti piace della bici? Perché il ciclismo?

Non so – ci pensa un po’ – in bici mi sento libero e mi piace perché è uno sport durissimo che ti mette a confronto con te stesso. Si soffre molto e penso che sto affrontando bene questo momento.

Quando eri più piccolo guardavi tuo fratello e dicevi ai tuoi genitori: anche io voglio andare in bici?

Sì, proprio così! Tra me e Miguel ci sono sette anni di differenza, quando ero piccolo lo vedevo che lui era già in televisione. E quando lo ammiravo in salita pensavo sempre che era il più forte. Mi dicevo che un giorno sarei stato come lui. Una motivazione che c’è ancora.

Il colombiano è andato bene verso il Fauniera, tappa più facile da gestire anche dal punto di vista planimetrico. Ma sta imparando
Il colombiano è andato bene verso il Fauniera, tappa più facile da gestire anche dal punto di vista planimetrico. Ma sta imparando
Un giorno sarai come lui: quanto puoi crescere ancora?

Penso tanto. Il ciclismo, almeno per me, è una crescita continua. Alla fine sono solo quattro mesi che sto in Europa e ogni giorno sento di andare meglio. All’inizio è stata un po’ dura perché come ho detto si sentiva molto la differenza. Ma tutto il giorno e tutti i giorni imparo sempre qualcosa.

Chi ti dà più consigli? Vinokourov, Maini…

Tutta la squadra direi e tutti i corridori. Anche mio fratello. Orlando mi dà consigli. E Vinokourov parla molto con me, su come mi devo muovere in gara. E poi sto molto vicino ad Alexandr Shushemoin che ci segue in allenamento con la macchina.

Le prossime gare?

Ora recupero un po’. Poi Livigno e il Val d’Aosta. Mi hanno detto che è durissimo.