Ad Hautacam per Samuele: Pogacar fa la cosa giusta

17.07.2025
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Il senso di questa giornata al Tour sta probabilmente nelle ultime parole di Tadej Pogacar, mentre sui rulli cercava di mandar via la fatica dalla testa e dalle gambe. La fronte imperlata di sudore e un bottino sin troppo ricco in cima al primo arrivo pirenaico. Hautacam non passa mai inosservato e così è stato anche stavolta.

«Penso che questa tappa sia per Samuele e per tutta la sua famiglia – ha detto il campione del mondo – perché è stato davvero triste. E’ stata la prima notizia che ho letto stamattina e mi sono ritrovato a pensare a lui nell’ultimo chilometro. A quanto può essere duro questo sport e a quanto dolore può causare».

Al via un minuto di raccoglimento e applausi per salutare Samuele Privitera, scomparso nella notte ad Aosta
Al via un minuto di raccoglimento e applausi per salutare Samuele Privitera, scomparso nella notte ad Aosta

Un minuto di applausi

Sarà l’emotività del momento o il ricordo di tutti gli amici che abbiamo salutato in questi anni, le parole di Pogacar hanno dato alla scena un sapore umano, a margine di uno show di potenza e forza che ancora una volta ha annichilito i rivali. Anche il Tour è stato scosso dalla notizia della morte di Samuele Privitera al Giro della Valle d’Aosta. In partenza il gruppo, con il Team Jayco-AlUla in testa, ha osservato un minuto di raccoglimento che si è concluso con l’applauso delle migliaia di persone accorse ad Auch per salutare la partenza del Tour.

«E’ stata una notizia devastante per tutta la famiglia Jayco-GreenEdge – ha dichiarato il direttore sportivo Mathew Hayman – ed è stato emozionante vedere il Tour de France fermarsi per un minuto per onorare la sua memoria. I nostri pensieri sono rivolti alla sua famiglia».

Giornataccia Visma

Ora che si fa la conta dei distacchi sul primo arrivo in salita, ci si rende conto che la classifica scoraggia già ogni volo di fantasia. Prima è naufragato Evenepoel. Poi abbiamo assistito al forcing interrotto della Visma-Lease a Bike, che ha dovuto fermarsi per non perdere Jorgenson. E quando si è arrivati alla salita finale, quelli del UAE Team Emirates si sono messi davanti e hanno stritolato Vingegaard e compagni. Se gli olandesi davvero avevano un piano, forse non avevano fatto i conti con l’oste iridato, che ha dato sul traguardo 2’10” al danese e 2’23” a Lipowitz.

«Penso che oggi Jonas si sentisse bene – ha commentato il direttore sportivo Grischa Niermann – ma sull’ultima salita, Pogacar è stato chiaramente il migliore. Jonas ha sofferto molto, è stata una giornata dura. Matteo (Jorgenson, ndr) non è stato bene, ma non possiamo biasimare i corridori. Avevamo una strategia, ma lui non ce l’ha fatta. Non è successo quello che speravamo, ma comunque Jonas si è dimostrato il migliore di tutti gli altri. Congratulazioni a Tadej e alla UAE Emirates, hanno dimostrato chi è il più forte».

I fantasmi di Hautacam

Non si vive nel passato e forse la Visma lo ha capito tutto in una volta. Se qualcuno credeva di poter ripetere la scena del 2022, quando Hautacam spense definitivamente le velleità di Pogacar, oggi avrà avuto un brusco risveglio. Un senso di positivo stupore che ha coinvolto anche il campione del mondo, che si è ripreso la maglia gialla con 3’31” su Vingegaard e 4’45” su Evenepoel.

«L’ultima volta che eravamo venuti a Hautacam – ha detto Pogacar – fu una storia molto diversa. Già la prima volta che feci la ricognizione di questa salita, pensai che fosse fantastica e non vedevo l’ora di affrontarla in corsa. L’unica cosa è che nel 2022 andai praticamente contro un muro. Stavo cercando di recuperare la maglia gialla, ma in quel periodo la Jumbo era troppo forte. Così ho cercato di dimenticare e non vedevo l’ora che arrivasse oggi. Tanti sono venuti da me a dirmi che sarebbe stata la mia rivincita e quando ci siamo avvicinati all’inizio della salita, la storia è parsa subito diversa rispetto ad allora. C’era di nuovo un corridore belga in testa, ma era Wellens e non Van Aert, e a tirare c’era la nostra squadra. Sono super contento di aver guadagnato tempo e di aver vinto su questa salita».

Healy ha onorato la maglia gialla, ha combattuto per tutto il giorno. Ha chiuso a 13’38”
Healy ha onorato la maglia gialla, ha combattuto per tutto il giorno. Ha chiuso a 13’38”

L’imbattibile Riis

Pogacar e tutta la sua squadra hanno corso utilizzando la Colnago Y1Rs, quella aerodinamica e leggermente più pesante della V5Rs. Il feeling con la bici è andato crescendo di corsa in corsa e probabilmente l’esigenza è sempre più quella di fare velocità, su pendenze mai severe come al Giro d’Italia.

Eppure, nonostante il suo strapotere, Pogacar non ha stabilito il record di Hautacam, che appartiene ancora a Bjarne Riis, per sua stessa ammissione dopato al momento di stabilirlo. Tadej ha percorso i 13,5 chilometri della salita (7,8 per cento di pendenza media) in 35’21” a 41″ dal record del danese che nel 1996 la scalò in 34’40”. Partito a circa 12 chilometri dall’arrivo, lo sloveno è stato nettamente in vantaggio sui tempi intermedi del danese, ma con il passare dei chilometri ha iniziato a calare il ritmo. Non è dato sapere se perché stanco o perché abbia ritenuto che non fosse necessario insistere avendo ancora un Tour intero da correre.

Il suo tempo è stato comunque di prim’ordine. Nel 2022 impiegò 37’39” dietro allo scatenato Vingegaard: due minuti peggio di oggi.

La vittoria più bella

In questa tappa del Tour che si è chiusa nel segno di qualcosa che abbiamo già visto, forse la cosa migliore da fare è accucciarsi nuovamente in un bozzolo silenzioso e dedicare gli ultimi pensieri a Samuele Privitera e al suo sogno spezzato di essere un giorno su queste strade. Non condividiamo la retorica del ciclismo diventato uno sport pericolosissimo, perché scava fosse comuni in cui non si fanno distinzioni.

Di certo, in questa inesorabile metafora della vita che è la strada, può capitare di doversi fermare a piangere un fratello che non c’è più. Per questo a nostro avviso, la vittoria più bella del Pogacar odierno è stata aver pronunciato le parole con cui abbiamo iniziato questo articolo.

Jonas signori e vengo da lontano…

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Se anche finirà così, Pogacar se ne andrà dal Tour con tre tappe vinte, il secondo posto e l’onore delle armi. Quale che ne sia stata la ragione, lo sloveno si è trovato indietro e ha fatto quel che poteva per risalire la china. Purtroppo per lui, è inciampato su Jonas Vingegaard, un danese fortissimo a capo di una squadra altrettanto forte, che hanno approfittato del suo passo falso sulle Alpi e l’hanno appeso sulla croce.

Che vinca il migliore: c’è questo nello scambio di saluti al via della tappa fra Pogacar e Vingegaard
Che vinca il migliore: c’è questo nello scambio di saluti al via della tappa fra Pogacar e Vingegaard

Duello fra uomini veri

Un duello fra due ragazzi che non si sono risparmiati colpi, ma sempre nei limiti della grande correttezza. E quando oggi Pogacar è caduto, la maglia gialla non ha neanche immaginato di approfittarne. Vingegaard si è subito rialzato sul manubrio. Lo ha aspettato. Nel voltarsi per stringergli la mano quasi finiva anche lui giù dalla scarpata e poi la corsa è ripartita.

«Penso che Tadej abbia sbagliato la curva – ha detto Vingegaard a caldo – e poi sia finito sulla ghiaia. Ha cercato di uscirne, ma la bici è scivolata via. Poi l’ho aspettato. Ma oggi devo ringraziare tutti i miei compagni di squadra. Incredibile. Alla fine vedi Wout Van Aert che resce a staccare Tadej Pogacar. Anche Sepp Kuss è stato fantastico. Sono stati tutti incredibili. Tiesj Benoot, Christophe Laporte, Nathan Van Hooydonck. Non ci sarei mai riuscito senza di loro».

Van Aert vs Pogacar

Era la tappa per la resa dei conti, quella in cui Pogacar avrebbe dovuto tentare il tutto per tutto e Vingegaard cercare di respingerlo. E’ finita, come aveva in qualche modo ipotizzato ieri Martinello, che la UAE Emirates si è ritrovata senza Bjerg, sfinito dopo la tappa di ieri, e con un McNulty a un livello più basso. Mentre la Jumbo Visma, che ieri ha ceduto troppo presto, si è ritrovata a menare le danze a pieno organico. E quando anche Kuss ha finito il suo lavoro, sulla strada è spuntato Van Aert, ripreso a 6 chilometri dal traguardo. Kuss gli ha chiesto se ce la facesse ancora e il ghigno sul volto del gigante di Herentals gli ha fatto capire che avrebbe potuto spostarsi in serenità. Ed è stato a quel punto, come raccontato da Vingegaard, che il forcing di Van Aert ha stroncato Pogacar.

«Non potrebbe esserci modo migliore per me di perdere il Tour. Penso di aver dato tutto – ha ammesso con trasparenza lo sloveno – lo prendo senza rimpianti. Penso che i ragazzi della Jumbo Visma abbiano fatto un ottimo lavoro. Congratulazioni a loro, erano molto forti. Oggi ha vinto il migliore. E penso che vincerà anche il Tour».

Ciccone ha provato l’assalto alla maglia a pois di Geschke, ma nulla ha potuto contro Vingegaard
Ciccone ha provato l’assalto alla maglia a pois di Geschke, ma nulla ha potuto contro Vingegaard

Macron in prima fila

Dire se la caduta abbia influito resterà motivo di discussione da bar. E così, mentre il presidente Macron si godeva lo spettacolo dalla privilegiata ammiraglia di Christian Prudhomme (come immaginarsi Mattarella in auto con Mauro Vegni), Van Aert ha lanciato il suo piccolo capitano verso la conquista, esultando poi a sua volta sul traguardo: grosso, verde e cattivo come un Hulk 2.0.

«E’ stata una giornata molto bella per noi – ha detto la maglia verde – era anche chiaro che avessimo un piano. Rispetto a ieri, oggi Jonas si sentiva molto più a suo agio grazie alle salite più lunghe e ripide. L’intenzione era davvero quella di attaccare e guadagnare ancora più tempo. Davanti volevo essere utile a Jonas prima che finisse la salita ripida e per riuscirci mi sono staccato dalla fuga, per non rischiare che mi prendessero troppo avanti. Ed è andata come volevamo».

La resa (onorevole) di Tadej

Tadej non si abbatte. E’ una corsa. Ha lottato. Forse ha appreso qualche lezione per il futuro. E ha pagato con la sfortuna che ti si attacca quando le stelle hanno già emesso il verdetto in favore di un altro. Non si è mai visto un vincitore di Tour che cade nel giorno decisivo: forse il finale è già scritto in favore di Jonas Vingegaard, ma è stato bello vedere il ragazzino sloveno cercare di opporvisi.

«Sto bene – ha detto tornando sulla caduta – è successo tutto molto in fretta e altrettanto velocemente sono tornato in sella. Qualche graffio, ma sto bene. Ho dato tutto sulla penultima salita, perché avevo ancora speranza. Ma quando sono caduto, ho iniziato a pagare e la motivazione si è un po’ affievolita. Jonas aveva ancora dei compagni di squadra. Ho provato a seguirlo, ma non ci sono riuscito. Erano troppo forti. Volevo reagire, ma non ce la facevo più».

La vittoria numero due di Vingegaard, dopo quella del Granon. Due attacchi, entrambi decisivi
La vittoria numero due di Vingegaard, dopo quella del Granon. Due attacchi, entrambi decisivi

«E’ incredibile – gli ha fatto eco Jonas nel suo racconto – questa mattina ho detto a mia figlia e alla mia ragazza che avrei vinto per loro. L’ho fatto. Ne sono molto orgoglioso. Questo è specialmente per loro. Ero solo felice che la corsa fosse finita perché è stata davvero dura. Sono molto contento di aver vinto, ma mancano ancora due giorni prima di arrivare a Parigi. Quindi è importante rimanere concentrati. Questo Tour lo prendiamo giorno per giorno. Non voglio ancora parlare della vittoria assoluta».