Het Nieuwsblad nel taschino, il Ballero fa sul serio

27.02.2021
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Lo stesso urlo di un calciatore che la butta dentro: quando Davide Ballerini passa sulla riga di Ninove e vince l’Omoloop Het Nieuwsblad, prima mostra la maglia e poi sferra un pugno nel vento che la dice lunga sulla sua carica emotiva. Il lavoro della Deceuninck-Quick Step è stato perfetto e nel cuore della cittadina delle Fiandre, all’ombra di una colossale abbazia medievale, è andato in scena il finale che il Ballero sognava dal mattino.

Durante la ricognizione del giovedì prima dell’Het Nieuwsblad, Ballero in testa al team
Durante la ricognizione del giovedì, Ballero in testa

Per questo motivo, la storia si può dividere idealmente in due parti: prima della corsa e dopo la corsa. E in mezzo il primo combattimento su questi muri mesti che reclamano il loro pubblico. Il Grammont senza tifosi è stato come un concerto senza pubblico.

La mattina a Gand

«E’ bellissimo essere qui con questa squadra – diceva alla partenza il corridore lombardo della Deceuninck-Quick Step – e sto davvero bene. Sono in buona condizione, contento di aver vinto, ma quello è già passato, anche se di sicuro mi dà una grandissima soddisfazione. Adesso siamo all’Het Nieuwsblad con tanta convinzione, soprattutto in questo team che per me era un sogno. Per cui continuiamo a viverlo e cerchiamo di raggiungerne altri».

Al matttino Ballerini aveva già chiaro in testa il possibile finale dell’Het Nieuwsblad
Al matttino Ballerini aveva già chiaro in testa il possibile finale

Poi il discorso era finito su Luca Paolini, ultimo vincitore italiano dell’Het Nieuwsblad, e sul consiglio che gli aveva dato proprio dalle nostre pagine: sbaglierebbe se considerasse quella corsa come una classica minore.

«Qui in Belgio – rispondeva sorridendo – non ci sono piccole corse. Sono tutte grandi e difficili da interpretare e da vincere. Non è niente facile. Oggi ci sono almeno 30 corridori che potrebbero farcela. Di sicuro è meno dura del Fiandre, perché se la corsa supera i 200 chilometri, tutto si complica. Devi gestirti bene, basta mangiare un po’ meno e in un chilometro si spegne tutto. Questa è più aperta, sarebbe bello arrivare in volata ma sarà dura. Potendo scegliere, sarebbe meglio la volata in un gruppo un po’ allungato».

Cielo grigio, temperatura mai sopra i 10 gradi: Het Nieuwsblad in perfetto stile Fiandre
Cielo grigio, temperatura mai sopra i 10 gradi: stile Fiandre

Iride d’assalto

Alaphilippe si è mosso per la prima volta dietro Trentin a 43 chilometri dall’arrivo, poi se ne è andato da solo ai meno 32. Da capire se l’abbia fatto perché sentiva una grande condizione oppure sperando che qualcuno lo seguisse. Dietro, Ballerini faceva buona guardia con il resto della squadra. E quando poi il gruppo ha riassorbito tutti ai piedi del Muur, nella testa di Davide si è accesa la luce verde.

«Con Julian – dice – abbiamo parlato prima di quella salita. Gli ho detto che poteva provare, perché si vedeva che stava bene e dietro ci saremmo stati noi. Ma il fatto che si sia trovato da solo è stato un guaio, niente di buono. Ho provato a rompere qualche cambio, ma il problema è stato il ritorno del gruppo. Quando mi è venuto accanto, mi ha chiesto se avessi buone gambe. Ho annuito e lui si è messo subito a tirare. Sono contento di essere in una squadra così…».

Alaphilippe si è ritrovato davanti troppo presto
Alaphilippe si è ritrovato davanti troppo presto

Guardia Wolfpack

E la Deceuninck-Quick Step che era partita per spaccare la corsa, da quel momento ha chiuso su ogni buco, schivando quasi tutte le cadute, tranne quella di Stybar che probabilmente si è toccato proprio con Ballerini, che però era davanti e forse non se ne è neppure accorto.

«Eravamo partiti per fare la differenza – racconta Ballero, felice di una felicità discreta – anche se non è facile. Eravamo sette possibili vincitori, per cui ogni situazione di corsa sarebbe stata buona. Ma quando si è deciso di lavorare per me allo sprint, sapevo che avrebbero fatto un capolavoro. Non sono mai stato un velocista di gruppo, ma credo in me stesso e quando sto bene mi butto. L’ultimo chilometro lo ricordavo bene e siamo entrati con il treno giusto, nella posizione giusta. Questa squadra era davvero un sogno, fatta al 100 per cento per le classiche. C’è il campione del mondo. Adesso torno a casa, domani niente Kuurne, se ne riparla a Laigueglia».

L’abbraccio con Alaphilippe: missione compiuta
L’abbraccio con Alaphilippe: missione compiuta

Gerva al telefono

Mentre Ballerini si avvia all’antidoping, il telefono squilla, c’è Paolini che avevamo cercato poco fa mentre era dal parrucchiere, per riallacciare il filo con l’intervista dei giorni scorsi.

«Se quelli di lassù non l’hanno capito – dice contento – ditegli che quel ragazzo impareranno a conoscerlo presto. E’ di Como, siamo usciti in bici insieme. Lui di solito va con i ticinesi e qualche volta mi aggrego. E soprattutto parlavo di lui con Zazà (Stefano Zanini, tecnico Astana, ndr) che lo ha avuto due anni fa e me ne parlava già benissimo. E soprattutto è un ragazzo umile, con i piedi per terra. Ed è fortissimo».

Sul podio, con Stewart e Vanmarcke
Sul podio, con Stewart e Vanmarcke

Mesto epilogo

La strada fuori è già vuota. Zero birre. Zero bambini. Zero cori fiamminghi. I pullman ronfano nel recinto di transenne, il cielo è grigio, mentre si annuncia già l’arrivo delle ragazze. Fra tutti coloro che saranno molto felici per la fine del Covid, il pubblico del ciclismo occupa sicuramente una posizione d’avanguardia.

Het Nieuwsblad, da sabato si corre nelle Fiandre

25.02.2021
6 min
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La Omloop Het Nieuwsblad in altri tempi era la grande festa di apertura della stagione fiamminga. Sabato prossimo sarà ancora l’apertura, ma difficilmente vedremo la grande festa, al punto che sul sito degli organizzatori non è stato pubblicato il percorso e ai giornalisti accreditati non è stato fornito il roadbook per evitare che, malgrado gli impegni presi, lo pubblichino. Sarà consegnato venerdì in sala stampa. Punto e basta.

Dopo la guerra

La corsa nasce nel 1945, organizzata dal quotidiano Het Volk, che le diede il nome. Era la risposta al Giro delle Fiandre, organizzato a sua volta dal giornale concorrente Het Nieuwsblad e con questa distinzione si è andati avanti fino al 2008, quando Het Volk chiuse e i rivali accorsero in supporto, rilevando la corsa e cambiandole il nome. Da Omloop Het Volk a Omloop Het Nieuwsblad.

Solo campioni

Facile capire che nel Belgio in cui il ciclismo è una vera religione, una corsa così sia presto diventata una grande classica, conquistata da Merckx e De Vlaeminck, Maertens e Planckaert, Van Petegem e Museeuw, Vandenbroucke e Gilbert.

Incredibilmente, solo quattro italiani sono riusciti a vincerla. Furono Ballerini nello stesso 1995 in cui avrebbe vinto la Roubaix, poi Bartoli nel 2001, Pozzato nel 2007 e, come vi abbiamo raccontato ieri, Paolini nel 2013. In realtà anche un certo Fausto Coppi riuscì a vincerla nel 1948, ma fu declassato a 2° posto per un cambio ruote irregolare. Il vincitore uscente è Jesper Stuyven (foto di apertura) che tornerà per difendere il titolo ancora con la maglia della Trek-Segafredo.

Senza diretta

A causa delle cancellazioni delle corse spagnole, per parecchi corridori l’Het Nieuwsblad, che dal 2017 è stato inserito nel WorldTour, costituisce la gara di apertura, con la grande curiosità (in parte già appagata dal Fiandre del 2020) di come sarà correre in totale assenza di pubblico.

Ai nostri lettori, possiamo anticipare che, stante l’assenza di diretta televisiva, saremo lassù per vivere questo evento silenzioso (degli uomini e delle donne) e raccontarlo. La primavera del ciclismo muove i primi passi.

Vi ricordate quando Paolini vinse l’Het Nieuwsblad?

24.02.2021
4 min
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Solo quattro italiani in 76 anni di storia dell’Omloop Het Nieuwsblad hanno alzato le braccia sul traguardo: Ballerini nel 1995, Bartoli nel 2001, Pozzato nel 2007 e Paolini nel 2013. E’ evidente che non si tratti di una corsa banale, dato che fra gli altri vincitori ci sono tutti i mostri delle sfide del Nord. Il percorso della prossima edizione, che si correrà sabato prossimo, è impossibile da vedere sul sito della corsa perché per impedire ai tifosi di seguirla non viene pubblicato, ma ricalca quello di un piccolo Fiandre. Lo scorso anno si corse per 200 chilometri da Gand a Ninove e vinse Jesper Stuyven. Ma come andò nel 2013 quando Paolini fu l’ultimo italiano a vincere?

Si corse da Gand a Gand, distanza di 198,6 chilometri e muri come Leberg, Berendries, Tenbosse, Kruisberg, Taaienberg, Eikenberg e Molenberg. Il “Gerva” regolò in volata Vandenbergh. A 1’13” Vandousselaere anticipò Geraint Thomas, Van Avermaet, Bandiera e Chavanel.

Al Giro 2020 come uomo Assos, Paolini parla con Sobrero
Al Giro come uomo Assos, Paolini parla con Sobrero

Paolini sta diventando matto nel suo ufficio alla Assos, mentre l’azienda si sta dando un gran da fare per supportare il Team Qhubeka-Assos. Probabilmente parlare un po’ di quella corsa di 8 anni fa (fuori dall’orario di lavoro) è il modo di tirare un po’ il fiato.

Che corsa era?

L’ho schivata per una vita, secondo la mentalità di Pozzato che non si buttava nelle volate per non rischiare di farsi male. Io pensavo che andando lassù prima della Tirreno e della Sanremo, avrei rischiato troppo e non ci andavo. Poi però arrivavo all’Inferno in aprile senza aver saggiato prima il terreno e mi mancava qualcosa. Così mi sono mentalizzato e ho scoperto una corsa affascinante come le altre. Come il Fiandre, una classica vera e propria.

Perché il cambio di mentalità?

Ho capito nel 2007 che potevo fare bene su quei percorsi. Prima, correndo con Paolo (Bettini, ndr), per me il Nord erano le Ardenne. Quando poi sono andato alla Liquigas, ho cominciato a cambiare gusti.

Het Nieuwsblad 2013, forcing nel finale: la selezione è fatta, se la giocano in due
Het Nieuwsblad 2013, la selezione è fatta: se la giocano in due
Cosa ricordi della vittoria del 2013?

Faceva un freddo cane, non so se addirittura peggio della Gand che ho vinto. Ricordo che la temperatura massimo fu di un grado sotto zero. Fu una giornata passata a gestire le forze. Mi sorprese vincere, anche se avevo fatto un buon inverno. Credo che la differenza la fece Tchmil

Cosa c’entra Tchmil?

Ero al terzo anno con la Katusha e con uno così come manager, sapevi esattamente chi avevi di fronte. Mi è piaciuto molto lavorare con lui, mi ha fatto capire tante cose. Soprattutto l’approccio con le corse. Con lui non si andava mai alla partenza solo per partecipare. Ha sempre avuto la mentalità vincente e quel risultato fu anche il modo per ripagare la fiducia e per capire che quelle erano davvero le mie corse.

Da cosa lo capisci?

Me ne rendo conto adesso. Se penso di aver vinto l’Het Nieuwsblad, poi la Gand, una tappa a De Panne e di aver fatto terzo al Fiandre, basta fare un semplice resoconto per capirlo. Non era facile da vincere, perché viene presto nella stagione. Devi arrivare in condizione e impari a conoscere quei percorsi. 

Sul podio, Paolini con Vandenbergh e Vandousselaere
Sul podio, Paolini con Vandenbergh
Quale consiglio daresti a un italiano che parte per correrla, ad esempio a Ballerini?

Hai fatto il nome perfetto, stravedo per Ballerini, che per fermarlo devono sparargli nelle gambe ed è nella squadra giusta. Cosa posso dirgli? Il ciclismo è cambiato tanto, ma gli direi di non pensare come facevo io che viene troppo presto nel calendario, quindi che è meglio non andarci. E’ una corsa con la stessa dignità del Fiandre, non è una scelta di ripiego. E’ una vera classica.

Come potrà essere senza pubblico?

Non riesco a immaginarlo. A parte la concentrazione di correre e guidare su quelle strade, il pubblico lo senti. Mi dispiace per i ragazzi che dovranno gareggiare così, non sarà la stessa corsa.

Sai che per non far andare la gente non pubblicano la planimetria sul sito?

E credi che basti per fermarli? Quelli lassù sanno già tutto, lo sapete bene che cosa significa l’inizio delle classiche. Diciamo che starà alla discrezione di ognuno, ma a casa i belgi non li tieni…