Burgaudeau 2022

Burgaudeau e la favola del ciclista pescatore

20.03.2022
5 min
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Quando Mathieu Burgaudeau si è presentato tutto solo al traguardo di Aubagne, alla Parigi-Nizza, moltissimi addetti ai lavori si sono guardati in faccia con la tipica espressione dipinta sul volto: “Ma chi è?”. Internet in questo è utilissimo, basta andare su Google, digitare il nome e tramite i siti specializzati si sanno tutti i numeri del corridore di Noirmoutier en l’Ile che, a dispetto di qualche buon piazzamento (è stato 3° all’ultima Coppa Sabatini) era ancora un perfetto sconosciuto.

I numeri, si sa, non dicono tutto, non raccontano storie. Per quelle servono domande, ricerche, tempo. Quando i giornalisti si sono presentati dal suo diesse alla Total Energies Jean René Bernaudeau, l’ex fedelissimo di Bernard Hinault ha finalmente potuto raccontare una storia che sembra totalmente in contrasto con il ciclismo che viviamo oggi. Una storia all’insegna di un concetto: la passione.

Burgaudeau Nizza 2022
La volata vincente di Burgaudeau ad Aubagne, contenendo il ritorno del gruppo
Burgaudeau Nizza 2022
La volata vincente di Burgaudeau ad Aubagne, contenendo il ritorno del gruppo

Tu sei Bernaudeau? Vieni dentro a bere…

Siamo alla fine del 2016. Bernaudeau, chiusa la stagione, comincia a gettare le basi per la successiva e soprattutto va a caccia di nuovi talenti. Lui è vecchia scuola, ascolta sì le proposte dei consiglieri, dei talent scout, dei procuratori, guarda quei fatidici numeri, ma per lui è fondamentale il contatto umano. Ha sentito parlare di un ragazzino della Vandea che ha buone capacità, vorrebbe portarlo nella sua squadra-serbatoio locale, così si dirige alla volta di Noirmoutier.

E’ un piccolo centro di pescatori, non sa di più. Dove abiterà? Prova a chiedere a due marinai davanti a un bistrot, ma la sua faccia non è proprio comune soprattutto se quelli hanno qualche ruga sul viso in più: «Ma tu sei Bernaudeau… Se vuoi sapere l’indirizzo vieni dentro a bere qualcosa con noi…». E’ mattina, ma tant’è, bisogna sacrificarsi. Due ore e qualche drink dopo, l’indirizzo è digitato sul Gps e in pochi minuti eccolo a casa Burgaudeau.

Bernaudeau 2019
Per Bernaudeau l’ingaggio di Mathieu era stato una scommessa, ora vinta
Bernaudeau 2019
Per Bernaudeau l’ingaggio di Mathieu era stato una scommessa, ora vinta

Mathieu in mezzo alle reti

L’immagine che si trova davanti gli resterà impressa: vede questo ragazzino minuto (è alto 1,61), che con suo padre Alain, sua madre Sylvette, le sorelle Marie e Victoira stanno tessendo le reti per la pesca. E’ davvero un’attività di famiglia, tutti sono coinvolti e parlando con Mathieu questo glielo sottolinea subito. La cosa che però colpisce di più il diesse è l’estrema applicazione che quel ragazzino mette in ogni cosa che fa: se è così attento nel lavorare in aiuto del padre, se è così determinato nel suo futuro in bici come dice, questo qui porterà risultati.

«Mi sono sentito subito in sintonia con lui e con loro – ricorda Bernaudeau – perché avevo di fronte un ragazzo giovane ma con la testa sulle spalle. Mathieu era molto richiesto, io gli ho spiegato che cosa avevo in mente per lui e ci siamo subito trovati d’accordo, ma lui ha tenuto a sottolineare come anche da pro’ non avrebbe mai dimenticato le sue origini. Un giorno, poco tempo fa, si è presentato al raduno della squadra con le sue ceste: “Ragazzi ho qui 150 granceole, oggi cucino io per tutti…”. Fare squadra è anche questo».

Burgaudeau College 2021
Mathieu non rinnega le sue radici: qui è tornato alla sua scuola, mostrando la maglia del team (foto Facebook)
Burgaudeau College 2021
Mathieu non rinnega le sue radici: qui è tornato alla sua scuola, mostrando la maglia del team (foto Facebook)

Un ragazzo dai valori profondi

Mathieu ha iniziato la sua trafila, ma quando si allena a casa, la giornata comprende sì allenamenti, alimentazione, trascrizione dei dati e tutto il resto, ma anche tempo passato in famiglia, a dare una mano e su questo non transige: «Dietro a Mathieu c’è una storia fatta di gente che lavora e di valori profondi – riprende Bernaudeau davanti ai giornalisti – in questi giorni così difficili la sua vicenda umana, il fatto che sia arrivata alla luce ora, qui, rappresenta qualcosa d’importante».

Chi lo conosce, sa che il diesse è un tipo sanguigno e quella lunga cavalcata solitaria, incitandolo alla radio l’ha vissuta nel profondo. Quando l’impresa stava diventando realtà, qualche lacrima è anche comparsa sulle sue gote. Lacrime come quelle di Burgaudeau, appena tagliato il traguardo, salvatosi da una caccia spietata del gruppo per soli 2”, quegli stessi 2” che separano la gioia dal dolore, la felicità dalla disperazione. Si è appoggiato alle transenne, attimi interminabili, poi tre urla, venute dalle viscere, per buttar fuori tutta l’adrenalina accumulata non solo in gara, ma anche in questi anni.

Burgaudeau Sabatini 2021
Il podio della Coppa Sabatini 2021, vinta dal danese Valgren su Colbrelli e Burgaudeau
Burgaudeau Sabatini 2021
Il podio della Coppa Sabatini 2021, vinta dal danese Valgren su Colbrelli e Burgaudeau

Un autobus tutto per sé…

Dal 2016 al 2022 non tutto è filato liscio. Con la Vendée U vinceva a mani basse fra gli juniores, passato di categoria tutti si attendevano tanto da lui, ma le vittorie non arrivavano: «Mi sentivo un blocco qui – indicandosi la testa – è complicato. Sapevo di poter andare forte, ma non ci riuscivo, eppure facevo tutto per bene, con la massima concentrazione. A inizio settimana tutta la squadra ha preso un brutto virus, io solo mi sono salvato, ma ho dovuto vivere la Parigi-Nizza in solitudine: uscita mattiniera in bici da solo, mangiare da solo, nell’autobus in un angolo, non è stato piacevole». Il bello è che quella strana Parigi-Nizza nel finale lo ha visto correre da solo, con tutto l’autobus solo per lui e due meccanici, un cuoco, un osteopata oltre al direttore sportivo, tutto quel che era rimasto della Total Energies…

Nella sua mente, più di una volta Mathieu aveva pensato se ne valesse la pena: in fin dei conti un’attività di famiglia c’è e neanche gli dispiace, con la pesca ha un rapporto tutto suo, è una cosa intima anche quando lavora con il resto della famiglia. Ma il ciclismo sa anche essere qualcosa di coinvolgente: il giorno prima della sua vittoria, con il freddo che cominciava a metterlo in difficoltà, cercando nelle tasche non c’era niente. Senza rifornimenti, avrebbe finito per doversi fermare. Un avversario della Movistar, vedendo il suo affannarsi si è avvicinato e gli ha passato quel che gli era rimasto. La sua vittoria del giorno dopo è nata anche da quel piccolo episodio.

Bernaudeau su Sagan: «Un acceleratore di progetti»

13.11.2021
3 min
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Se quello che è mancato a Sagan negli ultimi tempi alla Bora-Hansgrohe era la fiducia del team e dei suoi dirigenti, che non hanno mancato di far notare come le vittorie stessero scemando, alla TotalEnergies di fiducia ne troverà anche troppa. Sono così tante le attese sul suo arrivo e con obiettivi così ambiziosi, che si spera Peter possa trovare anche il tempo per fare il corridore e ritrovare la fame di cui ha di recente parlato Michele Bartoli

«Il primo ritiro in cui sarà presente – spiega il team manager Jean René Bernaudeau – sarà un evento. Dobbiamo far venire voglia ai giovani della Vandea di venire in questa bellissima fucina di campioni. Il WorldTour ci ha messo un po’ in difficoltà, ma abbiamo fatto un buon lavoro con quello che avevamo in casa. Oggi abbiamo un vero progetto e Sagan sarà l’acceleratore con la sua dimensione, la sua competenza e la voglia che saprà trasmettere. E’ un grande corridore, ma è anche un acceleratore di progetti».

Bernaudeau riparte da Sagan per rilanciare la TotalEnergies che a suo dire si è un po’ fermata…
Bernaudeau riparte da Sagan per rilanciare la TotalEnergies che a suo dire si è un po’ fermata…

Un passepartout

La squadra voleva il grosso nome, forse anche per avere accesso a tutte le grandi corse pur non essendo nel WorldTour? Un po’ come la Alpecin-Fenix con Van der Poel. Bernaudeau svicola, è innegabile che il vantaggio ci sia, ma l’obiettivo in realtà è più vasto.

«Peter era sul mercato – spiega – con il suo lato anticonformista che ricorda il mio. Così ci abbiamo provato. All’inizio non ha voluto saperne, poi ho chiesto un appoggio a Roberto Amadio, che lo conosceva dalla Liquigas. C’erano molti ostacoli da superare. Sembrava irraggiungibile, ma gli ostacoli sono stati superati. Alaphilippe non si poteva fare, Sagan sì. E sono molto felice di aver portato anche Oss e Bodnar, che sono grande passisti. Sagan è molto rispettoso delle sue origini, ha bisogno di persone che lo circondino con sincerità. Vuole stare bene. C’è di buono che arriva con professionisti di cui avevamo comunque bisogno. Avevamo qualche casella vuota, soprattutto tra i direttori sportivi, quindi benvenuti».

«Non siamo più la squadra di Voeckler e Chavanel – dice Bernaudeau – dobbiamo ricostruire il vivaio»
«Non siamo più la squadra di Voeckler e Chavanel – dice Bernaudeau – dobbiamo ricostruire il vivaio»

Emozioni, non commercio

La sensazione dunque è che lo slovacco avrà attorno la sua gente, in una bolla differente. Bernaudeau dice che è ancora presto per spiegare come sarà seguito e che per questo bisognerà aspettare qualche settimana. Però insiste tanto sul progetto e sull’aspetto dei soldi che stanno rovinando lo sport non ci sentiamo di dargli torto.

«Mi piacerebbe che grazie a lui – dice – i giovani vogliano venire da noi. Siamo rimasti indietro, siamo molto meno attraenti rispetto ai tempi d’oro di Voeckler o Chavanel. Eravamo la squadra che reclutava esclusivamente dal suo vivaio. Peter ci riporterà alla ribalta e nel frattempo i talent scout andranno in cerca dei giovani talenti di domani. Il WorldTour non mi interessa. A causa dei soldi, questo sport sta perdendo il suo posto nella società.

«Il ciclismo di oggi non mi piace, noi vogliamo fare qualcosa di umano, che faccia desiderare ai giovani di provarci. Non mi indigna che Pogacar possa guadagnare 36 milioni in sei anni, ma siamo convinti che il futuro del ciclismo sia negli Emirati, piuttosto che sulle strade d’Europa? Non chiederei mai al gruppo TotalEnergies di comprare una licenza, va guadagnata. Non facciamo compravendite, diamo emozioni. E in Sagan vedo un campione capace di far sognare la gente…».

La scelta di Sagan è un assaggio di futuro

02.11.2021
5 min
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Lo guardi. Lo ascolti. Provi a ricordare com’era e ti rendi conto che il Sagan di oggi è un altro mondo rispetto al ragazzino che a vent’anni cominciò a spaccare tutto. E’ cambiato lo sguardo, è cambiato anche il tono. Ci si chiede fino a quando saranno vincenti Pogacar ed Evenepoel, senza rendersi conto che Peter l’ha già fatto e la sua parabola potrebbe aver tracciato la via. Nove anni al top con 109 vittorie, dai 20 ai 29. Il Fiandre, la Roubaix, tre Gand, tre mondiali di seguito, 12 tappe e 7 maglie verdi al Tour. Si fa fatica a contarle, sembra poco? Sembra un secolo fa, in realtà si va così veloci che in una stagione si concentra quello che normalmente accadeva in due. Pensate alla Sanremo di Stuyven, non vi sembra lontanissima? Invece è successo quest’anno.

E così, con le 32 candeline che spegnerà il 26 gennaio in maglia Total Energie, Peter si spinge in una fase da decifrare. C’è chi dice che la scelta francese sia stata un ripiego a fronte di risultati che non vengono come prima, si vedrà. Di sicuro, quasi fosse un robot instancabile, da lui si continuano a pretendere il salto doppio e la piroetta, come da Pogacar si vorranno ogni anno il Tour e la Liegi. E sembra persino strano che Evenepoel, in un raro riflesso di normalità, sia rimbalzato contro le durezze del Giro. Bentornati con i piedi sulla terra.

Progetto di crescita

Sagan riparte dalla Francia, da una squadra più piccola di quelle cui era abituato. Si dimentica però che anche la Bora-Hansgrohe in cui approdò nel 2016, fresco di maglia iridata, era ancora una professional sulla porta del WorldTour.

«Voglio aiutarli a crescere – dice – presto mi sentirò come a casa mia. Bernaudeau (team manager della squadra, ndr) è serio quando necessario e divertente nel resto del tempo. Vuole che i suoi corridori si divertano sulla bici. Attenzione, siamo d’accordo: il ciclismo è un lavoro a tempo pieno e bisogna prenderlo sul serio. Richiede molti sacrifici, ma bisogna anche saper valorizzare il piacere, mettere un po’ di leggerezza in tutto ciò che si fa, altrimenti non dura».

Alla partenza del Fiandre, con Pedersen, Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe: nell’olandese Sagan rivede se stesso?
Alla partenza del Fiandre, con Pedersen, Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe: nell’olandese rivede se stesso?

La routine della pressione

Con Peter in Francia sono arrivati Specialized e Sportful. E se due marchi così continuano a seguire il personaggio più che le sue vittorie, vuol dire che oltre all’amicizia si può parlare di un ritorno.

«La TotalEnergie – dice Peter – mi voleva davvero e lo ha dimostrato per tutto il tempo. Ad ogni nostra domanda, hanno risposto immediatamente, mentre altri impiegavano settimane. Sta nascendo una squadra intorno a me e questo è ciò che mi attrae del progetto. E’ una pressione, certo, ma la pressione è la mia routine da molto tempo. Non crediate che nelle squadre precedenti fosse troppo diverso».

Suo figlio Marlon va a scuola a Monaco e sta crescendo con il francese: «Dovrò impararlo meglio per capire cosa dice!»
Suo figlio Marlon va a scuola a Monaco: «Dovrò imparare il francese per capire cosa dice!»

Sbarco in Francia

Il salto verso l’ignoto sarà semmai l’approdo in un team francese. Perché è vero che Specialized è americana, ma è altrettanto vero che in Francia comanda la Francia. La lingua del gruppo smetterà di essere l’inglese a prescindere e per rapporti quotidiani con gli sponsor e i media, imparare il francese diventerà un passaggio piuttosto cruciale.

«Ho conosciuto tre squadre prima di questa – dice – e ogni volta mi sono integrato rapidamente. Anche se questa volta mi rendo conto che dovrò prendere lezioni di francese. Parlare la lingua è fondamentale in una squadra di casa, una vera risorsa. In realtà è anche ora di farlo. Mio figlio Marlon va a scuola a Monaco e parla già un po’ di francese. E’ essenziale che lo impari anche io per capire cosa sta dicendo…».

Sagan lascia la Bora-Hansgrohe dopo 5 stagioni, le stesse trascorse nel gruppo Liquigas, poi Cannondale
Sagan lascia la Bora-Hansgrohe dopo 5 stagioni, le stesse trascorse nel gruppo Liquigas, poi Cannondale

Il tempo che passa

Le cinque vittorie e gli otto podi fanno capire che sarebbe bastato davvero poco per dare anche al 2021 i contorni di una stagione trionfale: con cinque vittorie è comunque un’annata positiva. E se Nibali  e gli uomini di classifica hanno dovuto chinare il capo davanti a Pogacar, Bernal, Tao Geoghegan Hart e Hindley, uno come Peter si è scontrato contro quella furia di Van der Poel e c’è da scommettere che in certi momenti gli sia sembrato di rivedere il se stesso di dieci anni fa.

«Faccio tanti piazzamenti – ammette – ma ogni tanto vinco anche io. Il ciclismo è cambiato molto negli ultimi tre anni. Questo di per sé potrebbe non avere nulla a che fare con il mio percorso precedente, ma è un dato di fatto. Sono comparsi volti nuovi, ragazzi di talento ed è cambiato anche il modo di correre. Se voglio continuare, non ho altra scelta che adattarmi e lavorare e lavorare ancora. Una volta vincevo regolarmente e sono diventato campione del mondo per tre anni consecutivi, ma non è mai stato facile. Le mie vittorie, come quelle degli altri, sono frutto di sacrifici. E’ il prezzo da pagare per arrivare in cima e soprattutto per restarci. Corro da quando avevo 9 anni, oggi ne ho 31: è tanto tempo. Penso di poter dire che amo quello che faccio, che faccio tutto il possibile per essere protagonista in gara. Ma sì, sto invecchiando anch’io…».