Amarezza Finetto e lo strano mistero della Delko

12.04.2021
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Quando Finetto risponde al telefono dall’hotel di Konya in cui si è conclusa da poche ore la prima tappa del Presidential Tour of Turkey, il suo tono di voce lascia capire che qualcosa non vada. Il morale del corridore veneto non è dei migliori. Così ci si scambia qualche domanda di cortesia e alla fine il primo nodo viene al pettine. Finetto ha 35 anni, è professionista dal 2008 e dal 2016 è alla Delko Marseille, ma per la prima volta da un po’ si fa largo la sensazione che vorrebbe essere altrove.

«Non ho grandi obiettivi – dice – dopo Laigueglia e Larciano stavo bene. Avrei dovuto proseguire alla Settimana Coppi e Bartali, ma cinque giorni prima ci hanno detto che non eravamo stati invitati. Per cui mi sono fermato, allenandomi poco due settimane. Un conto è rassegnarsi all’idea di non fare gare WorldTour, ma se non riesci a fare la Coppi e Bartali in cui hanno corso anche tante continental, allora è davvero dura. Verrebbe voglia di piantarla».

Alla Coppi e Bartali 2019, Finetto vince la tappa di Sassuolo in maglia azzurra
Alla Coppi e Bartali 2019, Finetto vince la tappa di Sassuolo

Sentiamo Amici

Dopo aver chiuso con Mauro, abbiamo chiamato Adriano Amici per chiedergli se sia possibile comunicare appena 5 giorni prima a un team che non potrà correre e la risposta è quella che ci aspettavamo.

«Le squadre invitate – ci ha detto l’organizzatore della Coppi e Bartali – sanno di esserci da un mese prima. A quel punto bisogna che mandino il bollettino per l’iscrizione e a noi non risulta che la Delko lo abbia mandato».

Torniamo così a Finetto e al suo malumore, rendendoci conto che in questa fase di poche corse, l’arrivo delle WorldTour in tutte le corse abbia ridotto di brutto i posti per le professional, ma che forse il suo team non gliel’ha raccontata giusta…

Hai davvero pensato di piantarla?

Il fisico risponde bene. Volevo chiudere in questa squadra, ma sono cambiate un po’ di cose e non si riesce più a lavorare bene come prima. Ho l’orgoglio di andare avanti, fondamentalmente perché mi sento giovane.

Hai valutato di cambiare maglia?

Non ho neanche cercato. Qualche possibilità l’avevo, ma a livello di professional le squadre si somigliano tutte. Fino allo scorso anno, qui alla Delko c’era un team manager che aveva grande considerazione del sottoscritto. Stavo bene e sono sempre stato accontentato a livello economico.

Perché ti sarebbe servita la Coppi e Bartali?

Per fare risultato, in primis. Poi per arrivare qui in Turchia e continuare a crescere, in preparazione della Freccia Vallone. Volevo arrivarci bene e mi scoccia che non sarà così. Speriamo che con il passare delle tappe, la gamba venga fuori. Poi non so quali corse faremo.

Alla CRO Race del 2019, Finetto risponde in salita ad Adam Yates che vincerà la corsa
Alla CRO Race del 2019, in salita con Yates che vincerà la corsa
Un peccato lasciar andare la condizione per il mancato invito a una corsa…

Il fatto è che alla lunga è scocciante doversi organizzare le cose da soli. Potevo chiudere la Coppi e Bartali nei dieci e invece sono rimasto a casa. Non è facile, ma mi rendo conto che da fuori non si capisca. Sono cose che si sommano, delle situazioni ridicole. E sì che abbiamo chiuso il 2020 come terza squadra nello Europe Tour. Posso capire che una WorldTour abbia tutto migliore, bici comprese, ma il fatto di non sapere dove correremo è pesante da digerire. Senza contare che in questo modo, anche le prestazioni ne risentono.

Perché non si ha continuità?

Parlo di me, ma anche di Grosu. Uno che per fare bene ha bisogno di correre. Un conto è quando sei giovane e sopporti tutto, altra cosa quando queste cose si ripetono a oltranza e ti tolgono la voglia di stringere i denti. Ma dai che passa, qualche tappa e se ne viene fuori. Al Turchia c’è un bel livello, la condizione da qualche parte c’è ancora…

Cavalli, la testa a Nord, il cuore a Tokyo

12.02.2021
5 min
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Marta Cavalli non fa che sorridere e adesso inizia a rendersene conto anche lei. Da quando ha cominciato a vestirsi con i colori della FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope il mondo ha cambiato colore.

«Me lo dicono tutti – dice, ovviamente col sorriso – che sembro di ottimo umore. Che quando parlo sprizzo entusiasmo, che nelle interviste sembro contenta e che rido anche nelle foto. Ma devo ammettere che ho trovato qualcosa che non mi aspettavo e che mi è piaciuto molto. Nulla che sia lasciato al caso. Organizzazione e pianificazione. Due settimane prima del ritiro, ho ricevuto via mail il piano di allenamento che avremmo svolto, in modo da lavorare con il mio allenatore a un avvicinamento che mi permettesse di arrivare pronta».

Nel ritiro sono state dedicate sessioni di lavoro alla cronosquadre (foto Thomas Maheux)
Nel ritiro tanto lavoro sulla cronosquadre (foto Thomas Maheux)

Debutto sui muri

Ventidue anni. Esperienza azzurra su strada e su pista con 6 titoli europei. Piazzamenti in classiche come la Freccia del Brabante (2ª nel 2019), la Gand-Wevelgem (5ª nel 2020) e Plouay (4ª nel 2019). Piazzamenti in corse a tappe impegnative (2ª al Giro delle Marche 2019). Seconda al campionato italiano 2020. Questo il suo curriculum su strada.

Il debutto avverrà in Belgio all’Omloop Het Nieuwsblad. Il piano originale prevedeva l’inizio in Spagna per arrivare alla Strade Bianche avendo già corso. Per lo stesso motivo, cancellato l’esordio iberico, la corsa belga servirà anche per avere un riscontro ai primi allenamenti, a capo di un inverno di grandi cambiamenti.

«Non avendo le gare di Coppa del mondo in pista – spiega Marta – ho staccato per tre settimane. Il 2020 è stato intenso e frenetico, recuperare mi ha fatto bene. Poi ho avuto due settimane di adattamento alla nuova tipologia di allenamento, con un preparatore che mi è stato consigliato dal team. La differenza più evidente è la pianificazione. Svolgo grossi blocchi di lavoro intervallati da una fase di recupero e per ora sto avendo buone sensazioni, in attesa del verdetto delle corse».

Un bel gruppo, che ha Cecile Ludwig come leader
Un bel gruppo, che ha Cecile Ludwig come leader

Per vincere

Il primo cerchio rosso sul calendario comprende le corse di aprile – Gand, Fiandre e Roubaix – le classiche che si addicono a lei e a Cecile Ludwig che è la leader riconosciuta della squadra. Su Marta il progetto è invece a lungo termine.

«Ho avuto finalmente l’occasione – spiega Cavalli – di confrontarmi con Stephen Delcourt, che è il team manager, e i direttori sportivi Maire e Barre. Mi hanno preso come una sfida. Sono giovane, ho ottenuto buoni piazzamenti e vogliono portarmi a un livello più alto. Per farlo hanno molto a cuore il benessere della persona, gliel’ho sentito dire più volte. Avrò accanto un preparatore di livello, uno staff al top, materiali adeguati. L’investimento darà i suoi frutti magari fra un anno, consapevoli che magari mi servirà un po’ di tempo per metabolizzare il cambiamento. Io farò del mio meglio per stare vicino a Cecile, ma se starò bene avrò anche io carta bianca. Hanno detto che con me vogliono vincere, per cui sarò nelle migliori condizioni per farlo. Aprile sarà il mese del top di forma, ma non nascondo che le cose migliori vengono spesso dopo, quando la tensione dei grandi appuntamenti è calata e magari vinci senza quasi rendertene conto».

Hanno investito sulla crescita di Marta Cavalli, contando sulla sua esperienza nel quartetto
Hanno investito sulla crescita di Marta Cavalli

Testa al Tour

Il ritiro ha vissuto di due fasi. La prima incentrata sul volume di lavoro, la seconda dedicata alla tecnica, con un occhio di riguardo per la cronometro a squadre.

«Nella prima parte – racconta Cavalli – abbiamo fatto blocchi di 4 giorni parecchio intensi, con ore di sella, lavori specifici e test. Nella seconda abbiamo preso contatto con la bici da crono e gli automatismi della cronosquadre e in questo la mia esperienza del quartetto è molto apprezzata. Al Giro Rosa lo scorso anno hanno perso terreno proprio in questa specialità. E dato che l’obiettivo dichiarato sarà il Tour de France del 2022, vogliamo farci trovare pronte in queste tappe, che sono poche ma incidono tanto. Servono grande affiatamento e comunicazioni chiare. Dopo tre giorni, andavamo già meglio, ma se ci saranno buchi di calendario, faremo raduni specifici proprio per lavorarci. La prima ci sarà al Giro rosa, poi si vedrà».

Si lavora per il debutto che sarà in Belgio all’Omloop Het Nieuwsblad
Debutto in Belgio all’Omloop Het Nieuwsblad

Idea Tokyo

La pista non l’ha mollata, anche se in questa fase dell’anno e della carriera è più una fase di allenamento, dato che Tokyo è nei suoi pensieri, ma come vedremo più per la strada.

«Sto sfruttando Montichiari – dice – come metodo alternativo di lavoro. Facciamo volate, partenze, lavoro sui riflessi. E poi il tempo qua in Pianura Padana non è troppo buono, per cui il velodromo è sempre un approdo sicuro. Ma certo, se continua a fare così freddo, da qui in avanti, oltre alla pista mi sposterò magari sul lago per allenarmi al caldo. Tutto in giornata, per fortuna da questo punto di vista, Cremona è messa bene. Quanto a Tokyo, ho sentito che Dino (Salvoldi, cittì della nazionale, ndr) a maggio vorrebbe andare a vedere il percorso. So che porta anche delle atlete e non nascondo che mi piacerebbe esserci, perché sarebbe una prova di fiducia. Ma c’è tempo. Il programma con la squadra è per la prima parte, fino ad aprile. Ci sono tutti i chilometri per capire se il lavoro fatto fin qui avrà dato buoni frutti».

Bollé partner del primo team francese di e-cycling

06.11.2020
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Il marchio Bollé è presente nel mondo del ciclismo a partire dagli anni Cinquanta distinguendosi sia per l’offerta di prodotti innovativi che per lo sviluppo di strumenti digitali. L’esempio più recente è il filtro di Realtà Aumentata lanciato la scorsa estate per provare le prestazioni delle lenti Phantom direttamente dallo smartphone, senza dover toccare il prodotto, una prima assoluta per il mercato sportivo.

Lightshifter, la scelta del team WorldTour AG2R La Mondiale
Lightshifter, scelta della AG2R La Mondiale

The Punchers Club

Recentemente Bollé ha raggiunto un accordo con The Punchers Club, la prima squadra francese di e-ciclismo, creata nel 2019 e composta da 7 corridori – professionisti, ex professionisti e ciclisti dilettanti – chiamata a lanciare la propria sfida sulle strade virtuali della piattaforma americana Zwift. L’obiettivo di The Punchers Club è di portare il ciclismo nella nuova era dell’e-sport attraverso l’e-cycling riunendo una nuova generazione di appassionati sempre più connessi. Un formato che integra anche il ciclismo tradizionale poiché The Punchers Club è pensato per essere una squadra sia virtuale che reale. Una squadra composta da 7 corridori tra i quali spiccano Puck Moonen (ciclista professionista) e Nicolas Fritsch, (ex ciclista professionista).

Casco Furo Mips pensato per migliorare la penetrazione aerodinamica
Furo Mips migliora la penetrazione aerodinamica

Aria di futuro

Carine Arasa, presidente e co-fondatrice di The Punchers Club ha dichiarato quanto segue: «Siamo lieti di portare Bollé nel mondo dell’e-sport attraverso The Punchers Club. Siamo la prima squadra francese di e-cycling e questa partnership con Bollé segna l’inizio di una nuova generazione sportiva. Con Bollé, vogliamo costruire e plasmare il futuro di questa disciplina emergente che è l’e-sport ciclistico riunendo una nuova comunità: sportiva e ultra-connessa. Questa partnership consente a The Punchers Club di diventare il protagonista principale nel mondo dell’e-cycling, del ciclismo ma anche dello sport in generale in Francia».

Radici francesi

Louis Cisti, Vicepresidente Marketing di Bollé ha manifestato il suo entusiasmo per la nuova partnership: «Il marchio Bollé esiste da più di 130 anni e questa longevità è il risultato di una costante innovazione. Dobbiamo la nostra posizione di leadership alla nostra capacità di cogliere le tendenze e di adattarci. Siamo molto felici di iniziare questa collaborazione con The Punchers Club per diversi motivi: abbiamo le stesse radici francesi, la stessa passione per lo sport e lo stesso temperamento visionario. Abbiamo scelto quindi il partner ideale per fare i nostri primi passi nel mondo dell’e- sport.»

Gli occhiali Shifter con aste curve, lenti ventilate e lenti Phantom
Shifter, aste curve, lenti ventilate e lenti Phantom

Top di gamma

Per supportare i corridori durante i loro allenamenti o gare, il marchio Bollé ha selezionato i migliori prodotti della sua linea Cycling Performance. La scelta si è orientata verso gli occhiali da ciclismo Shifter, Lightshifter e Chronoshield (nella foto dipaertura), tre modelli che traggono ispirazione ai design sportivi che hanno fatto la storia di Bollé negli anni ottanta. I corridori del Punchers Club saranno equipaggiati anche del casco FURO Mips®, il casco top di gamma per il ciclismo di Bollé, costruito secondo criteri innovativi per garantire contemporaneamente la riduzione alla resistenza dell’aria ed ottimizzare la ventilazione interna.

bolle.com