Sciortino crono 2021

Carlo Sciortino: e se il nuovo Bettini arrivasse da Bagheria?

05.05.2021
4 min
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Il nuovo Nibali? Piano con i paragoni, per ora a unire lo Squalo e Carlo Sciortino c’è solo la provenienza geografica, quella Sicilia che spesso ha regalato al ciclismo italiano corridori di spessore se non campioni assoluti come il messinese. Di strada ce n’è tanta davanti, ma le premesse ci sono.

Giampaolo Caruso, tecnico di Avola, ha iniziato a seguire il 17enne solo quest’anno, ma già si è fatto un’idea delle sue qualità: «Intanto ha la testa del corridore: è molto preciso, attentissimo negli allenamenti. Io gli mando i programmi e li applica in maniera certosina. Finita la scuola lui e gli altri ragazzi del suo gruppo si trasferiranno a Sezze, nel Lazio, dove troveranno anche Andrea Campagnaro. Lavoreremo insieme e vedremo sul campo i suoi progressi».

Primo alla Cronoscalata delle Terme 2020 a Sclafani Bagni (foto Instagram)
Primo alla Cronoscalata delle Terme 2020 a Sclafani Bagni (foto Instagram)

Un corridore completo

Da quel che si è visto finora, Sciortino è un corridore certamente da costruire, ma che ha margini inesplorati: «Ammetto che devo ancora imparare a conoscerlo, ma da quel che vedo va bene in salita, sul passo, è anche veloce, insomma ha tutte le porte aperte davanti a sé. Sono curioso di vederlo nelle prime prove a tappe, se ha anche buone basi di resistenza».

Sono state proprio queste qualità a metterlo in luce, sin dai 15 anni, quando si è aggiudicato la vittoria nel campionato regionale: «E’ stato eccezionale – ricorda il ragazzo di Bagheria – il giorno più bello. Diciamo che la mia voglia di emergere, di fare del ciclismo la mia attività è iniziata da lì».

Curiosamente Sciortino esce un po’ dall’ultima moda di corridori che vogliono fare più discipline, il siciliano è concentrato sulla strada, senza deroghe: «Eppure avevo iniziato con la Mtb, ma correvo per divertimento e finivo sempre dietro in classifica… Su strada invece è stato amore a prima vista e le vittorie sono venute quasi immediatamente. Infatti alla Mtb non ci penso più…».

I vantaggi della… DAD

Nella sua attività Carlo, che studia al Liceo Scientifico a indirizzo sportivo, è stato paradossalmente aiutato anche dalla pandemia. «Nel senso – sorride – che la mattina mi collego per le lezioni in DAD, ma appena chiuso il computer sono già fuori a pedalare. Un guadagno di tempo enorme, prima dovevo tornare a casa, prepararmi… E’ tutto tempo guadagnato, però ammetto che vorrei tanto tornare a scuola, gli amici mi mancano!».

Alcuni di loro sono comunque suoi compagni di allenamento: «Sì, a cominciare dal mio migliore amico, Andrea Giammarresi di un anno più grande. A Bagheria siamo un bel gruppo, preferiamo allenarci sulle strade verso Termini Imerese e Cefalù, andando verso Palermo c’è più traffico».

E con la meccanica della bici come va? «Se si tratta di regolare il cambio e piccole cose simili mi arrangio, ma non è che abbia una passione per la meccanica, se ci sono problemi vado al mio negozio di riferimento a Villabate».

Sciortino Pirata 2021
Il gruppo dei ragazzi dell’Asd Il Pirata con a sinistra il loro trainer Giampaolo Caruso
Sciortino Pirata 2021
Il gruppo dei ragazzi dell’Asd Il Pirata con a sinistra il loro trainer Giampaolo Caruso

Un giorno sulla Redoute…

A 17 anni è normale che ci siano miti all’orizzonte. Il suo? No, non è Nibali: «Mi rispecchio tanto in Valverde e soprattutto Bettini, per il loro modo di correre sempre con coraggio e spesso vincente. Non per niente la mia classica dei sogni è la Liegi-Bastogne-Liegi, con tutti quei piccoli strappi dove magari, un giorno, farò la differenza».

Intanto quest’estate si parte: da quest’anno Sciortino ha la doppia affiliazione e corre con il Marco Pantani Official Team che ha Campagnaro e Brugaletta in ammiraglia e come presidente Pippo Simeoni, uno che il ciclismo professionistico lo conosce come le sue tasche. Ci sarà da viaggiare, stare lontani da casa, per inseguire un sogno e magari un domani ci sarà da trasferirsi in pianta stabile al Nord: «Se servirà lo farò, anche se in famiglia non sono molto propensi, vogliono che prima finisca la scuola e così sarà». E se intanto arrivasse una convocazione azzurra? «Piano, non voglio sognare troppo…».

Scafoide rotto, meglio operarsi subito

02.03.2021
4 min
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Dato che la memoria non sempre assiste, per capire quanto sia frequente la frattura dello scafoide nel ciclismo, basta digitare le giuste parole chiave su Google e il gioco è fatto. Cataldo al Tour del 2017. Sean Bennett al Giro del 2020. Pozzato al Giro d’Italia del 2012. Caruso al Giro del 2014 (foto di apertura). Demare a casa sua, in mountain bike, a maggio 2020. Soler al Catalunya del 2019…

Come sempre la prima reazione del corridore è ripartire e di solito riesce a finire la corsa, con grande difficoltà (e dolore) nel poggiare la mano sul manubrio. Poi immancabilmente il passaggio al pronto soccorso e le radiografie. A quel punto ci si ferma, anche se non sono rari i casi di corridori più forti del dolore che provano a tener duro. Fra gli esempi di stoicismo, quello di Giampaolo Caruso al Giro del 2014. Cadde a Belfast, nella seconda tappa. Arrivò al traguardo. Ebbe la diagnosi e decise di continuare. Tenne duro fino alla 6ª tappa, quella della maxi caduta di Cassino, poi cadde ancora e a quel punto si fece operare.

Di fatto, quando un corridore cade e mette giù la mano per ripararsi, rischia la frattura della clavicola e quella dello scafoide.

Lo scafoide è una delle ossa che forma l’articolazione del polso
Lo scafoide è una delle ossa che forma l’articolazione del polso

Per saperne di più ci siamo rivolti al dottor Roberto Cozzolino, Ortopedico e specialista in Chirurgia della mano e del polso, consulente del Centro Fisioradi di Pesaro.

Dottore, che cos’è lo scafoide e in quanti modi si può rompere?

Lo scafoide è un piccolo osso del polso, con una forma estremamente complessa, che ricorda appunto la chiglia di una nave. Durante una caduta accidentale è l’osso che più frequentemente si può fratturare. In base alla localizzazione della frattura possiamo dividere le fratture dello scafoide, cercando di essere molto semplici, in fratture del polo prossimale, frattura del polo distale e fratture del corpo, cioè quelle centrali.

Si passa necessariamente attraverso l’intervento chirurgico?

Il trattamento può essere conservativo, cioè con gesso, oppure con intervento chirurgico. Dipende dal tipo di frattura e anche dalle richieste funzionali del paziente. Nel caso si decida per il gesso, dovrà essere alto fino al braccio, incluso il gomito per almeno 45 giorni. Poi sarà fatta la rimozione della componente del gomito e si andrà avanti per altri 45 giorni con il gesso solo al polso. Questo naturalmente comporterà una rigidità dell’articolazione che richiederà tempi più lunghi per la ripresa funzionale.

In caso di intervento, si applica un tutore che immobilizza il polso, ma lascia libere le dite
Dopo l’intervento, si applica un tutore che lascia libere le dite
Tempi lunghissimi. Invece con l’intervento?

Nel caso si decida per l’intervento chirurgico, nel post operatorio verrà applicato un semplice tutore sagomato sul polso, da portare per 20-30 giorni, con dita e gomito libere di muoversi.

In cosa consiste l’intervento?

L’intervento consiste in una piccola incisione, volare e dorsale (a secondo del tipo di frattura), attraverso cui si applicherà una mini vite per tenere fermi i monconi della frattura.

Quanto dura normalmente la convalescenza?

Dopo l’intervento verrà portato un tutore per circa 20 giorni, ma le dita saranno libere completamente di muoversi. Poi gradualmente si ritorna alle normali attività. Diciamo che in 30-40 giorni sarà tutto a posto.

Durante la convalescenza si porta sempre il tutore?

No. Se si sta in casa, tranquilli, può anche essere rimosso.

Dopo quanto tempo si può ricominciare a pedalare sui rulli, quindi senza colpi?

Con una adeguata protezione del polso, con tutore opportunamente sagomato, anche dopo 2-3 giorni dall’intervento.

Dopo quanto tempo si torna su strada?

Di solito, circa 45 giorni.

Al Giro 2014, Caruso corse per 6 tappe con lo scafoide rotto. Si ritirò per un’altra caduta e si operò
Al Giro 2014, Caruso corse per 6 tappe con lo scafoide rotto
Una ripresa prematura porta soltanto dolore oppure può “riaprire” la frattura?

Se la frattura non è guarita bene, cioè non si è formato il cosidetto callo osseo, i rischi sono molto alti, in quanto una mancata consolidazione dello scafoide porta ad un quadro clinico di pseuodoartrosi dello scafoide. Questo con il tempo comporta un quadro di artrosi diffusa del polso nota con l’acronimo di SNAC (Scapho Non-union Advanced Collapse). E’ un grave quadro di artrosi che blocca quasi completamente il polso e richiede interventi estremamente complessi e demolitivi del polso.

Dopo essere stato operato, Giampaolo Caruso dichiarò che sarebbe risalito in bicicletta nel giro di una settimana. Ciò effettivamente avvenne, ma sui rulli. Per rivederlo in corsa si dovette aspettare la fine di giugno, per i campionati italiani vinti a Fondo da Vincenzo Nibali lanciato verso la conquista del Tour. Caruso invece si ritirò, a conferma che i professionisti spesso bruciano i tempi di recupero, ma quando si tratta di fratture così particolari non sempre la fretta è buona consigliera.