A Kranj si rivede Capra, che ha un po’ di conti in sospeso

04.09.2025
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Ci sono piazze d’onore che non sai come interpretare, soprattutto se sei un ciclista al quale hanno insegnato che è solo uno quello che vince. Perché è anche vero, ma bisogna anche guardare a come e quando arriva, quel secondo posto. Nel caso di Thomas Capra, la seconda piazza al GP di Kranj, che era un obiettivo dichiarato per molti partecipanti, ha un significato particolare, di rinascita in una stagione che aveva preso una china davvero difficile.

Il podio del GP di Krany vinto dal messicano Prieto della Petrolike al termine di una volata generale (foto organizzatori)
Il podio del GP di Krany vinto dal messicano Prieto della Petrolike al termine di una volata generale (foto organizzatori)

Il trentino del devo team della Bahrain Victorious era partito per questo 2025 con tante aspettative, ma poi le cose non erano andate come si aspettava: «Diciamo che per me ora l’importante è la seconda parte di stagione visto com’è andata la prima. All’inizio dell’anno mi sentivo bene, ho fatto anche qualche bel piazzamento come il 5° posto alla Youngster in Belgio e anche al Tour de Bretagne ero andato forte, con 3 Top 10. A giugno ho però avuto un calo di rendimento, a luglio ho dovuto fare un ciclo di antibiotici. Quindi riprendermi era complicato. Sono stato al West Bohemia Tour prendendolo soprattutto come un allenamento, la gara in Slovenia era la prima davvero adatta a me e nella quale volevo emergere».

Quindi hai visto il risultato in maniera positiva…

Non del tutto, perché alla fine era una gara che si era messa particolarmente bene, ma ho sbagliato proprio l’ultima curva, sono uscito troppo largo. Io credo che con un po’ più di attenzione nella guida avrei anche potuto precedere il messicano Prieto, ma guardandomi indietro dico comunque che è sì una vittoria mancata, ma dà comunque morale.

Capra ha corso per 42 giorni, con 9 top 10 e una vittoria in una gara nazionale greca
Capra ha corso per 42 giorni, con 9 top 10 e una vittoria in una gara nazionale greca
Eri partito con l’obiettivo di vincere?

Sì, sicuramente, come in tutte le corse, ma questa era particolare. Sapevo che era molto adatta alle mie caratteristiche, anche perché aveva la conclusione leggermente in salita e a me piace molto quel tipo di volate.

Nel team come ti sei trovato? Tu sei al secondo anno con la Bahrain…

Molto bene, perché comunque molti dello staff rimasti dall’anno scorso quand’era ancora CTF. E’ arrivato qualche altro diesse straniero, qualche nuovo compagno ma si è creato un bel clima, dove i nuovi si sono integrati bene. Abbiamo fatto una bella squadra nella quale si collabora molto.

Si è sentita la differenza con l’entrata in scena direttamente del team WorldTour? La squadra mantiene la sua impronta italiana almeno nel livello inferiore?

Sì, c’è comunque una preponderanza italiana, ma dal punto vista organizzativo, anche come spostamenti, c’è stato un notevole progresso. L’organizzazione è tutta un’altra cosa, si sente che ora siamo parte del WorldTour, siamo al massimo livello. C’è chiarezza anche nel futuro, a me ad esempio hanno già garantito il rinnovo per il prossimo anno.

Capra è al secondo anno nel devo team della Bahrain, ha vissuto quindi il cambio di denominazione dal CTF (foto Instagram)
Capra è al secondo anno nel devo team della Bahrain, ha vissuto quindi il cambio di denominazione dal CTF (foto Instagram)
In questo è prevista anche maggiore attività con la prima squadra?

Nei programmi sì. Avendo un anno in più di esperienza, l’obiettivo sarà quello di fare molte corse con i professionisti e di crescere sotto quell’aspetto, perché gareggiare al massimo livello è qualcosa di completamente diverso. Io quest’anno ho fatto due gare con il team principale ed è tutta un’altra cosa, hai una spinta in più.

Adesso cosa ti aspetta, quali sono le gare dove vuoi prolungare questa forza d’inerzia positiva?

Non rimangono molte corse e questo mi dispiace. C’è il Giro del Friuli ma lo staff lo ha valutato troppo duro, dirottandomi sul Giro di Romania. Lì ci sono, su 5 tappe, almeno tre che ho già visto essere molto adatte alle mie caratteristiche, quindi è il posto giusto dove poter far bene. Provare a cogliere finalmente quella vittoria che per me sarebbe importante sia per com’è andata complessivamente la stagione, sia per proiettarmi bene verso la prossima. Poi spero di chiudere l’annata tornando a fare una gara con la squadra dei “grandi”. D’altronde in Italia le gare nazionali non possiamo farle e quindi corriamo solo le internazionali che non sono tante.

Il trentino ora punta con decisione al Giro di Romania, che ha tappe adatte alle sue caratteristiche (foto Instagram)
Il trentino ora punta con decisione al Giro di Romania, che ha tappe adatte alle sue caratteristiche (foto Instagram)
A proposito di questo, tu salvo San Vendemiano e il campionato italiano hai gareggiato sempre all’estero: questo è un vantaggio o è penalizzante per un italiano che è in un devo team?

A me piace molto correre all’estero, perché per la maggior parte sono percorsi nei quali mi trovo meglio, o come punta per le volate o anche per lavorare per i compagni. Non poter correre in Italia non è penalizzante, io mi trovo proprio il mio agio ovunque. Dipende molto da che tipo di gara troviamo. In Italia ad esempio ora c’è il San Daniele, che è troppo duro per me. E poi all’estero ci sono sempre tante corse a tappe e in quelle c’è spazio per tutti i tipi di corridori.

Ermakov, un russo in Friuli con idee chiare per sfondare

09.09.2024
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Nel suo racconto della vittoria a Capodarco, Filippo D’Aiuto non aveva mancato di far notare quanto sull’evoluzione della corsa avesse influito l’attacco di Roman Ermakov. Che il russo del CTF Victorious fosse in buona forma era chiaro e lo si è evinto nel weekend successivo, quando ha realizzato uno splendido uno-due a Kranj, conquistando soprattutto la classica della domenica, una delle prove più ambite nel vecchio mondo slavo. Un successo, con Baseggio e Balmer vanamente prodigati al suo inseguimento, che rilancia le ambizioni del giovane russo.

L’arrivo solitario di Ermakov a Kranj, dove aveva vinto anche il giorno prima
L’arrivo solitario di Ermakov a Kranj, dove aveva vinto anche il giorno prima

Al suo secondo anno in Friuli, Ermakov guarda già al futuro pur avendo una ventina d’anni, ma la scuola di ciclismo in casa CTF si sta rivelando fondamentale per la sua crescita e infatti è perfettamente conscio di aver fatto la scelta giusta.

«Mi piace l’atmosfera nella nostra squadra, l’approccio verso ogni corsa. Questi due anni stanno andando bene e spero che continuino sulla stessa lunghezza d’onda, magari con qualche vittoria in più…».

Il russo sul podio, fra Matteo Baseggio e l’elvetico Alexandre Balmer
Il russo sul podio, fra Matteo Baseggio e l’elvetico Alexandre Balmer
Com’è la vita per un ragazzo russo in Friuli, che cosa ti piace di più e di meno?

Qui la nazionalità non è un fattore – afferma con un pizzico di polemica legata alle sue origini – nessuno nella squadra ti guarda per dove vieni, ma per quello che sei. A tutti importa cosa c’è dentro di te, non della tua nazionalità e per me è importante. Quindi direi che la nazionalità non è sicuramente un fattore che influisce. Questo è ciò che mi piace di più, mi sono ambientato, anche se parlo molto poco italiano.

A Kranj hai ottenuto le prime vittorie ma già ti eri messo in evidenza nella stagione, per esempio a Capodarco: eri preoccupato per non riuscire a vincere?

No, non proprio. Ero abbastanza fiducioso che sarebbero arrivate le mie vittorie, solo che doveva venire il tempo. Ma non ho mai perso fiducia nelle mie qualità e nella mia forza, né la squadra mi ha fatto pesare qualcosa, anche nello staff erano convinti che il momento era maturo. E’ stata solo una questione di tempo e di pazienza.

Per Roman è il secondo anno nel CTF, dove si sente pienamente a suo agio, come anche nella vita in Friuli
Per Roman è il secondo anno nel CTF, dove si sente pienamente a suo agio, come anche nella vita in Friuli
Di te avevamo già parlato ai tempi del Cannibal Team, come ti eri trovato in quella squadra junior con tante nazionalità?

Penso che il team Cannibal sia probabilmente il posto migliore in cui far crescere gli juniores perché il loro approccio è qualcosa di un altro pianeta. Il modo in cui il direttivo e i ragazzi principali dello staff gestiscono il team è di un altro livello rispetto agli altri, qualcosa che si avvicina molto ai professionisti e ti permette di crescere avendo già un assaggio di quel che sarà. Quindi il loro approccio secondo me è il migliore possibile che si possa ottenere. Inoltre è ancora meglio avere così tante nazionalità nel team, proprio per entrare nel pieno di questo mondo così variegato. A quel tempo, mi piaceva molto.

Rispetto alle corse che facevi da junior, quali differenze hai trovato e quanto è cresciuto il livello?

Beh, di sicuro è cresciuto, ma non saprei definire nello specifico cosa è cambiato esattamente. Le gare sono ancora gare, solo che stiamo facendo più chilometri ora, disputiamo gare a tappe più lunghe, ora abbiamo un sacco di salite e tutto il resto. Da juniores non avevamo questo, quindi probabilmente questa è la differenza maggiore.

Ermakov (a sinistra) ai tempi del Cannibal Team, dove conviveva con corridori di altre 16 nazionalità
Ermakov (a sinistra) ai tempi del Cannibal Team, dove conviveva con corridori di altre 16 nazionalità
Che tipo di corridore sei?

Probabilmente direi che sono più versatile e questo è cambiato rispetto al passato. Riesco ad affrontare alcune salite piuttosto bene. Riesco a spingere molto in pianura e soprattutto mi piace essere in fuga.

Ora quali sono i tuoi obiettivi?

Faccio ogni gara nel miglior modo possibile, aiutando la squadra a fare qualcosa d’importante, se sarò io a finalizzare meglio ancora, ma questo si decide volta per volta. Siamo davvero molto vicini alla fine di questa stagione e voglio sfruttare ogni occasione.

Per Ermakov una stagione sempre in crescita dopo un inizio in sordina
Per Ermakov una stagione sempre in crescita dopo un inizio in sordina
Che cosa significherebbe per te entrare nel Bahrain Victorious?

Tutti hanno questo sogno di unirsi al mondo dei professionisti. Per me è il riferimento perché siamo la loro squadra satellite. Penso che sia una speranza per tutti. Io spero di unirmi ai grandi prima possibile, perché sono curioso di vedere dove finiremo e dove mi porterà questa strada…

Baseggio secondo a Kranj, ma la scadenza si avvicina…

07.09.2024
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Il GP Kranj regala sempre spunti di discussione. L’ultima edizione ha premiato il russo di casa CTF Victorious Roman Ermakov, che ha fatto il paio con l’altra gara disputata neanche 24 ore prima, ma alle sue spalle è svettato Matteo Baseggio e non è un caso perché è praticamente tutta l’estate che viaggia nei quartieri alti delle gare a cui prende parte, con 7 Top 10 dal 28 giugno a questa parte.

Parliamo di un corridore di 26 anni, facente parte dell’Uc Trevigiani Energiapura Marchiol, quindi in una situazione quantomeno delicata. Il prossimo sarà l’ultimo anno nel quale potrà militare nella categoria, poi cadrà la mannaia: o uno sbocco quantomeno in una squadra continental, o l’addio a questo mondo. Parlando con il corridore, non si sentirà mai però la pur minima scivolata nello scoramento. Baseggio è pienamente inserito nel gioco e ha sempre accettato le sue conseguenze.

Il podio finale di Kranj con il russo Ermakov vincitore fra Baseggio e lo svizzero Balmer
Il podio finale di Kranj con il russo Ermakov vincitore fra Baseggio e lo svizzero Balmer

Il secondo posto lo ha soddisfatto appieno: «Era una gara internazionale di livello elevato, con molti team che hanno subito lanciato la gara su ritmi altissimi. A metà gara eravamo rimasti nel gruppo davanti in una cinquantina, a due giri dalla fine in 20 a giocarci la vittoria. Quando Ermakov è andato via io e Balmer abbiamo provato a riprenderlo ma andava davvero forte, d’altronde aveva un altro ritmo e si era visto il giorno prima che era in stato di grazia».

Un risultato il tuo non inaspettato, visto come andavi nel periodo…

Sono sceso da Livigno che sentivo di avere una buona condizione e ho cercato di farla fruttare, ma spero che duri ancora a lungo. Io cerco di fare sempre più che posso, di partire per ogni gara per metterci la mia firma, ho un rendimento costante ed è sempre stata questa la mia caratteristica, sperando che mi porti anche a svettare in qualche circostanza. Questa comunque non è una vittoria ma poco ci manca considerando anche che c’erano delle Professional e lo stesso Balmer è uno che ha frequentato assiduamente il WorldTour.

Il corridore dell’Uc Trevigiani mette Balmer alle sue spalle ed è secondo nella corsa slovena
Il corridore dell’Uc Trevigiani mette Balmer alle sue spalle ed è secondo nella corsa slovena
Tu non ti sei mai lamentato del fatto di essere Elite, di essere costretto a un calendario forzatamente ridotto. Non ti pesa?

Lamentarsi non serve, sono sempre stato dell’idea che fa parte delle regole del gioco. Se non sei passato ne prendi atto, scegli che cosa fare. Io pensavo di smettere, poi però questo mondo mi piace a prescindere e sono andato avanti. Mi diverto, non mi pesa allenarmi, fare la vita del corridore. Anche per me come per gli altri l’obiettivo è sempre stato passare e finché sei in questo ambiente la speranza c’è sempre, ma se il passaggio non arriverà, almeno potrò dire di aver dato sempre il massimo e di non avere rimpianti.

Parlavi di speranza: tu sei senza procuratore, fai parlare per te i risultati, ma quella speranza ce l’hai sempre?

Altrimenti non sarei qui, io voglio continuare finché mi sarà possibile e mettendomi a disposizione se qualcuno si trovasse con un posto disponibile sapendo che qui c’è un corridore che in ogni gara dà il 110 per cento, anche, anzi soprattutto per gli altri. Se mi dicessero passi ma dovrai sempre tirare, io direi di sì e tirerei sempre… Oggi tutti i giovani che passano sono super ambiziosi ed è giusto che sia così, ma io posso garantire il mio impegno a favore di chi ha più chance di emergere.

La vittoria di Baseggio al Memorial Mantovani di fine marzo, rifilando distacchi pesanti (Photors)
La vittoria di Baseggio al Memorial Mantovani di fine marzo, rifilando distacchi pesanti (Photors)
Eppure, facendo le dovute proporzioni, i risultati anche da parte tua non mancano…

Dall’inizio della stagione ho una vittoria e qualcosa come 17 Top 10, significa che sono sempre lì a lottare. Alcuni, proprio come quello di Kranj, hanno anche più valore considerando il livello di gara internazionale e la partecipazione.

In società che cosa dicono?

Sono contenti del mio rendimento, ma anche del mio comportamento: essendo uno dei più “grandi”, faccio un po’ da mediatore fra i più giovani e lo staff, contribuisco a fare gruppo, dando quel quid che poi serve anche in corsa. Non è neanche qualcosa che mi hanno chiesto nello specifico, mi fa piacere farlo, tutto qui.

Con Diego Beghini alla General Store-Essedibi nel 2020. Tante speranze non tutte realizzate (Photors)
Con Diego Beghini alla General Store-Essedibi nel 2020. Tante speranze non tutte realizzate (Photors)
Tu non hai procuratore, hai mai provato a cercare direttamente un approdo in una continental magari estera? Di corridori italiani in giro per il mondo capita di vederne…

Non nascondo di averci pensato, ma servono i contatti. Ad esempio con i team asiatici che pure hanno budget interessanti, ma non basta avere un indirizzo mail e scrivere se non hai qualcuno che accompagna la proposta, che conosce, che può metterci una buona parola. Forse sono anche io che non mi ci metto più di tanto proprio perché per me chiudere a fine 2024 non sarà la fine del mondo. Ho studiato meccanica, in questo mondo ci si può rimanere anche in altre vesti. Io intanto continuo su questa strada, provando a fare risultato sempre sin dall’Astico-Brenta di domani, poi si vedrà.

Ciao Italia, Verza prosegue in Austria

06.12.2022
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Riccardo Verza ha scelto una via originale per proseguire la sua carriera, facendo armi e bagagli per trasferirsi in Austria, in una squadra Continental, la Hrinkow Advarics. L’annuncio era stato dato qualche settimana fa direttamente dal team mitteleuropeo, ma il corridore di Este ha atteso per parlare, perché non voleva commettere errori tali da pregiudicare la sua avventura. Dal punto di vista burocratico infatti non era ancora tutto pronto per il suo passaggio, per problemi legati alle differenti normative in termini di pagamento del punteggio dell’atleta.

La situazione si è poi sbloccata e Verza è partito per l’Austria per andare a firmare il contratto che lo legherà al team. Una scelta, quella del veneto, arrivata in pochissimi giorni, quando ancora le nubi sul suo futuro erano dense: «Stavo chiudendo la stagione con le classiche venete di Pozzato – racconta – subito dopo l’ultima gara sono stato contattato tramite Facebook. Un semplice messaggio, arrivato inaspettatamente, aperto come tanti altri e che d’improvviso mi ha cambiato la vita».

La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
Che cosa ti hanno detto per convincerti?

Mi ha colpito il fatto che mi seguivano da tempo. Sapevano tutto di me e non solo quello che c’è tramite i siti specializzati e le statistiche, si vedeva davvero che mi avevano sotto controllo. Io non li conoscevo molto, ho corso poco all’estero e quindi non ci siamo incrociati spesso. Appena contattato però mi sono informato e ho capito che accettando la loro offerta avrei cambiato tutto.

Perché?

Non è solo perché la squadra è straniera. Alla Zalf sono stato molto bene, sono rimasto in ottimi rapporti con loro, ma il nuovo team ha un calendario diverso, più ampio, di qualità superiore. Puntano molto a quel tipo di gare che a me piacciono tanto, le prove d’un giorno come quella di Kranj che resta la mia più importante vittoria.

Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Quindi ti vedremo poco in Italia…

Da quel che so torneranno sicuramente per le gare venete, poi farò il campionato italiano e il Giro del Friuli dove il team due anni fa ha anche vinto. Per il resto gareggerò sempre all’estero. D’altronde il nuovo regolamento limita notevolmente la partecipazione delle formazioni continental, che non possono più prendere parte alle prove regionali e hanno pochi inviti in quelle aperte ai pro’. Il calendario in questo modo si riduce molto a meno di inviti all’estero che sono sempre molto difficili da avere.

Dovrai trasferirti?

Di base no, potrò allenarmi a casa in base alle loro indicazioni, comunque la fortuna è che la distanza non è poi tanta. Sarò fuori per le gare e per i ritiri, naturalmente, ma la base la mantengo a casa e anche questo fattore ha influito sulla mia scelta.

Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Conosci qualcuno del team?

Solo un ragazzo sloveno, Jaka Primozic. amico di Pogacar con il quale mi sono incrociato qualche volta da junior. Una faccia conosciuta perlomeno, gli altri avrò modo di conoscerli nelle prossime settimane.

Ti dispiace dover lasciare l’Italia?

Obiettivamente con l’attuale regolamento per gli elite, non aveva senso rimanere. Il calendario è troppo ridotto: quest’anno ho potuto affrontare i pro’ solo al Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race e le gare venete, è un po’ poco nel corso di un’intera stagione.

Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Nel complesso come giudichi il tuo 2022?

Secondo me è stato positivo, anche se mi resta il rimorso per quel che poteva essere: a gennaio sono stato investito e riprendere non è stato facile. Più che altro ho perso tutta la preparazione invernale, poi ho inseguito per tutto il resto della stagione la condizione migliore e non è certo il modo giusto per correre. Mi ero abbattuto, ma con tutto ciò ho portato a casa qualche buon risultato, anche un podio all’Adriatica Ionica.

Che cosa ti proponi?

So che la squadra crede molto in me e nelle mie possibilità su certi tipi di gare, soprattutto quelle d’un giorno. Non nascondo che mi piacerebbe ripetermi a Kranj, ormai quella gara ce l’ho nel cuore…

La prima volta di Andrea Peron, una vittoria dai mille sapori

28.07.2022
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L’aveva aspettata tanto Andrea Peron una giornata come quella di domenica. Una carriera da pro’ che va avanti dal 2013, sempre nel team Novo Nordisk del quale è ormai una colonna portante condividendone non solo l’attività ma anche le finalità, tese a dimostrare che anche un diabetico può fare sport e vincere. Per la prima parte l’atleta 33enne di Borgoricco è stato un emblema, ma per la seconda c’è stato tanto da aspettare. Fino a domenica.

Grand Prix di Kranj, una classica slovena di vecchia data. Gara dal percorso poco impegnativo solo apparentemente: «C’era da stare sempre sull’allerta – spiega Peron – ma il finale era molto nervoso, inoltre l’arrivo era in cima a uno strappo. Infatti ci siamo presentati alla sua base in una cinquantina, con un gruppo compatto, poi si è giocato tutto lì».

Peron Kranj 2022
Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Peron Kranj 2022
Tutta la gioia di Peron a Kranj, primo davanti a Barta (CZE) e Finkst (SLO) (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una volata liberatoria

Peron si è giocato tutto su quello strappo, molto di più che una semplice vittoria. Davanti tanti italiani, erano presenti quasi tutte le nostre squadre continental, ma anche corridori di livello del panorama estero, in quel gruppo che si andava sempre più assottigliando verso l’arrivo spiccava il neocampione europeo Under 23, il tedesco Felix Engelhardt. Ma Peron non guardava nessuno, solo davanti, solo quell’arrivo che si avvicinava sempre più e senza che nessuno, come troppe volte era accaduto in passato, mettesse la ruota davanti. Fino alla fine.

Una vittoria attesa da una vita e accolta quasi con compostezza, perché Andrea è abituato a vivere tutte le sensazioni dentro di sé, belle e brutte: «Era un successo che inseguivo da sempre: da dilettante le mie 6-7 vittorie ogni anno le raggiungevo, ma da pro’ la musica cambia di molto. I piazzamenti arrivavano, anche di un certo peso, le top 10 non le conto neanche più, ma mi mancava il successo pieno».

Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Il padovano sul podio di Kranj, a fargli compagnia la coppa e il suo piccolo figlio… (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una gara di qualità, come le altre

Quei secondi subito dopo il traguardo sono stati interminabili, sembrava di essere su una nuvola e poco importa se quella slovena è giudicata una corsa come tante: «Il ciclismo è cambiato, quando sei in gara non ci guardi neanche più al livello della corsa perché è sempre una battaglia, ti trovi ogni volta a lottare con corridori di valore, non puoi certo stare a guardare o a giudicare il livello della gara. Vincere è difficile sempre, perché il nostro è diventato davvero uno sport universale. E ogni nazione, ogni squadra ha corridori forti».

Le prime sensazioni sono state però profondamente intime: «La prima cosa che ho pensato è stato: finalmente, era ora… Ci ero andato vicino così tante volte ma alla fine qualcosa non quadrava mai. Già al Giro di Grecia ero arrivato a un soffio dal successo, ma Moschetti mi aveva beffato. Poi mi sono reso conto di aver vinto a fine luglio, nel cuore dell’estate, io che ho sempre sofferto il caldo… Niente male davvero!».

Peron Grecia 2022
La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra
Peron Grecia 2022
La volata vincente di Moschetti nella seconda tappa del Giro di Grecia. Peron, 2°, è all’estrema destra

Il covid… che covid non era

Una vittoria arrivata in una stagione piena di alti e bassi: «Non era iniziata neanche male, prima gara e un 9° posto al Giro dell’Oman, con tante squadre WorldTour al via. La prima parte è stata molto intensa, fino all’Adriatica Ionica Race. Ci sono arrivato un po’ sulle ginocchia anche se la prima tappa non era neanche stata male. La settimana prima avevo avuto addosso uno strano malessere, tanto che pensavo di aver contratto il Covid, invece tampone negativo… Alla terza tappa ero distrutto e mi sono ritirato, mi sono fermato un mese e mezzo, sono stato al mare con la famiglia e poi mi sono allenato ad Asiago dove vado spesso. La gara di Kranj era quella della ripresa».

La storia di Peron è legata profondamente con quella del team e anche grazie al suo successo il corridore padovano ha tenuto a rilanciare le motivazioni alla base della formazione americana: «A noi non basta vincere, soprattutto a noi “vecchi”. Noi vogliamo dimostrare che chi ha il diabete tipo 1 può fare sport in maniera sana come chiunque altro. Il nostro messaggio è rivolto ai più piccoli e alle loro famiglie: affrontare questa malattia senza paura, ma solo come un piccolo ostacolo in più nella vita che ti rende anche più forte».

Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)
Una gioia attesa tanto a lungo e condivisa con sua moglie Alessia (foto TeamNovoNordisk/Sportida)

Una storia, un esempio

Andrea non ha ritrosie nel parlare della sua esperienza: «Ho scoperto di avere il diabete a 15 anni, già facevo sport allora e non nascondo che come per tanti altri adolescenti inizialmente è stata una mazzata. Non sapevo cos’era, non conoscevo nessuno che ce l’aveva, non avevamo mai avuto casi in famiglia. Ci siamo dovuti adattare, una cosa del genere comporta cambiamenti, ma era affrontabile».

Su un aspetto in particolare Peron vuole mettere l’accento: «Non ho mai trovato alcun dottore che mi ha detto che non potevo più pedalare, né intorno a me ho notato cambiamenti, sguardi particolari, commiserazione. Ripeto, è solo un piccolo ostacolo in più che si supera. Io vivo la mia attività esattamente come ogni altro ciclista e come ogni altro gioisco per una vittoria… Beh, magari domenica, dopo tanta attesa, ho gioito un po’ di più…».